Uccide il compagno, donna milanese arrestata. A Piacenza diede una testata a una poliziotta in Viale Dante

“Vi porto a Pomeriggio Cinque, conosco Barbara d’Urso!”. Con questa nota di colore era balzata ai (dis)onori delle cronache Maila Conti, che nell’ottobre scorso, ubriaca, aveva dato una testata ad una poliziotta in Viale Dante, dove gli agenti erano giunti su segnalazione di alcuni residenti per la musica troppo alta. All’epoca era stata arrestata: aveva già alcuni precedenti per rapina, lesioni, guida in stato di ebbrezza e minaccia a pubblico ufficiale.

Dopo qualche tempo la donna aveva avviato un’attività, una piadineria, col compagno Leonardo Politi, in via Caravaggio a Ravenna. Quest’ultimo è stato ucciso nella serata di ieri dalla stessa donna originaria di Milano ed ex vigilessa, secondo le prime ricostruzioni per motivi di gelosia.

La vittima era originaria di Travo, 61 anni, e aveva seguito la donna aiutandola nella nuova attività a Ravenna (Lido Adriano). Sul posto sono intervenuti i Carabinieri del Radiomobile che hanno arrestato la donna con l’accusa di omicidio e portata al carcere di Forlì. Del fatto è stato informato il pm di turno, Antonio Vincenzo Bartolozzi. Maila Conti è anche accusata di stalking nei confronti dell’ex moglie del compagno Politi, che aveva minacciando di morte. Nel marzo 2019 se l’era presa anche i Carabinieri di Rivergaro di dare loro…una testata.

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Catturato in Albania l’ultimo dei tre assassini di Betty Ponce Ramirez. Una caccia durata 18 anni

Ci sono voluti 18 anni ma alla fine anche l’ultimo degli assassini di Betty Ponce Ramirez (la giovane prostituta equadoriana assassinata nell’ormai lontano 2000) è stato assicurato alla giustizia. I carabinieri del colonnello Corrado Scattaretico hanno così mantenuto la promessa fatta ai genitori della ragazza che venne rapita il 9 dicembre del 1999, uccisa, seviziata e uccisa dalla una banda di sfruttatori albanesi che volevano imporre il loro predominio territoriale. Il cadavere venne poi abbandonato sulle rive del Po a Mortizza. Per il brutale assassinio vennero individuati e ritenuti responsabili tre albanesi Erjon Sejdiraj, Robert Ziu e Fatmir Vangjelai, l’unico che ancora mancava all’appello. L’uomo, oggi 40enne, condannato in via definitiva a 23 anni di carcere, era inserito nella della lista dei 100 latitanti più pericolosi a livello nazionale ed internazionale. Viveva a Tirana dove come operaio in campo edile.

I militari del nucleo catturandi non hanno mai mollato la presa ed hanno pazientemente seguito ogni più piccolo indizio, in collaborazione con i colleghi del Paese delle Aquile e sotto il coordinamento del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia.

Robert Ziu fu il primo ad essere catturato, nel 2006, negli Stati Uniti;  Erjon Sejdiraj venne invece rintracciato in Belgio nel 2015 ed ora l’ultimo arresto, ieri mattina, in Albania.

Una cattura resa difficile dai numerosi cambi di identità effettuati da Fatmir Vangjela che era riuscito ad ottenere nuovi documenti, utilizzando il nome del fratello e la data di nascita della sorella, nel 2001. Dopo un periodo trascorso in Albania Fatmir era anche tornato a vivere in Italia, in provincia di Chieti per poi fuggire definitivamente in patria, nel 2006 quando venne arrestato Robert Ziu.

A Tirana l’uomo viveva con una compagna ed aveva una figlia. Proprio seguendo le tracce delle due – che si spostavano fra Italia ed Albania – i carabinieri ed i colleghi albanesi sono giunti fino al latitante facendo scattare le manette ai suoi polsi. Ora si attende l’estradizione.

Nel video alcune fasi della cattura a Tirana




In carcere alle Novate l’uomo che, ieri, ha ucciso la moglie a coltellate

E’ stato interrogato tutta la notte presso il comando provinciale dei carabinieri Xhevdet Mehmeti il 57enne albanese che ieri pomeriggio ha ucciso a coltellate la moglie Elca Tereziu di 52 anni, nel loro appartamento di viale Dante.

Gli inquirenti hanno sentito entrambi i figli sia il ragazzo di 17 anni – che si trovava in casa con i genitori al momento della lite – sia il primogenito di 19 anni che è arrivato sul posto circa un’ora dopo.

Un poliziotto consola il figlio diciannovenne appena arrivato davanti allo stabile

I ragazzi si trovano ora presso alcuni parenti anche perché l’immobile è ancora sotto sequestro, così come l’auto di famiglia.

Il marito, assistito dall’avvocato Angelo Osvaldo Rovegno, al termine dell’interrogatorio è stato portato in carcere alle Novate.  Su di lui pende l’accusa di omicidio volontario. Nei prossimi giorni dovrebbe essere effettuata l’autopsia sul corpo della moglie e si dovrebbe tenere l’interrogatorio di garanzia davanti al gip.

Intanto emerge il quadro di un matrimonio con parecchi contrasti e con ripetute e violente scenate. Secondo il racconto di Xhevdet Mehmeti sarebbe però stata soprattutto la moglie ad accusare il marito di presunti tradimenti e non viceversa. Una versione al vaglio degli inquirenti.

Pochi istanti prima di essere uccisa la donna sarebbe stata al telefono con il fratello e durante il litigio con il marito avrebbe fatto cadere per terra sia il telefono sia alcune suppellettili. I due sarebbero venuti alle mani ed alla fine l’uomo l’avrebbe ripetutamente colpita con un coltello, anche se ha raccontato di non ricordarsi quante coltellate abbia sferrato ed in che punto del corpo della coniuge. Si sarebbe poi cambiato d’abito per recarsi, in auto, dai carabinieri in viale Beverora e costituirsi.

Il figlio davanti al silenzio sarebbe uscito dalla camera, dove era rimasto chiuso fino a quel momento, ed avrebbe trovato la madre in cucina, ormai priva di vita.




Omicidio in viale Dante

Omicidio in viale Dante. Una donna cinquantaduenne, Elca Tereziu, di origini albanesi, è stata uccisa probabilmente con cinque coltellate infertele alla gola dal marito Xhevdet Mehmeti, 56 anni, poco dopo le 16 di oggi al culmine di una lite. Il fatto è avvenuto al civico 35. L’uomo si è costituito ai carabinieri. Ad assistere alla scena ci sarebbe stato un figlio sedicenne mentre l’altro figlio è arrivato circa un’ora dopo il fatto. Disperato ha insistito per poter salire in casa e vedere la madre ma è stato convinto a desistere dai poliziotti.

Sarebbe stato proprio il fratello minorenne ad avvertire le forze dell’ordine di quanto accaduto. Al momento del fatto il ragazzo sarebbe stato in camera sua. Accompagnato in caserma è stato a lungo sentito dagli inquirenti, nel tentativo di capire cosa abbia innescato la furia omicida del padre.

Xhevdet Mehmeti dopo aver ucciso la moglie, forse usando addirittura due coltelli, si era allontanato a piedi da casa per poi costituirsi presso il comando dei carabinieri in viale Beverora, con le mani ancora sporche di sangue. L’accusa formulata nei suoi confronto è al momento di omicidio volontario.

Numerosi vicini hanno sentito urla provenire dall’appartamento posto al primo piano dello stabile.

Inutile l’intervento dei soccorritori del 118 che non hanno potuto fare altro se non constatare la morte della donna. Sul posto polizia e carabinieri coordinati dal pm Antonio Colonna. Sono intervenuti i medici legali e la Polizia scientifica per i rilievi di legge.

Il cadavere della donna è stato trovato riverso sul pavimento della cucina con vicino il coltello (o i coltelli) usato per il delitto.

Stando ad alcune testimonianze, raccolte fra i vicini, pare che questa non fosse la prima lite fra i coniugi e che già una volta fosse intervenuta l’ambulanza per prestare soccorso a Elca Tereziu.

La famiglia sembra stesse attraversando qualche difficoltà economica e fosse in ritardo con il pagamento delle spese condominiali, come ci ha riferito un abitante dello stabile. Il marito attualmente sembra non avesse un lavoro stabile, elemento che può aver creato frustrazione e tensione in famiglia. La vittima viene descritta, da chi la conosceva, come una signora molto riservata.