Il baule non è più dei Verdi … è di Parma

Abbiamo parafrasato un famoso slogan pubblicitario del prosciutto crudo per riassumere la paradossale vicenda del baule di Giuseppe Verdi di cui ci siamo più volte occupato in passato.

L’oggetto del contendere sono le carte contenute in un baule da viaggio appartenuto al maestro; costruito a Chicago dalla Marshall Field and Company, alla fine dell’Ottocento, è sempre rimasto nella villa di famiglia, andata in eredità, alla morte del compositore ai Carrara Verdi.

Villa Verdi apre le sue porte ai visitatori domenica 6 maggio
Giuseppe Verdi

Verdi scomparve nel 1901 senza figli naturali (ne aveva avuti due, morti entrambi in tenera età). Aveva però adottato la cugina Filomena, andata poi in sposa ad Alberto Carrara, figlio di Angiolo, il notaio di Verdi.

Verdì passò gran parte della sua vita, in compagnia della seconda moglie Giuseppina Strepponi, proprio nella casa di Sant’Agata dove rimasero tutti i suoi beni.

I carteggi trattenuti a Parma a titolo cautelativo

I carteggi, di proprietà degli eredi del maestro, il 10 gennaio del 2017, erano stati portati dalla Villa di Sant’Agata (PC) presso l’Archivio di Stato di Parma ufficialmente per essere digitalizzati.  Avrebbero dovuto rientrare “a casa” rapidamente ed invece da Parma non sono mai più mossi, trattenuti dall’Archivio di Stato “a titolo cautelativo”.

A fine aprile 2017 Gino Famiglietti, direttore generale per gli archivi del ministero dei Beni culturali, tenne una conferenza stampa, nella sede romana dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi attaccando indirettamente la famiglia ed accusandola, di non aver messo a disposizione i documenti e di averli mal conservati «In sei mesi – disse –  grazie a fondi già disponibili, saranno completati la descrizione analitica e il restauro dei documenti che lo richiedono, per procedere subito dopo alla digitalizzazione e alla messa a disposizione online di un materiale che il mondo degli studiosi attendeva da troppo tempo. Non era fruibile, presto lo sarà».

Come ebbe modo di dire Famiglietti la consegna dei beni da parte degli eredi era avvenuta consensualmente con il Ministero (in caso contrario probabilmente sarebbe scattata la richiesta di consegna coattiva, prevista dalla legge per “verificare la conservazione e la consistenza dei beni archivistici anche se in possesso dei privati”).

Verdi aveva chiesto di bruciare le carte, salvate invece dagli eredi

L’Istituto Nazionale di Studi Verdiani di Parma è stato individuato come referente tecnico-scientifico del progetto di digitalizzazione delle carte sul cui destino il maestro era stato chiarissimo (e lo aveva scritto su uno di questi fogli) “Abbruciate tutte queste carte!”.

Dunque se le carte esistono ancora lo si deve proprio alla famiglia Carrara Verdi a cui, dopo 116 anni, sono state improvvisamente tolte.

Piacenza vs. Parma

La vicenda è più volte balzata agli onori della cronaca ed ha riattizzato il mai sopito campanilismo fra Parma e Piacenza. La Banca di Piacenza è stata probabilmente la prima a parlare del baule, chiedendone la restituzione, e ne ha ripetutamente scritto sulle pagine del proprio sito.

Anche il parlamentare piacentino Tommaso Foti se ne è occupato in varie occasioni.

Totalmente ignorata, dallo Sato, la risoluzione della Regione

Quando ancora sedeva nel Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna fece approvare all’unanimità dalla commissione cultura della Regione la risoluzione n. 5301 (firmata fra gli altri anche dalla piacentina Katia Tarasconi del PD) per far tornare i documenti a Villa Verdi, una volta digitalizzati. Da allora (era il settembre del 2017) ad oggi, nulla è cambiato ed il baule resta a Parma.

Foti, nella sua attuale veste di parlamentare, ha presentato un’interrogazione al ministro del MiBACT ricordando innanzitutto come la dimora del maestro sia «soggetta a vincolo del Ministero dei beni culturali che ha sancito l’inscindibilità della predetta Villa e dei beni in essa contenuti». Invece gli ispettori della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia Romagna, dopo un ulteriore sopralluogo a Villa Verdi (avvenuto il 7 maggio 2018) hanno stabilito l’inadeguatezza della conservazione dei “Carteggi verdiani”, disponendo, seduta stante, il trasferimento degli stessi. Nessuna restituzione del baule dunque ma anzi un ulteriore trasferimento coatto delle memorie verdiane dalla loro naturale collocazione, ritenuta improvvisamente non adeguata.

Nessuna restituzione, anzi altri documenti trasferiti coattivamente a Parma

La risposta all’interrogazione dell’onorevole Tommaso Foti è arrivata dal sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Gianluca Vacca secondo cui lo spostamento presso l’archivio di Parma si sarebbe reso necessario sia per la sostanziale impossibilità da parte degli studiosi di consultare gli archivi, sia per il cattivo stato di conservazione in cui si sarebbero trovati.

Anzi il Vacca ha rincarato la dose e fatto sapere come la villa abbia problemi di sicurezza (alcuni documenti sarebbero stati sottratti negli anni senza che la famiglia se ne accorgesse) e sia priva di un idoneo impianto di spegnimento incendio. Proprio per questi gravi motivi lo scorso maggio «la direzione generale ha dato immediate disposizioni ai fini della custodia coattiva delle 66 unità archivistiche presenti a Villa Verdi».

Secondo il sottosegretario Vacca la famiglia ha disatteso gli obblighi di conservazione

Il sottosegretario ha poi riservato una deciso affondo contro la famiglia pur assicurando che non vi è nessun intento “persecutorio” « è opportuno ribadire che tale misura cautelare, pienamente giustificata dalle condizioni riscontrate nel corso del sopralluogo, è stata posta in essere con l’obiettivo di garantire la sicurezza e la corretta conservazione dei documenti verdiani, e non già con un intento punitivo nei confronti degli eredi Carrara Verdi; fermo restando il fatto che, come è stato ricordato in precedenza, questi hanno in più occasioni e in varie forme disatteso agli obblighi conservativi, di inventariazione e di consultazione ai quali sono tenuti i proprietari, possessori o detentori di beni culturali».

Perché le carte resteranno per sempre a Parma

Villa Verdi apre le sue porte ai visitatori domenica 6 maggio
Giuseppe Verdi

Soprattutto Vacca nei passaggi finali della sua risposta ha messo una pietra tombale sulla possibilità che i carteggi tornino da dove sono venuti, cioè a Villa Verdi «si aggiunga peraltro che le caratteristiche fisiche stesse dei materiali archivistici richiedono, ai fini della conservazione, specifiche condizioni microclimatiche e di condizionamento, che sia gli ambienti di Villa Verdi, sia gli arredi nei quali la documentazione era conservata non avrebbero potuto in alcun modo garantire. La volontà di conservare la documentazione verdiana nelle stanze e nel mobilio della villa non può essere condotta fino alla conseguenza estrema di mettere a repentaglio l’integrità materiale e la sopravvivenza stessa delle carte».

Dalla risposta del sottosegretario emerge chiaramente come queste carte non torneranno mai più in terra piacentina. Probabilmente finiranno assieme ai carteggi che erano stati messi all’asta dalla londinese Sotheby’s ed acquisiti dal ministero ossia, presso la Biblioteca Palatina di Parma.

Prima del 2017 nessuno aveva contestato alla famiglia il cattivo stato di conservazione dei documenti, nessuno aveva prescritto l’adozione di sistemi antincendio, di condizionamento e quanto necessario per garantire la conservazione dei documenti che lì giacevano dal 1901.

A pensar male si fa peccato, recita il proverbio. Ma viene spontaneo leggere questa vicenda (in cui certamente anche la famiglia avrà colpe e responsabilità) come l’ennesimo scippo di Parma nei confronti di Piacenza. Uno scippo materiale di carte ed immateriale di memorie, quelle dell’indiscussa piacentinità scelta da Verdi. Perché il maestro nacque si in provincia di Parma (non aveva voce in capito su dove venire al mondo) ma scelse, in età adulta, di vivere in territorio piacentino e fu consigliere provinciale di Piacenza. Se il luogo di conservazione dei carteggi non può essere la villa di Sant’Agata perché non conservarli presso palazzo Farnese a Piacenza? E’ proprio necessario “estradarli” a Parma?

Un concetto espresso oggi anche da un tweet al vetriolo dell’avvocato Corrado Sforza Fogliani «I piacentini sono invitati il 29 del mese a PR dove verrà illustrato il contenuto del famoso baule di Verdi ritrovato nel piacentino. Dopo tante muscolose esibizioni sulla stampa (l’unica cosa che interessa a PC), il risultato. Si prepari la collaborazione con PR capitale».

Il riferimento del presidente del comitato esecutivo della Banca di Piacenza è alla presentazione ufficiale dell’Annuario a cura dell’Istituto di Studi Verdiani (con sede a Parma) che renderà pubblici buona parte dei documenti prelevati a Villa Verdi.

Presentazione che si terrà ovviamente a Parma. Perché anche se Maria Luigia è morta e sepolta da anni, anche se il Ducato non esiste più … la capitale resta sempre la stessa!

 




Il Giuseppe Verdi piacentino al centro di un incontro

Applausi e tanto pubblico all’incontro pordenoniano organizzato dalla Banca di Piacenza e dedicato a Giuseppe Verdi. Il grande ed immortale compositore è stato infatti al centro di un evento svoltosi nei chiostri del Convento di S. Maria di Campagna, nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla “Salita al Pordenone”.

Un incontro incentrato principalmente sulla piacentinità di Giuseppe Verdi, tema di cui si parla ormai diffusamente grazie all’impegno continuamente profuso negli ultimi trent’anni dalla Banca di Piacenza; intitolato “Verdi grande gentleman piacentino. Lettere al fattore di Sant’Agata, temi verdiani per pianoforte a quattro mani, cenni storici e aneddoti” ha avuto come protagonista il Duo pianistico Svar, composto da Simona Rosella Guariso e da Carlo Balzaretti, che ha accompagnato in musica, con arie verdiane, le letture proposte da Fabio Biselli e da Giancarlo Contini.

Prendendo spunto da “Verdi il grande gentleman del piacentino” – monumentale opera di Mary Jane Phillips-Matz, pubblicata dal popolare Istituto di credito piacentino in quattro edizioni andate tutte esaurite – Biselli e Contini hanno offerto al numeroso pubblico presente la lettura di alcune missive estrapolate dalla fitta corrispondenza tra il Maestro e Mauro Corticelli, amministratore della villa di S. Agata e dei fondi agricoli verdiani. Non una semplice e lettura, ma una sorta di interpretazione originale, con testi proposti anche in dialetto, di alcune lettere vergate tra il 1875 e il 1879 dal grande compositore. Lettere che hanno evidenziato, ancora una volta, l’anima del Verdi agricoltore, la sua sconfinata passione per la terra e per gli animali (in particolare per i cavalli e per i cani), dell’uomo che conservava nella propria biblioteca più testi di agricoltura che di musica e che era solito informarsi in modo meticoloso sui lavori e sulle coltivazioni dei suoi campi, che si estendevano fino a Soarza.

Non solo lettere inviate da Verdi a Corticelli, ma anche una missiva indirizzata al conte Opprandino Arrivabene e una, per l’acquisto di sementi pratesi da un mercante milanese di via Piatti, scritta all’impresario Giulio Ricordi. Il tutto, intervallato da arie verdiane come il “Va pensiero”, “Bella figlia dell’amore” e “Amami Alfredo”, magistralmente eseguite dal Duo pianistico Svar. Originale anche la chiusura animata da “Gli amici del tabarro”, che hanno simulato un dialogo, rigorosamente in dialetto, tra Verdi e i suoi contadini.




Il corsaro di Giuseppe Verdi chiude la Stagione d’Opera al Municipale

Si chiude nel segno di Giuseppe Verdi la Stagione d’Opera 2017/2018 della Fondazione Teatri di Piacenza. Venerdì 4 maggio alle 20.30 e domenica 6 maggio alle 15.30 (con anteprima aperta agli studenti mercoledì 2 maggio alle 15.30), la nave de Il corsaro approda finalmente al Teatro Municipale, dove l’opera venne allestita unicamente nel 1852 per poi scomparire definitivamente dal palcoscenico di Piacenza, e fino alla seconda metà del Novecento anche dai cartelloni italiani. Un’occasione preziosa per tornare a questo titolo verdiano tratto dall’originale di Byron “The Corsair”, su libretto di Francesco Maria Piave, che debuttò al Teatro Grande di Trieste il 25 ottobre 1848 e che come il suo protagonista Corrado ebbe dunque un destino quanto mai inquieto e avverso.

L’allestimento, nato al Teatro Regio di Parma nel 2004 e firmato da Lamberto Puggelli, indimenticato Maestro della regia teatrale scomparso  nel 2013 e che proprio in questi giorni avrebbe compiuto 80 anni,  torna ora a nuova vita, ripreso da Grazia Pulvirenti Puggelli, coprodotto da Fondazione Teatri di Piacenza e Fondazione Teatro Comunale di Modena.

La direzione musicale è affidata a Matteo Beltrami, uno dei più preparati direttori d’orchestra della sua generazione, apprezzato nei teatri internazionali come valido specialista del repertorio operistico italiano, alla guida dell’Orchestra Regionale dell’Emilia-Romagna e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza preparato da Corrado Casati. Nel cast giovani e affermati cantanti: il tenore emergente Iván Ayón Rivas (Corrado), che a soli 25 anni ha già cantato in importanti Teatri, il soprano Serena Gamberoni (Medora), che fa ritorno al Municipale di Piacenza dopo il successo ottenuto ne La Wally nella scorsa stagione; il baritono Simone Piazzola (Seid) vincitore del Premio Abbiati, il soprano Roberta Mantegna (Gulnara), che ha preso parte al progetto Fabbrica – Young Artist Program dell’Opera di Roma, il tenore Matteo Mezzaro (Selimo), il basso Cristian Saitta (Giovanni) e il tenore Raffaele Feo (Un eunuco/Uno schiavo).

Il palcoscenico si trasforma in nave grazie alle evocative scenografie create da Marco Capuana. A sottolineare il carattere esotico e piratesco dell’opera i costumi disegnati da Vera Marzot, mentre lo spazio scenico è illuminato dalle luci di Andrea Borelli. Gli  spettacolari duelli tra gli spadaccini sono affidati alla sapiente esperienza del maestro d’armi Renzo Musumeci Greco, che ha lavorato al fianco dei più grandi registi del cinema e del teatro.

Reale e simbolico al contempo, il mare è grande protagonista di quest’allestimento. Come spiega Grazia Pulvirenti:  esso “diviene il simbolo della tensione romantica dell’opera, non a caso tratta da un poema di Lord Byron, una tensione che culmina in una ricerca di assoluto attraversando l’orrore delle guerre e della storia. Il mare viene circoscritto teatralmente nel gioco delle scene in rapido mutamento, virtuosisticamente disegnate da Marco Capuana: in esse il pieno e il vuoto sono definiti da vele che si alzano e si abbassano, si raccolgono o si spiegano al vento”.

“Il Corsaro è un’opera che sa di mare, dove si sente il mare, come nel Simon Boccanegra”, aveva scritto Lamberto Puggelli negli appunti alla messinscena.  E come l’ideale chiusura di un cerchio, anche la Stagione d’Opera del Teatro Municipale di Piacenza, che si era aperta proprio con Simon Boccanegra e le sue navi, passando poi dall’acqua di Venezia ne La Gioconda, si conclude ora a vele spiegate per Il corsaro verdiano.




Lettere di Verdi. Piacenza “non molla la presa” e si candida ad ospitarle

Come abbiamo scritto ieri il Ministero dei Beni Culturali ha acquistato con una trattativa privata le lettere scritte da Giuseppe Verdi al suo librettista.Il tema ora diventa quello della destinazione di questi preziosi carteggi. Piacenza si candida nuovamente ad ospitare le lettere del maestro che con la nostra città e provincia ebbe fortissimi legami. Purtroppo però come “concorrente” c’è l’agguerrita Parma che peraltro su tutta la questione dell’asta si è mossa prima ed in maniera più massiccia. Soprattutto a Parma esiste l’Istituto nazionale di studi verdiani che secondo molti bene informati potrebbe proprio essere il luogo a cui il ministro Franceschini destinerà le lettere.

In ogni caso bene fa Piacenza a tentarci comunque, come ha reso noto l’amministrazione con il seguente comunicato:
Il sindaco Patrizia Barbieri e la Giunta comunale comunicano che il Ministero ha acquisito il patrimonio documentale di Giuseppe Verdi, relativo alla corrispondenza del grande compositore con il librettista Salvatore Cammarano, tant’è che oggi non è andato all’asta: “Come auspicato – spiega il sindaco – il Ministero ha evitato che Sotheby’s di Londra oggi mettesse all’asta materiale inedito, di grande importanza per nuovi studi sull’opera e sulla figura di Verdi”.

Prosegue il primo cittadino: “Si tratta di un primo passo che l’assessore Polledri, a nome dell’Amministrazione comunale, aveva sollecitato nei giorni scorsi, anche se ora sarebbe opportuno che questi documenti, dopo un percorso di restauro che li renda idonei all’esposizione, potessero far parte di un patrimonio pubblico ed essere ammirati da tutti. L’auspicio è che ciò possa avvenire a Piacenza, e il nostro impegno come Giunta proseguirà in tal senso. Non solo perché nella nostra città vi sarebbero diversi spazi adeguati a valorizzare queste preziose e prestigiose lettere, ma per lo storico legame tra il territorio piacentino e Giuseppe Verdi. Spero che possa esserci un confronto costruttivo con il Mibact proprio su questo tema”.




Il Ministero acquista le lettere di Verdi

Torneranno in Italia le lettere di Verdi che sarebbero dovute andare all’asta domani da Sotheby’s a Londra. Il ministero dei Beni culturali è riuscito ad acquistare fuori asta, in trattativa privata, il lotto più importante, il numero  138.

Il lotto era costituito da 26 lettere scritte da Giuseppe Verdi al suo librettista Salvatore Cammarano con un valore di  358 mila sterline.

Molto soddisfatto il ministro Dario Franceschini che ha dichiarato: “Abbiamo silenziosamente lavorato per far tornare in Italia questo straordinario patrimonio”.

Le lettere acquistate erano il  pezzo più pregiato di un ricco gruppo di lotti che comprende lettere, spartiti, fotografie. Il carteggio, acquisito con trattativa privata, rischiava di finire nelle mani di privati, sottraendo così “al patrimonio italiano una rilevantissima documentazione, di grande importanza per gli studi in quanto materiale assolutamente inedito, relativo ad un arco cronologico (1844-1851) in cui Verdi si confronta con impresari, interpreti, letteratura, teatri, esprimendo in modo chiarissimo la sua personale concezione di teatro musicale”.

Ora ovviamente si apre il capitolo della collocazione delle carte che, secondo molti, potrebbero essere destinate a Parma, nonostante le svariate richieste giunte anche dalla nostra provincia.




Perché i carteggi di Giuseppe Verdi, all’asta da Sotheby’s, non arriveranno mai a Piacenza

Sono almeno un paio di settimane che a Parma le istituzioni, il sindaco, gli assessori, i parlamentari si sono mossi per far sì che il ministero dei Beni Culturali partecipi all’asta sui carteggi di Giuseppe Verdi, indetta da Sotheby’s, a Londra, giovedì 26 ottobre. In prima fila il senatore Giorgio Pagliari che aveva incontrato il ministro Dario Franceschini per sollecitare  la partecipazione del dicastero all’asta.

All’incanto andranno sedici lotti fra lettere, spartiti e fotografie firmate. Il valore stimato complessivo si aggira fra i 350 mila euro ed i 550 mila euro, anche se l’aggiudicazione avverrà in sterline.

La settimana scorsa il sindaco Federico Pizzarotti, il pro rettore vicario dell’Università di Parma Giovanni Franceschini, il direttore generale del Teatro Regio Anna Maria Meo ed il presidente dell’Istituto Nazionale di Studi Verdiani, Nicola Sani avevano scritto al ministro Franceschini.

Come ha reso noto il senatore Pagliari «nella giornata di giovedì, il Comitato Tecnico Scientifico Biblioteche e Istituti Culturali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha valutato la documentazione del maestro Giuseppe Verdi e ha giudicato di grande interesse:

  1. a) il lotto 138, costituito da 36 lettere inviate, tra il 1844 e il 1851, da Giuseppe Verdi al librettista Salvatore Cammarano, che collaborò alla stesura dei libretti di Alzira, La battaglia di Legnano, Luisa Miller e Il trovatore;
  2. b) il lotto 137, relativo all’autografo verdiano riguardante una scena dell’Ernani;
  3. c) il loto 140, costituito da un autografo verdiano concernente un estratto musicale della Luisa Miller;
  4. d) il lotto 144, rappresentato da una lettera del Maestro al suo carissimo amico, dr. Cesare Vigna, incentrata sull’allestimento dell’Aida a Venezia nel luglio 1876.

Il Comitato ha, quindi, espresso parere positivo in ordine all’acquisizione dei suddetti lotti o tramite trattativa diretta o tramite partecipazione all’asta. Il parere è stato subito trasmesso alla Segreteria Generale per le determinazioni finali».

Nel frattempo, improvvisamente (venerdì 20 ottobre 2017) anche Piacenza si è mossa sull’argomento (vedi comunicato stampa qui sotto e successiva integrazione).  L’assessore Polledri ha sollecitato un intervento del ministero (in realtà già avvenuto) ed ha candidato la nostra città come possibile luogo dove conservare le carte verdiane qualora il ministero vincesse l’asta.

Un tentativo insomma per “scippare” a Parma le carte di Verdi che appare tardivo e che difficilmente avrà successo (sempre ammesso che il ministero vinca l’asta).

E’ indubbio che Verdì fu molto legato alla nostra provincia. La sua famiglia era piacentina da parte di madre e di padre. Fu consigliere provinciale di Piacenza e visse molti più anni nella sua villa di Sant’Agata di quanti non ne trascorse in territorio parmense.

Alla fine però quel che conta è saper valorizzare ciò che si ha (a volte anche quello che non si ha) e bisogna ammettere, a malincuore, che Parma ci riesce sempre molto meglio di Piacenza: sono persino stati capaci di far passare coppa e pisarei e fasò per parmigiani! Figuriamoci se si faranno sfuggire anche “un capello” di Giuseppe Verdi che, alla fine è nato a Roncole, frazione di Busseto e non oltre il torrente Ongina, nel piacentino. Sono solo tre chilometri, ma tre chilometri che contano.

Che poi, anche qui, …. i parmigiani l’hanno capita prima e meglio di noi, chiamando il paese Roncole Verdi … cosa che poteva fare (e può ancora fare) anche Sant’Agata (dove vivono peraltro i discendenti del compositore).

Realisticamente sarebbe già una vittoria se nel piacentino tornassero i documenti del baule di Verdi (di proprietà degli eredi) attualmente trattenuti all’ Archivio di Stato di Parma. Illudersi che i carteggi di Sotheby’s possano mai approdare all’ombra del Gotico è un po’ come sperare che Piacenza abbia una qualche speranza di battere la consorella città ducale nella candidatura a Capitale della Cultura 2020.

 

Di seguito il comunicato del Comune

E’ una linea portata avanti dall’Amministrazione comunale e dal Sindaco quella di non disperdere il tesoro di Giuseppe Verdi. E per questo motivo, l’assessore alla Cultura Massimo Polledri, attraverso una nota inviata al ministro per i Beni culturali Dario Franceschini, al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paola De Micheli e al presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, ha avanzato una richiesta “di immediato intervento, affinché un patrimonio culturale italiano di rilevanza storica inestimabile non vada disperso, ma possa rimanere a disposizione della collettività”. Il tutto è riferito alle lettere, alle carte autografe e agli spartiti di Giuseppe Verdi prossimamente all’asta a Londra.

Nell’appello rivolto alle massime istituzioni dello Stato e delle terre d’origine di Verdi, si sottolinea la disponibilità dell’Amministrazione comunale a “ospitare e valorizzare, mediante il proprio sistema museale, il capitale culturale verdiano quale patrimonio italiano e di Piacenza, in virtù dello stretto rapporto che lega il Maestro al territorio piacentino”. Nella nota, si fa riferimento anche alla sezione della Biblioteca Passerini Landi interamente dedicata al grande compositore, come “prima tappa” del percorso intitolato “Piacenza terra di Verdi”, che espone in via permanente manoscritti, lettere e fotografie “che raccontano le relazioni quotidiane del Maestro con i familiari, gli amici e i collaboratori”.

“Certo – conclude l’assessore Polledri – che si riconosca il valore culturale dei documenti che saranno messi all’asta a Londra, si auspica un interessamento immediato sulla questione”.

Della vicenda si sta peraltro occupando fattivamente pure il consigliere regionale Tommaso Foti che, anche nella sua veste di consigliere comunale, sta profondendo ogni sforzo al fine di ottenere il risultato auspicato dall’assessore Polledri.

Nella mattinata odierna (21 ottobre 2017) l’ufficio stampa ha diffuso una nota integrativa che riportiamo:

Documenti di Verdi: l’Amministrazione comunale ottiene dal Ministero l’assicurazione che il patrimonio non andrà disperso

I Ballabili di Giuseppe Verdi

Domenica 17 settembre alle ore 17,30 l’associazione le “Verdissime”, in collaborazione con l’Orchestra da Camera OVer, presenterà presso Villa Giuseppe Verdi – Sant’Agata un allegro concerto di arie verdiane intitolato “I Ballabili di Giuseppe Verdi”.