Carenza di sicurezza all’Avila, salta la festa degli studenti di Gioia e Colombini

A quasi due settimane dalla tragedia di Corinaldo, dove a fronte di una capienza del locale che ospitava il concerto di Sfera Ebbasta di 500 persone erano stati venduti 1500 biglietti circa, Piacenza prende provvedimenti nei confronti di una delle discoteche storiche della provincia, l’Avila in zona Rivalta.

Il prefetto Falco ha infatti preso posizione in merito alla festa degli studenti del Liceo Gioia e Colombini in programma venerdì, e che ora rischia seriamente di non aver luogo. “Non prendiamo decisioni sull’onda di un’emozione – afferma Falco -, con la massima tranquillità, e in perfetta linea con il questore Pietro Ostuni, lancio un messaggio che deve essere chiaro. Non esiste la legalità a tempo”.

Il dott. Falco non molla di un centimetro, “se di mezzo c’è la sicurezza dei più giovani”.

Il sindaco di Gazzola Simone Maserati

L’atto formale è stato firmato ieri dal sindaco di Gazzola Simone Maserati che, con una ordinanza, ha deciso la chiusura dell’Avila fino a quando non saranno adeguate le strutture ritenute non a norma dai tecnici. Secondo la Commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, infatti, non sarebbero stati ripesttati alcuni parametri di sicurezza richiesti.

Inutili i tentativi da parte degli organizzatori di trovare strade alternative (ipotesi rinvio serata). I gestori faranno partire al più presto i lavori per l’adeguamento del locale ma è molto difficile che possa riaprire le porte prima di gennaio.

Salvo soluzioni last minute salterà dunque Christmas Party e lo spettacolo dei rapper DrefGold, Sick Luke e Side Baby, nonostante gli 800 biglietti venduti.

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Al Liceo Cassinari inaugurazione dei locali riqualificati il 15 dicembre

Venerdì 15 Dicembre alle ore 14.30 al Liceo artistico “B. Cassinari” (in Via Scalabrini, 71 a Piacenza) sono in programma l’inaugurazione e la visita ai locali riqualificati dell’edificio, sottoposto a miglioramento antisismico.

I lavori, commissionati dal Seminario Vescovile, sono stati eseguiti con la supervisione della Provincia e la condivisione dell’Istituto.
L’importante operazione è stata resa possibile dal nuovo contratto di usufrutto fra il Seminario Vescovile (proprietario dell’immobile) e la Provincia, che sostituisce il precedente contratto di locazione.

Interverranno il Vescovo Mons. Gianni Ambrosio che benedirà i nuovi spazi, il presidente della Provincia Francesco Rolleri e il direttore generale Vittorio Silva.
Parteciperanno inoltre il dirigente scolastico Prof. Giovanni Tiberi e gli studenti presenti in sede, oltrechè Mons. Celso Dosi, Rettore del Seminario ed alcuni rappresentanti della ditta Edilvalla di Piacenza, esecutrice dei lavori.




Uscito Eduscopio 2017, l’atlante delle migliori scuole superiori d’Italia. Focus su Piacenza

Eduscopio, progetto della Fondazione Giovanni Agnelli che dal 2014 considera quali sono i Licei italiani che meglio preparano a una luminosa carriera accademica e lavorativa, per un totale di 703 mila studenti considerati.

INDIRIZZI TECNICI: PIACENZA IMBATTIBILE




Alessia: nove mesi in Cina, al confine con la Russia. Meno 40 gradi e dodici ore di lezione al giorno

Ad ispirarla è stata una frase di Marcel Proust “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Alessia Casali, 18 anni, piacentina, studentessa del Colombini, ad un certo punto ha deciso di lasciare la sua comoda casa a Ivaccari e di partecipare, per un anno scolastico, ad un programma di scambio interazionale.

Si è iscritta ad Intercultura, ha vinto una borsa di studio e la ”roulette” delle assegnazioni l’ha portata in Cina a Huanan, 1.650 chilometri da Pechino, 17 ore d’auto, praticamente sul confine con la Russia, non lontanissima da Vladivostock. Una località davvero remota dove d’inverno la temperatura tocca i meno 40 gradi.

Alessia è rientrata da poco in Italia (lo scorso giugno). Ha visto online la nostra rubrica “Generazione Erasmus” e ci ha contattato per raccontarci la sua storia (chiunque volesse fare come lei, studente liceale o universitario può scriverci a redazione@piacenzaonline.info)

Alessia partiamo dall’inizio. Come mai hai deciso di andare a trascorrere un anno all’estero?

Sono sempre stata interessata, da quando ero più piccola. Volevo mettermi alla prova, fare qualcosa di diverso da quello che facevano i miei compagni e volevo imparare un’altra lingua. Quindi ho deciso di partire.

Sei partita con Intercultura giusto? Come hai conosciuto l’associazione?

Si con Intercultura. L’ho conosciuta in ambito scolastico. Vado al Colombini ed un giorno è venuto un loro rappresentante che ci ha presentato l’associazione. Da lì ho iniziato ad interessarmi ed ho deciso di partecipare.

Hai concorso per una borsa di studio?

Si ho vinto una borsa di studio per un valore di 10 mila euro.

Solitamente Intercultura chiede di scegliere dieci possibili destinazioni in ordine decrescente. Tu cosa avevi scelto?

Avevo scelto Austria, Germania, Svizzera, Olanda. Portogallo, Argentina Cina, Svezia, Filippine Brasile.

Quindi per te l’opzione Cina era un’eventualità molto remota. Non te lo aspettavi?

No, non me la sarei mai aspettata infatti era la mia settima scelta. E’ stato un po’ uno shock all’inizio.

Nonostante l’iniziale disorientamento hai deciso comunque di proseguire su questa strada?

Si ho deciso di andare avanti perché per me la cosa fondamentale era partire. La meta non contava più di tanto. Non nascondo che all’inizio avevo paura. La Cina è molto diversa da noi. Quindi avevo molto timore ma questo non mi ha fermato. Sono andata lo stesso.

La reazione dei tuoi genitori?

All’inizio è stato spiazzante anche per loro perché la Cina è molto lontana ed anche molto diversa. Poi mi hanno vista felice e si sono tranquillizzati.

L’impatto come è stato una volta arrivata? Innanzitutto hai fatto un lungo viaggio. Da sola?

Ventiquattro, venticinque ore di volo. Abbiamo fatto scalo a Dubai.  Ero con tutti i ragazzi di Intercultura che andavano in Cina. Eravamo novanta.

Sono arrivata e … c’erano tutte delle scritte in cinese, tutti mi parlavano in cinese, perché nessuno sapeva parlare inglese. Scioccante.

Poi ci hanno diviso. Io sono andata in una cittadina dove c’era solo un altro italiano. Altre 24 ore in treno per arrivarci.

Ho fatto molta fatica all’inizio. Poi, pian piano è migliorato tutto.

In che famiglia sei capitata?

Ho fatto un programma “boarding school” quindi vivevo in un college dal lunedì al venerdì e al sabato e domenica ero in famiglia.

Il papà era il preside della mia scuola. Poi avevo una mamma ed una sorellina più piccola, di sette anni.

Come è stato vivere con loro?

Bello, anche se ero con loro solo in alcuni week-end, perché in Cina al sabato e alla domenica si va a scuola. Nonostante la diversità … mi son sentita a casa. All’inizio è stato difficile soprattutto per quanto riguarda il cibo e la lingua. La lingua è l’ostacolo più grosso alla fine. Loro non parlano l’inglese. Ma sono riuscita ad ambientarmi bene.

Come è organizzata la scuola? Quante ore si fanno?

Noi stranieri facevamo dodici ore. Dalle 7,30 di mattina alle 19,30. I cinesi iniziano invece alle 5,30 del mattino e finiscono alle 22,30.

Ma cosa fanno a scuola durante tutte queste ore? Studiano e basta o fanno anche attività?

No, no. Non ci sono attività. Studiano continuamente perché per loro lo studio è molto importante per il futuro, per avere un buon lavoro. Si studiano grossomodo le stesse materie che si studiano in Italia ma molto intensificate. Quello che studiano nelle scuole superiori, in matematica, da noi lo si studia all’università.

Quindi hai trovato la scuola più difficile della nostra?

Si, molto difficile. Io ho fatto molta più fatica.

Come hai fatto ad affrontare per dodici ore al giorno una scuola oltretutto in una lingua che all’inizio non conoscevi?

Sono arrivata ad agosto e da agosto a dicembre ho studiato solo cinese per dodici ore al giorno, quindi – dopo quel periodo – lo sapevo già parlare bene. Da dicembre in poi ho iniziato a seguire le normali lezioni. Studiandolo per così tante ore al giorno il cinese, alla fine, lo impari. Poi ovviamente essendo in Cina tutti ti parlano in quella lingua. Visto che nessuno parla inglese è scattato un meccanismo di sopravvivenza … per farmi capire.

Quanti giorni alla settimana frequentavate le lezioni?

Sette giorni su sette.  Ma visto che eravamo stranieri facevamo un week-end si ed uno no.

Vuoi dire che loro studiano senza sosta?

Si. Non fanno mai pausa, mai vacanza a parte il Capodanno cinese e le vacanze estive.

All’inizio come è stato, anche dal punto di vista emotivo, la mancanza della famiglia …? Li sentivi via Skype?

Si via Skype una volta a settimana. All’inizio è stato difficile soprattutto verso dicembre, durante le feste italiane. A Natale sono andata a scuola … mi mancava un po’ casa. All’inizio si è stato difficile perché ero da sola (a parte un altro ragazzo italiano) ad affrontare tutto. Alla fine quando ho dovuto lasciare la Cina per tornare in Italia … non avrei voluto più partire.

C’erano anche altri ragazzi stranieri oltre a voi due italiani?

Si nel college c’erano delle ragazze thailandesi, dei ragazzi americani e inglesi.

Hai anche ottenuto una certificazione?

Si di lingua cinese, l’HSK 5, penultimo livello di competenze in lingua cinese per stranieri.

Come è stato, una volta rientrata, riabituarsi a vivere in Italia?

Onestamente? Difficile! Dopo aver vissuto in un college rientrare in una famiglia è stato complicato. Poi chiaramente è andata bene, mi sono riadattata.

Il prossimo traguardo, una volta fatta la maturità?

Voglio frequentare l’università di lingue orientali a Venezia.

Cosa sogni di fare da grande?

Vorrei fare l’interprete, la mediatrice.




Generazione Erasmus: l’esperienza di Marta in Canada

Sono sempre più numerosi gli studenti liceali piacentini che scelgono di trascorrere all’estero un periodo variabile fra un mese ed un intero anno scolastico.

Ragazzi che vengono “adottati” da famiglie generalmente volontarie che cioè non ricevono alcun rimborso in cambio dell’ospitalità che offrono. Le mete più gettonate sono gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda, l’Irlanda e l’Inghilterra. Ma non mancano destinazioni più inusuali come il Sudafrica, la Costarica, la Thailandia.

L’organizzazione più famosa che opera in questo settore è Intercultura, una Onlus costituita da volontari che offre decine e decine di mete e soprattutto tantissime borse di studio (utili per coprire le spese di queste esperienze di vita all’estero che sarebbero altrimenti parecchio onerose per le famiglie d’origine).

Ci sono numerose altre organizzazioni come ad esempio le milanesi Astudy e STS che sono entrambe emanazione di due organizzazioni scandinave che offrono uguale serietà, rispetto ad Intercultura, ma programmi maggiormente personalizzati e più possibilità di scelta per quanto riguarda le mete. Il periodo trascorso all’estero viene – per legge – riconosciuto pienamente dalle scuole d’origine.

Mentre per gli studenti universitari esiste il famoso programma di scambio Erasmus per i liceali (solitamente al quarto anno e quindi ancora minorenni) questi percorsi sono l’occasione ideale per frequentare scuole organizzate in maniera totalmente diverse rispetto a quella italiana (generalmente molto più moderne) e per confrontarsi con nuove culture.  Il tutto viene fatto con il supporto di “step family” famiglie adottive che accolgono i ragazzi come veri e propri figli ed offrono loro un ambiente “protetto”.

Attraverso questa rubrica cercheremo, nei prossimi mesi, di raccontare le storie di tanti liceali (ma anche universitari piacentini) che hanno deciso di vivere uno scampolo della loro vita all’estero. La chiameremo Generazione Erasmus proprio perché il programma europeo compie 30 anni esatti dalla sua nascita ed è ormai diventato per tutti sinonimo della mobilità studentesca. (Chi volesse contribuire raccontando la propria storia può contattarci via email: redazione@piacenzaonline.info)

Ad inaugurare questa rubrica ci aiuta Marta Silvani, diciotto anni, studentessa piacentina del classico Gioia che è appena rientrata da un breve programma estivo di Intercultura in Canada (nella foto di copertina Marta è la seconda da sinistra).

Come è andata Marta?

È stato meraviglioso, mi sono sentita messa alla prova ma al contempo accolta e accompagnata da persone amiche in un’esperienza che non mi sarei mai aspettata!

Tu avevi scelto il Canada. Soddisfatta della scelta? Cosa ti ha colpito di più di questo paese?

Mi ha colpito la gentilezza della società canadese. Tanto per dire fanno sempre la fila per il pullman e non c’è rischio che, se chiedi indicazioni per la strada al primo sconosciuto che incontri, tu non riceva in cambio un sorriso e l’aiuto migliore che l’altro possa darti!

Per di più l’organizzazione e la pulizia dei luoghi pubblici sono impressionanti.

Ora che sei tornata a Piacenza, cosa ti manca?

Mi mancano un sacco tutti i miei amici, nonostante venissimo da parti opposte del mondo. Eravamo 14 Italiani, 8 Giapponesi, 2 Tedesche, 1 Guatemalteca ed 1 ragazza di Hong Kong; un gruppo estremamente compatto. Quei ragazzi mi hanno fatto sentire come a casa.

A proposito di casa, come era la tua famiglia ospitante.

La situazione non era meno multietnica: avevo una sorella giapponese, una brasiliana, una messicana ed un fratello tedesco. Tutti loro sono ormai come parte della mia famiglia, insieme alla dolcissima signora che ci ospitava.

Qualche aspetto negativo?

Nel complesso, non mi pento di un singolo momento trascorso a Montreal, né tantomeno di aver tentato il concorso: credo sia stato il mese più bello della mia vita!