Foti (FdI) – Autotrasporto in crisi se l’Agenzia delle Entrate non comunica gli importi delle deduzioni

Si potrebbe presto arrivare alla proclamazione dello stato di fermo dell’autotrasporto. Lo riferisce in una nota l’on. Tommaso Foti  che esprime «piena e incondizionata solidarietà agli autotrasportatori piacentini che, nonostante le reiterate richieste formulate, continuano ma non avere risposta alcuna dal Governo. Non è infatti più tollerabile – sostiene il parlamentare – il fatto che l’Agenzia delle Entrate non comunichi gli importi per fruire delle deduzioni forfettarie delle spese non documentate per i trasporti effettuati personalmente dall’imprenditore. Alle imprese di autotrasporto – sostiene il deputato di Fratelli d’Italia – è nei fatti negata la possibilità di pagare regolarmente le imposte perché, nonostante sia già scaduto a giugno il termine per le dichiarazioni dei redditi 2018, l’Agenzia delle Entrate continua a non rendere noti gli importi delle deduzioni».

«Anche in ragione delle enormi difficoltà in cui versano le imprese di autotrasporto – continua Foti – è indispensabile che siano mantenuti e confermati gli importi delle deduzioni (51 euro per i viaggi fuori comune e 17,85 all’interno del comune). Se così non sarà, si metteranno in ginocchio le imprese di autotrasporto che, per i redditi dello scorso anno, hanno fatto affidamento sulle predette deduzioni>>. <<A fronte di questa incredibile vicenda ed in considerazione della rilevanza del settore dell'autotrasporto per l'economia piacentina - conclude il deputato di Fratelli d'Italia - ho presentato un'interrogazione ai Ministri dei Trasporti e dell'Economia affinché intervengano con urgenza per risolvere la situazione e consentire agli autotrasportatori di potere usufruire delle deduzioni loro promesse, evitando così che la situazione precipiti, con il conseguente blocco del trasporto delle merci».




Foti (Fdi) chiede spiegazioni al Ministro sulle palazzine militari costruite a Piacenza e mai terminate

«Il destino delle aree militari collocate all’interno della città di Piacenza è quanto mai nebuloso». Lo dice – nell’ambito di una interrogazione rivolta al Ministro della Difesa – Tommaso Foti, deputato di Fratelli d’Italia

«Anni fa – scrive Foti – l’area dell’Artale era stata individuata come sito dove trasferire la gran parte delle attività svolte dalle Forze Armate. La volontà espressa era quella di spostare coloro i quali operano, tutt’oggi, presso la Caserma Filippo Nicolai ad un nuovo ed accogliente sito. A questo scopo – spiega il parlamentare di Fratelli d’Italia – sono state realizzate nell’area dell’Artale ben due stecche di palazzine che, tuttavia, da anni versano in stato di abbandono».

Una situazione che Foti trova assurda: «Abbandonare a rustico delle strutture pagate con i quattrini dei contribuenti è un fatto grave. Risulta evidente che, se non opportunamente valorizzate, le palazzine saranno assoggettate a gravi ammaloramenti ed ad un deterioramento fisiologico che, alla lunga, le renderebbe del tutto inutilizzabili. Inoltre – prosegue il deputato del movimento politico di Giorgia Meloni – fintanto che non saranno ultimati i lavori presso l’Artale sarà impossibile spostarvi le attività oggi svolte presso la Caserma Nicolai».

Per Foti è il momento di vederci chiaro: «E’ indispensabile – si legge nell’interrogazione al Ministro Trenta – indicare tempi certi per l’ultimazione dei lavori. I contribuenti – conclude Foti – hanno il diritto di sapere quanti danari pubblici sono stati sino ad oggi investiti, nonché di chi sia la responsabilità di cosi gravi ritardi».




Foti (FdI): “enorme sbaglio accorpare le competenze fallimentari in pochi tribunali”

«Accorpare le competenze fallimentari in capo a pochi tribunali di medio-grandi dimensioni rappresenterebbe una grave penalizzazione per i territori, gli operatori professionali e le imprese» è la denuncia dell’on. Tommaso Foti, deputato di Fratelli d’Italia, che ha rivolto, sul tema, una interrogazione al Ministro della Giustizia:

«La strada imboccata ad ottobre 2017 con la delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza” – spiega Foti – lascia poco spazio ai dubbi. Gli effetti nefasti, nella sola Emilia-Romagna, colpirebbero tribunali come Piacenza, Ferrara, Ravenna e Forlì. Questi, infatti, in forza della nuova legge non avrebbero più procedimenti concorsuali, né giudici delegati e, dunque, perderebbero tutte le attività connesse».

Uno scenario inaccettabile per il parlamentare di Fratelli d’Italia: «Oltre agli scontati problemi logistici per gli operatori del diritto, anche per i territori si andrebbe incontro a gravi disagi. Si pensi per esempio – sostiene Foti – a tutti gli attori che concorrono ai diversi livelli delle “crisi aziendali”: avvocati, notai, commercialisti, ingegneri, architetti. I professionisti verrebbero privati di interlocutori competenti ed a stretto contatto con i territori, con un impoverimento vero e proprio per le realtà colpite. Non solo, ma il disagio andrebbe a detrimento anche di tutti quegli imprenditori (grandi e piccoli) che non troverebbero più nel contesto in cui operano i necessari punti di riferimento di specialisti in materia di “crisi d’impresa».

Per il deputato del movimento politico di Giorgia Meloni il percorso intrapreso è del tutto errato: «Svuotare i tribunali medio-piccoli delle competenze in materia di fallimenti – spiega Foti – sarebbe sicuramente causa di pesanti rallentamenti delle procedure, essendo ben noto come i tribunali medio-grandi abbiano già un carico di arretrato notevole, che sarebbe destinato a crescere in modo esponenziale a causa dell’ulteriore carico di lavoro frutto di un eventuale accorpamento».

L’appello di Foti al Ministro Bonafede è accorato: «Il Governo rinunci ad esercitare la delega nella parte in cui dispone l’individuazione dei tribunali concorsuali. Procedere lungo il tracciato ereditato dalla sinistra – conclude Foti – rappresenterebbe infatti un ulteriore passo verso la morte della cosiddetta “giustizia di prossimità”».




Foti interroga il Ministro per sapere quando si darà il via alla quarta corsia della Autostrada del Sole

«Sono ormai trascorsi lunghi anni, ma di cantieri all’orizzonte non se ne intravedono» è l’atto di accusa dell’on. Tommaso Foti che, con una interrogazione al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, va all’attacco sulle opere di potenziamento mai realizzate nella tratta autostradale che congiunge Piacenza Sud a Modena Nord.

«Che l’opera sia strategica – sostiene il deputato di Fratelli d’Italia – è sotto gli occhi di chiunque abbia la necessità di utilizzarla in un qualsiasi giorno lavorativo e non. Risultano, quindi, del tutto sorprendenti i pareri espressi da Autostrade per l’Italia nei quali si sostiene che i livelli di servizio forniti sono adeguati al fabbisogno. E’ un fatto che, soprattutto nella tratta tra Piacenza-Sud e lo svincolo con l’A15 (Parma-La Spezia), il carico di traffico, nonché i numerosi incidenti, rendano i disagi per gli utenti del tutto intollerabili».

Per il parlamentare del movimento politico di Giorgia Meloni le carte parlano chiaro: «Sono passati dieci anni – spiega Foti – dalla sottoscrizione della convenzione con Anas che impegnava Autostrade per l’Italia alla progettazione preliminare delle opere di potenziamento necessarie alla tratta in questione. Peccato che dopo l’approvazione di quei progetti da parte di Anas, nel febbraio del 2011, tutto è rimasto “lettera morta”. Infatti, nonostante la richiesta di Anas di sviluppare la progettazione definitiva, nonché promuovere gli indispensabili studi di impatto ambientale, Autostrade per l’Italia non ha mosso una foglia». Decisa è la stoccata finale di Foti: «Escludere dalle priorità la realizzazione della quarta corsia della tratta autostradale che collega Piacenza a Modena rappresenta un grave errore. Se il Ministro Toninelli volesse “battere un colpo” solleciti, quanto meno, l’avvio della progettazione definitiva dell’opera che, come è evidente, non è ulteriormente rimandabile».




Pericolo esproprio per le carte del Maestro custodite a Villa Verdi

Cosa sta succedendo ai carteggi del maestro Giuseppe Verdi conservati nella villa di Sant’Agata Verdi, nel comune di Villanova sull’Arda?

E’ quanto ha, in buona sostanza, chiesto l’onorevole piacentino Tommaso Foti al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo in una interrogazione presentata la scorsa settimana.

Come è noto già lo scorso anno balzò agli onori della cronaca la vicenda di alcuni documenti che dal gennaio 2017 erano stati trasferiti dalla villa, di proprietà degli eredi, all’Archivio di Stato di Parma. La ragione ufficiale della decisione presa dalla Soprintendenza regionale era legata alla necessità di digitalizzare gli incartamenti. Nonostante sia però passato un anno e mezzo le 17 cartelle, relative ad opere del Maestro, non hanno più fatto ritorno a Sant’Agata ed ai loro legittimi proprietari. Questo nonostante le ripetute sollecitazioni della famiglia ma anche di vari esponenti politici piacentini che temono un vero e proprio “scippo” da parte dei cugini parmigiani.

Anche perché, nel frattempo, lo stato italiano ha acquistato altri preziosi carteggi di Verdi evitando che venissero messi all’asta da Sotheby’s a Londra. Lettere per le quali il ministero ha sborsato 358.800 sterline, destinando il tutto … ovviamente a Parma, alla Biblioteca Palatina della Pilotta.

Ma ora la vicenda si fa ancora più intricata. La villa, come ricorda Foti nella sua interrogazione «è soggetta a vincolo del Ministero dei beni culturali che ha sancito l’inscindibilità della predetta “villa” e dei beni in essa contenuti».

Questa “separazione forzata” di fatto sembrerebbe andare contro il vincolo imposto dallo stesso ministero.  Della vicenda si era occupata anche l’Assemblea legislativo dell’Emilia-Romagna che aveva all’ex-Ministro Dario Franceschini di far sì che, terminata la digitalizzazione, i documenti tornassero ai legittimi proprietari, a villa Sant’Agata ponendo fine alla “custodia coattiva” temporanea.

Così non è stato: i documenti invece di rientrare a casa sono tutt’ora a Parma ed anzi ora si corre il rischio che tutti i carteggi custoditi nella villa vengano spostatati nella futura Capitale della Cultura 2020.

Come scrive l’onorevole Tommaso Foti «nel corso di un recente sopralluogo (il 7 maggio 2018) effettuato a Villa Verdi, gli ispettori della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia Romagna hanno stabilito l’inadeguatezza della conservazione dei “Carteggi” verdiani, disponendo, seduta stante, il trasferimento degli stessi».

Una decisione che fa storcere decisamente il naso al parlamentare piacentino secondo cui «la nota della Soprintendenza che evidenzia la possibilità di trasferire la documentazione presso un istituto culturale al fine di agevolare l’opera degli studiosi è opinabile e contraddice il vincolo di inseparabilità tra la “Villa” e i beni mobili in essa custoditi».

Potrebbe addirittura esserci una seconda e peggiore ipotesi, quella dell’espropriazione sulla quale l’on. Fori esprime forti dubbi «nel caso in cui la Soprintendenza, per entrare in possesso dei carteggi verdiani e della corrispondenza Verdi -Ghislanzoni, avesse inteso procedere all’espropriazione del bene, non è chiaro se abbia rispettato i procedimenti e le tempistiche di legge (articoli 95, 98 e 99 del decreto legislativo n. 42 del 2004). Al tempo stesso, essendo i carteggi nelle medesime modalità di conservazione da decenni, risulta quanto mai incomprensibile la decisione di trasferirli in altra sede».

Tra l’altro esistono due convenzioni sottoscritte (nel 2000 e nel 2015) tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la proprietà di Villa Verdi che prevedono l’erogazione di fondi per il restauro dell’immobile ed il miglioramento delle modalità di conservazione dell’archivio, fondi – ad oggi – mai erogati.

Partendo da queste premesse l’onorevole piacentino chiede al nuovo titolare del dicasero, Alberto Bonisoli «se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per verificare il rispetto delle procedure e delle norme vigenti, da parte della Soprintendenza in questione, rispetto ai fatti evidenziati in premessa e se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative volte a garantire la piena tutela del diritto di proprietà degli eredi del compositore Giuseppe Verdi, oltre alla tutela del vincolo di inscindibilità tra Villa Verdi e i beni in essa contenuti».