La Lega chiede alla Regione un dietrofront sulla gestione dell’immigrazione

«Il presidente dell’Emilia-Romagna rompa il suo assordante silenzio sull’immigrazione. Così come altri governatori si sono schierati contro questo fenomeno, Bonaccini prenda le distanze dagli errori del Pd».

Così il consigliere regionale Matteo Rancan della Lega, con il senatore Pietro Pisani e la deputata Elena Murelli, a seguito delle proposte presentate alla prefettura di Piacenza di offrire 1227 posti in 90 alloggi di 36 comuni piacentini da parte di 26 gestori.

«Spulciando tra i nominativi di chi ha partecipato al bando – denunciano gli esponenti del Carroccio – abbiamo avuto conferma della presenza di società costituite appositamente per lucrare sull’immigrazione. Eppure, non è più possibile vessare, com’è stato fatto un’altra volta, il Piacentino con le sciagurate misure del governo a guida Pd. Non è più accettabile che una parte politica, il Pd, renda operative simili imposizioni e che i gestori delle strutture predisposte per l’accoglienza scavalchino i sindaci, ovvero le massime autorità comunali in materia di sicurezza e salute pubblica. La Lega – insistono Rancan, Pisanie Murelli – invoca un cambiamento radicale a questa situazione e chiede alla Regione un deciso dietrofront».




la Lega chiede alla Regione un cambio di rotta sull’immigrazione

«L’accoglienza degli immigrati così come improntata fino ad ora si è rivelata un sistema malato che non può più essere mantenuto. La Regione Emilia Romagna cambi passo: è impensabile gestire il fenomeno migratorio limitandosi ad erogare il reddito di solidarietà, che in larga parte favorisce proprio gli immigrati, e a diffondere dati sull’incidenza straniera sul totale della popolazione».

Sono quelli emersi in commissione Politiche per la salute dell’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna i dati da cui prendono spunto il consigliere regionale Matteo Rancan, il senatore Pietro Pisani e la deputata Elena Murelli della Lega Nord. Cifre, quelle diffuse dall’assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, che mettono in luce quasi il 12% di residenti stranieri nel territorio regionale e addirittura il 14% nel Piacentino, prima provincia in regione.

«Il report – accusano gli esponenti del Carroccio – insiste con i concetti di inclusione ed integrazione, senza però fare differenza tra immigrati regolari, irregolari, richiedenti asilo e altre situazioni. Ne esce un quadro generico che non analizza in dettaglio le problematiche create da questo fenomeno, come se ciò non avesse ricadute sulle politiche sociali, che sono di competenza della Regione. Lo scellerato orientamento immigrazionista – proseguono Rancan, Pisani e Murelli – e l’inefficiente politica regionale del welfare, che vanno di pari passo, devono essere fermati per dare la priorità ai piacentini e a tutti gli emiliano-romagnoli in difficoltà».




Fa discutere l’obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari

L’obbligo di vaccinare i bambini aveva già fatto discutere parecchio il nostro paese, in passato, dividendo l’Italia in favorevoli e contrari.

Ora che dalle scuole l’obbligo si trasferisce alle corsie d’ospedale la polemica si rinfocola e anzi si surriscalda.  L’Emilia Romagna dopo essere stata la prima regione rendere obbligatori i vaccini per l’iscrizione all’asilo nido compie un ulteriore passo ed estende l’obbligo vaccinale anche agli operatori sanitari.

Molti pensavano che a notizia sarebbe stata colta con favore da medici, infermieri e lavoratori della sanità ed invece non è così, almeno non per tutti. Si sono infatti registrate delle levate di scudi da parte di sindacati del settore non tanto (o non solo) per l’obbligo in sé quanto per come è stata adottata la delibera da parte della Regione.

La posizione della Cigil

Alcuni giorni fa era intervenuta la FP CGIL Emilia Romagna che aveva detto:

«Non siamo contro le vaccinazioni e anzi riteniamo che esse siano stato uno degli elementi di sviluppo della Salute nel nostro paese, questa modalità d’azione della Regione comunque non ci convince e ci lascia alquanto perplessi. Abbiamo manifestato le nostre perplessità chiedendo che venisse costruito un percorso di coinvolgimento nella costruzione di una campagna finalizzata alla sensibilizzazione sulle vaccinazioni del personale sanitario, alternativa alla modalità coercitiva che invece ha scelto la regione.
Ci sembra infatti che con questa modalità di azione si vincoli il personale non vaccinato alle quattro vaccinazioni inserite di recente tra gli obblighi nel calendario vaccinale, ovvero morbillo parotite rosolia è varicella, a sottoporsi ad esse per rimanere a lavorare nel proprio reparto o nel proprio servizio.
Oltre alla contrarietà alle decisioni unilaterali, anziché l’utilizzo del metodo partecipativo, ci sembra alquanto velleitaria la possibilità che interi blocchi di lavoratori siano obbligati a trasferirsi in altri reparti lasciando così sguarniti i reparti dove erano assegnati, reparti nei quali dovranno essere inseriti nuovi operatori che dovranno essere addestrati e inseriti in percorsi di formazione impegnativi e di lunga durata»

Oggi, sullo stesso argomento la Cisl Emilia Romagna ha diffuso un comunicato intitolato:

Cisl: “Vaccinazioni  sì o no”

«Siamo assolutamente contrari e amareggiati dell’uso politico e strumentale che è stato fatto e si continua a fare intorno ad un tema così delicato ed importante come le vaccinazioni. L’obbligo di una determinata serie di vaccinazioni deve rispondere esclusivamente a motivazioni di carattere scientifico ed epidemiologico: la Sanità pubblica ha il dovere di salvaguardare la salute dei propri professionisti, della collettività e di ogni singolo individuo attraverso misure preventive anche di carattere obbligatorio e tanto più in strutture come quelle ospedaliere che per definizione erogano Salute.

L’ultima campagna politica si è appropriata del tema delle vaccinazioni e temiamo che l’attuale campagna per le prossime elezioni delle RSU stia fortemente condizionando una discussione che dovrebbe restare nel merito e non inseguire facili consensi: a nessuno piace vaccinarsi, il tema è se serve a prevenire un contagio per sé stessi e per gli altri.

La CISL pertanto riconosce alla Sanità, in particolare a chi è preposto alla tutela della salute dei lavoratori e a chi è preposto alla tutela della salute dei pazienti, il diritto di determinare i requisiti che un operatore sanitario deve possedere per poter operare in determinati reparti. E’ una grande opportunità per tutelare sé stessi e tutte le persone che si hanno in cura. Ricordiamo in proposito quante battaglie abbiamo fatto come sindacato, a volte contro le stesse Aziende sanitarie, per il riconoscimento delle malattie professionali contratte in servizio dagli operatori sanitari e tutti gli sforzi fatti per rendere i posti di lavoro sempre più sicuri per i professionisti ed i pazienti. Ricordiamo in proposito quanto sia oneroso e serio per la Sanità il problema di rendere le nostre strutture sanitarie immuni dalle infezioni e dai contagi: ogni cittadino, dai bambini agli anziani, degenti in un ospedale si aspettano di guarire e di non contrarre qualche altra malattia.

La CISL crede nella maturità e senso di responsabilità degli operatori sanitari, ne riconosce le fatiche e i doveri: sono professionisti a tutto campo, in formazione scientifica e senso etico.

Sono professionisti anche coloro che daranno  attuazione a queste nuove indicazioni, dovranno procedere con la necessaria gradualità in dialogo con gli operatori coinvolti e trovare le opportune soluzioni in collaborazione anche con i sindacati.

Col medesimo rigore riteniamo che l’Assessorato avrebbe dovuto convocare le Confederazioni sindacali prima di assumere una delibera su un tema così importante e delicato, che coinvolge non solo una fetta consistente di operatori sanitari ma l’intera cittadinanza e l’organizzazione sanitaria della nostra Regione.

Nel confronto con le rappresentanze sindacali bisogna crederci fino in fondo e non “alla bisogna”».

Rischio biologico in ambiente sanitario

Oggi in Regione durante la commissione Politiche per la salute, presieduta da Paolo Zoffoli, è stata illustrata l’informativa “Rischio biologico in ambiente sanitario. Linee di indirizzo per la prevenzione delle principali patologie trasmesse per via ematica e per via aerea, indicazioni per l’idoneità dell’operatore sanitario”.

In buona sostanza, d’ora in poi, chi lavora in reparti ad alto rischio come pronto soccorso, centro trapianti o neonatologia dovrà vaccinarsi contro morbillo, parotite, rosolia e varicella.

«In Italia – fa sapere l’Assemblea Legislativa regionale – ogni anno 500mila pazienti sviluppano un’infezione collegata all’assistenza ospedaliera e circa 2mila decessi sono direttamente riconducibili a questo tipo di problema.
Questo significa che “la distinzione tra infezione nosocomiale (da paziente infetto a paziente e da ambiente a paziente) – si legge nel documento-, infezione occupazionale (da paziente infetto a operatore) e da operatore infetto a paziente altro non sia che una settorializzazione di un problema generale che per trovare soluzione deve essere affrontato nella sua globalità”.
Per questo “le vaccinazioni negli operatori sanitari hanno una triplice valenza di sanità pubblica: proteggono l’utente del servizio sanitario che, proprio in quanto tale, si trova il più delle volte in una condizione di maggiore suscettibilità alle infezioni; proteggono l’operatore sanitario che, per motivi professionali, è maggiormente esposto al contagio; tutelano il servizio sanitario che, in situazioni epidemiche, potrebbe fronteggiare una carenza acuta di personale”. I reparti considerati più a rischio sono Oncologia, Ematologia, Centro trapianti e dialisi, Neonatologia, Ostetricia, Pediatria, Malattie infettive, Rianimazione e Pronto soccorso».




Lampeggiante e paletta per gli autisti del presidente Bonaccini. Lo rivelano i 5 Stelle

Fate largo passa Bonaccini. Da agosto del 2016 le auto blu sulle quali viaggia il presidente della Regione Emilia-Romagna non sono più tenute a rispettare le norme del codice della strada, limiti di velocità e semafori rossi compresi. A rivelarlo è Silvia Piccinini, consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle, che nei giorni scorsi ha presentato un accesso agli atti scoprendo che da quasi due anni la Regione Emilia-Romagna ha chiesto e ottenuto per gli autisti che si mettono alla guida delle auto blu sulle quali viaggia il presidente della Giunta la classificazione di “agente di pubblica sicurezza”. Qualifica che di solito è concessa agli autisti delle alte cariche dello Stato (Presidente del Consiglio e Ministri) e dell’Unione Europea e che dà diritto a esibire la classica paletta per dirigere il traffico e lo scenografico lampeggiante blu sopra il tettuccio dell’auto, oltre a non dover osservare, così come recita l’articolo 177 del Codice della strada, “gli obblighi, i divieti e le limitazioni relativi alla circolazione, le prescrizioni della segnaletica stradale”. “Tutto questo alla faccia dei tanto sventolati privilegi a cui Bonaccini sostiene di aver rinunciato da quando è diventato presidente della Regione. Per noi si tratta di un benefit da Prima Repubblica altro che governatore della sobrietà – commenta Silvia Piccinini – Ma c’è di più: Bonaccini, infatti, ha sempre sostenuto di muoversi, anche per motivi istituzionali, con la sua auto privata. Oggi invece scopriamo che già a maggio del 2016 il suo capo di Gabinetto aveva scritto al Prefetto di Bologna per chiedere la dotazione di paletta e lampeggiante (concessa poi ad agosto) per il conducente delle vetture di servizio in uso al presidente della Giunta, quindi auto blu che evidentemente Bonaccini utilizzava con una certa regolarità. Richiesta, tra l’altro, che è stata rinnovata anche poche settimane fa, questa volta in favore di due autisti della ditta Cosepuri (che per la Regione gestisce proprio il servizio di auto blu) dato che lo storico autista in forza a Viale Aldo Moro è andato in pensione ad inizio settembre del 2017. Le domanda quindi a cui vorremmo che Bonaccini rispondesse riguarda il perché abbia fatto questa tipo di richiesta. Noi al momento possiamo solo fare delle ipotesi: il traffico sempre più caotico che c’è in Emilia-Romagna, e che la sua Giunta non ha mai realmente cercato di diminuire, non gli consente più di arrivare in tempo agli appuntamenti sparsi per la regione? Ha già rottamato la sua SEAT ripiegando sulle più confortevoli auto blu? Avrà preso qualche multa di troppo e quindi pensato di eliminare il problema alla radice chiedendo totale immunità? Tutti interrogativi – conclude Silvia Piccinini – a cui vorremmo che adesso il presidente della Giunta desse un’adeguata risposta, in modo smentire quello che banalmente sembra il più classico dei privilegi utilizzato dai politici di professione”.




Aperta in Regione la fase di consultazione per il Piano triennale anticorruzone

Si apre la fase di consultazione pubblica per la redazione dei Piani triennali di prevenzione della corruzione 2018-2020 dell’Assemblea legislativa e della Giunta regionale. Le due procedure di consultazione puntano a raccogliere osservazioni e proposte da parte di collaboratori regionaliutenti, associazioni e cittadinanza. I Piani anticorruzione comprendono anche la sezione dedicata alla trasparenza.

La scadenza per partecipare alle consultazioni è fissata al 15 gennaio. L’approvazione dei Piani triennali (rispettivamente da parte dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea o della Giunta) è prevista a fine gennaio.

Piano anticorruzione Assemblea

Per saperne di più e partecipare, consulta la bozza di Piano triennale di prevenzione della corruzione dell’Assemblea legislativa. Per presentare osservazioni, valutazioni e proposte è necessario usare il modulo disponibile online. Il modulo va inviato per mail a: anticorruzioneAL@regione.emilia-romagna.it

Piano anticorruzione Giunta

La bozza di Piano triennale di prevenzione della corruzione della Giunta è sottoposta alla consultazione pubblica con l’obiettivo di arrivare all’approvazione del Piano entro il 31 gennaio 2018. Per presentare un proprio contributo, e partecipare alla consultazione, occorre usare il modulo disponibile online e inviarlo per mail a: anticorruzione@regione.emilia-romagna.it  

Dalla Regione Emilia Romagna




Open Day delle Sale prova in tutta l’Emilia Romagna con “Prova la musica!”

La musica è, forse più di tutti, il linguaggio universale con cui ragazze e ragazzi comunicano emozioni e desideri, condividono il proprio punto di vista sulla realtà, lanciano messaggi di denuncia e proposte di cambiamento. Ascoltandola, condividendola e, anche, producendola.

L’Emilia-Romagna è, da sempre, terra di musica. E’ qui che grandissimi artisti ora famosi a livello internazionale hanno iniziato a muovere i primi passi, che si svolgono festival e rassegne che sono un vero punto di riferimento per tutti gli appassionati di musica, ed è sempre qui che sono cresciute, sopratutto negli ultimi anni, numerose imprese ed enti di formazione che operano per promuovere formazione e ricerca in questo settore.

C’è una ricchezza, di energie, di talenti, di creatività, soprattutto giovanile, che la Regione Emilia-Romagna ha sostenuto con grande convinzione e continua sostenere.

E infatti, a breve, verrà approvata, su proposta dell’Assessorato alla Cultura e alle Politiche Giovanili della Regione, una legge regionale che ha come obiettivo quello di supportare le potenzialità di crescita e sviluppo del settore musicale con misure e interventi normativi e di sostegno economico che affrontano in forma integrata i diversi segmenti della filiera: da quello educativo-formativo a quello creativo, da quello produttivo a quello distributivo e promozionale.

C’è una ricchezza di talenti, di giovani appassionati di musica e che vorrebbero fare della musica la propria professione e c’è anche una grande ricchezza di spazi in cui è possibile intraprendere questo percorso. Sale provastudi di registrazionescuole di musicalaboratori sono presenti in modo omogeneo in tutto il territorio regionale. Spesso si tratta di spazi che le amministrazioni comunali, con il contributo della Regione Emilia-Romagna, hanno aperto e messo a disposizione dei giovani. Si trovano all’interno dei centri di aggregazione, di fablab, di spazi culturali.

Per chi cerca un posto in cui provare, per chi vuole avere maggiori informazioni, per singoli artisti o band che progettano in grande e hanno bisogno di spazio, per chi vuole farsi un’idea delle possibilità che ci sono sul territorio in cui vive, abbiamo organizzato, come Assessorato alle Politiche Giovanili della Regione Emilia-Romagna, una giornata di prova gratuita nelle sale presenti in Regione. Mercoledì 6 dicembre, dalle 15 alle 18, potrete recarvi in uno degli spazi che hanno aderito all’iniziativa e che trovate riportati qui di seguito e provare i servizi offerti!

L’unica cosa che vi chiediamo è di farci poi sapere com’è andata questa esperienza! Questo ci serve per capire come e cosa migliorare o potenziare, cosa avete apprezzato di più o cosa meno. Ci interessa sapere perché siete andati e se conoscevate già questo spazio oppure no. Come farlo? Con un testo, una foto, un video che potete inviare a  o pubblicare sui nostri social FacebookTwitter e Instagram.

Ecco gli spazi che hanno aderito fino ad ora all’iniziativa:

Gli spazi che volessero aggiungersi possono farlo mandando una mail a redazionegiovazoom@regione.emilia-romagna.it

Da GiovaZoom




Concorso “Io amo i beni culturali”, premiato il progetto “La cesta dell’ortolano piacentino. Antiche varietà dai campi alla tavola”

Ufficio Stampa Comune di Piacenza




In arrivo nuovi finanziamenti per ristrutturare le case popolari

La Regione Emilia Romagna stanzia nuovi fondi per la ristrutturazione delle case popolari. L’ultima assegnazione, approvata con una delibera di Giunta, è di 1 milione e 600 mila euro, destinati a Comuni ed Unioni per eseguire interventi di ristrutturazione di piccola entità negli alloggi di Edilizia residenziale popolare. Si tratta della tranche finale del pacchetto di risorse messe in campo, complessivamente oltre 8 milioni di euro, che permettono così di esaurire la graduatoria del bando 2015. Il totale delle risorse regionali destinate ai Comuni e loro Unioni (comprese quelle assegnate con l’ultimo provvedimento di Giunta) ammonta a 8.190.704 euro per 724 appartamenti,
A Piacenza sono stati assegnati 322 mila euro (22 alloggi); Bologna 2.990.622 euro per intervenire su 295 alloggi; Forlì-Cesena 690.544 euro (61 alloggi); Modena 683.986 euro (51 alloggi); Parma 1.630.994 euro (126 alloggi); Reggio Emilia 443.589 euro (43 alloggi); Rimini 340.413 (28 alloggi); Ravenna 229 mila euro (23 alloggi); Ferrara 859.407 euro (75 appartamenti).

Ultimati i lavori finanziati con questi contributi, saliranno a 724 gli appartamenti risistemati e pronti per essere affittati a canone sociale secondo le graduatorie comunali. Si va dal ripristino degli infissi danneggiati alla tinteggiatura degli ambienti, fino alla messa a norma degli impianti elettrici e idraulici e a tutti quei lavori – per un massimo di 15 mila euro di costo per appartamento – che consentono di rendere abitabili alloggi sfitti da tempo perché inagibili.

Il patrimonio di Edilizia residenziale pubblica (Erp) dell’Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna (al 31 dicembre 2016) il patrimonio di Edilizia residenziale pubblica, gestito perlopiù dalle Acer, comprende oltre 55.000 alloggi, il 97% dei quali di proprietà dei Comuni. Le case occupate sono 50mila (90% del totale) e 2mila (3,6%) quelle pronte per essere assegnate perché non necessitano di alcun intervento di ristrutturazione.

I nuclei familiari composti da una o più persone in lista di attesa per l’assegnazione di un alloggio Erp sono 35mila. Attualmente nelle case popolari vivono 120 mila persone.

“Continuiamo a intervenire sulla priorità fondamentale per i nostri cittadini, la casa- sottolinea la vicepresidente e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini-, consapevoli che dalle condizioni abitative di ogni persona discende la possibilità di stare bene nella propria comunità e di realizzare i propri progetti di vita. Partendo da un piano straordinario di recupero del patrimonio pubblico non utilizzato e assegnandolo a canone sociale- spiega la vicepresidente- ci rivolgiamo a quelle famiglie che si trovano in situazioni di particolare difficoltà economica e hanno quindi bisogno di risposte urgenti ed efficaci per evitare che il livello del disagio si moltiplichi ulteriormente”.

 




Anche l’Emilia Romagna chiede maggiore autonomia: Tavolo a Milano

“Prosegue il cammino per ottenere maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna. Stiamo ridisegnando una innovativa fase di rapporti tra Stato, Regioni ed Enti locali. Ha un grande valore il fatto che il negoziato con il Governo, avviato a Roma, prosegua nei territori, prima a Bologna e poi a Milano. Seguendo l’ impostazione che ci eravamo dati, sono stati affrontati i temi del coordinamento della finanza pubblica, della ricerca scientifica, della cultura e dell’Istruzione, delle infrastrutture, della rigenerazione urbana e anche il ruolo delle Regioni nelle politiche internazionali ed europee. A breve con il governo definiremo nello specifico competenze e risorse necessarie”. In questo modo si è espressa Emma Petitti, assessore al Riordino istituzionale della Regione Emilia-Romagna, in merito alla richiesta avanzata dalla stessa e dalla Lombardia.

Gli argomenti sul tavolo spaziavano dalle competenze che le due Regioni chiedono di gestire in modo autonomo, diretto. Già 12 quelle individuate dall’Emilia Romagna, con la possibilità di aumentarle nel confronto con l’esecutivo nazionale. Per quanto riguarda l’istruzione, si è confermata la necessità di accrescere il ruolo delle Regioni per ciò attiene le politiche territoriali. Affrontato anche il tema del ruolo delle Regioni nei rapporti internazionali e con l’Europa. Le 12 materie interessate sono le seguenti: Rapporti internazionali e con l’Unione Europea, Sicurezza del lavoro, Istruzione (fatta salva l’autonomia delle politiche scolastiche), Commercio con l’estero, Ricerca scientifica e tecnologica, Sostegno all’innovazione per i settori produttivi, Governo del territorio, Protezione Civile, Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, Tutela della salute, Norme generali sull’istruzione, Tutela dell’ambiente, dei beni culturali, organizzazione della Giustizia di pace.




AUSL: Novità di quest’anno: vaccino gratis anche contro lo pneumococco per i 65enni

Da: AUSL Bologna

Partirà lunedì 6 novembre in tutta l’Emilia-Romagna la campagna di vaccinazione gratuita del Servizio sanitario regionale “Non farti influenzare, proteggi la tua salute”, con un obiettivo preciso: proteggere dalle gravi complicanze le persone più fragili, come bambini e adulti con malattie croniche, anziani, donne in gravidanza, ma anche gli operatori sanitari.  Il periodo più opportuno per le vaccinazioni è tra novembre e dicembre, perché i picchi epidemici si raggiungono tra gennaio e febbraio; negli  ambulatori di medici e pediatri di famiglia e dei servizi vaccinali delle Aziende Usl, dove si possono effettuare le vaccinazioni, stanno già arrivando oltre 790.000 vaccini.

E, novità di quest’anno, la Regione lancia una campagna di vaccinazione, anch’essa gratuita, contro lo penumococco, “Non lasciare che la polmonite rovini il tuo inverno”, rivolta a donne e uomini di 65 anni, quindi nati nel 1952, per difenderli da un batterio che può provocare malattie gravi come polmoniti, meningiti, sepsi. La vaccinazione, che può essere fatta solo dai medici di famiglia, sarà riproposta ogni anno, sempre gratuitamente, per tutti i 65enni residenti in Emilia-Romagna.

Positivi i dati 2016 delle vaccinazioni antifluenzali, che hanno fatto registrare un aumento complessivo del 5% rispetto alla stagione precedente. “Segno che- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi- siamo sulla strada giusta. Ma non basta ancora, dobbiamo e possiamo migliorare nell’interesse di tutti, perché l’influenza per le persone più fragili può essere pericolosa, come mostrano i dati epidemiologici. E le soglie di copertura vaccinale sono ancora basse: appena sopra il 50% negli anziani, 1 su 4 per gli operatori sanitari”.
A conferma dell’importanza dei vaccini come strumento di prevenzione del rischio e di difesa della salute pubblica, la Regione quest’anno lancia la campagna contro lo pneumococco.  “Si tratta- spiega Venturi- di un batterio che può provocare malattie gravi soprattutto nei bambini e negli anziani. I bambini li vacciniamo già e le meningiti si sono dimezzate e già vacciniamo le persone con malattie croniche. Ora il Piano nazionale di prevenzione vaccinale ci consente di estendere la vaccinazione gratuita a tutti i 65enni, che verranno chiamati direttamente dalle Aziende Usl”.

Nel 2018 medici e pediatri di famiglia collegati alle anagrafi vaccinali
Ed è lo stesso assessore ad annunciare un’ulteriore novità: “Nel 2018- aggiunge Venturi- diventerà operativo in Emilia-Romagna uno strumento che collegherà direttamente medici e pediatri di famiglia con le anagrafi vaccinali delle Aziende Usl. Ciò consentirà al medico di conoscere in tempo reale lo stato vaccinale del proprio assistito e di valutare insieme, in base alle condizioni di salute o alle situazioni di rischio, l’opportunità di fare la vaccinazione”.

Dati influenza 2016
Negli ambulatori di medici e pediatri di famiglia e dei servizi vaccinali delle Aziende Usl stanno arrivando oltre 790.000 vaccini, un numero più alto rispetto al 2016 perché lo scorso inverno si è registrato un aumento del 5% delle persone vaccinate (722.937 contro i 690.789 della stagione precedente).
Nel 2016 si stima si siano ammalate circa 550.000 persone, il 12,5% della popolazione totale, di cui circa 61mila bambini tra 0 e 4 anni, pari al 32% di tutti i bambini di questa fascia di età. Sono stati 68 i casi gravi, con 32 deceduti: il 70% non era vaccinato nonostante si trattasse di persone con più di 65 anni di età o con condizioni di rischio dovute a un deficit immunitario.
É aumentata la copertura vaccinale degli operatori sanitari, salita al 23,7% (era al 17,3%). Rimane però appena sopra la metà quella relativa agli anziani, dai 65 anni in su: 52,7% (era al 51,5% l’anno prima, ma era al 73% nella stagione 2009/2010).

Pneumococco: vaccinazione gratuita per i nati nel 1952
L’influenza o altre infezioni virali possono debilitare l’organismo e aprire la strada alle polmoniti o ad altre malattie gravi da pneumococco, come meningiti e sepsi.
La nuova campagna di vaccinazione gratuita è rivolta a 50.045 donne e uomini di 65 anni (gli emiliano-romagnoli nati nel 1952). Sono le Aziende sanitarie a invitare i 65enni con una lettera a casa e sono i medici di famiglia a effettuare la vaccinazione. A differenza della vaccinazione contro l’influenza, che le persone a rischio devono ripetere tutti gli anni, quella contro lo pneumococco viene fatta una sola volta nella vita perché conferisce una protezione duratura.
Le persone più a rischio di sviluppare una malattia da pneumococco sono i bambini nei primi anni di vita e le persone a partire dai 65 anni. In Emilia-Romagna dal 2006 vengono già vaccinati i bambini nel primo anno di vita: questo ha prodotto una diminuzione dei casi di meningite da pneumococco nella fascia di età 0-4 anni (da una media di 5 casi/anno prima della vaccinazione a 2 casi all’anno nel periodo successivo).
Nel 2016 i casi di sepsi (infezione diffusa nel sangue con rischio di danni a diversi organi) che interessano prevalentemente gli anziani, sono stati circa 100, con un tasso di incidenza di 2,6 casi ogni 100.000 abitanti (il tasso era dello 0,8 nel 2007).
Proprio per sostenere questo nuovo programma di vaccinazione, è stata realizzata la campagna regionale di informazione: un opuscolo e una locandina con il messaggio “Non lasciare che la polmonite rovini il tuo inverno”, distribuiti negli ambulatori dei medici e pediatri di famiglia e nelle sedi dei servizi sanitari.