Nella “marea” di Roma contro la violenza sulle donne anche il gruppo “Non una di meno” piacentino

Come spesso succede in questi casi, si vanno a pescare i numeri. Ogni 72 ore in Italia una donna viene uccisa da una persona di sua conoscenza, solitamente il suo partner; tre femminicidi su quattro avvengono in casa; il 63% degli stupri è commesso da un partner o ex partner.

Questi sono solo alcuni dati riportati da Non una di meno, e in mezzo a questi viene menzionato anche quello di Elisa Pomarelli, nuovamente.

Nel corteo pacifico che si sta tenendo in questo momento a Roma, per dire basta alla violenza patriarcale, razzista, istituzionale, ambientale ed economica, è presente anche un piccolo manipolo di piacentine, e con loro Debora Pomarelli.  

“In Sud America, in Medio Oriente, In Asia, in Africa, in Europa le donne e le persone lgbtqipa+ stanno affermando chiaramente che nessun processo di democratizzazione e liberazione è possibile senza trasformazione radicale dell’esistente – scrivono nel loro appello –, in Cile, in Messico, in Ecuador, in Argentina, in Brasile, le donne lottano contro la violenza patriarcale e economica che attacca i corpi e l’ambiente”.  

La giornata di oggi è solo la prima, domani Non una di meno si unisce in Assemblea Nazionale verso lo sciopero femminista e transfemminista dell’8 marzo. Di fronte alla violenza di questa società non facciamo un passo indietro: “noi siamo rivolta!”, gridano.

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Momento di bilanci per Non una di meno dopo la manifestazione di Verona

Momento di bilanci dopo la manifestazione svoltasi sabato a Verona per Non Una Di Meno, movimento transfemminista attivo in più di 70 città d’Italia. “Un successo – il commento a freddo delle attiviste -, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha dichiarato che la legge 194 non si tocca e il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha detto che la patologia è l’omofobia, non l’omosessualità. Queste dichiarazioni, non certo sostanziali da parte di chi ha patrocinato l’evento, non scalfiscono il programma politico né del governo né delle reti legate al WCF, ma segnano la potenza della resistenza messa in campo dal movimento transfemminista. Il Congresso, che si è svolto in Italia per influenzare l’agenda politica in materia di diritti civili e famiglia, grazie a Non Una Di Meno non ha trovato l’agibilità politica che il governo voleva garantirgli.

Il Congresso mondiale delle Famiglie, astutamente, utilizza il linguaggio dei diritti umani e dei movimenti femministi per dissimulare il proprio reale progetto politico, ossia la difesa della famiglia cosiddetta “naturale”, basata sulla complementarietà e gerarchia dei ruoli di genere maschile e femminile e sulla divisione sessuale del lavoro, per negare altre forme di relazioni affettive e di solidarietà. Senza riconoscere che il modello di famiglia patriarcale è il principale luogo in cui si genera e si riproduce la violenza domestica e l’oppressione delle sessualità considerate non conformi. Alla difesa della famiglia mononucleare si aggiunge la retorica della difesa della vita e dei diritti umani del concepito e l’allarmismo rispetto al calo demografico in occidente, che sono argomentazioni strumentali all’attacco al diritto di autodeterminazione delle donne di decidere sul proprio corpo e sulla possibilità di essere madri.

A questo progetto delle destre sovraniste e integraliste Non Una di Meno ha risposto con una tre giorni internazionale di eventi pubblici diffusi sul territorio, contrapposta alla logica del Congresso che si è svolto a pagamento, con molti incontri a porte chiuse e con grandi difficoltà di accreditamento per la stampa. La manifestazione di Non Una di Meno ha mobilitato anche le nuove generazioni intorno ad una proposta politica che tiene insieme i diritti delle donne, delle persone migranti e delle soggettività LGBTQIA+, radicalmente opposta a quella di chi difende le donne solo quando le loro vite sono funzionali alla riproduzione della specie e attacca soggetti LGBT e migranti perché le loro esistenze mettono in crisi la norma eterosessuale e l’egemonia bianca.

All’ondata reazionaria che in Europa sta attaccando i diritti conquistati dai movimenti femministi (aborto, divorzio e riforma del diritto di famiglia), Non Una Di Meno risponde con la costruzione di una rete globale che unisce le lotte delle donne, delle persone migranti e dei soggetti LGBTQIA+ di tutto il mondo. Più di 400 femministe hanno partecipato ieri alla prima assemblea internazionale con l’obiettivo di condividere percorsi e pratiche messe in campo nei vari paesi e preparare le future tappe del movimento transfemminista. Prossimo appuntamento a gennaio per una seconda grande assemblea transnazionale”. 

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CGIL, CISL, Non una di meno e Arcigay Lambda si scagliano contro il Family Day di Verona

Il Family Day di Verona si avvicina, con annessa tutta la coda di polemiche che in questi giorni i media di qualsiasi genere stanno alimentando. Molte di esse hanno a che fare con alcuni punti: il patrocinio della “Presidenza del Consiglio dei ministri – ministro per la Famiglia e la Disabilità”, nonchè la presenza di esponenti di spicco dell’attuale esecutivo gialloverde (più verde che giallo).

Ma sarà anche la prima volta che questo Congresso Mondiale, giunto alla 13esima edizione, riunisce tante persone da tutta Italia e non solo a protestare, unite più dai contenuti che da appartenenze politiche. Anche Piacenza avrà la sua eterogenea rappresentanza, composta da Arcigay Lambda, Cisl e Non una di meno. Quest’ultima, rete femminista estesa su tutto il territorio italiano, convoca un corteo e tre giorni di mobilitazioni (29 – 30 – 31 marzo) per parlare di diritti delle donne e delle persone LGBTQI. Non Una di Meno era già entrata in azione contro la mozione “Verona Città a favore della Vita (che finanzia associazioni legate ai movimenti antiabortisti e che è stata presentata in molte altre città).

Le contro-iniziative di non una di meno

Tra le controiniziative: convegni per raccontare come è nata e come si è diffusa la cosiddetta “ideologia del gender”, con ricercatrici europee; laboratori di piazza per insegnanti sull’educazione contro sessismo e razzismo nella formazione; proiezione del documentario “Aborto, le nuove crociate”, della TV franco-tedesca Arté sugli attacchi a livello internazionale alle leggi che regolano l’aborto; proiezione del cortometraggio sulle lotte della comunità LGBTQ in Uganda con Najib Kabuye, protagonista e attivista LGBTQI ugandese. Inoltre sabato 30 marzo alle ore 14.30 vi sarà un concentramento in Piazza XXV Aprile, stazione Verona Porta Nuova: la pratica di NUDM, spiegano le stesse attiviste,  è che “non siano portate bandiere, ma contenuti”.

ARCIGAY LAMBDA: “Sui diritti indietro non si torna!” 

Anche Arcigay parteciperà alla concentrazione del 30 marzo, “per sostenere una piattaforma alternativa di proposte – spiegano i manifestanti – che prevedano l’ampliamento dei diritti civili e la lotta ad ogni tipo di discriminazione per una società aperta e accogliente, una società di tutti e per tutti”.

Gli stessi esponenti del Governo – continuano – che partecipano a questo congresso sono coloro che indirettamente sostengono un clima di odio e di caccia al diverso. Nello sfondo di questo congresso aleggiano infatti idee nazionaliste, di sdoganamento dei nuovi fascismi, di distruzione dell’Unione Europea, in un momento in cui aumentano gli episodi di violenze a sfondo razziale e omofobo. Questi gruppi di interesse economico e politico che sostengono il Congresso Mondiale delle Famiglie troveranno sempre in noi degli strenui difensori delle libertà civili, dell’antifascismo e dei diritti umani”.

Sulla famiglia sottolineano come “non ne esista una sola possibile, ma tanti tipi con uguale dignità e necessità di protezione. In tema di orientamenti sessuali vengono proposte visioni oscurantiste che invocano terapie riparative per gli omosessuali, repressione dell’espressione della propria sessualità e censura di qualsiasi discorso pubblico in tema di rapporti sessuali. Proposte molto gravi, che trovano in disaccordo tutta la comunità medica e scientifica internazionale“.

La Cisl contro i relatori esteri

Il coordinamento sottolinea la propria preoccupazione nel vedere prendere la parola persone come Dmitri Smirnov, «presidente della Commissione patriarcale russa per la famiglia e la maternità, noto in Occidente per ripetuti interventi misogini conto le donne e portavoce di un modello di famiglia in cui la donna occupa una posizione subalterna rispetto al coniuge, il presidente moldavo Igor Dodon, famoso per aver dichiarato subito dopo la vittoria delle elezioni di “non essere il presidente dei gay, perché loro dovrebbero eleggere un loro presidente”. Ci saranno inoltre le relazioni di Theresa Okafor, attivista nigeriana che nel 2014 ha proposto una legge che criminalizza le unioni tra persone dello stesso sesso, e Lucy Akello, ministro ombra per lo sviluppo sociale in Uganda, che due anni fa ha presentato al parlamento una legge contro le coppie omosessuali, che prevedeva originariamente la pena di morte per “omosessualità aggravata”».

Anche la CGIL alla manifestazione

La Cgil parteciperà alla manifestazione che si terrà il 30 marzo pomeriggio a Verona, in occasione del Congresso mondiale della famiglia anche una delegazione della Camera del Lavoro – Cgil Piacenza.
“La protesta – spiega Gianluca Zilocchi, segretario generale che parteciperà alla manifestazione – è stata organizzata da associazioni e movimenti per contrastare il tentativo delle destre mondiali, a partire da ministri del governo italiano, di “affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come sola unità stabile e fondamentale della società”, come si legge sul sito del congresso”.

“Anche la nostra organizzazione sfilerà in maniera visibile per le vie di Verona – spiega Zilocchi – con l’obiettivo di denunciare il clima oscurantista e retrogrado che questo congresso contribuisce a diffondere e rafforzare. Al contrario occorre rilanciare la laicità dello Stato attraverso i pieni diritti di cittadinanza a tutte le differenze di genere, alle libertà di scelta delle donne e degli uomini. Riteniamo, pertanto, particolarmente grave la presenza di ministri del Governo Italiano e di esponenti politici anche del nostro territorio a questa iniziativa. La manifestazione di Verona – conclude Zilocchi – è una tappa di un percorso di rivendicazione della parità dei diritti di genere che proseguirà anche sul nostro territorio”.

Tutto questo – conclude il coordinamento – fa tornare alla memoria anni bui della nostra storia e può mettere in discussione tutta quella serie di diritti tanto faticosamente acquisiti dalle donne e dai soggetti più deboli della nostra società negli anni recenti”. 

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R-Esisto e ControTendenza si aggregano allo sciopero lanciato da Non una di meno per l’8 marzo

Sull’onda dell’agitazione permanente di Non Una Di Meno Nazionale, R-Esisto Collettivo femminista Piacenza e ControTendenza Piacenza si aggregano alla protesta con una mobilitazione cittadina per venerdì 8 marzo, giornata di sciopero globale transfemminista. Il corteo partirà alle ore 18 dal liceo Respighi (barriera Genova).

La sezione piacentina di Non Una Di Meno specifica però di non avere nulla a che fare con questa manifestazione e che i propri eventi e le proprie iniziative sono cosa totalmente distinta e si terranno in orari e luoghi diversi (dalle 13,30 alle 14,30 davanti al Respighi, dalle 15,30 alle 16 30 ai Giardini Merluzzo ed alle 16 30 in piazza Duomo – vedi il programma).

Non una di meno Nazionale invitava per quella data a interrompere “ogni attività lavorativa e di cura, formale o informale, gratuita o retribuita. Portiamo lo sciopero sui posti di lavoro e nelle case, nelle scuole e nelle università, negli ospedali e nelle piazze. Incrociamo le braccia e rifiutiamo i ruoli e le gerarchie di genere”. Tra i punti fondamentali ci sono il rifiuto della legge Pillon, il livore nei confronti della legge Salvini, ma viene denunciato anche il “finto reddito di cittadinanza” e il rifiuto della finta flessibilità del congedo di maternità.

Viene chiesto invece salario minimo europeo, reddito di autodeterminazione, welfare universale, aborto libero sicuro e gratuito, autonomia e libertà di scelta sulla vita e una ridistribuzione del carico del lavoro di cura.

Nella nota diffusa da R-Esisto e ControTendenza vengono elencate altre motivazioni di sciopero. “Uno sciopero per denunciare gli innumerevoli casi di violenza di genere relegati a semplici fatti di cronaca, presto dimenticati e verso i quali rimaniamo indifferenti.

Per rifiutare la narrazione della violenza di genere da parte dei media, i quali parlano di “raptus”, “tempeste emotive” e liti furibonde, ma mai ci raccontano dell’ordinarietà del profilo dei carnefici, mai mostrano le responsabilità concrete della società e delle istituzioni.

Uno sciopero, quindi, per denunciare tutti gli stupri e i femminicidi, che sono solo l’espressione più estrema di una cultura patriarcale che si manifesta in tutti gli aspetti della vita.

Per ribadire che la violenza di genere non conosce nazionalità e provenienza, ma è frutto della violenza patriarcale, la quale va felicemente a nozze con la violenza razzista e classista.

Uno sciopero contro le condizioni di sfruttamento e ricatto che le lavoratrici e i lavoratori si trovano a vivere, contro la precarietà economica ed esistenziale a cui ci condannano e di cui noi donne siamo le prime a fare le spese. Contro la flessibilità e i lavori sottopagati che ci impongono e contro la retorica paternalista che costringe le donne ad abituarsi ad assolvere un fantomatico dovere di madre stabilito da uomini.

Per denunciare lo smantellamento del welfare e dei servizi che scarica tutto il lavoro di cura sulle spalle delle donne e le costringe a chiudersi nella gabbia casalinga, a fronte di asili troppo cari e nonni costretti a lavorare fino alla tarda età.

Contro le leggi degli ultimi governi, come il Jobs Act e la Fornero, che non hanno fatto altro che smantellare diritti e garanzie conquistate in anni di lotte e condannare le persone a morire prima di vedere la pensione, spacciandola pure come un segno di parità tra uomini e donne.

Uno sciopero contro la mancanza di finanziamenti e riconoscimento dei Centri Antiviolenza, contro l’obiezione di coscienza negli ospedali pubblici che ancora nel 2019 non garantisce il diritto alla salute e a decidere sul proprio corpo.

Uno sciopero per denunciare la mancanza di progetti di educazione sessuale nella maggior parte delle scuole, per combattere la cultura dello stupro, educare al rispetto delle differenze e sconfiggere i tabù.

Uno sciopero per dire no a qualunque forma di strumentalizzazione dei nostri corpi, usati per fomentare l’odio razziale e le derive securitarie che legittimano la militarizzazione delle città.

Uno sciopero per ribadire che non ci devono essere uomini contro donne, o bianchi contro neri, ma solo sfruttate/i contro sfruttatori”. 

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Inaugurata da Non una di meno la biblioteca femminista Bruschini Ferri nei locali della Coop. Infrangibile

Inaugurazione ieri della Biblioteca femminista Bruschini Ferri nei locali della Cooperativa Infrangibile, fortemente voluta dal gruppo piacentino di Non una di meno, che l’ha presa in cattivo stato, l’ha ripulita, colorata, e sistemata, facendone ora uno spazio di incontro per associazioni e per chiunque sia interessato ad avere uno spazio per leggere e discutere. Presente Manuela Bruschini, ai cui genitori la biblioteca è dedicata (e nuova sede di Non una di meno Piacenza). I lavori sono stati finanziati da Coop Soc Mondi aperti Onlus e da Camera del Lavoro.

“Un lavoro che ha richiesto anni di passione, anni in cui c’erano pochissimi soldi e quei pochi soldi che c’erano erano spesi quasi tutti in libri e cultura. Conoscendo la storia della mia famiglia, quando sono venuti a mancare ci è sembrato di dover restituire qualche cosa, rendendo la storia privata in pubblica, un patrimonio che potesse essere di tutti. Questo luogo stava per essere privatizzato alcuni anni fa e per il quale abbiamo lottato. Ci siamo ripresi questo posto per una cultura popolare, ci è sembrato logico metterci quello che avevamo di più prezioso del nostro patrimonio culturale, ovvero i nostri libri”.

Con tutte le difficoltà del caso. “Aprire una biblioteca oggi – sottolinea Bruschini – è come piantare una pianta in un bosco, è un posto in cui si può respirare, conoscere e in cui attraverso le parole si può essere liberi. Questo ad oggi era un bosco un po’ incolto, con il lavoro di Non una di meno ci sono sentieri ben tracciati ed illuminati”. Anche 100X100 inMovimento ha voluto portare durante l’inaugurazione il proprio contributo donando un libro “Confiscateli. Storie di mafie e di rinascite”, di Francesco Trotta, che va ad aggiungersi ad uno scaffale già dedicato al tema della lotta alle mafie. “100x100inMovimento ringrazia la biblioteca Bruschini Ferri per lo spazio dedicato alla legalità e alla lotta alle mafie. Doniamo questo libro in segno di prosecuzione della collaborazione iniziata, con l’auspicio di portare tante altre iniziative e di occasioni di conoscenza del fenomeno mafioso nel nostro Paese. L’amore per i libri e la cultura sono il più grande segno di speranza che si possa offrire alla società civile”. 

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Anche la sezione piacentina di “Non una di meno” alla manifestazione nazionale a Roma

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, oggi grande manifestazione a Roma del coordinamento delle femministe legate a ‘Non una di meno’, che da Piazza della Repubblica arriverà a Piazza San Giovanni. Tra gli slogan molti contro la violenza e molti anche contro il Governo.

Protagonista indiscusso di questa terza edizione della manifestazione è stato il DDL Pillon, in particolare sull’affido condiviso. Secondo alcune organizzatrici dell’evento il DDL “dev’essere cambiato sostanzialmente perchè mette a rischio la vita dei minori e di tantissime donne e madri”. Migliaia i manifestanti, e da un carro dell’organizzazione un megafono scandisce: “Non vogliamo simboli politici qui in piazza, a Salvini e Di Maio diciamo che non li vogliamo, specie con un governo pieno di persone omofobe”. Oltre alle donne dei centri antiviolenza, presenti la Casa Internazionale delle donne, tanti collettivi e anche una delegazione dell’Anpi.

Presente alla manifestazione anche la sezione piacentina di Non una di Meno.

 

“Contro ogni donna stuprata e offesa, facciamo tutte autodifesa”, è il coro cantato in apertura del corteo, mentre altri slogan usati sono “Rage against the machism”, “Siamo le nipoti delle streghe che non siete riusciti a bruciare” (evidente riferimento al senatore leghista Pillon). Sono state ricordate anche tutte le ragazze vittime di femminicidio quest’anno con un lancio di 106 palloncini rosa, uno per vittima.

Anche R-esisto, l’altro collettivo femminista piacentino ha diramato un comunicato in cui si legge che “Il collettivo femminista R-esisto invita tutte le donne a non restare a guardare: il divorzio, il diritto all’aborto e tutti quei diritti che un minimo ci tutelano non sono stati calati dall’alto, ma conquistati scendendo in piazza. E’ questo ciò che ci riproponiamo di fare e a cui invitiamo la cittadinanza sensibile: un percorso che, inaugurato con la conferenza della ex volontaria delle milizia di autodifesa femminile curde tenutasi in settimana, vuole proporre verso e oltre il prossimo otto marzo altri momenti di discussione,
approfondimento e manifestazioni pubbliche”. Organizzato anche un volantinaggio davanti all’Ospedale. 

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Non una di Meno nelle piazze italiane domani contro il DDL Pillon

Non una di Meno scende in piazza domani contro il DDL Pillon, che intende riformare “affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità”.

Pillon, già organizzatore del Family Day e di professione “mediatore familiare”, è noto per le sue posizioni contro unioni civili, teorie gender e aborto, e da noi è ormai celeberrima la sua partecipazione al convegno sull’ “Erba della morte”. Le voci contro questo provvedimento non sono tardate a manifestarsi, per quella che potrebbe essere la prima vera manifestazione popolare contro un provvedimento del Governo gialloverde, in concomitanza con la manifestazione a Roma contro il decreto sicurezza (o “decreto Salvini”). Nella nostra città manifesteranno dalle 15.30 in Piazza Duomo Associazione “La Città delle Donne” Telefono Rosa Piacenza, Agedo Milano, Amnesty International Piacenza, Arci Piacenza, Cgil Piacenza, Famiglie Arcobaleno Piacenza, ANPI Piacenza e L’Atomo Arcigay Piacenza.

La mobilitazione generale lanciata da D.i.Re., – si legge -la rete nazionale dei centri antiviolenza, chiedeva il coinvolgimento della società civile, del mondo dell’associazionismo e del terzo settore, ordini professionali e sindacati e di tutti quei cittadini che ritenessero urgente in questa complessa fase politica ripristinare la piena agibilità democratica e contrastare la crescente negazione dei diritti e delle libertà a partire dalla libertà delle donne.
Non Una Di Meno Nazionale ha risposto subito e l’Assemblea di Piacenza sarà in Piazza Duomo sabato 10 novembre dalle 15.30 con un banchetto per chiedere il ritiro senza condizioni del Disegno di legge Pillon, che rischia di trasformare la separazione e l’affido in un campo di battaglia permanente.

Il Disegno di legge Pillon vuole svuotare di efficacia l’istituto del divorzio e viola apertamente numerose disposizioni tra cui quelle della Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia e quindi Legge del nostro Paese.
Offre un modello di società fondato sulla famiglia patriarcale cercando di assicurarla attraverso l’intervento dello Stato, attaccando direttamente l’autodeterminazione delle donne che la mettono in questione.
Si presenta così come un violento strumento di disciplinamento e di imposizione di ruoli e gerarchie di genere, mirante a contrastare qualsiasi idea di relazione che rifiuti il modello patriarcale.
Il Disegno di Legge riconduce le «responsabilità genitoriali» alla sola famiglia eterosessuale mononucleare, modellando sul contratto matrimoniale e su vincoli «di sangue» l’unica forma legittima di relazione fondativa dei legami sociali, laddove nei fatti le pratiche di convivenza, crescita di figli e scelta di non averne, vanno già oltre contraddicendo apertamente questo modello.

Non vogliamo la mediazione familiare obbligatoria e a pagamento, non vogliamo che il tempo da passare con figli e figlie venga spartito secondo un piano genitoriale redatto da un mediatore familiare, non vogliamo che venga abolito l’assegno di mantenimento, non vogliamo uno Stato che non tuteli in caso di violenza domestica.
Il 10 novembre porteremo ancora una volta in piazza il nostro stato di agitazione permanente, che è una continua lotta di liberazione.

Ci saremo con la forza globale delle donne e delle soggettività LGBTQI+ che, contro tutti gli ostacoli e in ogni parte del mondo, rifiutano la violenza domestica e l’oppressione familiare e praticano la libertà sessuale contro i ruoli e le gerarchie di genere.

Ci saremo per rivendicare la nostra libertà di scegliere come e con chi avere relazioni, essere o non essere genitori, convivere, nella piena possibilità di autodeterminarci e autogestire i nostri affetti e l’organizzazione dei nostri tempi di vita.

Ci saremo, e sarà soltanto un altro passo della nostra agitazione permanente, verso la manifestazione nazionale del 24 novembre e lo sciopero femminista globale dell’8 marzo. La parola d’ordine Non una di meno!
 Il nostro grido di liberazione, una scintilla globale che in ogni parte del mondo accende un fuoco di insubordinazione.

Non Una Di Meno – Piacenza

Aderiscono:
Associazione “La Città delle Donne” Telefono Rosa Piacenza
Agedo Milano
ANPI Comitato provinciale di Piacenza  

Amnesty International Piacenza
Arci Piacenza
Cgil Piacenza
Famiglie Arcobaleno Piacenza
L’Atomo Arcigay Piacenza