Casalinghe nel cremonese, prostitute a Piacenza. Scoperto giro di sfruttamento della prostituzione

La Polizia Municipale ha alzato il velo su un giro di sfruttamento della prostituzione gestito da una brasiliana di 67 anni pregiudicata e destinataria già dal 2015 di un ordine di espulsione mai ottemperato. Si trattava di casalinghe e madri di famiglia nel cremonese e a Piacenza prostitute, 3 per l’esattezza, straniere regolari sul territorio: una serba di 48 anni, una ecuadoriana di 69 e un’albanese di 49.

Al mattino si recavano nella zona dei Giardini Margherita per adescare potenziali clienti con la scusa di un caffè, da qui l’offerta di una prestazione in un appartamento di via Mignone. I clienti, 7 – 8 al giorno ciascuna, erano tutti ultrasessantenni. Per loro 50 euro, 20 per la maman. Nel pomeriggio il ritorno a casa.  

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Addescavano prostitute lungo il Po, in manette un calabrese e un bosniaco

Erano accusati di essere rapinatori e stupratori seriali di prostitute due uomini finiti in manette a Piacenza nella giornata di oggi, arrestati dal Nucleo operativo dopo mesi di indagini. Le boscaglie in riva al Po erano il luogo prediletto per i loro “incontri”, fra Piacenza e la sponda lodigiana, solo un caso avvenuto a Milano. Le prostitute venivano adescate per una normale prestazione, poi picchiate, denudate, rapinate e abbandonate al buio.

Si tratta di un calabrese di 47 anni e di un bosniaco di 25, entrambi in carcere su ordinanza di custodia cautelare spiccata dalla procura di Piacenza in collaborazione con la magistratura di Lodi.

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Finti padri per soldi: smascherati dalla Polizia Municipale

C’è voluto il test del DNA per smascherare due italiani, un cremonese di 63enne ed un milanese 48enne che si fingevano padri naturali di bambini, figli di prostitute, in cambio di un compenso. Ricevevano 800 euro per ogni finto figlio. A smascherarli, anche grazie all’aiuto della scienza, sono stati gli agenti della Polizia Municipale di Piacenza che li ha denunciati per false attestazioni. L’indagine è stata coordinata dalla Procura della Repubblica.

Dalle analisi è emerso che un bambino e una bambina non avevano nessun legame di parentela con i due uomini di cui portavano il cognome.

Lo stratagemma consentiva alle prostitute di far ottenere la cittadinanza italiana ai figli e, a loro, in quanto madri di poter restare nel nostro Paese.

L’indagine ha anche permesso di far luce su un più complesso giro di prostituzione e sfruttamento e di scoprire il caso di una giovane ragazza albanese ricattata dai suoi protettori e costretta sulla strada contro la sua volontà. Anche gli sfruttatori sono stati denunciati.




Cartelli anti prostitute a Le Mose, i punti di vista di Cugini e Zanardi

Anche il mondo della politica piacentina dice la propria sul fatto di cronaca che ha colpito Le Mose. Nei giorni scorsi erano apparsi dei cartelli antiprostituzione e nel frattempo un gruppo di militanti di Forza Nuova s’incontrava col parroco di Bosco dei Santi don Beppe Sbuttoni. Il fenomeno avviene anche nei pressi della chiesa e del cimitero di Le Mose. E dopo l’incontro con don Sbuttoni il segretario di Forza Nuova Maurizio Callegari ha parlato dall’altare all’interno della chiesa – con il permesso del sacerdote – per richiedere un intervento urgente da parte del sindaco di Piacenza Patrizia Barbieri e dal questore Pietro Ostuni.

“Non é nuovo Don Sbuttoni a lanciare il suo grido d’aiuto per il fastidio arrecato all’uscio della sua parrocchia – asserisce Stefano Cugini del PD -, non dubito che lui, negli anni, abbia esteso il suo ministero anche alle ragazze vittime della strada, rapportandosi direttamente con loro. Ciò che mi lascia basito é il pulpito di una chiesa concesso a esponenti fascisti per blaterare i soliti slogan. Avrei preferito fosse offerto ai giovani per spiegare le loro storie ai fedeli e, magari, chiedere aiuto per far fronte comune nei casi di sfruttamento. Io un prete me lo immagino “al fianco“. Non contro”.  

Anche Gloria Zanardi ha espresso il proprio punto di vista, lei che già in passato si era occupata del tema con una interrogazione in aprile. “I residenti e i fedeli che frequentano la chiesa di S.Giorgio Martire a Le Mose sono esasperati dal fenomeno della prostituzione in quella zona che porta degrado e pericolo per l’igiene pubblica. Di questa situazione non é la prima volta che se ne parla, anzi, nel corso degli anni, il parroco Don Sbuttoni, cittadini, residenti e anche rappresentanti politici l’hanno segnalata in tutte le sedi, istituzionali e non. Ad oggi nulla é cambiato.

Sono stati di recente apposti dei cartelli “anti prostituzione” e, addirittura, un esponente politico é stato autorizzato dal Don per sollecitare dal pulpito un interessamento concreto da parte della giunta; ciò é sintomatico di come sia stato raggiunto il limite di sopportazione, tanto da consentire una presa di posizione di questo tipo.

Io avevo già presentato un’interrogazione in data 18.4.18; nonostante l’avessi qualificata come “urgente”, consapevole dell’aggravamento quotidiano della situazione, non é ancora stata calendarizzata per discuterla in consiglio comunale, ma con la ripresa dei lavori mi auguro che ci si possa presto confrontare in merito in aula con l’assessore competente.

Il contrasto al fenomeno della prostituzione è un’azione fondamentale da perpetrare sia per questioni di sicurezza, sia per l’igiene pubblica, sia per diminuire il degrado urbano ed occorre mettere in campo tutti gli interventi necessari per raggiungere tale scopo. I cartelli “anti prostituzione” sono un atto di provocazione per sollecitare interventi, ma chiaramente occorre altro. Più controlli da parte delle forze dell’ordine, ma anche l’esigenza di installare telecamere, maggiore illuminazione nei luoghi maggiormente critici, applicazione degli ordini di allontanamento.

Con riferimento alla chiesa della Mose anche il posizionamento di sbarre o altro che impediscano l’accesso nell’area retrostante, ove le prostitute consumano con i clienti (lasciando di tutto e di più come rifiuto). Avviamo una fase di consultazione con tutti i soggetti coinvolti, istituzioni, aziende sanitarie, forze di pubblica sicurezza, volontariato, ecc, al fine di analizzare le condizioni che rendano possibile la creazione nella nostra città di un progetto sperimentale di controllo della prostituzione (perché il problema non é solo a Le Mose, ma anche in pieno centro e in molte altre zone della città). I piacentini si meritano di camminare per strada in sicurezza, senza incappare in certi spettacoli. Sul punto la mia collaborazione é massima se può essere utile per arginare queste situazioni di degrado urbano. Mi auguro anche che il governo a livello nazionale si occupi di questo problema.I provvedimenti locali possono essere un buon strumento di contrasto, ma non la soluzione, ben consapevole che il fenomeno, purtroppo, non scomparirà.

É evidente la necessità della regolamentazione (e tassazione) della prostituzione. Ciò permetterebbe di attenuare il problema dello sfruttamento della prostituzione, di salvaguardare la salute delle persone e l’igiene pubblica, di tutelare la sicurezza ed evitare il degrado per le vie delle città italiane, oltre a reperire risorse (attraverso la tassazione) da un’attività che non andrà mai in crisi”. 

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La Municipale multa undici clienti di prostitute

Ventidue persone controllate e undici sanzioni, da 500 euro da ciascuna, elevate nei confronti dei clienti: questo il bilancio dell’attività anti-prostituzione condotta dalla Polizia Municipale nel mese di febbraio, nel corso di nove pattugliamenti dedicati. Dalle rilevazioni effettuate, emerge che a seguito dell’intensificarsi dei controlli sono diminuiti considerevolmente i casi in flagranza.

L’assessore alla Sicurezza Luca Zandonella sottolinea che “senza dubbio la prostituzione in strada è tra i fenomeni che maggiormente contribuiscono al degrado urbano. Per questo, anche grazie al lavoro egregio della Polizia Municipale, c’è il massimo impegno dell’Amministrazione comunale nel fronteggiare il problema, tant’è che si registrano già risultati concreti. Siamo consapevoli del fatto che la questione non si può risolvere solo con le multe, che tuttavia costituiscono un significativo deterrente. L’auspicio è che anche a livello nazionale si adottino misure più efficaci, ponendo fine a situazioni di sfruttamento”.