Arrivati 18 nuovi agenti di polizia dal questore Ostuni e dal prefetto Falco: “Lavoriamo per la comunità”

Piacenza potrà contare su forze fresche per la lotta alla criminalità. Sono stati presentati in Prefettura, alla presenza del padrone di casa Maurizio Falco e dal questore Pietro Ostuni 18 nuovi agenti di polizia. Presente anche il sindaco Patrizia Barbieri.

Età media compresa tra i 22 e i 30 anni e provenienti da diverse regioni d’Italia, 4 hanno già avuto modo di prendere contatto con la città. “E’ importante contare sul rapporto stretto con le istituzioni locali – ha sottolineato il questore Ostuni -, grazie al sindaco”. Quest’ultima ha voluto ribadire il concetto: “A Piacenza il gioco di squadra tra le diverse forze dell’ordine ha portato a una situazione felice”.

“Siamo persone che lavorano per la comunità – ha concluso il prefetto Falco -, e questa cerimonia ne è la prova”. 

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Vignarca (Rete Italiana Disarmo): “Il Ministero dell’Interno non diffonde dati sulla presenza di armi in Italia”

Il tema delle armi, o meglio della loro detenzione, è entrato prepotentemente nel vivo delle discussioni da talk show soppiantando altri argomenti dopo che l’attuale Ministro dell’Interno nonché vicepremier ha dichiarato la volontà di tutelare il cittadino che si difende con le armi.
Il 14 settembre scorso, con un prologo a luglio, è entrato in vigore il decreto 104 del 10 agosto, per recepire la direttiva Ue 2017/853 del 17 maggio 2017. La direttiva è uno strumento che impone agli Stati delle norme generiche che devono essere rispettate per raggiungere un determinato obiettivo. Non dà invece disposizioni di dettaglio.

Per capire esattamente la portata di questo recepimento e come questo fenomeno si colloca in Italia, abbiamo contattato Francesco Vignarca, dal 2004 coordinatore nazionale della Rete Italiana per il Disarmo, promotore della campagna per la messa al bando delle armi nucleari insignita nel 2017 del Premio Nobel per la Pace, nonché di Control Arms (per la richiesta di un Trattato internazionale sul commercio di armamenti, recentemente approvato all’ONU).

La prima cosa che sorprende sapere è che non sono diffuse statistiche precise sulla presenza effettiva di armi nel nostro Paese. “In molti articoli apparsi sui quotidiani – sottolinea – appariva solamente una stima, il Ministero dell’Interno e le Forze dell’Ordine non diffondono dati precisi in merito. Dovrebbero, si spera, saperlo. Sarebbe utile per capire se la tendenza è verso un utilizzo sempre più allargato degli armamenti e delle armi da fuoco e quali soprattutto. Storicamente l’Italia è un Paese che ha alti controlli sulla diffusione delle armi legali, perché da noi non è una cosa semplice ottenere un porto d’armi. Sicuramente non siamo un Paese con regole deboli sotto questo punto di vista, ma è preoccupante negli ultimi tempi percepire una tendenza sia normativa che culturale che porterà a liberalizzare sempre di più il possesso di armi”. Anche la questione della legittima difesa, secondo Vignarca, si dirige in quella direzione: “Pensare di avere sempre ragione quando si spara per legittima difesa, assieme a una diffusione maggiore di armamenti può portare a un utilizzo sconsiderato degli stessi”.

è preoccupante negli ultimi tempi percepire una tendenza sia normativa che culturale che porterà a liberalizzare sempre di più il possesso di armi

Secondo aspetto che sorprende è che il decreto entrato in vigore nei giorni scorsi inoltre, è generato e richiesto da una Direttiva UE che avrebbe come obiettivo quello di restringere il possesso di armi. Ma “Il recepimento voluto dall’attuale Governo è il più largo possibile, gioca molto sulle nuove definizioni che vengono date alle armi. È corretto dire che raddoppia la possibilità di acquisto di armi di una certa tipologia, una sorta di scappatoia, perché un porto d’armi per utilizzo sportivo è molto più semplice da ottenere. Così è molto più semplice per una persona che vuole il porto d’armi per difesa chiedere e ottenere quello sportivo (con molte più armi a disposizione), fingere di andare al poligono e possedere di fatto un arma in casa”.

Si noti inoltre come il numero di omicidi in Italia sia sempre più basso. Dal 1989 al 2016 sono drasticamente scesi, come dimostra la ricerca Barbagli – Minello del Ministero dell’Interno. Che vi sia un problema di percezione di criminalità alterato? “Da 1000 omicidi all’anno siamo passati a poco meno di 400 – sottolinea Vignarca -, i media battono molto su sicurezza derivante dalle migrazioni o su attacco al patrimonio, facendo si che le persone si sentano sempre più minacciate e sentano il bisogno di avere un arma in casa. Senza ragione valida, perché è possibile riscontrare come le Forze dell’Ordine siano state negli ultimi anni molto efficaci nel garantire la sicurezza personale”.

numero di omicidi in Italia sia sempre più basso. Dal 1989 al 2016 sono drasticamente scesi

Quali sono dunque gli scenari futuri dopo l’ingresso di decreti o normative più liberali sulle armi? “Grazie alla maggiore diffusione di utilizzo della armi da parte di cittadini comuni si potrebbe avere come conseguenza l’aumento dell’incidenza degli omicidi con armi da fuoco. Le cronache spesso raccontano di episodi del genere in cui si è giunti ad un finale tragico e letale proprio per la disponibilità di armi da fuoco. L’Italia oggi non è certamente il Far West, ma se la tendenza è questa e si manterrà dovremo davvero iniziare a preoccuparci seriamente, perchè di fatto si andrebbe ad invertire, in peggio, una tendenza trentennale”. 

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Abbonamenti a riviste delle forze dell’ordine: la GdF sgomina banda e arresta 18 persone

Quante volte vi è capitato di ricevere telefonate da sedicenti appartenenti alle forze dell’ordine che vi proponevano abbonamenti a riviste “spacciate” come organi più o meno ufficiali della polizia, dei carabinieri, della protezione civile. Ora finalmente la Guardia di finanza di Monza ha fatto scattare le manette ai polsi di 18 persone coinvolte e specializzate in questa truffa.

I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Monza hanno dato esecuzione, questa mattina, ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Monza, nei confronti di 18 persone – residenti in alcuni comuni brianzoli e in provincia di Milano – indagate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

Le indagini sono scaturite da una denuncia per truffa presentata, a novembre 2015, alla Guardia di Finanza di Ivrea (TO) da un sessantasettenne che era stato indotto, attraverso numerose e pressanti telefonate ricevute da un sedicente avvocato, a pagare con bonifici circa 8.000 euro per saldare dei presunti debiti – in realtà inesistenti – relativi ad abbonamenti a riviste.

Dopo i primi accertamenti condotti dai Finanzieri piemontesi, in collaborazione con i colleghi di Monza, si scopriva che le basi operative dei truffatori erano già da tempo attive a Brugherio (MB) e a Cologno Monzese (MI) e quindi il fascicolo penale veniva trasferito dalla Procura di Ivrea a quella di Monza, che delegava le ulteriori indagini al locale Gruppo della Guardia di Finanza.

Il Nucleo Mobile delle Fiamme Gialle monzesi proseguiva così l’attività investigativa, che si è articolata in intercettazioni telefoniche ed ambientali, servizi di osservazione e pedinamento, nonché indagini finanziarie ed ha consentito di ricostruire una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla commissione sistematica di truffe in danno di persone che in passato avevano effettivamente sottoscritto abbonamenti a riviste apparentemente riconducibili alle Forze dell’ordine.

I militari hanno infatti accertato come alcuni membri del gruppo criminale, spacciandosi per avvocati, giudici, ufficiali giudiziari, funzionari dell’Agenzia delle entrate ed appartenenti alla Guardia di Finanza, contattavano telefonicamente in tutta Italia ex abbonati alle predette riviste, ai quali comunicavano debiti – in realtà inesistenti – derivanti dai pregressi abbonamenti, con conseguenti atti di pignoramento già emessi nei loro confronti, e proponevano una transazione bonaria mediante il pagamento tramite bonifico di somme di denaro per svariate migliaia di euro.

Qualora le vittime non avessero accettato – questa la minaccia dei truffatori – sarebbe proseguita la procedura di recupero forzoso del credito. Tra i casi più eclatanti, si può citare il raggiro commesso nei confronti di una donna ultra ottantenne, residente a Milano, che ha effettuato in un anno bonifici a favore dei truffatori per circa 150.000 euro. I numeri telefonici delle vittime, per lo più persone anziane e talvolta anche disabili, venivano “comprati” illecitamente da dipendenti di imprese operanti nel settore dell’editoria e della distribuzione di riviste.

Le vittime delle truffe versavano con bonifici le somme richieste dai criminali “telefonisti” su conti correnti e carte prepagate, intestati ad altri membri dell’associazione o a dei “prestanome”, i cui codici IBAN erano forniti nel corso delle telefonate. Il denaro bonificato – provento delle truffe – veniva poi prelevato, con cadenza quotidiana, presso i vari sportelli bancari e postali dagli intestatari delle carte prepagate, accompagnati dagli associati che di fatto ne avevano la disponibilità detenendo i relativi P.I.N.

A due dei promotori del sistema criminale è stato, inoltre, contestato il reato di autoriciclaggio, avendo utilizzato una parte del profitto derivante dall’attività truffaldina (225.000 euro) per acquistare un immobile intestato ad una società dagli stessi amministrata. Secondo la ricostruzione dei flussi finanziari riconducibili agli indagati eseguita dai Finanzieri, i proventi illeciti complessivamente conseguiti dall’associazione criminale tra il 2015 e il 2016 ammontano a circa 2.000.000 di euro. Le risultanze investigative acquisite dalla Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura della Repubblica di Monza, hanno portato all’emissione da parte del G.I.P. di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 8 indagati e ai domiciliari per altri 10.