Papamarenghi: “Benemerenza a coloro che hanno collaborato al ritrovamento del Klimt”

Il giorno dopo la conferma che “Ritratto di signora” di Gustav Klimt è autentico, c’è una bella euforia in città accompagnata da una soddisfazione che è destinata a lasciare il segno, ma una parola in particolare sembra essere all’ordine del giorno dell’assessore alla Cultura: risarcimento. “Finalmente – dice Jonathan Papamarenghi – con il ritrovamento di questa prestigiosa opera, la seconda più ricercata al mondo, vengono risarciti non solo la galleria d’arte moderna Ricci Oddi, ma l’intera comunità piacentina e tutti coloro che sono affascinati dalla bellezza e dall’arte, in Italia come nel resto del mondo”.

Papamarenghi evidenzia che un po’ di merito va anche alla scelta della Giunta di dare il via ai lavori manutenzione straordinaria alla galleria d’arte moderna Ricci Oddi: “E’ stato durante questi interventi straordinari – dice – che gli operai addetti hanno ritrovato il sacco in plastica contenente la “Signora” trafugata nel 1997”. Prosegue: “A bocce ferme, quando le indagini in corso saranno terminate e l’opera potrà, dopo le eventuali cure ordinarie, ritornare ad essere ammirata in tutto il suo fascino, l’Amministrazione consegnerà una benemerenza a coloro che hanno contribuito in tanti anni di lavoro, al ritrovamento del Klimt, dagli operai che lo hanno ritrovato a chi ha indagato con dedizione e con grande professionalità, senza mai abbattersi al fine di riconsegnare il Klimt alla città, alla cultura e all’arte italiana e internazionale. Dunque – conclude – sarà premiato il grande senso civico di chi ha fatto tanto; tutto questo nel corso di una cerimonia che dovrà avere anche il carattere di una grande festa”.




Ritrovamento “Ritratto di signora”; l’assessore Papamarenghi ringrazia “tutte le persone coinvolte in questa eccezionale scoperta”

“Dal racconto di tutte persone coinvolte nel ritrovamento del dipinto alla Galleria Ricci Oddi, quello che emerge è innanzitutto l’importanza di questa svolta inattesa e l’orgoglio all’idea di restituire, alla città e alla storia dell’arte, un bene così prezioso”. L’assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi segue senza sosta, da ieri, l’evolversi della vicenda riguardante il “Ritratto di signora” di Klimt e, pur sottolineando che occorre mantenere giusta cautela in attesa delle perizie scientifiche sul quadro, tende a sottolineare come chi partecipa ad una ricerca e ad un ritrovamento di tale portata meriti la più grande riconoscenza di tutta la comunità.

“Alla gratitudine per il lavoro costante della Procura e delle Forze dell’Ordine, che in questi 22 anni non hanno mai smesso di indagare – sottolinea Papamarenghi – si aggiunge un doveroso ringraziamento anzitutto al personale comunale che ha avviato le operazioni di pulizia straordinaria del verde, al signor Mohammed Abrjnaz e a tutti i suoi colleghi, per la cura, l’attenzione, la tempestività ed il senso di responsabilità   con cui hanno allertato i propri coordinatori e lo staff della Galleria, a partire dai suoi custodi, che per primi hanno potuto verificare l’eccezionalità di quanto era accaduto: l’autentica emozione che si percepisce nel loro resoconto esprime bene i sentimenti che la nostra comunità sta vivendo in queste ore, peraltro alla vigilia di un momento significativo come l’apertura della mostra-tributo dedicata a Stefano Fugazza, che a questo punto stiamo già integrando. Ancora una volta, ribadisco che l’Amministrazione comunale e tutto il sistema Piacenza faranno di tutto perché il capolavoro di Klimt, se le verifiche daranno le conferme che tutti attendiamo, possa ritornare finalmente a casa, alla Galleria Ricci Oddi, per essere ammirato, salvaguardato come merita ed essere traino per la nostra cultura ed il nostro turismo”.




Klimt ritrovato: alla Ricci Oddi è arrivata da Bologna la scientifica, a caccia di indizi “invisibili”

Sarà una perizia a valutare se il quadro ritrovato ieri pomeriggio da alcuni operai che stavano effettuando lavori di manutenzione al verde sia effettivamente il “Ritratto di signora” opera di Gustav Klimt sparito nel febbraio 1997 dalla Galleria Ricci Oddi e ricomparso ieri in una scaffa del muro, chiusa da uno sportello di ferro e nascosta dall’edera.

«Era da parecchi anni che nessuno tagliava il rampicante» ci ha detto Stole Koteski l’operaio Macedone che ieri, insieme ad un collega, ha notato quella porticina metallica arrugginita, l’ha aperta ed ha trovato il sacco di platica.

«Era un sacco di Enia – ci ha confermato – e si è disfatto sotto le nostre dita, segno che era lì da un bel po’».

L’interrogativo a cui rispondere è proprio da quanto tempo. Un indizio lo dà lo stesso sacco: Enia è infatti nata nel 2005 dalla fusione delle tre municipalizzate di Parma, Piacenza e Reggio ed è successivamente confluita in Iren nel 2010. Quindi la finestra temporale dell’occultamento potrebbe essere compresa in questo arco di 5 anni. Ovviamente non si può escludere che qualcuno avesse vecchi sacchi neri in casa ma lo sfaldamento della plastica farebbe pensare che l’occultamento non sia avvenuto di recente. Il quadro in ogni caso era in buone condizioni.

Nel pomeriggio l’arrivo della scientifica da Bologna

Proprio per fornire risposte ai tanti dubbi ancora in campo oggi, in via San Siro, poco dopo le 16, sono arrivati gli uomini del Gabinetto regionale Emilia Romagna della Polizia Scientifica per effettuare rilievi tecnici a 360 gradi, approfondendo il lavoro già iniziato ieri dai colleghi piacentini.

La zona è stata limitata dai nastri biancorossi ed ogni fase è stata ripresa e fotografata per fissare lo stato dei luoghi al momento dell’sopralluogo.

Un’indagine come si suol dire “aperta” in cui anche il più piccolo elemento può risultare fondamentale. Gli agenti della scientifica, guidati dal dirigente, il dottor Gianluigi Corrolpoli, sono arrivati con un grosso furgone “full back” una sorta di laboratorio ambulante pieno di cassetti e cassettini contenenti svariate attrezzature ed anche dispositivi di protezione individuali come calzari, tute, guanti, per non inquinare il luogo del crimine. Appena calato il buio si sono inoltre utilizzate luci radenti e con particolari frequenze d’onda utili per fare emergere dettagli che possono invece sfuggire all’occhio umano.

Al sopralluogo hanno presenziato l’assessore alla cultura del comune di Piacenza Jonathan Papamarenghi e la vice presidente della Ricci Oddi Laura Bonfanti.

La galleria nel frattempo ha riaperto i battenti al pubblico ed all’ingresso c’era anche Dario Gallinari, il giovane custode che ieri ha per primo stretto fra le mani il Klimt appena ritrovato dagli operai e lo ha posizionato all’interno della galleria, insieme ad un collega. Avendo capito che poteva trattarsi dell’opera trafugata sono immediatamente state avvertite le forze dell’ordine e di lì poi la notizia è rimbalzata un po’ su tutti i giornali e telegiornali del mondo. L’opera del pittore viennese era il secondo quadro più ricercato in Italia ed uno dei primi dieci al mondo.

La tela è attualmente custodita in un luogo segreto dove sarà sottoposta a vari esami, il primo dei quali sarà probabilmente proprio una radiografia per verificare che sotto il ritratto visibile se ne nasconda un altro come una studentessa aveva scoperto poco prima che venisse rubato. In ogni caso la presenza di un timbro della galleria su fondo bianco, dell’etichetta con il numero di inventario, di alcuni sigilli in ceralacca, di un pezzo di filo in rame incollato (traccia dell’antifurto) fanno propendere per l’autenticità dell’opera.

Questa mattina in procura si è tenuto un vertice coordinato dal p.m. Ornella Chicca che si è incontrata con i carabinieri del comando per la tutela del patrimonio culturale, provenienti da Bologna, con quelli del nucleo investigativo di piacenza e con gli agenti della squadra mobile della questura, che stanno indagando congiuntamente sul ritrovamento. Il reato per cui si indaga al momento è quello di ricettazione a carico di ignoti.




Tanti elementi fanno propendere per l’autenticità del Klimt ritrovato (video-servizio)

Sono ancora tanti gli interrogativi alla ricerca di una risposta riguardo al ritrovamento del “Ritratto con Signora” di Klimt avvenuto ieri pomeriggio ad opera di due operai che stavano eseguendo lavori di giardinaggio all’esterno della Galleria Ricci Oddi di Piacenza.

Il quadro, come si è più volte detto, era avvolto in un sacco nero della spazzatura che, secondo indiscrezioni, riportava marchi di Enia la ex Municipalizzata nata nel 2005 dall’unione tra AGAC Reggio Emilia, AMPS Parma e Tesa Piacenza. Dunque in quell’intercapedine il quadro potrebbe essere stato posizionato solo dopo il 2005 e non dunque al momento del furto. Il fatto invece che il sacco non fosse marchiato Iren non esclude che chi lo ha nascosto in quel pertugio, dietro l’edera lo abbia fatto in un periodo più recente. Bastava avere per un qualche motivo a disposizione vecchi sacchi.

Pur mancando ancora la conferma ufficiale molti propendono per l’autenticità del quadro. Sulla tela vi sarebbero alcuni timbri dell’epoca che attestano la partecipazione del dipinto a mostre dell’epoca. Difficile (seppure non impossibile) che un falsario fosse esattamente al corrente dei percorsi dell’opera ed in grado di riprodurre sigilli ufficiali. Sembra infine che siano state trovati alcuni fili di rame del sistema di allarme all’epoca montato in galleria.

Intanto la polizia ha diffuso il video che mostra alcune fasi successive al ritrovamento compresa la breve esposizione del “Ritratto con Signora” all’interno della Galleria Ricci Oddi.

Il quadro è al momento custodito in un luogo segreto.




Il Klimt “ritrovato” e già esposto in uno scatto di Franca Franchi, del Cda Ricci Oddi

Neanche il tempo del “ritrovamento”, che il “Ritratto con Signora” di Klimt è già stato messo in bella mostra per uno scatto, in attesa dell’esposizione ufficiale ipotizzata dall’assessore Papamarenghi per gennaio.

UN FURTO CON ZONE D’OMBRA

Il furto del Klimt già nel 1997 suscitò alcune perplessità: il capolavoro venne fatto uscire dal tetto (la cornice venne trovata vicino al lucernario) o i ladri passarono dall’ingresso principale? All’epoca furono indagati i custodi della Galleria, tuttavia il caso fu archiviato per mancanza di prove. Dobbiamo aspettare il 2016 perchè venisse riaperto, dopo il ritrovamento di tracce del Dna di uno dei ladri sulla cornice ed è spuntata, grazie a una testimonianza, addirittura una misteriosa pista esoterica.

Come riportato da ANSA circa tre anni fa, il quadro piacentino aveva assunto uno straordinario valore storico nel 1996, poco prima del furto, quando una studentessa pavese, Claudia Maga, aveva scoperto sotto al dipinto un altro Ritratto di signora, ma con cappello, realizzato da Klimt nel 1910, esposto a Dresda nel 1912, pubblicato nel 1927 e da allora dato per disperso.

EMOZIONE PALPABILE

Dopo la diffusione della notizia del “ritrovamento“ del Klimt data ai giornalisti dal questore stesso, nel pomeriggio di ieri 10 dicembre 2019, penso di non venire meno ad alcun impegno preso pubblicando la foto dell’opera , esposta nella sala d ‘onore della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi , prima del suo affidamento alla custodia dell’autorità giudiziaria. Ero lì al momento del “ritrovamento” , ho visto …..ho sentito …..ho condiviso con le persone presenti , in particolare prima con Dario Gallinari e con Leonardo Caronia , poi con
Leonardo Bragalini , una gioia che non può essere descritta e che ci legherà per sempre.
Mi fermo qui. 

Con queste parole Franca Franchi ha commentato lo scatto del Klimt.

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Stefano Torre “predisse” il furto del Klimt e disse che il quadro andava cercato in via San Siro

«L’avevo detto io che il Klimt non si era mai mosso da via San Siro».

E’ serissimo questa sera Stefano Torre, quando lo contattiamo per parlare del ritrovamento di quello che potrebbe essere il  “Ritratto di signora”, apparso a Piacenza, nel pomeriggio del 10 dicembre 2019, nascosto in una nicchia di un muro ventitré anni dopo la sua sparizione.

Per molti Stefano Torre è il candidato sindaco con la tuba, quello che (nella tornata elettorale vinta da Patrizia Barbieri) proponeva di costruire un vinodotto per portare il gutturnio direttamente nelle case dei piacentini o un vulcano a Borgoforte. L’imprenditore informatico con una campagna comunicativa tanto efficace quanto irriverente conquistò le prime pagine di giornali nazionali e non entrò in consiglio per una manciata di voti.

Stefano Torre, in realtà, a palazzo Mercanti, nelle vesti di consigliere comunale, c’era già stato a fine anni ’90, in quota Lega  Nord, dunque all’opposizione. Sindaco era il professor Giacomo Vaciago a capo di una coalizione di centro sinistra.

Torre del Klimt sa molto, moltissimo. Arrivò anche a rubarlo “simbolicamente” prima che qualcuno lo facesse sul serio. Come andò esattamente?

«Venni contattato da un custode della galleria che lamentava la permeabilità del sistema di sicurezza. Era particolarmente insistente e ad un certo punto mi propose di fare una verifica sul campo per rendermi conto di come fosse facile entrare in galleria bypassando il sistema di allarme, prendere qualunque quadro, e poi uscire da dove si era entrati senza che nessuno se ne accorgesse».

E lei lo fece?

«Si. In una notte di dicembre, se non ricordo male, andai in galleria e, sotto la guida del custode e di un altro guardiano che controllava, simulai il furto, ovviamente lasciando il quadro dove era. Sulla scorta di quanto avevo toccato con mano scrissi un’interpellanza rivolta al vicesindaco Vittorio Anelli, che era l’assessore competente. Chiesi cosa intendessero fare per proteggere meglio i dipinti, tenendo presente che già la “permeabilità” del sistema di allarme era stata segnalata (con lettera regolarmente protocollata) da parte del direttore della galleria».

Cosa successe? Perché non vennero presi provvedimenti immediati?

«Per una serie di circostanze la discussione della mia interpellanza venne rimandata di oltre un mese e venne fissata … il giorno dopo il furto».

Un tempismo tristemente incredibile

«Quella sera, sul tardi, mi chiamo l’Ansa chiedendomi un’intervista ed io che non avevo ricevuto ancora la notizia del furto pensai ad uno scherzo di cattivo gusto».

Invece il furto c’era stato davvero

«A quel punto Piacenza fu invasa da troupe di tutti i telegiornali che  giravano per Piacenza rincorrendo me e Pietro Tassi al quale avevo chiesto di controfirmare l’interpellanza. Ci cercavano per intervistarci perché in pratica avevamo predetto il furto ed infatti tutti i giornali d’Italia intitolarono: furto annunciato a Piacenza. Ricordo che il sindaco di Piacenza, intercettato da Telemontecarlo, disse di chiederlo a chi sapeva che il quadro sarebbe stato rubato, ossia a me».

E’ vero che disse pubblicamente che, secondo lei, il quadro bisognava cercarlo in via San Siro?

«Lo dicevo a tutti. Lo dissi anche, rispondendo al sindaco in consiglio comunale. Probabilmente, cercando, si trovano ancora le trascrizioni delle sedute. Credo di averlo anche dichiarato in qualche intervista».

Su cosa basava questa sua convinzione, su fatti concreti o su sensazioni?

«Diciamo che avevo acquisito una conoscenza dettagliatissima della galleria e dunque mi ero fatto un’idea precisa su cosa potesse essere successo.  Avevo dubbi rispetto ad una persona. Secondo me anche chi indagava aveva gli stessi sospetti».

Fu mai sentito dagli inquirenti?

«Non mi hanno mai convocato. Probabilmente lessero le miei dichiarazioni e furono sufficienti quelle. Secondo me coincidevano con le loro risultanze».

Evidentemente però le indagini non permisero di individuare il ladro (o i ladri) e del quadro si persero definitivamente le tracce.  Secondo lei il quadro è sempre stato li?

«Ho sempre pensato che il quadro fosse nascosto nella Galleria o nella banca lì di fronte. Vedremo se avevo ragione».




Il Klimt che Piacenza aveva in tasca. Da ventitre anni

Quasi fosse un mazzo di chiavi cercato disperatamente, ovunque. Tra ricordi sbiaditi e ricostruzioni surreali. Piacenza (forse) aveva un Klimt in tasca e non se ne era mai accorta.

Nel febbraio del 1997 una cornice rimasta orfana del suo dipinto ed un lucernaio aperto sul tetto della Galleria “Ricci Oddi” avevano spalancato la porta alle trame più intricate e pittoresche: dalla notte alla mattina «Il Ritratto di Signora» si era volatilizzato per finire chissà dove. E nessuna delle piste seguite aveva trovato il giusto sbocco con il ritrovamento di un’opera diventata nel frattempo una delle più ricercate non solo in Italia ma anche nel mondo. Gli anni che passano, l’attenzione dei media che scema e le speranze che si fanno sempre più sottili.

Il quadro di Klimt (se risuterà autentico) è un mazzo di chiavi che la Galleria “Ricci Oddi” ha sempre conservato in una tasca ben celata dietro una pianta di edera ed una sottile intercapedine di mattoni. Più vicino di quanto chiunque avesse potuto mai immaginare: come nella migliore tradizione degli oggetti che spariscono quando servono nel momento in cui servono di più. E per i quali non si trovano motivazioni apparenti dopo un ritrovamento tanto casuale quanto apparentemente inspiegabile.

Eppure bastava guardarsi nelle tasche senza nemmeno sforzarsi più di tanto. Chissà che non serva da lezione per l’imminente inizio dell’anno nuovo che vedrà Parma Città della Cultura: di chiavi da utilizzare Piacenza in tasca ne ha tante, basta saperle trovare.




Miracolo di Natale? Alla Galleria Ricci Oddi spunta un “Klimt” dietro l’edera. Potrebbe essere quello rubato nel 1997

Potrebbe essere un vero e proprio regalo di Natale per la città di Piacenza e per la Galleria Ricci Oddi il ritrovamento odierno di un quadro che sembrerebbe essere il dipinto di Gustav Klimt “Ritratto di Signora” rubato nel 1997 (il furto fu scoperto il 22 febbraio).

Ad accorgersi della tela, occultata dietro un’edera, sono stati due operai intenti a ripulire il rampicante che copriva una parete dell’edificio.

I due colleghi si sono accorti di un’intercapedine chiusa da uno sportello di ferro, all’interno della quale c’era un sacco nero di plastica. In un primo momento uno degli addetti alla manutenzione pensava potesse trattarsi di spazzatura ma una volta aperto il sacco si è trovato davanti la tela ed ha subito avvertito il responsabile della galleria.

Per avere la certezza che si tratti del prezioso dipinto occorrerà probabilmente qualche giorno ma secondo una prima sommaria perizia si potrebbe proprio trattare dell’opera rubata e ritenuta dai più scomparsa per sempre. Sul posto per le indagini la Polizia con la scientifica.

Il “presunto Klimt” – come ha dichiarato il questore di Piacenza Pietro Ostuni – sarebbe in buone condizioni ed è ora custodito in un luogo sicuro, in attesa degli accertamenti. Sul quadro sarebbero presenti timbri dell’epoca che potrebbero far ben sperare sul fronte dell’autenticità.

Se davvero si tratta del quadro rubato bisognerà capire se qualcuno lo ha posizionato nell’intercapedine di recente o se il quadro sia sempre stato nascosto lì, senza che nessuno, in questi anni, notasse lo sportello e lo aprisse. Da chiarire anche se, nel corso delle indagini effettuate all’epoca della sparizione, qualcuno avesse controllato quell’intercapedine.

Nel 2016 era stata riaperta l’inchiesta sul furto dopo il ritrovamento di tracce del Dna di uno dei probabili ladri sulla cornice. Indagini su cui erano al lavoro i carabinieri.

Se si trattasse dell’originale si aprirebbero e riaprirebbero tante ipotesi investigative. Chi conosceva la presenza di quel buco nel muro, chiuso con uno sportello? La cornice venne lasciata vicino al lucernaio solo per sviare le indagini fingendo una fuga dal tetto? Il quadro venne rubato da qualcuno che conosceva bene la galleria e nascosto in attesa di essere venduto? Il clamore suscitato dal furto trasformò quel ritratto in un’opera che “scottava troppo”, difficile da vendere, e per quello venne lasciata dove è stata trovata oggi pomeriggio? Oppure il ladro dopo la scoperta del Dna sulla cornice ha sentito il fiato sul collo ed ha preferito riportare il quadro in via San Siro?

Ritrovamento del “Ritratto di signora” di Klimt, la soddisfazione dell’assessore Papamarenghi

“Una grande soddisfazione, una gioia immensa, a 22 anni dalla scomparsa, il ritrovamento del “Ritratto di signora” di Gustav Klimt, l’opera più importante e prestigiosa della Galleria d’arte moderna Ricci Oddi, qualora le verifiche confermassero l’autenticità del quadro, sarebbe un bellissimo dono, uno splendido regalo di Natale non solo per la comunità piacentina, ma per l’intero movimento artistico internazionale”. Con queste parole l’assessore alla Cultura Jonathan Papamarenghi, con le cautele del caso, esprime tutta la sua soddisfazione: “Un grazie di cuore alle Forze dell’Ordine che non hanno mai interrotto le ricerche di uno dei più grandi capolavori della pittura ottocentesca”. Conclude l’assessore: “Proprio ieri durante un incontro relativo alla preparazione della mostra a ricordo di Stefano Fugazza, direttore a quei tempi, affermavamo quanto sarebbe stato importante il ritrovamento dell’opera e quanto lo stesso Fugazza soffrì per quel deprecabile furto. Oggi, considerando che in passato tante sono state le bufale relative a questo dipinto, se ciò fosse confermato, gioirebbe insieme a tutti noi”.

Il futuro del Klimt ritrovato a Piacenza

Se davvero il quadro si confermasse come l’opera del pittore viennese il miracolo sarebbe doppio. Da una parte ovviamente il ritrovamento in sé, a così tanti anni di distanza dal furto, sarebbe qualcosa di già sufficientemente incredibile. Soprattutto potrebbe generare un secondo miracolo quello di ridare vita ad una galleria che purtroppo negli ultimi anni aveva perso un po’ del suo smalto (difficoltà di bilancio, mancanza di aria condizionata etc.). Il ritorno sulle pareti (questa volta con misure di sicurezza degne del Louvre) del “Ritratto di Signora” potrebbe segnare una rinascita della Ricci Oddi. Perchè i furti ed i ritrovamenti  (la Gioconda insegna) donano notorietà.




Ridateci il Klimt!

Sono passati ben ventun anni da quello che poteva essere l’incipit di un giallo o di un film noir. Un film noir nel centro della città, a pochi passi dall’Irish che aveva aperto i battenti soltanto da tre anni. Una cornice ritrovata vuota, un lucernario lasciato aperto ed un ladro che si divincola con una tela nella notte.

La notte del 19 febbraio 1997 il “Ritratto di Signora” di Klimt sparisce nel nulla. Dalla Galleria Ricci Oddi, all’epoca oggetto di restauri, ad un destino mai chiarito fino in fondo che lascia in via San Siro un velo di mistero irrisolto.

“Non troviamo più la Signora”: la telefonata ai Carabinieri non lasciava spazio a dubbi ed esitazioni.

Il caso riaperto nel 2015 sembrava fare trapelare nuove indicazioni verso una delle opere più ricercate dalle forze dell’ordine italiane e mondiali. Una presunta trattativa con un testimone, un frammento di impronta digitale sulla cornice ed un servizio di “Chi l’ha visto?” avevano riacceso l’attenzione sulla Signora rapita e finita chissà dove. Anche la BBC si era occupata del caso con un pezzo, del gennaio 2016, dove si ricostruivano i momenti successivi al furto e si descriveva il fascino di un sorriso capace di scavare nel profondo di chi si fermava a fissare la tela.

Chissà dove sarà oggi quella Signora che non sente certo il peso degli anni che passano, con uno sguardo che non viene scavato da rughe. Ridateci il Klimt, fatecelo ritrovare proprio così com’era sparito. In una teca anonima all’ingresso della Ricci Oddi: con una Signora in più chi non passerebbe da Piacenza per una visita alla Galleria ed un birrino all’Irish?