25 aprile a Piacenza, le immagini del corteo e della cerimonia ufficiale per celebrare la Liberazione

74 anni sono passati dalla Liberazione dal nazifascismo, un evento che verrà ricordato ancora per tanto tempo e che ha segnato una delle pagine della storia italiana. Anche Piacenza si è unita alle celebrazioni. Questa mattina un nutrito corteo ha animato le vie principali del centro storico, arrivando in Piazza Cavalli, dove si è svolta la cerimonia ufficiale. Prima il passaggio al Dolmen, come da tradizione, e poi in Piazza il minuto di silenzio in onore dei caduti da parte del sindaco Barbieri e del Prefetto Falco.

Nel suo discorso, Patrizia Barbieri ha voluto porre l’accento sul “conservare i valori fondanti della convivenza civile. Un impegno che dobbiamo a noi e soprattutto ai nostri giovani, che imparino ogni giorno il valore della libertà”. Il sindaco ha inoltre voluto sottolineare alcune derive di “totalitarismo ideologico”, che distolgono lo sguardo dalle radici su cui si fonda il 25 aprile (leggi – sotto le foto – il discorso integrale).

Discorso ufficiale del sindaco Patrizia Barbieri per il 25 Aprile

Care piacentine e cari piacentini,

il 25 aprile di 74 anni fa, un popolo si riversava in piazza per celebrare la Liberazione. Erano donne e uomini, giovani e meno giovani uniti dall’amore per la vita, dal profondo bisogno di pace e democrazia, accomunati – al di là di ogni differenza di classe sociale, cultura o storia personale – da una comune speranza di libertà.

Oggi è per me motivo di particolare orgoglio poter ricordare e celebrare in quella stessa piazza, insieme a questo popolo, insieme a voi, quella storica giornata e, soprattutto ricordare il cammino, segnato da ferite anche mortali e dal sacrificio estremo di donne e uomini, che ha condotto a vivere quella giornata di 74 anni fa, ma soprattutto a riaffermare i valori di pace, democrazia e libertà. E’ lo stesso sacrificio che ha unito altre generazioni di italiani; i tanti eroi del Risorgimento, che sotto la bandiera forte del concetto di Nazione Unita imbracciarono le armi per difendere la nostra Patria. O le schiere dei militari italiani che per garantire a questo Tricolore di poter sventolare libero sui pennoni, persero la vita nelle trincee sui nostri confini nazionali o in lande straniere sperdute e lontane.

Generazioni unite nei valori che dovrebbero essere l’essenza di una società civile e di una civile convivenza, ma che troppo spesso vengono messi a dura prova dalla prevaricazione, dalla sopraffazione, dalla violenza non solo fisica degli uni verso gli altri. Per questo motivo, il nostro impegno, oggi, come in ogni giorno del nostro cammino di vita, è quello di rinnovare dentro di noi quei valori, che possono rimanere eterni solo nel momento in cui riusciamo a comprenderne appieno la forza dirompente e a trasmetterla agli altri e alle giovani generazioni.

Per questo è giusto e doveroso serbare la memoria di quegli esempi di alto e nobile sacrificio; una memoria che è tanto più condivisa quanto più quegli esempi sono conosciuti e approfonditi, senza concessioni alle derive dell’opportunismo ideologico o al totalitarismo di pensiero. Dobbiamo tenere la nostra storia libera dai carichi dell’ideologia, per poterne comprendere appieno l’esemplare valore e l’insegnamento che dalla stessa ci viene tramandato. Solo tutelando l’integrità storica e i suoi esempi potremo riconoscere in essi i valori su cui si costruisce l’identità di un popolo.

E l’identità di un popolo è, per sua stessa definizione, condivisa.

La memoria dei giorni della lotta di Liberazione rivive ogni anno in questa solenne celebrazione, ma ancora di più nelle testimonianze e nei simboli che si tramandano giorno dopo giorno, anno dopo anno, fino a oggi.

Quello che dobbiamo chiederci, oggi, è se anche noi sappiamo condividere e tramandare agli altri quegli ideali di libertà assoluta che animavano esempi quali Renato Gatti e Carlo Alberici, giovani piacentini che trovarono la morte solo alcuni giorni prima di quei giorni di festa. Giovani animati, insieme a tanti altri coetanei, dalla passione per la libertà e il cui sacrificio il Comune di Piacenza, con voto unanime, ha voluto mantenere vivo nel luogo in cui persero la vita, in Piazzale Velleja, attraverso quella lapide di marmo che non è solo riconoscimento al loro sacrificio ma è monito perché lo stesso sacrificio non sia stato vano.

Come da monito e insegnamento risuona l’esempio di 18 avvocati partigiani piacentini delle più varie estrazioni culturali e sociali, a testimonianza di un’unione di azione e di intenzione nata all’insegna di valori più alti, quali quelli della libertà e della pace: dal liberale Gaetano Grandi al Comandante Selva (Wladimiro Bersani), dall’ex sindaco Felice Trabacchi all’ex Prefetto Vittorio Minoja, a tutti gli altri “eroi in toga”, come vennero ricordati il giorno dell’inaugurazione della targa presso il Tribunale di Piacenza due anni fa. Diciotto piacentini, diciotto nomi di piacentini scolpiti nel marmo che, da avvocato, da sindaco, da piacentina, rappresentano il sacrificio, la risolutezza e il coraggio di chi ci ha permesso di essere qui, oggi, donne e uomini, italiani e piacentini liberi.

O, ancora, l’esempio di Don Giuseppe Borea, cappellano dei partigiani, ma capace di abbracciare indistintamente il prossimo in nome degli ideali di pace e giustizia.

Nel periodo storico nel quale ci troviamo a vivere, contraddistinto dagli strascichi di una profonda crisi economica, dalle difficoltà occupazionali e dall’incertezza sull’avvenire dei nostri giovani, a Piacenza, come nel resto d’Italia, i valori della Liberazione, la tenacia, l’orgoglio e la determinazione, la volontà di chi ha combattuto in nome di quei valori, devono essere il più grande incentivo, la forza e la spinta più concreta per costruire le basi del nostro futuro e di quello dei nostri figli.

Oggi come allora abbiamo bisogno del coraggio. Oggi come allora dobbiamo guardare avanti con fiducia, per non dimenticare il passato, per difendere l’Italia e la Repubblica italiana che della Resistenza è figlia, i suoi simboli, la Bandiera, la Costituzione e la nostra Libertà. Nelle poche e chiare parole del primo articolo della Carta Costituzionale si sono unite culture diverse, marxista, liberale, cattolica. Ciò è stato possibile in nome di ideali più elevati, che sono quelli della Libertà e della Pace, che sono quelli dell’amore per la nostra Patria e per la Democrazia.

Occorre resistere alle spinte contingenti dei fatti e conservare i valori fondanti della nostra convivenza civile. E’ un impegno che dobbiamo a noi, ma soprattutto ai nostri giovani perché celebrino ogni giorno il valore della libertà.

Buon 25 aprile, Piacenza! Buona festa degli italiani.

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Festa della Liberazione a Piacenza

Non sono mancate anche a Piacenza le celebrazioni per la Festa della Liberazione del 25 aprile, che da 73 anni ci ricorda l’uscita di scena del nazifascismo dall’Italia e dell’oppressione tedesca. Da Barriera Genova fino a Piazza Cavalli un lungo serpentone ha sfilato accompagnato dalla colonna sonora della Banda Ponchielli, con sosta al Dolmen per un minuto di silenzio in onore dei caduti. Presente anche un gruppo di contestatori di ControTendenza, che durante l’arco dell’evento ha intonato cori e slogan contro la Giunta Barbieri, accusata di essere “fascista”, mostrando cartelli che recitavano: “Giunta Barbieri guardaspalle di Casapound”, “L’assessore Zandonella organizza raduni nazifascisti”, “La Giunta Barbieri chiude spazi sociali e li assegna a nazifascisti”. 

Il collettivo ControTendenza

Il sindaco durante il suo intervento in Piazza ha ricordato principi fondamentali come la democrazia e la libertà, “irrinunciabili nella coscienza, nella memoria, e nell’identità del nostro Paese, che in questa giornata carica di significati rimandano a un comune sentire su ciò che la guerra civile e la Resistenza hanno voluto rappresentare per la storia italiana, e proprio perchè il 25 aprile sia riconosciuto come la festa di tutti gli italiani, è importante che trovino la giusta collocazione nella memoria storica tutte le componenti del processo di maturazione che condusse alla piena acquisizione della libertà e l’indipendenza dall’oppressione straniera del popolo italiano. Ricordiamo tutti coloro che offrirono la loro solidarietà alla lotta per la libertà”.

“Non possiamo dimenticare il ruolo – prosegue il sindaco -, che ebbero i militari italiani che in seguito all’ 8 settembre 1943 scelsero di unirsi alla battaglia per la libertà e i nostri connazionali che indossando la divisa dell’esercito furono internati nei campi di concentramento in Germania rifiutando il rientro in patria che avrebbe significato la forzata adesione al regime. […] Solo le immagini dei nostri connazionali possono darci la forza per affrontare i problemi del tempo presente con una ritrovata unione d’intenti contraddistinta da un forte sentimento di appartenenza a questo Paese e dalla pacificazione degli animi. […]C’è un legame ideale tra gli eroi del Risorgimento e i soldati che scesero in trincea nella Grande Guerra e coloro che si batterono nelle file della Resistenza.

“E’ il momento di parlare non solo dell’impegno partigiano ma anche delle zone oscure della Guerra di Liberazione, penso al rispetto per i caduti su entrambe le parti, e in particolare penso soprattutto a quei giovani che si gettarono alle spalle tutto, andando incontro alla morte fieri degli ideali in cui credevano, infine il ricordo cade sui tanti piacentini che persero la vita sull’idea di libertà, uno su tutti Francesco Daveri, avvocato tra i fondatori del Comitato di Liberazione Nazionale che fu deportato e rinchiuso in un campo di concentramento e ucciso barbaramente l’11 aprile 1945, uno dei tanti piacentini che contribuì a costruire un’Italia nuova con un domani migliore”.

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