Bettola, spedizione punitiva contro alloggio migranti. Tre indagati con l’aggravante di odio razziale

Una vera spedizione punitiva contro i profughi a Bettola. Come riportato da ANSA e da altre testate, è stato appiccato un piccolo incendio nell’alloggio che ospita gli immigrati. I fatti sono delle scorse settimane. E’ il più grave di una serie di aggressioni fisiche e verbali a un gruppo di profughi che ha portato la Procura a indagare tre uomini, di 28, 39 e 53 anni, accusati di vari reati, con l’aggravante dell’odio razziale. I due di 39 e 53 anni sono accusati di tentato incendio, danneggiamento, violazione di domicilio, tutto aggravato anche dalle motivazioni razziali. Il il 28enne invece è accusato di lesioni aggravate, porto di oggetti atti all’offesa, violenza privata, ingiurie, minacce, tentato incendio, stalking, anche lui con l’aggravante dell’odio razziale. 

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“Nessuno escluso”, appello dei cittadini di Fiorenzuola a favore dell’accoglienza dei migranti

Questo il testo integrale che un gruppo di cittadini di Fiorenzuola sta facendo circolare tramite varie piattaforme per sensibilizzare sul tema dell’accoglienza.

“La nostra opinione di cittadine e cittadini si confronta con un problema pratico, politico e morale – si legge in apertura -, cosa fare delle centinaia di migranti cheannualmente approdano sulle nostre coste? Prima di tutto, soccorrerli in mare o no?

Il nostro attuale governo basa le proprie decisioni sulla conta dei migranti: sono troppi –dice- e pertanto ha deciso di ostacolare attivamente il soccorso in mare.

Ma tu cosa ne pensi del Governo – espressione del voto del 4 marzo -che di proposito lascia la gente a rischiare la vita in mare? Tu cosa ne pensi di un bimbo o una donna o un uomo morto in mare per omissione di soccorso? Si può convivere con una tragedia silenziosa e continua alle porte di casa voltando la faccia dall’altra parte? Certo che si può, ma a che prezzo? L’indifferenza rende complici dell’inesorabile azione corrosiva sulla società, su una democrazia già piena di problemi, sulle coscienze individuali. Se accettiasmo questo, cosa ci aspetterà dopo?

Ci appelliamo a te e a tutti coloro che qui a Fiorenzuola- come nel resto d’Italia – non intendono accettare questo stato di cose, siano essi individui, associazioni o gruppi organizzati. Noi siamo per l’accoglienza e contro i fili spinati; per l’umanità e contro labarbarie; per una vera mobilità in Europa. Chiediamo diritti, democrazia e giustizia per tutti, nessuno escluso”. 

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Una maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità. Iniziativa in Via Tibini

Una maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità. Questo il messaggio che un gruppo di rappresentanti di varie realtà del territorio piacentino vuole lanciare a istituzioni e cittadini per sensibilizzare su un tema che sta infiammando il dibattito politico. Una sessantina di persone in Via Tibini, di fronte alla sede di Fabbrica & Nuvole con messaggi, hashtag come #withrefugees e ovviamente le magliette rosse. L’iniziativa è stata lanciata a livello nazionale da Don Ciotti, presidente di Libera, che in un messaggio aveva spiegato le motivazioni dell’iniziativa:

“Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Aylan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori.”

All’iniziativa piacentina hanno aderito, oltre a Libera, Fabbrica & Nuvole O.d.V, Amnesty International, ARCI, ANPI, Legambiente, CGIL, CISL, UIL, Fiorenzuola Oltre I Confini, Non Una di Meno, Famiglie Arcobaleno Piacenza, Arcigay Piacenza.

“Abbiamo accolto l’appello di Don Ciotti – sottolinea Antonella Liotti, referente Libera per il territorio piacentino -, di fermare la disumanità che c’è adesso, mettendoci delle magliette rosse per riflettere. Le magliette rosse sono le magliette che le bambine mettono ai bambini quando salgono sugli scafi, per poterli riconoscere e nel caso cadessero in mare possano essere meglio riconosciuti dai soccorritori. Noi pensavamo che l’iniziativa fosse solo social, invece Amnesty International Piacenza ha voluto ritrovarsi tutti assieme. E’ stato bello perchè l’appello di Don Ciotti è stato preso e sviluppato dalla città come rete. E questa è anche la forza di Libera”. Rimarcata dalla referente dell’associazione anche la scelta del luogo, “un punto di Piacenza in cui si sta facendo qualcosa di bellissimo per l’integrazione. Questo è il bello, ognuno prende la sua parte di responsabilità per una società migliore”.

https://www.youtube.com/watch?v=7J14eb8jLvo&feature=youtu.be

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Sfatiamo qualche mito, tutti i dati sui migranti in Italia

Ne avevamo già parlato in un articolo passato facendo notare dopo il voto del 4 marzo, dati alla mano, che “nonostante la maggioranza delle province segnate vedano una diminuzione o una stabilità del numero di stranieri nel corso del quinquennio 2012 – 2016, i risultati alle urne dicono che la Lega conquista risultati dal 10 al 40% superiori alla media nazionale”.

Un recente Fact Checking di ISPI, l’Istituto per gli Studi delle Politiche Internazionali, approfondisce la questione, sulla base anche dei recenti avvenimenti politici. Viene mostrato che nei primi mesi del 2018 sono sbarcati in Italia circa 9300 migranti, il 75% in meno rispetto allo stesso periodo di un anno fa (su una popolazione di 60 milioni di abitanti circa). Questo fatto è da attribuire non alle politiche di Salvini, insediatosi all’Interno da poche settimane, ma del suo predecessore, Marco Minniti, che si accordò con le milizie armate della Libia, molto attive nei mesi scorsi a bloccare le partenze dei barconi rafforzando parallelamente il potere della Guardia Costiera libica.

Per quanto concerne il numero delle richieste d’asilo, si può dire che effettivamente sono aumentate considerevolmente nel periodo 2014 – 2017. Ma dalla seconda metà del 2017 in poi, probabilmente grazie anche alle politiche del precedente Ministro dell’Interno, questo numero si è drasticamente ridotto, le richieste esaminate sono ferme a circa 7 mila al mese dal 2015. Inoltre, i costanti deficit mensili tra domande presentate ed esaminate hanno portato a un significativo accumulo delle richieste d’asilo ancora da evadere: se a gennaio 2014 queste ultime erano meno di 15.000, a inizio 2018 sfioravano le 150.000.

Si può notare un’impennata nel tempo medio per decisione di prima istanza in seguito a richiesta d’asilo: siamo passati da 8/9 mesi degli anni passati a più di 18 mesi del 2017, in piena “epoca Minniti”. Questo ha fatto si che molti richiedenti si trovassero letteralmente “a spasso”, in attesa di giudizio. Facendo un paragone con la Germania, si può notare che Berlino riesce ad esaminare circa 50 mila richieste al mese, contro appunto le 7 mila italiane. In conclusione, le politiche precedenti a quella del nuovo Governo avrebbero portato a una situazione difficilmente sostenibile.

Si è sentito dire spesso che l’Unione Europea ci ha lasciati soli. Di per sè questa affermazione può essere vera, stando ai dati: tra settembre 2015 e aprile 2018 sono sbarcati in Italia quasi 350 mila persone, i piani di ricollocamento d’emergenza avviati dall’Unione europea prevedevano di ricollocare circa 35.000 richiedenti asilo dall’Italia verso altri paesi Ue. Gli aiuti europei coprono solo una minima parte delle spese italiane per far fronte a questa “emergenza”: nel 2017, per esempio, gli aiuti Ue ammontavano a meno del 2% dei costi incorsi dallo Stato italiano per gestire il fenomeno migratorio (4 miliardi di euro spesi dall’Italia contro 77 milioni investiti dall’Europa).

Va detto però che l’Europa potrebbe aver dirottato il proprio denaro verso lidi più interessati al fenomeno: in Europa l’Italia ha un’incidenza di rifugiati molto bassa: 2 su mille. Veniamo dopo, nell’ordine, Svezia, Malta, Norvegia, Austria, Cipro, Svizzera, Germania, Olanda, Danimarca, Francia, Serbia, Belgio, Lussemburgo, Finlandia e Bulgaria.

In conclusione si può considerare che le migrazioni certo non si arresteranno, anzi. Oltre al dato sull’aumento della popolazione mondiale, si può vedere che la pressione migratoria dall’Africa subsahriana è destinata ad aumentare drasticamente dal 2020 al 2050. Se restasse invariata anche la propensione a raggiungere l’Europa, di questi 30 milioni di migranti in più, circa 7,5 milioni arriverebbero in Europa entro il 2050. Sarà necessario fermarli tutti o cercare un dialogo costruttivo? “Aiutarli a casa loro”, non basta.

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Migranti a scuola di bici

Due giornate dedicate all’educazione stradale ed alle riparazioni base della bicicletta: si sono svolte alla fine di ottobre presso il centro Educativo Tandem, organizzate nell’ambito del progetto “CasAmica”  della Coop.soc. Casa del Fanciullo in collaborazione con l’associazione di cicloamatori “Amo la bici” e con le strutture di accoglienza per richiedenti asilo Petit Hotel di Piacenza e Ostello le 3 Corone di Calendasco.

Da circa 4 anni la Casa del Fanciullo attraverso il progetto CasAmica è impegnata nell’insegnamento della lingua italiana L2 ai richiedenti asilo accolti presso strutture della città e della provincia.

«Se la lingua è certamente strumento primario di integrazione e mezzo necessario per muoversi all’interno del tessuto socio-istituzionale – dice l’associazione –  è altrettanto importante, a scopo inclusivo, condividere buone prassi quotidiane. In quest’ottica, il progetto si è svolto durante due giornate composte sia da momenti frontali sia da momenti laboratoriali ed esperienziali. Lo scopo cardine della prima giornata è stato quello di insegnare ai ragazzi le principali norme del codice stradale, gli accorgimenti necessari per usare la bicicletta in sicurezza (mezzo principale utilizzato dai migranti) e alcune abilità basilari per risolvere piccoli problemi di meccanica come: riparare i copertoni, i freni, la catena e le luci».

Nella seconda giornata, invece, grazie ai volontari di Amo la bici, i migranti ospiti del Petit Hotel sono stati coinvolti in una biciclettata in città per sperimentare le norme per la viabilità che avevano appena imparato.