Comitato SOS Ambiente, si allontana l’ipotesi referendum per l’inceneritore di Borgoforte

Il 29 marzo scorso il Comitato SOS Ambiente la proposta di referendum consultivo comunale per chiedere ai cittadini se volevano che l’inceneritore di Borgoforte continuasse a vivere oltre il 2020 (scadenza prevista dal Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti) bruciando esclusivamente rifiuti speciali industriali provenienti da tutta Italia e dall’estero.

Il quesito sottoposto, riportano gli stessi promotori del Comitato, “non è stato ancora preso in considerazione dal Comitato dei Garanti, nonostante i termini previsti siano ampiamente scaduti, con il pretesto che il Regolamento comunale per il Referendum non era allineato con le ultime modifiche allo Statuto”.  

Il 17 giugno scorso, all’unanimità, il Consiglio comunale ha approvato l’aggiornamento del Regolamento comunale per il Referendum consultivo allungando, secondo l’opinione del Comitato, almeno di un mese “il già lungo percorso per giungere all’indizione del referendum”. Il Comitato sostiene inoltre che l’adeguamento non era strettamente necessario per l’espressione del giudizio di ammissibilità del quesito referendario.

“Vogliamo quindi denunciare la responsabilità dell’Amministrazione comunale – concludono – nel rendere inusufruibile un diritto sancito dal suo stesso Statuto all’art. 47, e cioè quello di ricorrere al referendum quale strumento di partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica.

Cionondimeno sollecitiamo comunque il Comune di Piacenza, e per suo tramite gli Organi di Garanzia coinvolti, a voler concludere immediatamente la procedura di valutazione della conformità del quesito referendario, con l’avviso che, in difetto, saremo costretti a ricorrere a tutti i mezzi messici a disposizione dalla normativa vigente per tutelare il diritto alla partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica tramite lo strumento del referendum”.

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A Piacenza e Parma i rifiuti della Liguria

Emergenza rifiuti, l’Emilia-Romagna va in soccorso alla Liguria. Lo ha deciso la Giunta regionale, in coerenza con il Patto per la crescita e lo sviluppo siglato lo scorso settembre dalle due Regioni.

Via libera quindi alla richiesta di accogliere circa 83 tonnellate al giorno di rifiuti urbani, nell’arco dei prossimi quattro mesi. In tutto si tratta di 10 mila tonnellate della Città metropolitana di Genova che saranno ripartite a metà tra i termovalorizzatori di Parma e Piacenza, nel rispetto dei limiti autorizzati per ciascun impianto. È l’equivalente di quanto trattato in media in 15 giorni di normale attività.

Ai due comuni sede dei termovalorizzatori, la Regione Liguria pagherà un contributo aggiuntivo di 14 euro a tonnellata in qualità di “rimborso ambientale”, in più rispetto al costo ordinario.

L’emergenza temporanea che interessa la Città metropolitana di Genova deriva infatti dall’assenza della piena operatività dell’impianto di smaltimento “Scarpino 3”, posto a servizio del capoluogo ligure ed in attesa di essere adeguato alle direttive ministeriali sul pretrattamento dei rifiuti. L’iter è già partito e, a giugno, è stata rilasciata l’Autorizzazione integrata ambientale per lo svolgimento dei lavori. Il cantiere è stato però rallentato dagli episodi di maltempo che hanno interessato nei mesi scorsi la città di Genova. Anche la pianificazione d’emergenza attuata dalla Regione Liguria negli ultimi due anni, con l’incremento dei volumi smaltiti presso gli altri impianti del territorio, non si è rivelata sufficiente ai bisogni. Da qui la richiesta di aiuto.

«La richiesta ligure – ha spiegato l’assessore regionale Paola Gazzolo – era per 15 mila tonnellate: con il coinvolgimento dei territori e in virtù del criterio di prossimità è stata individuata la destinazione dei rifiuti nelle città più vicine, Parma e Piacenza, e per complessive 10 mila tonnellate».

«Si tratta – ha continuato la Gazzolo – di una risposta importante a un’emergenza vera, che avrebbe potuto generare conseguenze rilevanti nel periodo estivo dal punto di vista igienico e sanitario, come indicato chiaramente dal presidente Toti. In più è limitata nel tempo, nelle quantità e si affianca ad un impegno concreto della Liguria per risolvere le criticità attuali e giungere alla piena autosufficienza: tutte condizioni fondamentali per dire sì.
Le politiche dell’Emilia-Romagna in materia di rifiuti sono chiare, coerenti e garantiscono la piena autosufficienza regionale nello smaltimento, permettendo anche di supportare in modo concreto chi si trova in vera difficoltà- ha concluso l’assessore – il valore della solidarietà è sempre stato alla base delle relazioni tra Emilia-Romagna e Liguria: lo testimonia il Patto per la crescita e lo sviluppo siglato lo scorso settembre. È la base di un lavoro comune che interessa anche i temi ambientali e stiamo definendo gli accordi attuativi, che riguarderanno anche rilasci stabiliti dalla diga del Brugneto per l’agricoltura piacentina, come è avvenuto anche quest’anno».




Cittadini esasperati per la strada bloccata dai camion dei rifiuti

Il cartello ancora non c’è ma ci vorrebbe: “lasciate ogni speranza voi che transitate da questa strada”. Si perché via Borgoforte, sembra un po’ una bolgia dantesca condita da quello che il sommo poeta definirebbe “insopportabile fetore”. Il perché è presto detto. La stradina di campagna che porta all’argine, passando davanti all’inceneritore Iren, non è certo stata progettata per ospitare decine di camion in ingresso ed in uscita dall’impianto.

Camion che trasportano ovviamente spazzatura pronta per essere bruciata. Prima di scaricare però i mezzi pesanti devono essere pesati e la stessa operazione si ripete all’uscita per calcolare la tara.

Solo che anziché esserci un’area interna, un cortile dove far attendere i camion prima della pesatura viene utilizzata una pubblica strada come parcheggio temporaneo. Così chi abita in zona Mortizza e Gerbido o chi vuole raggiungere l’argine si trova a fare uno slalom fra i camion che occupano anche tutta la sede stradale come ci hanno segnalato alcuni abitanti della zona. Con due aggravanti. Il fatto che gli autisti lasciano i motori costantemente accesi in attesa dell’ingresso, con conseguente inquinamento dell’aria e che spesso parti di carico cadono sulla carreggiata senza che nessuno si prenda la briga di ripulire.

Una situazione che si ripete giorno dopo giorno, in particolare fra le 10 e le 11,30 e che sta esasperando chi lavora o vive nelle vicinanze costretto a slalom e spesso a inattese soste condite da odori poco gradevoli. Sono state anche fatte ripetute segnalazioni ad Iren ed alla Polizia Municipale senza che, al momento, sia stata trovata una qualche soluzione.