Giuseppe Borea: “quando l’amore è più forte dell’odio”

Lunedì 8 ottobre alle ore 18 a Palazzo Galli in via Mazzini 14 a Piacenza è in programma la presentazione del libro “Giuseppe Borea. Quando l’amore è più forte dell’odio”, edito da “Il Duomo”.

Intervengono il vescovo mons. Gianni Ambrosio, l’avv. Corrado Sforza Fogliani, presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza, l’autrice Lucia Romiti e don Davide Maloberti, direttore del settimanale “Il Nuovo Giornale”.

Per lui la gente non aveva colore

“Nel tempo della Resistenza al regime nazi-fascista – scrive il vescovo mons. Gianni Ambrosio nell’introduzione al libro -, don Borea era cappellano dei partigiani, ma per lui la gente, viva o morta, non aveva colore. La generosità del suo cuore e della sua mente non è tollerata dal nemico. Per questo viene fatto oggetto di accuse infamanti e poi fucilato, al termine di un processo sommario, il 9 febbraio 1945. Si voleva colpire in lui la Chiesa e il suo prodigarsi accanto alla gente vittima della guerra, si voleva colpire in lui la libertà”.

“L’altro è un uomo, è sempre un uomo, con il suo nome e il suo volto – prosegue il Vescovo -. Anche quando si è in guerra, anche quando l’altro si trova dall’altra parte: è sempre un uomo, come me, che sono da questa parte.  Don Giuseppe Borea lo aveva capito. E con lui l’avevano capito tanti altri preti che vennero coinvolti in modi diversi nel secondo conflitto mondiale: l’altro – italiano o tedesco, partigiano o fascista – è sempre una persona da accogliere, da perdonare, da soccorrere e anche da seppellire”.

Morire perdonando

Il Vescovo ricorda poi l’espressione di papa Francesco che indica la caratteristica del Pastore: avere l’ “odore delle pecore”. “Don Borea – aggiunge – venne fucilato a soli 35 anni. Prima di morire incontra sua madre ed esprime parole di perdono per chi l’aveva condannato ingiustamente e stava per ucciderlo. Probabilmente don Giuseppe la morte l’aveva messa in conto ed ora se la ritrovava di fronte. Non fugge, resta lì, come pastore fedele. Muore perdonando. Poteva scappare, ma non lo fa, affronta il suo destino. Non è rassegnato, offre se stesso e si dona ancora fino all’ultimo”.

L’incontro è aperto a tutti; per esigenze organizzative, occorre comunicare la propria presenza all’Ufficio Relazioni Esterne della Banca: tel. 0523.542357; relaz.esterne@bancadipiacenza.it. Ai primi prenotati sarà consegnata una copia della pubblicazione.




Sgarbi, a Palazzo Galli, ricorda il professor Ferdinando Arisi

E’ arrivato direttamente dalla Spagna e per la precisione Madrid dove al Museo del Prado ha partecipato all’inaugurazione della mostra “Ritratti” di Lorenzo Lotto. Vittorio Sgarbi è approdato in auto davanti a Palazzo Galli.

Un attimo per rassettarsi, infilare la cravatta e poi ha raccolto il benvenuto degli amici piacentini ed in particolare dell’avvocato Corrado Sforza Fogliani. Insieme hanno visitato brevemente le mostre in corso nello spazio espositivo della Banca e poi si sono presentati davanti al pubblico numerosissimo accorso ad ascoltarlo (centinaia gli intervenuti, ospitati nella Sale Panini, Verdi e Corsi, queste ultime video collegate).

Il critico d’arte, a Piacenza per ricordare la figura di Ferdinando Arisi è partito subito con una esortazione: «Spero che l’Amministrazione comunale e la Banca di Piacenza vogliano chiudere il percorso di una vita operosa come quella di Arisi dedicandogli una bella monografia sul pittore Gaspare Landi».

Quella di oggi era  la quinta edizione della “Giornata Arisi” e si è svolta, questo pomeriggio, a Palazzo Galli. Tema dell’incontro il camminamento degli artisti (che il professor Ferdinando utilizzava per portare gli alunni dell’Istituto Gazzola a studiare la prospettiva degli affreschi di Antonio de’ Sacchis), Santa Maria di Campagna (basilica che amava particolarmente) e il Pordenone.

Sgarbi – salutato dal presidente del Comitato esecutivo della Banca Corrado Sforza Fogliani che ha sottolineato la grande amicizia del critico d’arte per Piacenza e per Arisi – ha spiegato il ruolo dei critici d’arte nel mettere in evidenza gli artisti della cosiddetta Padanìa, allo scopo di dimostrare che l’arte non era solo quella toscana, citando Roberto Longhi, Francesco Arcangeli («il mio maestro»), Arturo Carlo Quintavalle. «Quello che hanno fatto Longhi a Ferrara, Quintavalle a Parma, Arisi lo ha fatto qui», ha affermato Vittorio Sgarbi aggiungendo che a Piacenza «l’arte è Arisi». Nel senso che senza la sua opera non si sarebbero conosciuti artisti del calibro di Felice Boselli e del vedutista Gian Paolo Panini, di cui ha lasciato importanti monografie. «C’è un terzo pittore – ha proseguito Sgarbi – che Ferdinando Arisi ha scoperto e valorizzato: Gaspare Landi, forse più importante di Boselli e Panini, un autore di dimensioni universali che si ispirava al Canova. Nel 2004 grazie alla Banca di Piacenza si è organizzata una grande mostra poi replicata a Roma a palazzo Montecitorio, di cui restano due cataloghi importanti, ma manca una vera e propria monografia».

Il critico d’arte ha quindi mostrato alcune opere del Landi scoperte di recente: lo studio finito per l’episodio di Gesù fra i dottori del tempio dei Musei civici di Palazzo Farnese a Piacenza, un grande bozzetto per una “turcheria” proto-orientalista in relazione con il dipinto del Museo nazionale di Capodimonte (Harun al-Rashid nella sua tenda con i sapienti d’Oriente). «Due begli esempi di pittura neaclassica», ha commentato Sgarbi che ha citato anche altre importanti opere del Landi (una Venere del 1817-17 che si trova al museo di Budapest, due autoritratti del Canova che dimostrano l’amicizia e l’ammirazione che il pittore piacentino aveva per il massimo esponente del neoclassicismo e Pittura che piange sull’urna di Raffaello conservata alla Pinacoteca ambrosiana a Milano).

Nel corso della giornata di studi sono quindi intervenuti Laura Bonfanti (che si è soffermata su alcuni aspetti trattati da Ferdinando Arisi nel libro scritto a quattro mani con la figlia Raffaella, nel 1983, sulla storia di Santa Maria di Campagna), Robert Gionelli (che ha trattato delle firme di artisti e studenti sulle colonne della cupola di Santa Maria di Campagna, dallo stesso individuate insieme a Carlo Omini dopo il primo nucleo scoperto da Attilio Rapetti tra il 1939 e il 1840: in totale ora sono 80 le firme censite) e Roberto Tagliaferri (che ha illustrato la ricerca compiuta su alcuni artisti piacentini che hanno lasciato la loro testimonianza in Cupola e la mappa da lui stesso realizzata per indicare esattamente dove si trovano le firme scoperte).

La giornata piacentina di Vittorio Sgarbi – dopo un passaggio in Santa Maria di Campagna – si è conclusa ad Albarola, dove il Rotary Piacenza Farnese gli ha consegnato la tessera di socio onorario e la “Paul Harris Fellow”, la massima onorificenza rotariana.




Domani a Palazzo Galli Vittorio Sgarbi rende omaggio al professor Ferdinando Arisi

Domani (martedì 19 giugno, alle 17) la Sala Panini di Palazzo Galli ospiterà la “Giornata Arisi”. Giunta alla quinta edizione per iniziativa della Banca di Piacenza, l’omaggio al più grande, ed indimenticato, storico dell’arte della nostra terra assume un significato particolare: il professor Ferdinando può essere considerato, infatti, il “padre” della Salita al Pordenone; suo il sogno più volte espresso (e ora realizzato dalla Banca) di portare fedeli e turisti sulla cupola attraverso quel camminamento degli artisti che lui conosceva come le sue tasche, avendo accompagnato in numerose occasioni gli allievi del Gazzola a studiare la prospettiva osservando da vicino gli affreschi di Antonio de’ Sacchis.

La giornata in suo ricordo avrà evidentemente per tema il camminamento degli artisti, Santa Maria di Campagna e il Pordenone. Già presente al tavolo dei relatori in una precedente edizione, torna a rendere omaggio ad Arisi, con il quale aveva un forte legame di stima e amicizia (firmarono insieme il catalogo dedicato alla mostra su Gaspare Landi allestita nel 2004 a Palazzo Galli), Vittorio Sgarbi.

Previsti anche interventi di Laura Bonfanti, Robert Gionelli e Roberto Tagliaferri).

Omaggio doveroso al professor Arisi, ma al contempo riconoscenza al professor Sgarbi per l’amicizia, vera, che dimostra per Piacenza.

Di lui ha scritto recentemente in un tweet Corrado Sforza Fogliani: “Grazie. Grande Sgarbi, amico sincero della nostra Piacenza come pochi. Fatti, per noi; non, chiacchiere. Anche in Parlamento, al bisogno, ci difenderà sempre. Tornerà presto fra noi, a giorni”.

Sgarbi è stato un assiduo frequentatore della nostra città già in passato ed ancor di più negli ultimi mesi (quattro volte negli ultimi quattro mesi).




Il carteggio di Luigi Illica al centro di un incontro a Palazzo Galli

La Banca di Piacenza ha recentemente acquistato un cospicuo numero di lettere inedite di Luigi Illica, indirizzate a corrispondenti quali Giulio e Tito II Ricordi, Pietro Mascagni e Giovanni Tebaldini. Il Prof. Alessandro Turba, del Dipartimento dei beni culturali e ambientali dell’Università di Milano, e il Dott. Massimo Baucia, Conservatore del fondo antico della Biblioteca Comunale Passerini Landi, parleranno di questo fondo e di una curiosa «Rivendicazione d’Arte Latina», sullo sfondo della Grande Guerra, al centro del carteggio Illica-Tebaldini.

L’appuntamento a Palazzo Galli è fissato per lunedì 14 maggio alle ore 18

Ingresso libero con invito a prenotarsi (relaz.esterne@bancadipiacenza.it. tel. 0523542137)




L’amore per la medicina e le amicizie piacentine del gastroenterologo Giovanni Gasbarrini

 In una Sala Panini di Palazzo Galli in buona parte affollata da medici, il prof. Giovanni Gasbarrini – noto gastroenterologo, già cattedratico di Clinica medica nelle università di Milano, Bologna, Chieti e alla Cattolica di Roma – ha tenuto un’interessante conversazione dal titolo “Storia di un clinico, della scuola e della sua famiglia”.

L’incontro – inserito nel calendario degli eventi collaterali alla “Salita al Pordenone”, organizzata dalla Banca di Piacenza – è stato introdotto dal dott. Carlo Mistraletti che, dopo aver mostrato al pubblico i poderosi tre tomi del “Trattato di Medicina Interna” scritto alcuni anni fa dal prof. Gasbarrini, ha ricordato i legami piacentini del noto clinico di origini venete.

“Sono legato a Piacenza – ha detto il prof. Gasbarrini – principalmente perché questa è la città del prof. Giuseppe Labò, mio mentore e mio maestro, ma anche per alcune amicizie coltivate nel corso della mia vita, come quella con il dott. Giuseppino Molinari che dirigeva la Cattolica quando insegnavo Clinica medica. Proprio da Labò ho attinto i primi importanti insegnamenti che mi hanno permesso di sviluppare gli studi e le ricerche che ho approfondito nel corso della mia carriera: studi sulla colecisti, sulle pancreatiti, sulle malattie del duodeno e sull’utilizzo dei Sali biliari che ho continuamente sviluppato e presentato nei numerosi simposi e convegni che ho tenuto in tutto il mondo”.

Attività di studio e di ricerca, insegnamento universitario ma anche l’esercizio della professione medica nei vari ospedali e ambulatori in cui ancora oggi il prof. Gasbarrini è attivo. L’affascinante conversazione tenuta dal noto clinico in Sala Panini, ha spaziato anche su alcuni aspetti della sua vita privata e familiare, enfatizzati dalla presentazione di numerose fotografie.

“L’amore per la medicina – ha proseguito il prof. Gasbarrini – l’ho ereditato da mio padre Antonio, celebre clinico che fu medico di tre pontefici: Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI. I miei ricordi legati a mio padre risalgono anche agli anni della Seconda Guerra mondiale, periodo in cui fummo costretti a sfollare prima a Bologna e successivamente a Castelbolognese. Negli anni, nonostante i ricordi legati alla tragedia della guerra, Bologna è diventata un centro importante della mia vita e della mia professione e in questa città ho coltivato tante amicizie come quelle con Lucio Dalla e Pupi Avati, mio compagno di scuola”.

L’incontro con il prof. Gasbarrini – che ha menzionato anche le sue ricerche sull’helicobacter pylori, sulla celiachia e sul Morbo di Crohn – ha permesso di ricordare anche alcuni indimenticati medici piacentini come Giuseppe Rettanni, Rino Riggio e Gianfranco Chiappa.




Anche l’occidente non è immune da “virus totalitari”

«Il virus totalitario può servirsi persino della libertà». Dario Fertilio, giornalista del Corriere della Sera, ospite a Palazzo Galli nell’ambito degli appuntamenti collaterali alla Salita al Pordenone, ha messo in guardia l’Occidente affinché non sottovaluti il pericolo dei totalitarismi («Pur vivendo in una società democratica, non possiamo sentirci in terra sicura»). Lo scrittore liberale ha presentato il suo ultimo libro (Il virus totalitario, guida per riconoscere un nemico sempre in agguato, edizioni Rubbettino) in colloquio con il presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza Corrado Sforza Fogliani. «Ho letto questo saggio con lo stesso piacere intellettuale che ho provato con l’ultima edizione di Liberi di scegliere di Milton Friedman – ha premesso Sforza – perché c’è nitore non solo di pensiero, con concetti puliti, precisi, ma anche dell’edizione, chiara dal punto di vista formale». Un libro che avvince chiarendo le affinità tra totalitarismi storici (comunismo e nazismo, o meglio nazionalsocialismo) e contemporanei (islamismo radicale, nazicomunismo postsovietico). Nel dargli la parola, Corrado Sforza Fogliani ha ringraziato l’ospite «per la battaglia che da più tempo conduce al fine di far rivivere il pensiero della cultura della libertà in questo nostro Paese».

«Il libro – ha spiegato Fertilio – nasce dall’esigenza di interpretare i fatti drammatici che oggi ci caratterizzano, partendo dalla constatazione che le democrazie occidentali sono in difficoltà, vengono svuotate dall’interno rischiando di trasformarsi in autocrazie». Il punto centrale, secondo il giornalista del Corriere, è di capire che cosa unisce i vari totalitarismi: tutti sono parassitari, vampireschi rispetto al materiale culturale, psicologico, sociale e politico contemporaneo. Si comportano come i virus organici, che non hanno un metabolismo proprio ma occupano altre cellule. «Le forme virali sono indifferenti al soggetto – ha osservato Dario Fertilio -, si servono delle cellule per propagarsi e procedono fino a che qualcuno non ne rallenta l’azione». Quando si esaminano i totalitarismi due sono gli elementi sempre presenti: uno arcaico, l’altro di modernità. Prendiamo il teorema di Lenin: il comunismo è il potere dei soviet (elemento arcaico) più l’elettrificazione di tutto il Paese (elemento di modernità). Stesso discorso per il nazionalsocialismo, che unisce il concetto arcaico di razza pura che redime il mondo all’elemento di modernità rappresentato dall’evoluzionismo darwiniano. Nel caso dell’islamismo radicale, abbiamo l’interpretazione assolutistica del Corano (arcaico) e la tecnologia militare e mediatica che rende possibile la diffusione del suo messaggio ideologico (modernità), mentre nel nazionalsocialismo postcomunista la tradizione russa dell’autocrazia è l’elemento arcaico, i modelli economici globali rappresentano la modernità.

«Occorre collegare tutti questi fenomeni e studiarne l’evoluzione – ha raccomandato il giornalista del Corriere -. Il virus si autoalimenta e potrebbe anche divorare se stesso. La speranza, è che il virus non abbia mai l’ultima parola. La difficoltà, è che non sappiamo quando e come fermarlo. La reazione deve essere politica, culturale, economica e diplomatica. Dobbiamo prepararci alle sfide e non illudirci di parziali successi».

Rispondendo ad una domanda del presidente Sforza sulla situazione islamica che, andando contro il principio liberale, fa irruzione con il sacro nella vita profana, Dario Fertilio ha spiegato come non ci si possa illudere che gli islamici separino il sacro dal profano «perché il sacro è uno strumento del virus totalitario. I combattenti islamici sono fedeli nel senso che usano la fede come strumento. Tutto può servire al virus totalitario: oltre alle religioni, anche il liberalismo e le ideologie occidentali».

«Non possiamo sentirci al sicuro – ha ribadito Fertilio – perché quando si moltiplicano i diritti poi inapplicabili, si crea la necessità di un governante che metta le cose a posto; altro pericolo, il controllo della società attraverso la centralizzazione burocratica, come avviene con l’Unione europea. L’Occidente può quindi essere terreno fertile per il propagarsi di virus che non saranno totalitari ma che potrebbero andare al potere».

Corrado Sforza Fogliani ha ringraziato Dario Fertilio (al quale sono stati donati i tre cataloghi pubblicati in occasione delle iniziative culturali della Banca di Piacenza attualmente in corso: Salita al Pordenone e mostre sul Genovesino e su Francesco Ghittoni) «per le preziose indicazioni utili a riconoscere i virus totalitari: molto spesso non ci si accorge della virulenza di queste forme che cercano di coartare la nostra libertà».




A Piacenza tappa del programma di formazione interculturale per manager

Prosegue – dopo la prima tappa tenutasi a Montabaur (Germania) e la seconda tenutasi a Casablanca (Marocco) – l’XI edizione del programma di formazione interculturale per manager ad alto potenziale di crescita CIBP-LINK, ideato ed organizzato da CIBP, organizzazione internazionale che riunisce le banche popolari e cooperative di tutto il mondo: si parlerà di innovazione. I partecipanti, manager di banche popolari e cooperative provenienti da tutto il mondo, saranno ospitati dalla Banca di Piacenza a Palazzo Galli dal 21 al 25 febbraio. I cicli di formazione sono progettati per stabilire e mantenere una forte rete di contatti tra gli operatori del settore bancario cooperativo, per migliorare le capacità manageriali e le capacità di leadership dei partecipanti (in un ambiente diversificato e complesso) e per coltivare competenze interculturali. Ogni ciclo di formazione si concentra su di un tema specifico: sviluppo strategico, leadership, innovazione nella performance finanziaria e cooperativa.
I partecipanti allo stage svolgeranno attività formativa in aula. In particolare il Presidente di Assopopolari Sforza Fogliani illustrerà agli stessi, nella prima lezione, il ruolo delle banche popolari in Italia. Il giorno successivo il Presidente del Consiglio di Amministrazione della Banca dott. Nenna e il Direttore Generale dott. Crosta presenteranno agli ospiti la Banca locale, di cui gli stessi visiteranno anche la collezione d’arte e la biblioteca. Il terzo giorno vedrà gli stagisti impegnati in visite in aziende caratterizzate da forte innovazione. E’ previsto, al termine, un trasferimento a Milano.
Allo stage partecipa anche un italiano, il dott. Gianmarco Maiavacca della Segreteria del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza.
Palazzo Galli, situato in prossimità di Piazza Cavalli, già sede della Banca Popolare Piacentina, è stato acquistato nel 1997 dalla Banca di Piacenza, che qui nacque e che, dopo un lungo e accurato restauro, l’ha destinato alla pubblica fruizione (in particolare il Salone dei depositanti che ospiterà il modulo CIBP-LINK ). Nel palazzo fu fondata ed ebbe sede la Federazione Italiana dei Consorzi Agrari.




Anche Gotti Tedeschi a Palazzo Galli

Prestigiosa adesione al Festival della Cultura della Libertà che prenderà il via a Palazzo Galli domani pomeriggio alle 18 con la conferenza di Francesco Forte e poi sabato mattina con l’inizio vero e proprio, che proseguirà fino a domenica sera. L’organizzazione della manifestazione ha infatti comunicato che parteciperà al Festival anche il Prof. Ettore Gotti Tedeschi che prenderà parte alla Tavola Rotonda “Immigrazione. Perché sì, perché no”.

L’ingresso ak Festival è libero.

 




L’economista Francesco Forte presenta il suo libro a Palazzo Galli

Francesco Forte, economista e successore a Torino sulla cattedra di Einaudi, oggi uno dei maggiori saggisti italiani, presenterà personalmente venerdì 26 gennaio alle ore 18, nella Sala Panini di Palazzo Galli della Banca di Piacenza, il suo nuovo libro “A ONOR DEL VERO” (ed. Rubbettino), pieno di notizie finora inedite scritte da un uomo tra i più informati d’Italia, molti anche i riferimenti piacentini.

Ingresso libero con precedenza per i prenotati (tel. 0523.542357 – relaz.esterne@bancadipiacenza.it). Ai primi prenotati sarà fatta consegna di copia della pubblicazione.




A Palazzo Galli si parla di Bitcoin

Gli incontri di Educazione finanziaria organizzati dalla Banca di Piacenza proseguono con grande successo. Salone dei depositanti esaurito anche per l’appuntamento “MiFID 2- consulenza finanziaria, novità e sfide”.

L’incontro, tenuto dal dott. Gabriele Pinosa, analista finanziario e Presidente di Go.Spa Consulting, già relatore degli altri appuntamenti di Educazione finanziaria organizzati dalla Banca, era volto all’approfondimento della nuova normativa comunitaria MiFID II, entrata in vigore il 3 gennaio scorso, e quindi per spiegare e chiarire i cambiamenti in atto. L’obiettivo di MiFID II è quello di aumentare la trasparenza delle negoziazioni e la tutela degli investitori, nonché di ottenere una più approfondita consapevolezza dei risparmiatori e un rafforzamento dei poteri delle autorità di vigilanza.

Il dott. Pinosa tornerà a Palazzo Galli (Banca di Piacenza) lunedì 22 gennaio (ore 18) con l’incontro “Bitcoin – bolla finanziaria o nuova frontiera di signoraggio?” per approfondire le tematiche inerenti la nuova valuta virtuale.

Ingresso libero con precedenza per i prenotati (tel. 0523.542357 – relaz.esterne@bancadipiacenza.it).