Giorgia Bronzini, Elena Franchi e Simona Bellan contro la violenza sulle donne

E’ partita questa mattina la quarta tappa del Giro femminile dal Pubblico Passeggio, con 24 team ai nastri di partenza. Riflettori puntati ovviamente sulle atlete piacentine Giorgia Bronzini ed Elena Franchi, che gareggiano rispettivamente per Cylance Pro Cycling e Conceria Zabri Fanini.

Oltre a correre per i rispettivi team, Elena e Giorgia corrono anche per una importante causa, la lotta alla violenza di genere, grazie al supporto del Tavolo provinciale omonimo cui presidente è Simona Bellan, già Consigliera provinciale alle Pari Opportunità.

“Elena e Giorgia sono sempre molto disponibili – sottolinea -, cercano di dare il loro contributo in base ai loro impegni, proprio perchè è necessario veicolare questo messaggio contro la violenza alle donne. Cerchiamo di sensibilizzare il più possibile, questa lotta è importante per noi, vogliamo che la donna possa avere gli stessi diritti e doveri degli uomini”.

https://www.youtube.com/watch?v=m5R4KgaAPUk&feature=youtu.be

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Prevenzione della violenza di genere e pari opportunità, progetto della Provincia

Presentato ieri in Provincia il progetto “ESSERE DONNE e UOMINI nel XXI sec.” che vede protagonista lo stesso ente come capofila assieme al C.P.M.I. – Centro Italiano per la promozione della mediazione Emilia – in qualità di partnership

Presenti la consigliera con delega alle Pari Opportunità Simona Bellan, la Vice Presidente Patrizia Calza, insieme a Elena Di Blasio e Francesca Giacobbi, psicologhe psicoterapeute, rispettivamente Vice Presidente e segretario del C.I.P.M. Emilia – Centro Italiano per la promozione della Mediazione e membri del Consiglio Direttivo oltrechè alcuni dei componenti del Tavolo provinciale di confronto contro la violenza alle donne.

Il progetto, che prevede attività di formazione, informazione e prevenzione rispetto al tema della violenza di genere e le pari opportunità, è stato pensato per ragazzi e ragazze della scuola secondaria di primo grado (terze classi) e di secondo grado del territorio di Piacenza e della comunità Appennina, per ragazzi e ragazze frequentanti le classi della IeFp presso gli enti di  formazione professionale e i centri di aggregazione giovanile, che saranno coinvolti attraverso la realizzazione di 2 incontri di 2 ore ciascuno. Ogni incontro sarà coordinato da due professionisti del CIPM Emilia.

“Essere donne e uomini nel XXI sec. – La parità comincia dalla scuola” è stato attuato in sinergia e collaborazione tra diversi soggetti a livello territoriale locale con la condivisione del Tavolo Provinciale di confronto contro la violenza alle donne. Tante le scuole che partecipano al progetto che permetterà di coinvolgere circa 180 ragazze/ragazzi.

“Con questo progetto – commenta la consigliera Simona Bellan – si è voluto proseguire nella promozione, nell’educazione e nella formazione alla cittadinanza di genere e alla cultura di non discriminazione in ambito scolastico, rivolgendo l’attenzione alle giovani generazioni, nella formazione professionale, sportiva e aggregativa, come strumento di prevenzione e contrasto di ogni violenza e discriminazione sessista e per superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato di essere donne e uomini, peraltro in continuità con la formazione già attuata negli anni precedenti. Ecco perché questo progetto ha nel titolo “LA PARITA’ COMINCIA DALLA SCUOLA”. E’ dalla scuola che si possono invertire le tendenze e diffondere, condividere e far crescere nuove consapevolezze, nuove donne e nuovi uomini. È nella scuola che bambini e bambine convivono per la prima volta: è lì che si incrocia per la prima volta un corpo diverso”.

Ad entrare nel dettaglio del progetto le rappresentanti del CIPM Emilia che ne hanno illustrato gli obiettivi e i contenuti del progetto che riconosce la scuola come luogo privilegiato per lo sviluppo di una cultura paritaria. 

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Zanardi: “Violenze di genere provengono da mentalità retrograde”

Riceviamo e riportiamo un comunicato di Gloria Zanardi sulla violenza di genere, in prossimità dell’ 8 marzo.

Dalle informazioni diffuse dalla Regione Emilia Romagna in merito agli accessi ai centri preposti di donne vittime di violenza o coinvolte in altre situazioni di criticità la situazione appare alquanto preoccupante.

In prossimità dell’otto marzo, giornata internazionale della donna, prendere atto di questi dati, decisamente allarmanti, è necessario e imprescindibile al fine di porre l’attenzione, ancora una volta, sul tema della violenza di genere.

L’8 marzo è il giorno della memoria, del ricordo delle battaglie che coraggiosamente le donne hanno portato avanti per conquistare il riconoscimento della propria dignità, della propria rispettabilità, semplicemente, del proprio essere donna.

Per questo anche il tema della violenza di genere è ricorrente in questo giorno.

La maggior parte degli episodi di violenza contro le donne sono originati da mentalità retrograde, derivanti dell’assenza di educazione al rispetto per l’altro e figlie di una formazione retriva e primitiva.

In occasione di questa giornata voglio sollecitare una ancor più incisiva azione, da parte di tutte le istituzioni ad ogni livello, di sensibilizzazione della collettività su temi importanti al fine di diffondere la cultura del rispetto e di prevenzione e contrasto dei fenomeni discriminatori e della violenza di genere.

Credo che sia necessario potenziare tutta la rete, sia tra le istituzioni, ma anche tra le associazioni e tutti i soggetti che, a vario titolo, si interfacciano con i problemi strettamente connessi al tema delle pari opportunità.

Credo anche che sia imprescindibile fare squadra, con gli uomini, ma anche e soprattutto tra noi donne, visto che non è sempre così scontato. 

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Cristina Vangone presenta il suo libro “Principesse delle mie brame”

Fu folgorata dai cartoni animati quando era una bambina, tanto da scriverne addirittura una tesi di laurea, che è stata rivista per la pubblicazione di un libro “Principesse delle mie brame” (Effatà Editrice), che parla dell’identità di genere e cartoon.

Come è nato il libro? 

Mi ero laureata da un paio di mesi, dopo la proposta della pubblicazione ho cercato di limare alcune parti più “accademiche”, integrando il testo con altro materiale. E’ un libro a metà tra il saggio e la narrativa, cercando una commistione tra queste due anime che fosse appetibile per il lettore. Mi piace sempre dire che propone un viaggio tra principesse, per verificare quali sono i modelli di donna proposti alle bambine, attraverso Classici Disney. Cerco in una prima parte di chiarire alcuni aspetti di cui oggi tanto si sente parlare, creando un gran polverone, ma che non sono molto chiari, come sesso e genere, identità di genere e orientamento sessuale etc.

Come mai hai scelto proprio Biancaneve, Mulan, Pocahontas e Rapunzel per la tua trattazione? 

Un’esperienza in particolare mi lega a Mulan, fulcro di tutto, perchè ha fatto nascere in me spunti di riflessione prima ancora che facessi studi di genere, e prima ancora che avessi le parole adatte per parlare di questioni come queste; quando è uscito il cartone animato, infatti, avevo solo 9 anni e mezzo. Un altro dei grandi obiettivi sottesi al mio lavoro è però verificare se nel corso del tempo c’è stata una evoluzione nella percezione e nella rappresentazione della figura femminile. L’obiettivo è vedere se nel corso del tempo c’è stata una evoluzione nella percezione della figura femminile. Sono partita da Biancaneve perché è la regina di tutte le principesse, poi mi sono concentrata sui lungometraggi venuti dopo gli anni 70 e infine, su uno del nuovo millennio, quindi una scelta dettata dagli sviluppi temporali del movimento femminista.

Nell’introduzione parli di un episodio particolare legato alla tua infanzia, quando ricevevi per l’Epifania una cassetta di un cartone Disney.  

Sì, si tratta di un momento che mi ha segnato profondamente, perché anche se mi sono sempre sentita una femmina, rispetto ai canoni della nostra società ero una bambina un po’ particolare: amavo giocare con le bambole, per esempio, ma anche a calcetto. Le principesse che ho visto prima dei miei 9 anni e mezzo però, erano sempre e solo soggetti deboli da salvare, tutte rosa, vestitini, cuoricini e fiorellini. Io odiavo i collant, odiavo portare i capelli lunghi. Il rischio è che dinanzi a rappresentazioni femminili standardizzate e riduttive non ci si riesca ad immedesimare, finendo per sentirsi diversi o, peggio ancora, sbagliati. Io sono cresciuta serena grazie ai miei genitori, che non mi hanno mai fatto pressioni sul mio modo di essere ma per qualcuno potrebbe non essere così. In Mulan ho visto per la prima volta un modello altro di donna; una donna coraggiosa che andava a combattere e con la quale potevo finalmente sentirmi affine.

Cosa ne pensi dell’approccio che ha Piacenza verso l’identità di genere e la tutela della stessa? E della recente fuoriuscita della nostra città dalla rete R.e.a.d.y? 

Mi ha fatto molto piacere partecipare alla manifestazione sotto Palazzo Mercanti, ma mi avrebbe fatto ancora più piacere non parteciparvi! Francamente è una scelta che non comprendo. L’amministrazione non nega la possibilità di far partire un confronto su queste tematiche, però mi chiedo, se già c’era una rete predisposta a questo, perché uscirne? Sento che nella società attuale ci sia sempre più bisogno di progetti come questo, purtroppo accade ancora troppo spesso che le discriminazioni passino in secondo piano.

Se volte ulteriori informazioni o volete acquistare il libro: https://editrice.effata.it/libro/9788869292286/principesse-delle-mie-brame/  

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