La piacentina Marta Silvani finalista alle Olimpiadi di Filosofia

Si è conclusa oggi, a Roma, la tre giorni della finale nazionale delle Olimpiadi di Filosofia, giunte quest’anno alla XXVI edizione. Si tratta della più importante competizione filosofica nazionale, una gara che favorisce nelle giovani e nei giovani lo sviluppo del pensiero critico e del dialogo, per una formazione volta al confronto delle idee nel rispetto dell’altro e della diversità.

C’era anche la piacentina Marta Silvani, studente (al quinto anno) del Liceo Classico Melchiorre Gioia, fra gli 86 finalisti (41 ragazze e 45 ragazzi) selezionati a seguito delle gare d’istituto e regionali. Marta e gli altri concorrenti hanno dovuto cimentarsi nella scrittura di un saggio filosofico in lingua italiana o in lingua straniera (inglese, francese, tedesco, spagnolo), in uno degli ambiti previsti (teoretico, gnoseologico, etico-politico, estetico).

Una competizione in costante crescita come dimostra il numero di partecipanti che sono stati più di 10.000 nelle fasi intermedie (erano 4.000 nel 2015); 435 gli istituti coinvolti fra Italia e scuole italiane all’estero.

Le tracce della Finale

Gli argomenti proposti ai finalisti riguardavano il ruolo della filosofia (ambito teoretico), a partire da una citazione di Fabbrichesi; l’importanza dell’interpretazione e della soggettività nella conoscenza (ambito gnoseologico), con l’aiuto dalle parole di Nietzsche; la rilevanza della giustizia all’interno della politica e dello Stato (ambito etico politico), con una riflessione di J. Rawls; il rapporto tra arte e conoscenza (ambito estetico), con una riflessione di H.G.Gadamer.

“La filosofia ci aiuta ad avere una prospettiva più positiva per il futuro”

Marta Silvani dopo aver passato la selezione regionale ha partecipato alla finale nazionale nella sezione di lingua straniera (inglese). Una bella esperienza che ci racconta mentre ancora si trova nella capitale insieme agli altri finalisti.

Da dove nasce la tua passione per la filosofia?

«Abbiamo una insegnante molto brava che è stata in grado di rendere la materia accattivane e che mi ha fatto nascere l’amore per la filosofia. Credo che in questa disciplina – forse ancora più che in altre – sia fondamentale che il docente sappia trasmettere la sua passione».

Nell’epoca dei social e degli smartphone la filosofia riesce ad essere attuale ed interessante anche per giovani come te?

«La filosofia non può che essere attuale. E’ un modo di vedere il mondo che si può applicare a qualsiasi cosa. Come dice la mia prof. …. anche un piatto di spaghetti può essere visto con filosofia! La filosofia serve per conoscere il passato, per analizzarlo con sguardo critico e attraverso questo sguardo critico guardare al futuro. In un mondo come quello di oggi, che non è capace di immaginare un futuro meno che drammatico,  la filosofia, secondo me, può essere la strada per trovare una prospettiva un po’ più positiva per il futuro».

Quindi vedi il tuo futuro come filosofa od almeno come studente di filosofia?

«La mia prima scelta in verità è veterinaria, non filosofia. Se però non passassi le selezioni a quel punto probabilmente sceglierei proprio filosofia, a Pavia per diventare insegnante. Più che ricercatrice mi piacerebbe a mia volta trasmettere ad altri il mio amore per questa disciplina. Una filosofia che però non sia storia ma dialogo. Se c’è una mancanza della scuola italiana è proprio questa c’è poco dialogo filosofico e molta storia della filosofia. Ci vorrebbero invece più scontro di opinioni, contraddizione, dialogo filosofico».




Generazione Erasmus: l’esperienza di Marta in Canada

Sono sempre più numerosi gli studenti liceali piacentini che scelgono di trascorrere all’estero un periodo variabile fra un mese ed un intero anno scolastico.

Ragazzi che vengono “adottati” da famiglie generalmente volontarie che cioè non ricevono alcun rimborso in cambio dell’ospitalità che offrono. Le mete più gettonate sono gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda, l’Irlanda e l’Inghilterra. Ma non mancano destinazioni più inusuali come il Sudafrica, la Costarica, la Thailandia.

L’organizzazione più famosa che opera in questo settore è Intercultura, una Onlus costituita da volontari che offre decine e decine di mete e soprattutto tantissime borse di studio (utili per coprire le spese di queste esperienze di vita all’estero che sarebbero altrimenti parecchio onerose per le famiglie d’origine).

Ci sono numerose altre organizzazioni come ad esempio le milanesi Astudy e STS che sono entrambe emanazione di due organizzazioni scandinave che offrono uguale serietà, rispetto ad Intercultura, ma programmi maggiormente personalizzati e più possibilità di scelta per quanto riguarda le mete. Il periodo trascorso all’estero viene – per legge – riconosciuto pienamente dalle scuole d’origine.

Mentre per gli studenti universitari esiste il famoso programma di scambio Erasmus per i liceali (solitamente al quarto anno e quindi ancora minorenni) questi percorsi sono l’occasione ideale per frequentare scuole organizzate in maniera totalmente diverse rispetto a quella italiana (generalmente molto più moderne) e per confrontarsi con nuove culture.  Il tutto viene fatto con il supporto di “step family” famiglie adottive che accolgono i ragazzi come veri e propri figli ed offrono loro un ambiente “protetto”.

Attraverso questa rubrica cercheremo, nei prossimi mesi, di raccontare le storie di tanti liceali (ma anche universitari piacentini) che hanno deciso di vivere uno scampolo della loro vita all’estero. La chiameremo Generazione Erasmus proprio perché il programma europeo compie 30 anni esatti dalla sua nascita ed è ormai diventato per tutti sinonimo della mobilità studentesca. (Chi volesse contribuire raccontando la propria storia può contattarci via email: redazione@piacenzaonline.info)

Ad inaugurare questa rubrica ci aiuta Marta Silvani, diciotto anni, studentessa piacentina del classico Gioia che è appena rientrata da un breve programma estivo di Intercultura in Canada (nella foto di copertina Marta è la seconda da sinistra).

Come è andata Marta?

È stato meraviglioso, mi sono sentita messa alla prova ma al contempo accolta e accompagnata da persone amiche in un’esperienza che non mi sarei mai aspettata!

Tu avevi scelto il Canada. Soddisfatta della scelta? Cosa ti ha colpito di più di questo paese?

Mi ha colpito la gentilezza della società canadese. Tanto per dire fanno sempre la fila per il pullman e non c’è rischio che, se chiedi indicazioni per la strada al primo sconosciuto che incontri, tu non riceva in cambio un sorriso e l’aiuto migliore che l’altro possa darti!

Per di più l’organizzazione e la pulizia dei luoghi pubblici sono impressionanti.

Ora che sei tornata a Piacenza, cosa ti manca?

Mi mancano un sacco tutti i miei amici, nonostante venissimo da parti opposte del mondo. Eravamo 14 Italiani, 8 Giapponesi, 2 Tedesche, 1 Guatemalteca ed 1 ragazza di Hong Kong; un gruppo estremamente compatto. Quei ragazzi mi hanno fatto sentire come a casa.

A proposito di casa, come era la tua famiglia ospitante.

La situazione non era meno multietnica: avevo una sorella giapponese, una brasiliana, una messicana ed un fratello tedesco. Tutti loro sono ormai come parte della mia famiglia, insieme alla dolcissima signora che ci ospitava.

Qualche aspetto negativo?

Nel complesso, non mi pento di un singolo momento trascorso a Montreal, né tantomeno di aver tentato il concorso: credo sia stato il mese più bello della mia vita!