Le carte di Verdi andranno a Parma. Rancan(Lega): “Piacenza ancora una volta subalterna”

Tutto come da previsione. Lo avevamo scritto e lo avevamo riscritto all’indomani dell’acquisto del carteggio fra il maestro ed il suo librettista e così è stato. Le lettere di Verdi andranno a Parma.

Stiamo parlando del lotto costituito da 26 lettere scritte da Giuseppe Verdi al suo librettista Salvatore Cammarano, acquistato (per poco meno di 400 mila euro) dal Ministero per i Beni Culturali, con trattativa privata, evitando l’asta di Sotheby’s a Londra.

Il ministro Franceschini ha confermato oggi che le lettere andranno alla Biblioteca Palatina della Pilotta. Svaniscono così le speranze di Piacenza e …purtroppo c’è chi legge questo segnale come un antipasto di quanto succederà per l’assegnazione del titolo di Capitale Italiana della Cultura 2020. Anche perchè il feeling fra Franceschini (ed il PD in generale) ed il sindaco Pizzarotti … sembra crescere di giorno in giorno.

Intanto proprio contro il PD si scaglia il consigliere regionale piacentino Matteo Rancan che sembra proprio non aver gradito una scelta che vede Piacenza di nuovo perdente.

«Un’altra volta Piacenza subalterna a Parma e un’altra volta la responsabilità è del centrosinstra. I piacentini sappiano chi ringraziare per la decisione di consegnare il carteggio del maestro Giuseppe Verdi alla biblioteca del palazzo della Pilotta».

È l’accusa del consigliere regionale della Lega Matteo Rancan alla luce delle dichiarazioni rilasciate dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, che alla stampa ha confermato l’assegnazione delle lettere del compositore piacentino a Parma.

«Il Partito Democratico – attacca – non può svendere a Parma anche la cultura, dimostrandosi sempre lontano dalle politiche, culturali e non, del nostro territorio. Un altro fatto sconcertante riguarda il baule di manoscritti appartenenti a Verdi, assegnato per la digitalizzazione all’Archivio di Stato di Parma invece che a quello di Piacenza, della cui restituzione ai legittimi eredi non si ha notizia».




Rapporto Ismea: Piacenza 12° in Italia per produzione del comparto Food

Presentato ieri a Roma il Rapporto Ismea Qualivita sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP IGP STG, che analizza annualmente i più importanti fenomeni socio-economici del comparto della qualità alimentare certificata.

A livello nazionale il primato mondiale dell’Italia si rafforza per numero di prodotti DOP IGP con 818 Indicazioni Geografiche registrate a livello europeo. Il comparto esprime i risultati più alti di sempre anche sui valori produttivi con 14,8 miliardi di valore alla produzione e 8,4 miliardi di valore all’export. Dati che testimoniano una crescita del +6% su base annua e un aumento dei consumi nella GDO del +5,6% per le vendite Food a peso fisso e del +1,8% per il Vino. Anche il trend degli ultimi 10 anni mostra una crescita continua del sistema DOP IGP che ha così affermato il proprio peso economico nel Paese fino a rappresentare l’11% dell’industria alimentare e il 22% dell’export agroalimentare nazionale (nel 2015 era il 21%). Il Sistema delle DOP IGP in Italia garantisce qualità e sicurezza anche attraverso una rete che, alla fine del 2017, conta 264 Consorzi di tutela riconosciuti dal Mipaaf e oltre 10mila interventi annui effettuati dagli Organismi di controllo pubblici.

EMILIA ROMAGNA E PIACENZA

A livello nazionale, si nota che il valore complessivo alla produzione del comparto Food, pari a 6,6 miliardi di euro nel 2016, si concentri prevalentemente nelle regioni del Nord: Piacenza risulta 12°, mentre Parma, Modena e Reggio Emilia si accaparrano il primo, il secondo e il quarto posto, con Parma nettamente avanti rispetto al gruppone. Piacenza quarta a livello regionale, con Bologna, Ravenna, Ferrara, Forlì e Rimini nettamente indietro. La nostra Regione si classifica prima in tutta Italia per impatto territoriale Food DOP IGP (dati 2016) 

Per quanto concerne la produzione di formaggi ci classifichiamo al 9°posto nazionale, con Parma, Reggio Emila e Modena nella Top 5.

“A livello territoriale i distretti con maggiore impatto delle filiere certificate DOP IGP si concentrano nella “Food Valley” emiliana (Parma, Piacenza, Modena), in Lombardia e nel nord-est (Trentino, Friuli Venezia Giulia) e in varie zone del centro Italia (Toscana, Umbria e Lazio)”.

L’Emilia Romagna non ha eguali nei prodotti a base di carne, nei primi 10 posti ci sono ben 6 città emiliane (Piacenza 6° a livello nazionale). Ma il vero settore in cui Piacenza primeggia è il vino: sul valore di produzione pari a 111 milioni della Regione (ottava in Italia), Piacenza contribuisce con 20 milioni, battuta solo da Modena (26 milioni).

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Il Capodanno di Piacenza fra i più poveri della zona. Intanto, a Parma, Fedez non sanno dove piazzarlo

In attesa di sapere come andrà a finire la prima manche della corsa verso il titolo di Capitale della Cultura, Piacenza si è probabilmente già guadagnata il titolo di capitale Italiana del risparmio almeno sul fronte della festa di Capodanno.

Come è noto infatti la giunta Barbieri ha stanziato, per l’ultimo dell’anno in piazza Cavalli, 15 mila euro. Una scelta più che legittima se – come sembra – il disastrato bilancio comunale non permette maggiori esborsi. Del resto quello piacentino è un popolo concreto, contadino, geneticamente e culturalmente abituato alle ristrettezze. Un popolo che, quando le vacche ed i maiali grassi finivano solo sulle tavole dei signori, si accontentava della polenta sorda.

Questo Capodanno sarà un po’ come le fette di polenta che – sulle nostre montagne – i più fortunati, passavano sull’osso di prosciutto illudendosi di insaporirle un po’.  Avrà il budget di un ricco diciottesimo ma il sapore di un evento di massa.

Per questo, forse, non c’è stato sovraffollamento di proposte per accaparrarsi la gestione della serata che alla fine andrà all’unica società pervenuta, la solita Black Lemon, quella dei venerdì piacentini insomma (e menomale che almeno ci sono loro!).

Il menù prevede cenone (a pagamento) sotto il portici del Gotico, un d.j. set e l’esibizione di una cover band, un gruppo che riproporrà successi musicali altrui: poca spesa molta (si spera) resa.

Una serata all’insegna del minimalismo che si intona con il vicino albero di Natale e che ben si adatta a questa perdurante crisi economica. Anche perché, diciamocelo, non è che fare la festa in piazza sia un obbligo. Immaginiamo Patrizia Barbieri tentata dall’idea di investire questi fondi in capitoli di spesa più utili alla città. Ma poi, non avesse fatto nulla l’avrebbero criticata, paragonandola al dickensiano Ebenezer Scrooge, protagonista di Canto di Natale. Con una scelta salomonica il primo cittadino ha investito quanto bastava per garantire una sobria serata. Nulla di meno, nulla di più. Ma i “maicontenti”, sia su Facebook sia nella vita reale, la criticano ugualmente. La politica del terzo millennio è così: molto social … pochi money.

Certo si sarebbe potuto bussare alla porta di un qualche sponsor, come ha fatto il comune di Reggio Emilia che ha chiamato a supporto Iren, la ex-municipalizzata di cui anche la nostra città è azionista. Con un cachet di 70 mila euro hanno scritturato il comico Nino Frassica che sarà accompagnato da una Band di sei musicisti i “Los Plaggers”. A Modena verranno investiti dieci mila euro in più, per un totale di 80 mila per avere Silvia Mezzanotte, cantante, già voce dei Matia Bazar.

Mantova ha puntato in alto e deciso di sborsare ben 130 mila euro per avere Max Gazzè in concerto.

Ma è Parma, con la grandeur che sempre la contraddistingue, a vincere la competizione fra le città vicine. Si spenderanno ben 250 mila euro per assistere al concerto del più tatuato fra i rapper italiani, la superstar televisiva, il giudice di X Factor  Fedez. Sempre che il sindaco Federico Pizzarotti ed i suoi assessori riescano a risolvere un problema di non poco conto: dove farlo esibire. Si perché, vista l’attuale inagibilità della Pilotta, non sono ancora riusciti a trovare un posto adatto che rispetti le nuove stringenti normative di ordine pubblico.

Insomma i cugini di Parma avranno pure il loro costoso prosciutto, tutto intero, ma se non si danno una mossa a trovare l’affettatrice adatta rischiano di restare a bocca asciutta. E i piacentini, sotto sotto, godono!

Perchè la nostra sarà anche una “pover band” ma almeno il concerto è garantito e … pure sotto il Gotico!

Carlandrea Triscornia




A primavera operativa la Camera di Commercio unificata (Parma, Piacenza, Reggio)

”Tra pochi mesi nascerà la Camera di Commercio dell’Emilia, nuovo punto di riferimento per un’area, quella di Reggio, Parma e Piacenza, nella quale operano circa 16.000 imprese, quasi il triplo di quelle presenti oggi nella nostra provincia’. Così il presidente della Camera di Commercio di Reggio, Stefano Landi, ha aperto – presso la sala degli Specchi del teatro Valli di Reggio Emilia – la 15° giornata dell’economia, provando a dare spinta ed entusiasmo a un progetto che sta per realizzarsi.
“La sede sarà a Parma e sarà la Camera di Commercio più grande della regione, al settimo posto a livello nazionale”.
“La nuova Camera di Commercio sarà operativa nella primavera del 2018 – assicura Landi – ora dobbiamo camminare insieme agli altri territori”.




Banda di moldavi arrestata durante una festa di battesimo. Avevano tentato un furto a Caorso

Erano gli autori di un tentato furto ai danni del Supermercato Di Più di Caorso, lo scorso 27 giugno, i sette ladri moldavi arrestati sabato sera, a Cella di Reggio Emilia con una imponente operazione.

Oltre 50 uomini delle squadre mobili di Parma e di Reggio, del reparto prevenzione e crimine e della scientifica hanno fatto irruzione nel ristorante dove 6 moldavi, insieme alle rispettive famiglie, stavano festeggiando il battesimo del figlio di uno di loro.  Secondo gli inquirenti erano tutti membri della stessa banda composta da almeno nove persone. Due sono latitanti, probabilmente all’estero, il settimo è stato arrestato mentre si trovava a casa della fidanzata. Erano tutti residenti a Parma.

Da marzo di quest’anno fino allo scorso ottobre, hanno messo a segno svariati furti a danno di negozi, supermercati, bar, circoli quasi tutti in provincia di Parma. Il colpo più grosso quelli al magazzeno Pinko di Fidenza lo scorso 5 ottobre, con un bottino di 70 mila euro in capi d’abbigliamento.

Una banda scaltra ed attenta: agivano sempre disarmati e se notavano la presenza di forze dell’ordine o di metronotte abbandonavano subito il colpo in corso. A tradirli un tentato furto in una sala giochi. Tre di loro sono stati ripresi da una telecamera di sorveglianza mentre oscuravano i sensori dell’antifurto. Da lì, lo scorso marzo, sono partite le indagini della Squadra Mobile di Parma che hanno portato al loro arresto.




Chiara Cetta è volata in Pennsylvania per studiare finanza. “Di Piacenza mi mancano le vasche con le amiche”

Ci sono luoghi e scenari che per quanto lontani migliaia di chilometri sono per noi famigliari, quasi si trovassero dietro l’angolo. Una suggestione possibile grazie alle centinaia di film americani che ci raccontano spaccati di vita oltreoceano, fra le fumose strade di New York piuttosto che su una spiaggia Californiana o in un campus universitario. Proprio in un college degli Stati Uniti si trova, al momento, Chiara Cetta, piacentina 20 anni (21 a breve) iscritta al terzo anno della laurea triennale in Economia e Finanza dell’Università di Parma.

Superata la differenza di fusi orari, parte la nostra chiacchierata a distanza facilitata da WhatsApp.

Che corso stai frequentando in America?
«Studio sempre economia e finanza per completare il mio ciclo italiano. Sostengo degli esami che avrei dovuto dare a casa e che l’Università di Parma mi riconoscerà. Una volta rientrata terminerò questa fase e poi mi iscriverò alla laurea magistrale».

Quanto tempo ti fermi negli Sati Uniti?
«Sono qui per un semestre. Le lezioni sono incominciate il 28 agosto e ritornerò prima di Natale, finiti gli ultimi esami».

Quali sono le differenze più evidenti fra l’Università italiana e quella americana?
«Pensavo non ce ne fossero molte. Invece, quando sono arrivata, mi sono stupita perché è tutto molto diverso, a partire dall’approccio alla materia, a come viene insegnata e come si deve studiare. La parte teorica è importante ma si dà enorme spazio alla parte pratica, quindi ti fanno fare tante esercitazioni. Ti forniscono strumenti per applicare ciò che hai studiato. A Parma si fa molta teoria, molte lezioni frontali. I professori spiegano alla lavagna e gli studenti prendono appunti e poi studiano sul libro e sugli appunti. Qui invece Si fanno parecchi laboratori, è una esercitazione continua. Vi faccio un esempio. Sto studiando finanza … gli investimenti. In Italia l’ho approcciata in maniera teorica, sui libri. In America sto iniziando ad investire in qualche azione, facendo delle simulazioni di gioco online, seguita dal docente. In aula il prof ci spiega come investire, quanto investire, il momento in cui farlo, come monitorare il proprio investimento, attraverso il computer. E’ un approccio estremamente pratico che mi piace molto».

Meglio della sola teoria italiana?
«Diciamo che combinare teoria e pratica sarebbe l’ideale».

Gli esami sono simili ai nostri?
«No, è molto diverso. Si usano tantissimo i test a scelta multipla, con le crocette. Un sistema più “sbrigativo” ed immediato rispetto all’esame orale italiano dove il professore interroga e tu rispondi. Gli esami invece si fanno periodicamente».

Ci sono le sessioni come da noi?
«Questa è una delle maggiori differenze. Non c’è un periodo di esami come da noi, la sessione estiva o invernale. Ogni settimana o ogni quindici giorni il professore fa un esame sul programma svolto fino a quel momento, ad esempio su determinati capitoli. Dopo di che prosegue nel programma. E’ molto diverso».

E’ quasi più simile ad una nostra scuola superiore?
«Abbastanza simile. Ci sono queste prove intermedie, periodiche e poi ci sono le esercitazioni ed i compiti da fare a casa per la lezione successiva. Sei più seguito».

Il campus dove studi e vivi è simile a quelli che siamo abituati a vedere nei film hollywoodiani?
«Appena sono arrivata ho pensato esattamente questo, mi sembrava di essere in un film.  Io frequento la St. Francis University, che è in Pennsylvania. Questo campus, rispetto a molte altre università americane, è piccolo. Dal dormitorio arrivo all’edificio dove ci sono le aule di business a piedi, in cinque minuti. Magari in altri campus ci vuole il pullman perché sono molto più grandi. Questa università è immersa nel verde. E’ molto bella, c’è una pineta qui accanto e c’è molta campagna. Si respira aria pulita e per questo è bello stare fuori, all’aperto. Ci sono vari edifici per i dormitori. Altri ragazzi invece preferiscono affittarsi delle case esterne al campus. Ci sono le facoltà, scientifiche, economiche, letterarie. La mia ad esempio è ospitata in un palazzo antico. Poi c’è una grande mensa e varie caffetterie. Insomma proprio come si vede nei film».

Ci sono anche strutture dove fare attività sportiva?
«Certo! Questa è una Università che accoglie molti studenti atleti a cui attribuisce borse di studio. Si pratica quasi ogni sport immaginabile, dal calcio, al football, dal tennis al basket quindi ci sono tutti i campi ed in più la piscina e le palestre. Una palestra è per i ragazzi non atleti, attrezzata benissimo (dove andiamo noi) e poi ce ne è una dove si allenano gli atleti.

La vita sociale come è? Anche quella è come nei film con le sorority indicate dalle lettere dell’alfabeto greco come Zeta Phi Beta?
Ci sono tante sororities (sorellanze per le ragazze) o fraternities (fratellanze per i ragazzi). Organizzano varie attività soprattutto nei week-end. Durante la settimana c’è sempre e comunque qualcosa da fare, ma nei fine settimana si concentra la maggior parte di eventi. Puoi andare al bingo, a giocare a biliardo, a ping-pong, partecipare a tornei. Abbiamo anche un cinema interno all’Università».

Nessun party?
«Quelli vengono organizzati al di fuori, in case private (magari prese in affittato dagli studenti come alternativa ai dormitori). Se fai conoscenza con qualcuno ti invitano anche a queste feste ed incontri un sacco di persone. In generale c’è ampia scelta per come passare il tempo libero».

Il problema dell’alcolismo, delle bevute di gruppo smodate lo hai potuto vedere, toccare con mano?
«Sono stata a qualche party e l’alcool ovviamente c’è perché essendo ragazzi … non manca. Però sono molto attenti, rispettano le regole, contrariamente a quanto mi sarei aspettata, mi sono ricreduta! Gli alcolici sono vietati fino al compimento del ventunesimo anno di età.  Questo è un campus di studenti fino ai 25 anni, quindi molti studenti hanno meno di 21 anni. Anche nei party stanno molto attenti, cercano di non bere o bere poco. La polizia del campus fa tante ronde e controlla di continuo. Sono parecchio severi. Se anche ti pescano a trasportare alcol ancora chiuso in bottiglie e lattine ( e non hai 21 anni) vai a finire in guai seri. Sono molto più severi rispetto all’Italia, sia la polizia del campus sia quella della vicina cittadina e non solo per l’alcool, ma sotto ogni punto di vista. La polizia è sempre presente, fa continui giri. Ti senti molto sicura».

Una ragazza quindi, a differenza di quanto succede ormai anche a Piacenza, esce tranquilla di sera?
«Spesso capita che io mi trattenga nell’edificio di business fino a tardi, oltre mezzanotte. E’ sempre tutto aperto. Studio con dei mei amici in qualche aula e poi torno da sola, in dormitorio a piedi. Non ho nessun timore. E’ tutto molto controllato, vedo sempre la ronda della polizia interna».

I ragazzi sono mediamente molto impegnati nello studio?
«Dipende. Come dicevo ci sono molti atleti che devono far combaciare studio e sport. Loro è difficile vederli studiare insieme agli altri nelle aule. Lo fanno nei momenti in cui non hanno allenamento. Invece i ragazzi non atleti studiano spesso nelle aule comuni, nelle biblioteche. C’è molta gente che dedica tempo a prepararsi. Prendono sul serio l’Università.  Io, al pari di altri, non studio in dormitorio. La mia stanza è piccola e la condivido con un’altra ragazza. E’ più confortevole usare le sale apposite o anche le aule dove facciamo lezione che restano aperte 24 ore su 24».

C’è qualcosa che ti manca dell’Italia, di Piacenza?
«Svariate cose. Per esempio il cibo mi manca tanto. La mensa è ottima. Coltivano loro le verdure che sono a chilometri zero. Frutta e verdura sono freschissime. Però … mi manca la pasta … e tante cose buone. Mi mancano gli amici di Piacenza. Mi mancano i giri in centro. Qui sei sempre nel campus perché per raggiungere una qualunque città devi prendere la macchina. Mi manca la vita con le mie amiche … ma tornerò presto, quindi non ci penso più di tanto».

L’idea di rimanere a vivere per sempre, in un posto così, in America, ti ha sfiorato o sei contenta di questa esperienza ma anche di tornare a casa, a Natale?
«Per adesso sono contenta di rientrare e finire, a Parma, il mio corso di studi. A casa ho la famiglia, il fidanzato, gli amici a cui sono profondamente legata.  Mi ha sfiorato l’idea di poter magari fare un master o un domani di poter mandare curriculum sempre negli Stati Uniti a qualche azienda. Sono organizzati … c’è una qualità di vita alta. Mi piacerebbe mettermi in gioco anche in Americai, magari finita l’Università. Per adesso torno in Italia e continuo lì la mia vita».

Il fidanzato, a casa, è geloso?
«No, no. Abbiamo un buon rapporto. La distanza si sente … ma nel nostro caso un po’ meno perché lui sta facendo l’Erasmus in Lituania. Quindi anche lui è impegnato. E’ meno brutto di quanto non sarebbe se dovesse aspettarmi a casa. Va bene così. Siamo contenti entrambi».

E’ piacentino anche lui?
«No. E’ di La Spezia. Ci simo conosciuti in università a  Parma».

Come hai fatto ad accedere a questo programma.
Il programma si chiama Overworld e ti offre non solo questa destinazione ma tante altre nel mondo ed in America. Ogni università ospitante richiede degli standard, medie di un certo livello (la St. Francis ad esempio al di sopra del 25 e per economia sopra il 27). Io avevo fatto domanda per questa università e per un’altra in California.  Per economia e finanza erano le due destinazioni più appropriate. La St. Francis ha stipulato proprio una convenzione ed un programma con l’università di Parma per la parte economica. Ho fatto domanda, ho dovuto sostenere un test di inglese in Italia; hanno valutato il percorso di studi, la media. Ho dovuto scrivere una lettera motivazionale in cui spiegavo perché sarei voluta venire in America, quali erano le mie ambizioni e le mie aspettative. Una volta accettata a Parma la mia domanda è stata inoltrata alla St. Francis per una ulteriore valutazione alla fine della quale mi hanno accettato. Oltre a me è stato preso anche un altro studente di Parma che però frequenta la magistrale. Il percorso, prima di partire, è un po’ lungo. Comunque ne è valsa la pena. Anche perché se si tenta di entrare in una università americana, da zero, dopo aver ottenuto il diploma è molto più difficile. Se parti con l’appoggio di una università italiana e con un programma di scambio, diventa tutto più semplice».

Anche in termini di costi perché, nel tuo caso, ti paghi solo l’iscrizione a Parma giusto?
«Io pago le normali tasse a Parma e qui solo i costi di dormitorio e mensa».

A quanto ammontano più o meno?
«Intorno ai seimila euro, compreso il computer che mi hanno dato e l’assicurazione sanitaria. E’ molto ridotto rispetto ad un semestre fatto direttamente alla St. Francis che costa sui 23 mila dollari; un intero anno 46 mila dollari. E’ una università privata gestita da frati francescani, fra le più care. Sono fortunata perché devo pagare solo una piccola parte di questo costo».

Carlandrea Triscornia




Rubano giacconi di marca a Piacenza, arrestati a Parma per rapina

Avevano effettuato un acquisto da ventiquattro euro presso il negozio di Bulla Sport, in via Colombo a Piacenza, ma se ne erano usciti con quattro giacconi  nascosti in un borsone, merce il cui valore complessivo si aggira su duemila euro.

Non hanno però fatto molta strada tre equadoregni, fra cui un uomo di 39 anni ed una donna di 36, regolari, domiciliati a Milano, lui con precedenti per piccoli furti. Sconosciuto al momento l’altro complice.

Nel pomeriggio di ieri i sudamericani si sono presentati in un secondo negozio di abbigliamento, Catti Sport, a Parma, in via Traversetolo, usando la stessa tecnica e nascondendo un altro giaccone nella borsa.

In questo caso però, a difFurto giacconi Peuterey e Napapijri a Piacenzaferenza di Piacenza, è scattato l’allarme antitaccheggio. I due sudamericani, dopo aver spinto a terra il titolare del negozio, che tentava di fermarli, sono fuggiti con un’auto guidata da un terzo complice. Il commerciante rapinato  – non dandosi per vinto –  con un collaboratore, si è messo all’inseguimento del terzetto, dopo aver avvisato i carabinieri.

Alla fine i militari hanno bloccato l’autista e la donna, mentre il terzo connazionale ha fatto perdere le sue tracce.

Sull’auto dei ladri i militari hanno trovato il borsone con le giacche ed anche uno scontrino intestato al negozio Bulla Sport i cui titolari, contattati dai carabinieri di Parma, hanno confermato l’avvenuto furto.Furto giacconi Peuterey e Napapijri a Piacenza. Tolti antitaccheggio

Gli investigatori ritengono che si trattasse di un gruppo di professionisti specializzati in colpi in negozi di abbigliamento. I rapinatori avevano con sé anche speciali forbici e calamite per eliminare le placche antitaccheggio dai vestiti. La merce rubata sarebbe stata, con ogni probabilità, rivenduta su Internet.




Blitz antispaccio della polizia in stazione a Parma: il video della fuga

Blitz della Polizia ieri sera in Piazzale Dalla Chiesa, davanti alla stazione di Parma. Impiegati 30 uomini fra volanti, immigrazione, squadra mobile e scientifica oltre alle unità cinofile e al reparto mobile provenienti da Bologna. A supporto anche la Polizia Municipale. Sequestrati 230 grammi di marijuana, buona parte gettata per terra nel momento in cui si sono accorti dell’arrivo delle forze dell’ordine. Arrestato uno spacciatore, denunciato a piede libero un secondo. Identificate 16 persone, tutte entrate nel nostro paese come richiedenti asilo. 15 sono originari della Nigeria, 1 del Burkina Faso.

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