Le dieci finaliste a Capitale italiana della Cultura si ritrovano a macerata

Anche Piacenza, con l’assessore alla Cultura Massimo Polledri, sarà presente nel fine settimana al convegno “Il Grand Tour delle Capitali della cultura 2020: una mappa di sviluppo territoriale”, organizzato dal Comune di Macerata.

L’evento rappresenta la seconda tappa, dopo quella di Casale Monferrato tenutasi lo scorso aprile, di un ciclo di iniziative e incontri che toccheranno tutte le città in questione, con i prossimi appuntamenti già fissati in settembre a Nuoro e in novembre a Merano. “Nella cornice della località marchigiana – sottolinea l’assessore Massimo Polledri -, i rappresentanti delle dieci città finaliste al titolo di Capitale italiana della Cultura per il 2020 si confronteranno per individuare un linguaggio comune volto a porre le basi di una rete diffusa della cultura italiana che, coinvolgendo territori diversi, consenta di continuare l’esperienza avviata con la candidatura alla competizione indetta dal Mibact.

Sarà quindi un’ulteriore e preziosa occasione per rafforzare il dialogo tra le città finaliste, accomunate dalla scelta forte di investire sulla cultura e sul territorio. Tra queste naturalmente Parma e Reggio Emilia – conclude l’assessore -, con cui il cammino congiunto in seno a Destinazione Turistica Emilia ha già sancito un percorso unitario e di prioritaria collaborazione”.




In Sant’Ilario” le canne” fanno una vittima: uccidono il dibattito

E’ davvero un peccato che Piacenza, nonostante le svariate vestigia romane presenti su territorio, non abbia un Amphitheatrum Flavium, un Colosseo. Sarebbe stato il luogo ideale dove far svolgere l’incontro di ieri sera intitolato “L’erba della morte: la cannabis”.

Perché – alla fine – quello che avrebbe dovuto essere un dibattito con approccio (più o meno) scientifico ad un tema già di per sé controverso, si è trasformato in nulla più di una bollente arena.

Già il luogo era poco indicato visto che – con buona pace dei progettisti –  l’impianto di condizionamento di Sant’Ilario storicamente non ha mai retto il peso dell’estate.

Ad essere poco adatti gli uni agli altri erano soprattutto platea ed oratori che si sono fronteggiati a suon di decibel.

Per chi ha qualche lustro sulle spalle sembrava di essere tornati ad assistere ad una puntata di “A boccaperta”, il programma condotto da Gianfranco Funari.

Ieri sera si urlava come si urla su Facebook, senza leggere (od ascoltare) l’altro ma alzando il tono per sovrastare il pensiero della conroparte.

Pressoché impossibile sentire cosa avessero da dire i relatori fra cui il senatore Simone Pillon, capogruppo della Commissione Giustizia, armato del numero 79 di Focus extra dal titolo: “Droga”.

L’esponente bresciano della Lega non ha potuto però dar fondo alle argomentazioni di questo “bignami scientifico” perché sovrastato da fischi ed insulti di un pubblico (in buona parte composto da esponenti di Controtendenza) lì convenuto non per ascoltare e semmai ribattere, ma per strillare.  Giovani che, probabilmente e legittimamente, della canna libera fanno un credo di vita, ma che gettavano “fumo acustico” sopra ogni cosa.

A farsi sentire, fra i pochi, l’on. Tommaso Foti, non per nulla cresciuto, dal suo padre politico putativo Carlo Tassi, a latte e comizi.

Foti ha fatto breccia – per qualche istante – fra le robuste ugole di Controtendenza ma alla fine non ha parlato di canne ed affini bensì ha sottolineato come in democrazia bisognerebbe non solo parlare ma anche ascoltare gli avversari perché altrimenti il confronto politico è morto.   Parole, anche queste andate subito in fumo ….

All’assalto del palco anche un reduce di tante battaglie politico-culturali come Alberto Esse che, a stento trattenuto dalla Digos, ha ripetutamente conquistato il microfono per inveire contro il capitalismo di cui la droga sarebbe frutto. «Per eliminare la droga bisogna eliminare il capitalismo» la sua ricetta.

Forse con un titolo diverso, meno forzato, le cose sarebbero andate altrimenti. Battezzare un convegno “L’erba della morte”, come hanno fatto i promotori della serata (l’assessore alle Politiche della Famiglia, Massimo Polledri e l’assessore alla Sicurezza urbana ed alle Politiche giovanili, Luca Zandonella oltre al Comune di Fiorenzuola) aveva già buone probabilità di portare alla morte del dibattito e così è stato.

Unico, grande assente in questa serata “al calor bianco” un bel calumet della pace con … un po’ di cannabis curativa e calmante per tutti!




Polledri e Murelli intervengono sul trasferimento dell’archivio: “Nessuno ne sa nulla. Reggi faccia chiarezza”

«A parte il fatto che lo abbiamo letto sulla stampa, desidereremmo sapere dal direttore del Demanio quali sono tempi per i lavori nel monastero di Sant’Antonino (la ex caserma Cantore) per il trasferimento definitivo dell’Archivio di Stato. Quello che l’Archivio contiene è patrimonio della città e la stessa sede è del Comune. Non si può deciderne cosa farne senza interpellare nessuno». Lo afferma la deputata Elena Murelli (Lega) che il 25 giugno ha visitato l’attuale sede, a Palazzo Farnese, con l’assessore comunale alla Cultura, Massimo Polledri, dopo la notizia che il direttore del Demanio, l’ex sindaco Roberto Reggi, ha auspicato un’accelerazione dei lavori mettendo a disposizione 2,5 milioni di euro. «Non solo non abbiamo avuto informazioni ufficiali su Palazzo Farnese, che è un immobile del Comune – ha rincarato Polledri – ma nemmeno sappiamo nulla sulle risorse che dovrebbero essere stanziate o sullo stato in cui sarà riconsegnato al termine dei lavoro. future scelte culturali. Chiediamo delle certezze. Si parla di un piano del Demanio, ma nessuno ne era a conoscenza. Non credo che il Demanio sia una società privata di proprietà di Reggi».

Una parte dei documenti si trova già nell’ex monastero, mentre al secondo piano di Palazzo Farnese – sopra la Cappella Ducale – si trovano i manoscritti più antichi, tra cui due pergamene del X secolo, tantissimi atti notarili che vanno dal 1200 al 1400. Un tesoro culturale «che deve essere salvaguardato e valorizzato» ha concluso Murelli.




Biblioteca albanese alla Passerini Landi? L’assessore Polledri dice no

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Alberto Spagnoli, meglio noto con il nome d’arte di Alberto Esse sula vicenda della biblioteca albanese, da anni in cerca di una collocazione. Attualmente custodita in un garage poteva essere collocata presso la Passerini Landi ma l’assessore Massimo Polledri ha espresso parere negativo. Una scelta che Alberto esse critica definendola “miope chiusura”

“Con riferimento alla lettera prot. N. 17749 del 12/2/2018 in cui viene avanzata la richiesta di allestire all’interno della Biblioteca Comunale Passerini Landi uno scaffale dedicato alla ‘Biblioteca Albanese 29 Novembre’ sono a riferire il parere negativo espresso dall’assessore”.

Questa è la laconica risposta dell’incolpevole direttore della Biblioteca Passerini Landi alla domanda avanzata dalla Biblioteca Albanese (incolpevole perché il parere negativo è dell’assessore Polledri).

La Biblioteca Albanese “29 Novembre” si è costituita come organismo culturale non a fini di lucro nel Marzo del 1993 e con la sua dotazione di oltre duemila libri è la più importante biblioteca albanese presente in Italia.

Da quella data, oltre alla sua attività istituzionale consistente nel fornire un sostegno documentario sull’Albania ad università, ricercatori, studiosi (tra cui il filosofo Ludovico Geymonat, la linguista e scrittrice Maria Corti, lo studioso di cultura popolare Michele Straniero) giornalisti mass media nazionali ecc. e nel praticare la consultazione ed il prestito librario ai propri utenti, in maggioranza immigrati albanesi, ma non solo, si è dedicata ad una molteplice attività di carattere culturale nel campo della interazione culturale.

La biblioteca ha avuto la sua sede pubblica presso la Casa delle Associazioni di Via Capra fino alla chiusura di questa e oggi si trova in scatoloni stipati in un garage.

Nel periodo 15-21 Novembre 2003 è stata realizzata presso la Biblioteca Passerini Landi con il patrocinio del Comune di Piacenza e dell’Ambasciata albanese in Italia un’esposizione di Libri Fotografici sull’Albania dal titolo “ALBANIA: LIBRI FOTOGRAFICI, da Pietro Marubi a Niko Xhufka”. All’inaugurazione erano presenti il Direttore della Biblioteca Passerini Landi Stefano Pronti, la Direttrice della Biblioteca Albanese “29 Novembre” Paola Guerra, l’Assessore alla Cultura del Comune di Piacenza Vittorio Anelli e l’Ambasciatore Albanese Pëllumb Xhufi.

In questi anni tutti gli assessori succedutesi da Anelli a Reggi, da Trespidi a Parenti hanno espresso un loro interessamento per dare una dignitosa sede alla Biblioteca Albanese possibilmente all’interno della Passerini Landi, purtroppo con scarsi risultati pratici. Quest’ultima richiesta, viste la difficoltà precedenti, proponeva la sistemazione (in comodato d’uso gratuito) di una selezione di 100/150 titoli degli oltre 2500 volumi che sarebbero andati a costituire semplicemente uno scaffale (libero) della sezione lingue straniere arricchendo, tra l’altro, la Passerini Landi di una sezione linguistica unica in Italia.

La risposta dell’Assessore costituisce una miope chiusura nei confronti di una iniziativa di facile realizzazione che avrebbe potuto dotare la Passerini Landi di un settore librario che costituisce una eccellenza nel suo genere per importanza e interesse nazionale.

Altresì è una offesa alla comunità albanese di Piacenza (la seconda per ordine di importanza) da sempre sostenitrice ed utente della biblioteca ed anche alla figura di Paola Guerra, a cui attualmente è intitolata la Biblioteca Albanese e che oltre ad essere stata direttrice storica della stessa, ha fondato a Piacenza la mediazione culturale e ed è autrice dei principali dizionari e manuali di lingua albanese pubblicati in Italia (con Vallardi e Zanichelli).

Alberto Spagnoli (Alberto Esse)




Il presidente della Ricci Oddi: “Dall’assessore Polledri imprecisioni e considerazioni superficiali”

Si apre un altro fronte di scontro per l’assessore alla cultura Massimo Polledri. Questa volta il motivo del contendere è la Galleria Ricci Oddi intorno alla quale il clima si è fatto incandescente. Tutto è nato da una interrogazione del consigliere Roberto Colla (Piacenza Più) sottoscritta anche da Paolo Rizzi. Nella seduta del 10 aprile l’assessore Polledri ha risposto ai consiglieri attaccando l’attuale gestione e preannunciando un possibile taglio di contributi. La polemica, in questi giorni si è mano a mano gonfiata, sia sui social sia sulla stampa ed oggi arriva una durissima replica a firma del presidente della galleria Massimo Ferrari che preannuncia la probabile chiusura della Ricci Oddi per mancanza di fondi adeguati e sottolinea come i finanziamenti del Comune non siano una regalia dell’amministrazione ma derivino da un preciso contratto stabilito al momento della donazione.

Di seguito il testo integrale del comunicato stampa

“Non è mia consuetudine confondere il piano delle competenze personali con le tante mistificazioni e sterili polemiche che, spesso per motivi strumentali, popolano la scena politica.

Tuttavia, in quest’occasione, dopo essermi confrontato con il Consiglio di Amministrazione della Galleria Ricci Oddi che presiedo, ho ritenuto indispensabile chiarire a mezzo stampa alcune questioni che ci riguardano; un’occasione per sgomberare il campo dalle tante imprecisioni e superficiali considerazioni presenti nelle parole pronunciate dall’Assessore Polledri nel suo intervento all’interno del Consiglio comunale del 9 aprile 2018.

L’atteggiamento che traspare dal discorso dall’Assessore, che troppo spesso abbiamo visto ripetersi negli anni indipendentemente dal “colore” politico rappresentato, attesta ancora una volta come le amministrazioni comunali nel succedersi del tempo pretendano di decidere le linee culturali, l’orizzonte promozionale, le scelte strategiche della Galleria piacentina in spregio agli atti fondativi e dello spirito con cui la stessa venne istituita dal fondatore.

Fin dall’atto della sua istituzione la nostra Galleria vive, come ebbe a disporre Giuseppe Ricci Oddi, libera da costrizioni politiche ancorché amministrative nei riguardi di ogni tipo di scelta intellettuale e tutto questo è sancito dallo Statuto originario, che prevede – quale unico organismo istituito a questo scopo – il Consiglio di Amministrazione della Galleria.

È spiacevole dover ancora una volta ricordare che l’Amministrazione Comunale e la Galleria Ricci Oddi sono legate da un preciso vincolo espresso attraverso l’originaria “donazione modale” dalla quale – per chi volesse prenderne lettura – emerge chiaramente l’obbligo in capo all’Amministrazione di provvedere al mantenimento della Galleria stessa, pena la risoluzione del contratto. Facile constatare come Giuseppe Ricci Oddi abbia voluto garantire la sicurezza del mantenimento di una così preziosa ricchezza offerta alla Città di Piacenza come bene comune a tutti i cittadini e non agli esponenti delle diverse amministrazioni nel succedersi del tempo.

Questo è, in sintesi, il motivo indispensabile per il godimento di un tate patrimonio e questo è forse quello che non si deve mai dimenticare nell’intraprendere qualsiasi riflessione sulla Galleria, che deve rimanere al difuori ed al di sopra della dialettica politica.

Alla luce di quanto detto è importante chiarire che il finanziamento comunale alla Galleria Ricci Oddi viene corrisposto in ragione degli impegni assunti all’atto della costituzione ed a valle di un bilancio preventivo, predisposto dal Consiglio di Amministrazione ove siedono due membri di nomina comunale, regolarmente inviato e sottoscritto dal Comune stesso. Nonostante la chiarezza e la semplicità della procedura prevista dal fondatore, da alcuni anni l’amministrazione comunale stanzia somme insufficienti a coprire il bilancio di previsione lontane dalle effettive esigenze per la gestione della Galleria.

A titolo esemplificativo, basti rammentare che negli ultimi due anni, gli stanziamenti sono stati disattesi nei termini che seguono: nel 2017 è stata erogata la somma di 170.000 euro (a fronte di un bilancio preventivo come da Statuto che stabiliva in 200.000 euro la somma minima di sussistenza) e per il 2018 addirittura 150.000 euro (a fronte di un preventivo di 240.000 euro). Impossibile capire come mai in Consiglio Comunale l’Assessore Polledri abbia erroneamente parlato di una cifra di 180.000 come previsione per quest’anno visto che i bilanci sono depositati e, in più occasioni, sono stati esposti agli organi comunali competenti tra cui lo stesso Assessore. Le somme stanziate non consentono di mantenere la Galleria nello stato di efficienza e perfino di decoro che credo sarebbe dovuto.

Certamente, alla luce di quanto detto, il tema principale all’ordine del giorno del prossimo Consiglio di Amministrazione sarà la chiusura della Galleria a tempo da definire proprio per la mancanza di fondi destinati all’ordinaria gestione.

Anche i dati forniti dall’Assessore in merito al numero di visitatori richiedono una precisazione premettendo che è particolarmente difficile immaginare una Galleria attrattiva quando all’endemico problema di condizionamento dei locali nella stagione estiva – che da anni rinvia la sua soluzione nelle tante promesse politiche – si è aggiunta nei mesi scorsi l’insufficiente temperatura dei locali durate la stagione invernale. Sovente il termometro nel mese di dicembre e gennaio non ha superato per tanti giorni i 13 gradi compromettendo non solo la sicurezza delle opere esposte ma ostacolando lo svolgimento di qualsiasi attrattività. Di tutte queste cose sono al corrente sia l’Amministrazione che gli uffici competenti ai quali quotidianamente vengono fatti presenti i problemi manutentivi che variano dalle infiltrazioni d’acqua alla sicurezza delle opere, al decoro dell’immobile.

Nessuna iniziativa è stata presa a riguardo, solamente ora la questione viene sollevata con estrema superficialità attraverso le critiche che abbiamo sentito nel Consiglio Comunale del 9 aprile e che tanto ricordano la favola lupus et agnus.

Nel 2017 gli ingressi sono aumentati sia in numero assoluto che in valore corrisposto per il biglietto d’ingresso, come si può rilevare dai dati forniti, ricordando che una delle missioni che ci siamo prefissati da sempre è quella di intensificare i rapporti con le visite degli istituti scolastici e le tante iniziative culturali per le quali il pubblico gode di un biglietto ridotto quando non gratuito. Anche l’evento Guercino nel 2017, pur avendo aumentato il numero dei visitatori complessivi, non ha aumentato in percentuale corrispondente le entrate proprio per queste agevolazioni. Le tante iniziative organizzate contribuiscono al contempo, grazie alle sponsorizzazioni che le attivano, a sopperire alle inadeguate risorse messe a disposizione dal Comune.

Le iniziative culturali più importati che hanno portato la Galleria Ricci Oddi alla ribalta della stampa nazionale, non ultima la recensione alla mostra sul lavoro di Vasco Bendini pubblicata sulle pagine della cultura del Corriere della Sera, sono state interamente sostenute – a partire da progetti elaborati all’interno del Consiglio di Amministrazione – dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e dalla Banca di Piacenza che si sono dimostrate Istituzioni sensibili allo spirito culturale che anima la Galleria, oggi unici motori della ricerca altrimenti impossibile da sostenere.

Di recente gli accordi con l’Associazione Confindustria Piacenza o con associazioni di servizio come il Rotary Piacenza hanno colmato alla scala minore iniziative culturali e promozionali necessarie a consolidare iniziative legate al territorio e di ricerca. Non ultime, le relazioni di prestito e scambio con altre istituzioni museali permettono di reperire in maniera autonoma le risorse per la conservazione delle opere esposte. Conservazione che richiede cifre considerevoli che il Comune non prende in considerazione.

Sul questo punto mi sia consentito di rammentare all’Assessore Polledri lo stato di abbandono in cui versano le opere in comodato d’uso dalla Galleria al Comune e che forniscono uno spettacolo tutt’altro che edificante nei locali del Municipio.

E’ poi facile rilevare come altri musei di simile importanza culturale, non due ahimè (come erroneamente riportato dall’Assessore che, dopo una chiacchierata nella quale io alludevo alla relazione con il Museo Revoltella di Trieste dando per scontata la conoscenza da parte del mio interlocutore l’elementare conoscenza di altri giganti museali di addirittura maggior prestigio come la Galleria d’Arte Moderna di Roma, i Musei di Genova Nervi, ecc.) ma almeno sei o sette entità in Italia, godano di promozioni finanziarie, consenso interno alle proprie Città e Amministrazioni comunali che stanziano per questi scrigni di orgoglio nazionale cifre dieci volte superiori – se non ancora più ingenti – come scommessa culturale che a Piacenza non sembra essere presa in considerazione se non nella condizione necessaria per solo il mantenimento in vita.

Lasciatemi chiudere con due note personali che possano chiarire altrettante inesattezze espresse dall’Assessore in Consiglio Comunale. La prima richiesta di partecipazione all’iniziativa di promozione per Piacenza Capitale della Cultura 2020 è arrivata via mail alla galleria Ricci Oddi il 9 agosto 2017 e la mia risposta con il programma completo immaginato per la Galleria – senza nessun incontro di chiarimento sui temi – è stata spedita il 21 agosto (12 giorni dopo). Dopo di che, in un incontro collettivo alla fine dello stesso mese, mi è stato sottolineato pubblicamente dal regista dell’iniziativa, Paolo Verri, che il contenuto della Ricci Oddi era difficilmente utilizzabile e confrontabile con il programma previsto. Nonostante la scarsa attenzione per la ricchezza intellettuale del contenitore che rappresento, abbiamo corretto il tiro mettendoci comunque e come sempre a disposizione per il bene comune.

Infine, l’Assessore sa bene che la mia richiesta di dimissioni non è mai arrivata in Comune proprio perché, dopo le ultime elezioni, l’incontro con il Sindaco Patrizia Barberi ha confermato la fiducia ai due membri espressi dal Comune, il sottoscritto e l’Avvocato Francesca Tosi Ricci Oddi, all’interno del Consiglio di Amministrazione della Galleria, con ciò avvalorando – questa volta sì – la norma Statutaria riguardante la durata in carica dei Consiglieri del tutto svincolata dalle sorti politiche del governo cittadino.

Il Sindaco certamente si è dimostrato, non tanto “più che signorile” come nelle parole dell’Assessore ma più illuminato ed interessato al bene di questa istituzione cittadina che necessità oggi di continuità e lavoro all’interno di un CDA che molto sta spendendo per immaginare il futuro della Galleria.

Spiace che l’Assessore Polledri si spenda in lezioni di savoir-faire mentre basterebbe approfondire le radici e la storia della Galleria per avviare un percorso comune nel rispetto della volontà del fondatore e nell’interesse della cittadinanza tutta”.




Cinema all’aperto: a breve il bando

“A fronte delle prese di posizione e degli appelli lanciati pubblicamente da Cinemaniaci e Arci in merito all’edizione 2018 della rassegna cinematografica estiva, mi sembra doveroso un chiarimento”. Sono le parole dell’assessore alla Cultura Massimo Polledri, che tuttavia aggiunge: “Ai diretti interessati era stato già anticipato qualche mese fa dal sottoscritto, e successivamente ribadito dagli uffici comunali, che non era ancora possibile dare risposte certe né sulla fruibilità dell’arena Daturi, né sulle risorse disponibili per la manifestazione”.

“L’Amministrazione – prosegue l’assessore – è impegnata nella ricerca di sponsor privati a sostegno dell’estate culturale a Palazzo Farnese, per cui vorremmo mettere in calendario un ampio ventaglio di appuntamenti. La disponibilità del Daturi e l’eventuale destinazione di una parte dell’area al cinema all’aperto si potrà valutare solo dopo aver composto questo mosaico di eventi: buona parte dei tasselli sta andando a posto, per cui in tempi brevi riusciremo ad avviare il tutto. Non appena avremo il quadro completo delle risorse su cui contare potremo far partire il bando specifico, ma sinora non c’erano i presupposti per poter prendere una decisione definitiva. Questo era stato comunicato agli organizzatori a tempo debito e confermato in più occasioni”.

“Anche il Comune – sottolinea Polledri – si è attivato in questi mesi per individuare una collocazione alternativa al Daturi, le cui condizioni, peraltro, non sono certo ottimali e che meriterebbe di essere valorizzato con molteplici iniziative rivolte alla collettività. Purtroppo, due spazi suggestivi che avevamo preso in considerazione per il cinema all’aperto, ovvero piazzetta Pescheria e piazzetta Plebiscito, non presentano i requisiti tecnici ideali per ospitare le proiezioni. Altre soluzioni sono di difficile fattibilità. Posso comprendere – conclude l’assessore – che Arci e Cinemaniaci abbiano l’esigenza di organizzare la rassegna con largo anticipo, ma non accetto che si insinui un atteggiamento, da parte dell’Amministrazione, di ignavia o di indifferenza. Al contrario, il nostro intento è proprio quello di favorire la ricchezza e la pluralità degli eventi culturali in calendario a Piacenza nel periodo estivo. Solo per questo motivo, non è pensabile confermare l’uso esclusivo per una sola manifestazione, senza prima aver considerato tutte le opportunità ricreative che si potranno realizzare. Se Piacenza potrà avere, dopo anni, un’Estate culturale degna di questo nome, credo valga la pena di attendere qualche settimana in più per sistemare i singoli aspetti”.




Il Comune cerca sponsor per sostenere finanziariamente i progetti culturali

E’ on line, sul sito www.comune.piacenza.it , l’avviso pubblico per il reperimento di sponsor che vogliano sostenere finanziariamente – o con l’erogazione di beni, servizi e prestazioni a titolo gratuito – una serie di progetti e iniziative culturali che l’Amministrazione intende promuovere nel biennio 2018-2019. L’elenco completo, già presentato in conferenza stampa dal sindaco Patrizia Barbieri e dall’assessore alla Cultura Massimo Polledri, è pubblicato sul sito web comunale con una scheda dettagliata per ciascuna delle 17 attività proposte, unitamente al modulo di adesione e allo schema di contratto per i sottoscrittori.

Sette i progetti riguardanti Palazzo Farnese, dalla sponsorizzazione finanziaria degli eventi estivi – per comporre un calendario il cui costo complessivo stimato è di 100 mila euro – al restauro dei portoni di accesso, per una spesa totale di 7000 euro: in entrambi i casi, l’offerta minima attesa è pari a 2000 euro più iva. Tre le richieste finalizzate al miglioramento dei servizi per i Musei Civici: si accolgono sponsorizzazioni finanziarie e tecniche sia per la realizzazione di una biglietteria automatizzata (costo preventivato 15 mila euro, offerta minima attesa 10 mila euro più iva), sia per un touch screen multimediale di accoglienza ai visitatori (spesa prevista 15.000 euro, offerta minima 5000 euro più iva); si accettano contributi economici, tecnici o misti, invece, per il progetto “Ascoltiamo…i musei”, mirato a dotare la struttura museale di audioguide e radioguide per un costo complessivo di 25 mila euro, con offerta minima di 5 mila euro più iva. Due, infine, i percorsi educativi: “I ragazzi imparano l’arte”, che coprirebbe due anni scolastici per una spesa complessiva di 80 mila euro (offerta minima, 5000 euro annui più iva) e “Ceramiche… che passione!”, volto ad arricchire di un’aula didattica la nuova collezione di ceramiche (costo 15 mila euro, offerta minima per sponsor tecnici o finanziari, 3000 euro più iva).

Altri due progetti riguardano i monumenti cittadini: offerta minima attesa di 10 mila euro più iva per il restauro della statua di Gian Domenico Romagnosi, il cui costo ammonterebbe a 32 mila euro, mentre è di 5000 euro la sponsorizzazione minima che si richiede per la manutenzione dei monumenti equestri di piazza Cavalli, la cui spesa totale è pari a 15 mila euro. Mira alla produzione di materiale promozionale turistico, invece, l’iniziativa per cui si cerca in via preferenziale uno sponsor finanziario o tecnico esclusivo, che contribuisca alla copertura dei 27.500 euro necessari alla stampa di 50 mila mappe a strappo, 30 mila mappe ripiegate, 20 mila brochure, 10 mila copie di ciascuno dei diversi itinerari culturali di visita alla città e 1500 shopper “Piacere, Piacenza”.

Sette, infine, i progetti dedicati alla valorizzazione del sistema bibliotecario, di cui tre biennali: l’incremento delle collezioni librarie, per un costo annuo di 28 mila euro – frazionabili in lotti da 2000 euro più iva per l’acquisto di nuovi volumi destinati alle diverse biblioteche comunali – e “L’edicola in biblioteca”, che prevede 5000 euro annui per quotidiani e riviste da mettere a disposizione degli utenti, con offerta minima attesa di 2000 euro annui più iva. A questi si aggiunge “Diventare grandi lettori in biblioteca”, per i laboratori della sezione Ragazzi e il premio Giana Anguissola: costo totale 40 mila euro annui, con offerta minima attesa di 10 mila euro più iva.

Due i progetti per migliorare la dotazione tecnologica: dai nuovi impianti audio-video per il salone monumentale e per la sala Balsamo della Passerini Landi (spesa complessiva 15 mila euro, con offerta minima pari all’acquisto di un impianto o alla somma corrispondente), alla fornitura di 21 computer portatili per la nuova aula didattica della Passerini Landi, con offerta minima attesa di 5000 euro più iva (pari a 10 computer), a fronte dei 10.500 euro necessari. Sono destinati alla mostra sulla storia della pubblicità a Piacenza, infine, i 10 mila euro per cui si richiede un’offerta minima di 5000 euro più iva, mentre è di 5000 euro complessivi – valore pari a quello dell’offerta minima, economica o tecnica – la spesa per gli arredi esterni del cortile centrale della biblioteca Passerini Landi.

L’avviso a manifestare il proprio interesse è rivolto a soggetti pubblici o privati (persone fisiche o giuridiche), associazioni senza scopo di lucro, ma anche a soggetti privati che partecipino in qualità di “collettori di sponsor”. Gli importi indicati come offerta minima attesa non sono vincolanti ai fini dell’adesione, ma per ragioni tecniche l’Amministrazione comunale si riserva di non considerare ammissibili le proposte di sponsorizzazione inferiori a 500 euro. Nella scheda specifica per ogni iniziativa è indicato il termine entro il quale far pervenire la propria proposta.

Per ulteriori informazioni, è possibile rivolgersi ai seguenti recapiti: 0523-492664 o daniela.tagliaferri@comune.piacenza.it per le iniziative riguardanti Palazzo Farnese, i monumenti equestri di piazza Cavalli e quello di Gian Domenico Romagnosi; 0523-492651 o daniela.tansini@comune.piacenza.it per il materiale turistico promozionale; 0523-492431 o graziano.villaggi@comune.piacenza.it per il sostegno al sistema bibliotecario. 

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Piacenza Jazz Club: “apriamo un tavolo di lavoro con Comune e associazioni per valorizzare la cultura”

Prove tecniche di pace. Si potrebbe leggere così il comunicato che arriva oggi dal direttivo del Piacenza Jazz Club dopo le polemiche e gli scambi di comunicati dei giorni scorsi fra l’assessore Polledri e gli organizzatori del Piacenza Jazz Fest. A dare una mano per ricucire lo “strappo” potrebbe essere la Fondazione di Piacenza e Vigevano che ha ottimi rapporti sia con Palazzo Mercanti sia con il club jazzistico che ora propone (come si può leggere qui sotto) l’istituzione di un tavolo fra associazioni e Comune per valorizzare assieme quanto di buono c’è in città sul fronte della cultura .

“A fronte delle cifre emerse in questi giorni circa i finanziamenti che abbiamo ricevuto nel corso di tanti anni di storia in primo luogo dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e da altri enti, come la Regione Emilia-Romagna, teniamo a precisare che questo sostegno è il nostro motivo di vanto e di orgoglio.” Così si esprime il Consiglio direttivo del Piacenza Jazz Club a precisazione di quanto pubblicato in questi giorni. “Siamo profondamente grati alla Fondazione di Piacenza e Vigevano perché ha creduto fin da subito nel nostro progetto culturale e ci ha permesso di crescere nel tempo, diventando una vera eccellenza a livello nazionale.

Le nostre osservazioni dei giorni scorsi sono partite dalle dichiarazioni sulla “comprimibilità” degli eventi culturali e sulla loro valenza accessoria all’interno del Bilancio del Comune. Non potevamo accettare passivamente una valutazione del genere che, per noi che crediamo nella cultura è profondamente miope, dal momento che mostra di non comprendere la portata e i benefici di immagine e non solo, che i grandi eventi culturali e le associazioni tutte, possono dare al territorio, ma soprattutto l’arricchimento personale che riservano ai cittadini che lo vivono.

Auspichiamo che possa nascere un tavolo di lavoro che riunisca in Comune tutte le associazioni e gli enti no-profit che operano nel campo della cultura, per lavorare su delle strategie comuni volte alla valorizzazione dei nostri talenti e delle nostre ricchezze.




Le note stonate del Jazz Fest 2018. Polledri vs. Azzali

Tanto rumore per nulla (o quasi)!

Quest’anno il Piacenza Jazz Fest si sta facendo sentire non per i suoi ritmi blues ma per le continue prese di posizione firmate da Comune ed organizzatori: le note (stampa) stonate dell’edizione 2018.

Una telenovela a puntate, che vede contrapposti l’assessore alla cultura Massimo Polledri ed il presidente del Piacenza Jazz Club Gianni Azzali. (Leggere per credere: Puntata 1, Puntata 2, Puntata 3, Puntata 4)

Un singolar tenzone giocato più con la sciabola verbale che con il fioretto: alle stoccate dell’uno, seguono quelle dell’altro ed il tintinnar delle lame diventa un fragore tale da coprire le note (quelle buone) del festival jazzistico che per anni ha dato lustro alla città.

Se Polledri si dice esasperato dalle continue lamentele di Gianni Azzali (per la mancanza di finanziamenti comunali al festival jazzistico) c’è effettivamente da preoccuparsi. Come neuropsichiatra ben conosce gli effetti nefasti dello stress, seppure subìto a mezzo stampa.

Azzali dal suo canto s’è evidentemente stufato di vedersele suonare, via comunicato, dall’assessore. A furia di incassare rischia di restare senza fiato, fatto grave per un sassofonista.

Magari se si incontrassero dicendosi, una volta per tutte, quello che hanno da dirsi … farebbero risparmiare inchiostro e byte a tutti.

La vicenda resta, in ogni caso, assai spinosa e, si sa, che parlare di spine, carciofi et similia a  Piacenza, di questi tempi è pericoloso.

E’ un attimo che ti sequestrino cassette e parole!

Fotomontaggio creativo e spinoso liberamente ispirato a recenti fatti di cronaca




L’assessore Polledri: “i giudizi di Azzali basati sull’apertura o meno del portafoglio”

L’assessore Polledri Risponde alla nota stampa di questa mattina del presidente del Piacenza Jazz Club Gianni Azzali, inviando a sua volta un comunicato.

“Per l’ultima volta rispondo all’ennesima presa di posizione di Gianni Azzali, che accusa l’Amministrazione comunale di aver cancellato gli eventi del Jazz Fest 2018 dal proprio sito istituzionale, è doveroso chiarire che non c’è stata alcuna volontà di boicottaggio o velenosa ripicca nei confronti del Piacenza Jazz Club, tantomeno a causa del medievale oscurantismo di cui mi taccia”. Sono le parole dell’assessore alla Cultura Massimo Polledri, che precisa: “C’è un aspetto paradossale nella polemica del signor Azzali. Prima dichiara lui stesso di non aver presentato neppure la domanda di patrocinio per la sua kermesse, poi si lamenta perché i concerti non compaiono nel calendario degli eventi che il Comune evidenzia sulle proprie pagine web. Come è noto, e come qualsiasi associazione che vanta una pluriennale attività dovrebbe sapere, sul sito Internet comunale vengono pubblicati solo gli eventi organizzati direttamente dall’ente, oltre a quelli di soggetti esterni purché abbiano ricevuto il patrocinio o la collaborazione”.

“Spiace constatare – prosegue l’assessore – che i giudizi del signor Azzali sulle strategie e sul percorso di una città che, di certo non grazie al suo impegno, è stata tra le dieci finaliste per il titolo di Capitale italiana della Cultura, sembrino basarsi unicamente sull’apertura o meno del portafoglio. A maggior ragione se pensiamo che il Piacenza Jazz Fest, a differenza di molte altre realtà del territorio che non possono vantare altrettante forme di sostegno finanziario, conta numerosi sponsor istituzionali e privati. Poche cifre sono sufficienti per comprendere come la manifestazione non abbia bisogno della stampella comunale per reggersi in piedi”.

“Il bilancio 2016 della Fondazione di Piacenza e Vigevano – rimarca Polledri – riporta la deliberazione di 130 mila euro a favore del Piacenza Jazz Club per il Jazz Fest; erano 120 mila nel 2015 e 117 mila euro nel 2014. La Giunta regionale dell’Emilia Romagna ha stanziato 34 mila euro nel 2017 e altrettanti nel 2016, come deliberato nel Piano triennale 2016-2018 a supporto di progetti artistici e iniziative di spettacolo. Cito questi documenti, pubblici e consultabili da chiunque, perché sia chiaro che l’Amministrazione comunale non ha assestato alcun colpo letale al Piacenza Jazz Fest, che può fare comunque affidamento su consistenti e preziosi contributi di cui, peraltro, ho citato solo due esempi, anche se l’elenco dei sostenitori, sul sito della manifestazione, è ben più lungo”.

“Possono, le politiche culturali di un ente, essere valutate solo con il metro degli esborsi economici? La risposta, negativa, dovrebbe essere ovvia. O forse no – conclude l’assessore – almeno stando al tenore degli interventi di Gianni Azzali nei confronti dell’Amministrazione comunale. Un bel tacer non fu mai scritto, soprattutto per rispetto alle tante associazioni del territorio che non solo, al pari del Jazz Club, non hanno ricevuto finanziamenti pubblici, ma non possono certo contare sui vantaggi di cui gode l’organizzatore del Jazz Fest per la sua manifestazione e per l’ordinaria attività presso il circolo Milestone. Considero definitivamente chiarita e per me chiusa la questione”.