30 anni fa la visita di Papa Karol Wojtyla in S. Maria di Campagna

Esattamente trent’anni fa – il 5 giugno 1988 – la basilica di S. Maria di Campagna accolse tra le sue navate papa Karol Wojtyla. Atteso sul sagrato del tempio sacro da migliaia di fedeli festanti, incuranti della pioggia scrosciante, Giovanni Paolo II s’intrattenne a salutarli per alcuni minuti prima di entrare nella basilica accompagnato dall’allora Segretario di Stato Vaticano, card. Agostino Casaroli, dal sindaco di Piacenza Angelo Tansini e dal vescovo diocesano mons. Antonio Mazza.

Accolto dal Guardiano del convento dei Frati minori, padre Alfonso Tomei, papa Wojtyla si fermò subito davanti alla cappella dell’Adorazione dei Magi, affrescata dal Pordenone, prima di inginocchiarsi per raccogliersi in preghiera davanti all’altare maggiore dove è collocato il simulacro della Beata Vergine di Campagna.

Un evento memorabile che sarà ricordato oggi, lunedì 28 maggio, con un incontro – dal titolo “Ricordo della visita a Piacenza (e alla Basilica) di Papa Wojtyla” – in programma alle 18 nel Refettorio del Convento dei frati minori (a piazzale delle Crociate 5). Relatori dell’incontro – che fa parte delle manifestazioni collaterali alla “Salita al Pordenone”, organizzata dalla Banca di Piacenza – saranno il prof. Fausto Fiorentini, la prof. Mimma Berzolla e il Guardiano del Convento, padre Secondo Ballati.

Ingresso libero, con invito a prenotarsi: tel. 0523.542137, relaz.esterne@bancadipiacenza.it

 




Santa Maria di Campagna gremita per la Messa di Gloria di Puccini

Basilica gremita e applausi convinti hanno decretato il pieno successo del concerto – organizzato dalla Banca di Piacenza nell’ambito delle iniziative collaterali alla “Salita al Pordenone” – che si è tenuto tra le navate di Santa Maria di Campagna. La 15Orchestra Sinfonica di Piacenza, con il Coro Sinfonico di Piacenza, sotto la direzione del maestro Marco Beretta, ha magistralmente eseguito la Messa di Gloria di Giacomo Puccini. Si tratta di una composizione di musica sacra per orchestra e coro a quattro voci con i solisti Denys Pivnitskyi (tenore) e Daniele Cusari (baritono).

Spesso indicata semplicemente come Messa, questa composizione venne scritta da Puccini nel 1880 come esercizio per il conseguimento del diploma all’Istituto Musicale Pacini di Lucca. Dopo le prime esecuzioni del tempo – accolte favorevolmente – non venne praticamente più eseguita fino al 1952 (anche nella nostra città è stata proposta raramente).

La Messa di Gloria di Puccini è strutturata in cinque parti: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Benedictus e Agnus Dei. Alcuni di questi cinque temi furono ripresi, parzialmente trasformati, dal compositore lucchese in alcune sue successive composizioni liriche: è il caso del Kyrie, inserito nell’Edgard, e dell’Agnus Dei confluito nella Manon Lescaut.

 




Messa di Gloria di Puccini in Santa Maria di Campagna

La Basilica di Santa Maria di Campagna – oltre ad essere, per antonomasia, la chiesa dei piacentini – ha da sempre un forte legame con la musica sacra. Il tempio di piazzale delle Crociate, infatti, ospita due pregevoli organi Serassi dei primi decenni dell’Ottocento, conserva nei suoi archivi gran parte della produzione musicale di padre Davide da Bergamo, vanta un ricco repertorio di antichi antifonari e di codici musicali ed è sede, da più di 30 anni, del tradizionale Concerto degli Auguri organizzato ogni anno nel periodo natalizio dalla Banca di Piacenza.

E proprio la musica tornerà ad essere protagonista tra le navate di S.Maria di Campagna: lunedì 21 maggio alle ore 21.15, infatti, nell’ambito delle iniziative collaterali alla “Salita al Pordenone” organizzata dalla Banca di Piacenza, la 15Oorchestra Sinfonica di Piacenza, con il Coro Sinfonico di Piacenza, diretti dal Maestro Marco Beretta, eseguiranno la Messa di Gloria di Giacomo Puccini.Si tratta di una composizione di musica sacra per orchestra e coro a quattro voci con i solisti tenore  Denys Pivnitskyi e baritono Daniele Cusari.

Spesso indicata semplicemente come Messa, questa composizione venne scritta da Puccini nel 1880 come esercizio per il conseguimento del diploma all’Istituto Musicale Pacini di Lucca. Dopo le prime esecuzioni del tempo – accolte favorevolmente – non venne praticamente più eseguita fino al 1952 (anche nella nostra città è stata proposta raramente).

La Messa di Gloria di Puccini è strutturata in cinque parti: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Benedictus e Agnus Dei. Alcuni di questi cinque temi furono ripresi, parzialmente trasformati, dal compositore lucchese in alcune sue successive composizioni liriche: è il caso del Kyrie, inserito nell’Edgard, e dell’Agnus Dei confluito nella Manon Lescaut.

I biglietti di invito necessari per accedere alla manifestazione possono essere richiesti, fino ad esaurimento, all’Ufficio Relazioni esterne e a tutte le filiali della Banca di Piacenza relaz.esterne@bancadipiacenza.it – tel 0523542357




Le tante curiosità “nascoste” fra le mura di Santa Maria di Campagna

Curiosità su Santa Maria di Campagna, atto secondo. Dopo il successo del primo incontro a marzo, il refettorio del Convento dei frati minori ha ospitato una nuova conferenza sul medesimo tema. A raccontare nuovi aspetti curiosi che riguardano la basilica mariana, Corrado Sforza Fogliani, Laura Bonfanti, Franco Fernandi, Cristian Pastorelli, Roberto Tagliaferri.

Il presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza ha aperto gli interventi parlando della sepoltura di Pier Luigi Farnese in Santa Maria di Campagna. «Non so quanti piacentini sappiano – ha osservato Sforza – che dopo la sua uccisione i congiurati gettarono il cadavere nel fossato per dimostrare al popolo, che protestava perché il duca era riuscito ad accattivarsi le simpatie delle classi minori, che era morto. Poi il corpo fu portato per due giorni in San Fermo. Da lì fu prelevato dai frati francescani che lo seppellirono in Santa Maria di Campagna, nella tomba presente in sacrestia».

Il presidente Sforza ha proseguito spiegando che dopo qualche po’ di tempo, il corpo di Pier Luigi fu portato all’isola Bisentina sul lago di Bolsena (diventata alla fine del 1300 di proprietà dei Farnese, che avevano fatto fortuna perché un componente della famiglia era il capo della milizia pontificia). «Ricordo che andai sull’isola, nella chiesa dedicata a San Francesco, dove ci sono due tombe – di altri Farnese – e tre scheletri. Sono convinto che il terzo scheletro sia di Pier Luigi Farnese. Il comandante dei Ris di Parma mi propose di effettuare l’esame del Dna, ma non lo ritenni necessario».

Laura Bonfanti ha citato tre curiosità riferite al Pordenone. Secondo la tradizione, ci sarebbero due autoritratti dell’artista friulano: uno nel Duomo di Pordenone (su una colonna d’affresco del 1523) e uno in Santa Maria di Campagna, nella pala d’altare della cappella di Santa Caterina (San Paolo). Il Pordenone, poi, aveva sempre con sé la spada (ne parla anche il Corna) perché temeva i seguaci di Tiziano (c’è tra l’altro un velo di mistero sulla sua morte avvenuta il 14 gennaio del 1539 in una locanda di Ferrara) e pare che anche durante la sua permanenza a Piacenza non se ne separasse mai.

Altra curiosità: anche la nostra città rese omaggio al pittore dedicandogli la strada (lo ha scritto Fausto Fiorentini ne “Le vie di Piacenza”) che collega via Dante a via Guglielmo da Saliceto.

Laura Bonfanti ha concluso ricordando tre fatti ai più sconosciuti che riguardano la basilica: si apprende, sempre dal libro del Corna (che, ha annunciato Sforza, verrà ristampato a cura della Banca), che nell’aera del Coro, alle spalle della statua della Madonna, troviamo il cuore di Francesco Farnese (sepolto a Parma per ragioni istituzionali e dinastiche); fu una sua volontà: voleva che il suo cuore restasse vicino all’adorata sorella Isabella. Due lapidi in sacrestia testimoniano la circostanza; Emilio Ottolenghi in “Storia di Piacenza” ci racconta che il 3 agosto 1638 un fulmine cadde sulla cupola di Santa Maria di Campagna senza recare danni, perché lo stesso fuoriuscì dalla porta della basilica rimasta fortunatamente aperta; Carmen Artocchini in “Tradizioni popolari piacentine” riporta di un esorcismo compiuto in Santa Maria di Campagna nel 1920 da padre Pier Paolo Veronese.

Il diacono don Franco Fernandi ha invece ricostruito la vita di un frate, sconosciuto ai più, che è sepolto in Santa Maria di Campagna, sotto l’affresco dell’Adorazione dei Magi (nella cappella Rollieri, dove si trova l’altare più prezioso della basilica, costruito a Roma con pietre come lapislazzuli e agate): stiamo parlando del Beato Marco da Bologna, lì nato nel 1405. «Fu un gigante del francescanesimo e dell’osservanza, il movimento di riforma sorto in seno al francescanesimo per il ripristino dell’ideale francescano originale. Grande predicatore, fu uno dei fondatori dei Monti di pietà». Dichiarato beato nel 1868 da Papa Pio IX, padre Marco è collocato in un’urna di cristallo con all’interno un meccanismo che consente di sollevare il corpo per renderlo visibile ai visitatori.

Il pittore Cristian Pastorelli ha poi fatto un excursus delle sue opere principali dipinte e affrescate nel corso della carriera. “Ritrattista ufficiale” dei frati minori, Pastorelli ha fatto il ritratto a tanti personaggi noti: da Ferdinando Arisi (suo estimatore) a Vittorio Sgarbi, ai vescovi Monari e Mazza fino ad arrivare a Papa Francesco. Principale caratteristica dei suoi lavori, l’inserimento di personaggi di oggi in contesti del passato. Come si può vedere nei murales che il pittore sta realizzando nel chiostro del convento dei frati minori.

Roberto Tagliaferri della Banca di Piacenza , tra gli artefici dell’organizzazione della Salita al Pordenone insieme a Cristina Bonelli, ha ripreso il tema del camminamento degli artisti con particolare riferimento ai nomi incisi da cultori d’arte ed artisti saliti in cupola per studiare gli affreschi del Pordenone. Ne parlò per primo Attilio Rapetti in un articolo del Bollettino storico piacentino nel 1939, elencando circa 40 incisioni; poi Robert Gionelli e Carlo Omini ne hanno scoperte altre, arrivando a un totale di 80. Ora si sta cercando – per ognuno di questi nomi – di predisporre una scheda con le informazioni che si stanno raccogliendo. Tagliaferri ha citato qualche esempio: Domenico Antonini, Bartolomeo Baderna (pittore barocco), Emilio Perinetti (allievo del Toncini che lasciò pure lui testimonianza del suo passaggio in cupola).




Tre organi per la prima volta insieme: successo in Santa Maria di Campagna

Pieno successo del concerto a tre organi che si è tenuto ieri sera in Santa Maria di Campagna come manifestazione collaterale all’evento culturale della Banca di Piacenza Salita al Pordenone. Si è tarattato di una novità assoluta a cura di Giuseppina Perotti, che nel suo intervento ha parlato di «serata speciale, ricca di contenuti – nell’ambito di un evento, come la Salita al Pordenone – che ha fatto diventare la nostra città un centro internazionale d’arte e di cultura».  

Il saluto di benvenuto a nome della comunità francescana è stato portato da padre Secondo Ballati: «La chiesa quando è piena di gente è ancora più bella (c’erano più di 400 persone, ndr) e sono quindi molto contento di questa serata, perché la musica è importante». E la Basilica, oltre ai capolavori di tanti artisti, si caratterizza per la presenza di tre organi: «Due Serassi – ha spiegato Giuseppina Perotti -, il maggiore del 1825-1838, il più piccolo, restaurato dalla Banca di Piacenza, del 1836. C’è poi un terzo organo settecentesco della scuola napoletana, qui trasferito dal Teatro Municipale sempre per interessamento dell’Istituto di via Mazzini».

Gli organisti Paolo Bottini, Paolo Gazzola e Federico Perotti hanno eseguito un interessante programma con musiche di Carlo Goeury (XVIII secolo) “Intrada a tre organi”, Mariano Muller (1724-1780) “Sonata a tre organi”, Pietro Valle (XVIII secolo) “Sonata a tre organi”, Padre Davide da Bergamo (1791-1863) “Sinfonia (a tre organi)” e W. Amadeus Mozart (1756-1791) “Eine kleine K525 (a tre organi)”. E’ seguito un concerto della Corale di Santa Maria di Campagna diretta di Ivano Fortunati, all’organo Leonardo Calori, che ha interpretato brani di padre Davide da Bergamo (Jesu Redemptor omnium), Anonimo (O Santissima), M. Frisina (Pacem In terris, per coro a 4 voci miste), Padre Davide da Bergamo (Nell’ospital cenacolo, arrangiamento di M. Ruggeri), Anonimo (Nitida Stella).

Al termine del concerto ha preso la parola il presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza Corrado Sforza Fogliani: «Sono circa 30 anni – ha rimarcato – che la Banca tiene il proprio concerto di Natale in Santa Maria di Campagna, chiesa molto amata dai piacentini, dove quasi tutti, da bambini, abbiamo “ballato” davanti all’altare. Non ho mai preso la parola, ma questa sera non posso trattenermi dal ringraziare i Frati minori, la Corale del dir. Ivano Fortunati, gli organisti Paolo Bottini, Paolo Gazzola e Federico Perotti e soprattutto la professoressa Perotti, che dopo un’iniziale perplessità alla mia idea di questa serata, ha fatto il miracolo trovando le musiche adatte. Credo sia la prima volta che i tre organi suonano insieme e credo che padre Davide da Bergamo abbia guardato dall’alto questa Basilica e l’abbia vista gremita come quando suonava le sue composizioni, era un maestro nell’adattare musiche organistiche. Sono particolarmente devoto a questo frate patriota – ha concluso il presidente Sforza -; quando morì, volle che le esequie fossero celebrate dal fratello di mio bisnonno, capo dei preti liberali».

All’applaudita parte musicale della serata è seguita una altrettanto apprezzata conferenza di Manrico Bissi, che ha spiegato, avvalendosi di immagini proiettate da un maxischermo messo a disposizione dall’Associazione Vie della Valnure, l’origine e l’evoluzione della basilica affrescata dal Pordenone, vero gioiello del Rinascimento piacentino.

In particolare, l’architetto Bissi ha illustrato le origini del Santuario (secoli III-IV d.C.) che possono essere fatte risalire alle necropoli romane su un sito che era allora abbondantemente esterno al nucleo cittadino; la chiesa della “Regina dei martiri” (secolo XI), sorta dal pozzo dove erano stati gettati i cristiani perseguitati e uccisi ai tempi di Diocleziano (del 1030-1040 i primi documenti che parlano della chiesuola di Santa Maria in Campagnola); la grande chiesa rinascimentale (secolo XVI) affidata alla progettazione di Alessio Tramello (meta di pellegrinaggi della Via Francigena, la piccola chiesa non bastava più), che realizza una basilica a croce greca avente come caratteristica la verticalità e la rotondità: una chiesa che è quattrocentesca nell’architettura e cinquecentesca per le opere pittoriche; le trasformazioni neoclassiche (secolo XVIII),  con Lotario Tomba che demolisce la cappella della seconda metà del ‘500 per costruire il nuovo presbiterio, trasformando la basilica a croce latina ribaltata. «Un intervento che poteva sembrare un vandalismo – ha concluso l’architetto Bissi- ma che va interpretato tornando al 1791, periodo di rapida trasformazione della società. Il coro è ricostruito in stile neoclassico per conservare vitalità a un luogo di culto che non è mai stato abbandonato e che ancora oggi rappresenta un punto d’incontro tra la fede e la nostra identità di piacentini».




Sgarbi: “Non c’è nulla di più vicino a Dio di una Cupola”

Dimenticate lo showman della tv, Vittorio Sgarbi nella Basilica di Santa Maria di Campagna questa mattina ha tenuto una vera e propria lezione sul significato dell’arte toccando molti temi trasversalmente collegati, ma avendo come filo conduttore sempre il Pordenone, l’artista protagonista della Salita resa possibile da Banca di Piacenza (presente con il sempreverde Corrado Sforza Fogliani).

“Il nome del Pordenone sta diventando consueto – considera Sgarbi -, nonostante la sua opera sia pregevole, gli viene riconosciuto un merito tardivo a causa di una alfabetizzazione artistica molto fragile, se ne parla poco a scuola, a causa anche di una visione dell’arte un po’ idealistica”. Nel suo discorso poi entra in scena la Cupola, che considera come la “presenza stessa di Dio nella vita dell’uomo, in quanto è ciò che più gli si avvicina. In molte chiese non è presente questa vita celeste sopra di noi, colpa dell’architettura e segno del relativismo imperante. La cultura in passato era legata al Cristianesimo, non c’era alternativa, anche oggi quelli che non credono sentono comunque l’imperio di Dio, nulla è più vicino a Dio dell’arte, essa rende più bello il mondo, espressione dello spirito dell’uomo”.

Sgarbi ripercorre le tappe che hanno portato Pordenone a Piacenza, passando dalle influenze di Giorgione e Mantegna passando da Roma, dove entra in contatto con Raffaello e Michelangelo. “Pordenone si può considerare il primo manierista padano. Egli segna come capitale della propria attività Piacenza, pur vedendo Venezia come miraggio e Roma come palestra per i propri studi pittorici”.

Uno sguardo poi viene posto sulla lingua italiana. “Sin da piccoli siamo abituati a leggere le poesie di Petrarca, di Boccaccio e altri perchè a scuola ci vengono insegnati. Ma in realtà nella vita di tutti i giorni a cosa servono? La poesia è la prova dello spirito che è dentro di noi. L’uomo tuttavia corrompe quella bellezza con le guerre, ma una parte di se è in grado di rendere più bello il mondo, di essere più vicini a Dio attraverso l’arte. Nessuno insegna Pordenone a scuola, eppure passano gli anni e quando si intravede la possibilità di creare turismo, conoscenza e ricerca, soprattutto nel dopoguerra, si recuperano questi artisti”.

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Santa Maria di Campagna ed i capolavori del Pordenone

Denso di storia è il luogo in cui sorge la basilica di Santa Maria di Campagna, tempio cinquecentesco che affonda le sue fondamenta sin nelle origini del Cristianesimo in territorio piacentino (vedi articolo sulla salita al Pordenone aperta dal 4 marzo).

Secondo quanto tramandatoci da Pier Maria Campi, in quest’area un gruppo di cristiani venne martirizzato nel 303 d.C., e i poveri resti vennero occultati in un ipogeo. Qui sorse un primo santuario detto “di Campagnola” – per il suo trovarsi fuori dalle mura della città – oggetto di una devozione crescente e stazione di preghiera per i pellegrini, anche grazie alla leggenda delle proprietà taumaturgiche dell’olio scaturito dal “pozzo dei martiri”.

Nell’XI secolo si costruì nei pressi anche una cappella dedicata a Santa Vittoria, che ne custodiva alcune reliquie: con l’aumentare del fenomeno dei pellegrinaggi il piccolo santuario, posto proprio all’ingresso occidentale della città lungo l’itinerario “francigeno”, non era più bastevole a contenere i fedeli in preghiera. Fu questo il luogo prescelto da Papa Urbano II per riunire il Concilio del 1095, dal quale venne l’impulso alle Crociate; unitamente alla devozione per i martiri del IV secolo si andava qui affermando il culto per la Vergine, alla quale il Papa dedicò in questa occasione un prefazio stabilendo, prima di ripartire, indulgenze per chi avesse pregato in Santa Vittoria in occasione di particolari festività, tra cui quelle mariane. Si rinnovarono con i papi successivi la protezione della Santa Sede e la concessione di indulgenze in nome della Vergine, raffigurata nel secondo Trecento da una statua lignea policroma, la Madonna di Campagna solennemente traslata il 24 dicembre del 1531 in una cappella del nuovo edificio eretto su progetto dell’architetto piacentino Alessio Tramello (1470 c.-1529) che già aveva dotato la città delle splendide chiese di San Sisto e San Sepolcro. La costruzione del nuovo tempio, iniziata nel 1522 e portata a compimento entro il 1528, era stata fortemente voluta dalla comunità cittadina di concerto con le autorità ecclesiastiche per sostituire l’antichissima chiesuola di S. Maria di Campagnola.

La basilica tramelliana e la magnificenza della sua forma e del suo apparato decorativo vennero a esprimere non soltanto le istanze devozionali dei piacentini ma anche un senso civico di orgogliosa appartenenza, non venuto meno anche dopo il 1547, quando alla prima Congregazione di Fabbricieri istituita con gli Statuti del 1521 si erano sostituiti alla reggenza i Francescani Minori Osservanti, per volere del Duca Pier Luigi Farnese. Sulla croce greca della pianta centrale, consueta per la diffusissima tipologia dei santuari mariani in Italia tra XV e XVI secolo, il Tramello innestò quattro cappelle angolari, ciascuna coperta da una cupolina retta da un tiburio e sormontata da una lanterna, a replica della grande cupola d’ispirazione bramantesca posta al centro della croce. Lo spazio interno venne strutturato come una solenne articolazione di poderosi pilastri, arconi trionfali e lacunari dorati; una lapide sul pavimento presso l’altare individuò il luogo in cui si trovava l’ipogeo con i resti dei martiri del primo Cristianesimo.

L’“antichissima chiesuola” venne inglobata nella cappella a pianta quadrata sorta in area presbiteriale per accogliere la veneratissima Madonna di Campagna; anch’essa dotata di cupola e lanternino, venne poi inserita nella nuova abside durante l’ampliamento del coro (resosi necessario all’arrivo dei Francescani a metà Cinquecento), e infine distrutta nel 1791 assieme al coro stesso, per un ulteriore ampliamento su progetto dell’architetto Lotario Tomba. La decorazione interna venne concepita come un grandioso inno per immagini innalzato alla gloria della Vergine Maria, a cui presero parte tra il Cinquecento e l’Ottocento vari artisti andando a costituire una sorprendente antologia di pittura e scultura. Tra i primi pittori a prender parte all’impresa venne a dipinger la cupola maggiore il friulano Giovanni Antonio de’ Sacchis da Pordenone (1483-1539), secondo una convenzione stipulata con i Fabbricieri il 15 febbraio 1530.

Non è ancora chiaro come la scelta sia caduta proprio sul Pordenone, di cui il talento straordinario di frescante e l’arditezza di linguaggio figurativo erano comunque ben noti in ambito piacentino per il ciclo della Cappella della Concezione per i Pallavicino nella chiesa dell’Annunziata a Cortemaggiore, da poco terminato, e forse anche grazie alle spettacolari scene della Passione di Cristo dipinte nel Duomo della non lontana Cremona tra 1520 e 1521. Il tramite con il territorio cremonese potrebbe esser stato il piacentino Barnaba dal Pozzo, nel cui “bellissimo giardino”, secondo Giorgio Vasari il Pordenone avrebbe dipinto “alcuni quadri di poesia”. Il dal Pozzo si trovava infatti anch’egli a Cremona nel 1520, in qualità di luogotenente del Podestà. Anche la figura dell’umanista e nunzio apostolico Girolamo Rorario, presente in città come commissario pontificio, è stata associata alla commissione di Piacenza come un possibile tramite per il Pordenone, di cui era concittadino. Entro l’11 marzo del 1532 l’artista portò a termine gli affreschi della cupola maggiore sino al fregio e quelli della cappella di Santa Caterina, lasciando Piacenza – come attestato da un atto notarile stipulato con i Fabbricieri – per un periodo che avrebbe dovuto essere di pochi mesi.

I lavori in Santa Maria di Campagna si protrassero invece ben più a lungo, se consideriamo che nell’estate del 1535 da Venezia il Consiglio dei Dieci pregava i committenti della città padana di pazientare sino al marzo dell’anno successivo in merito ai “lavori di affrescatura” di “certa cappella de la Madonna di Campagna”, poiché il De’ Sacchis si trovava impegnato in una sala del Palazzo Ducale fino ad ottobre, e il clima poi si sarebbe fatto problematico per l’esecuzione degli affreschi. Il pittore friulano dovette in ogni caso far ritorno entro il 31 dicembre 1536, quando si ritenne di chiudere tutti i conti aperti con lui: il lavoro alla cupola non era stato completato, e i pennacchi con gli Apostoli e il tamburo con Storie della Vergine, datati al 1543, sarebbero stati assegnati a Bernardino Gatti detto il “Sojaro”. Entro il 1536 sono da ritenersi perciò eseguiti i dipinti nella Cappella Rollieri – detta anche “dei Magi” o “delle Natività”, e l’affresco sulla parete di sinistra dall’entrata, raffigurante Sant’Agostino.

Tratto da “PORDENONE in Santa Maria di Campagna”, libro strenna 2017 della BANCA DI PIACENZA a cura di Eleonora Barabaschi (stampa Tip.le.co)




I vigili del fuoco ispezionano la lanterna “del Pordenone”

Ci sono voluti i vigili del fuoco del nucleo speciale S.A.F. (speleo alpino fluviale) per effettuare, stamane, un sopralluogo di sicurezza alla lanterna con l’effige di Dio Padre sulla cupola del Pordenone. La lanterna tra l’altro rappresenta anche il logo della manifestazione ed è stato ideato dall’architetto Carlo Ponzini). Mancano ormai poche settimane all’apertura del camminamento di Santa Maria di Campagna che porterà i visitatori all’altezza degli affreschi del Pordenone. Per questo fervono i preparativi della manifestazione promossa e organizzata dalla Banca di Piacenza in collaborazione con il Comune di Piacenza (proprietario della basilica) e con la comunità francescana (comodataria della stessa). Si stanno così ultimando i lavori sia sul camminamento sia in cupola ed in basilica.

I vigili del fuoco sono intervenuti per diretto interessamento del Comandante di Piacenza Ing. Martino. Il nucleo S.A.F. è costituito da personale operativo che utilizza, nell’ambito delle attività di soccorso tecnico urgente, attrezzature e procedure di soccorso derivate dagli ambiti della speleologia, dell’alpinismo e del fluviale. Si tratta, in pratica, di un personale che opera dove gli altri mezzi non possono arrivare.

La Banca di Piacenza renderà noto, a breve, in una apposita conferenza stampa, il programma dettagliato della manifestazione così come lo esporrà, prima della fine del mese, ad alcune organizzazioni e associazioni che ne hanno fatto richiesta già a patire dalla settimana prossima.




Lunedì tradizionale concerto di Natale della Banca di Piacenza

Lunedì 18 dicembre (l’ultimo lunedì prima di Natale, com’è consuetudine) in Santa Maria di Campagna, alle ore 21, si terrà il “Concerto degli Auguri” della Banca di Piacenza.

Sotto la direzione artistica del Gruppo Strumentale Ciampi, si esibiranno l’Orchestra Filarmonica Italiana, diretta da Stefano Chiarotti, le Voci bianche e le Voci giovanili miste del Coro Polifonico Farnesiano, diretto da Mario Pigazzini.

Si esibiranno anche il soprano Sachita Ito, il contralto Marta Fumagalli, il tenore Baltazar Zuniga ed il basso Gabriele Lombardi.

Il programma (clicca qui per vederlo) prevede, fra gli altri, musiche di Mendelssohn, Haendel,l nonchè l’esecuzione della Messa K262 in Do magg. di Mozart, un vero capolavoro.

Il concerto offerto da 31 anni dalla Banca di Piacenza per augurare buon Natale a Piacenza e ai piacentini, come da tradizione, si concluderà sulle note del celebre canto natalizio “Adeste Fideles”.

I biglietti di invito nominativi necessari per accedere al concerto possono essere richiesti – fino ad esaurimento – all’Ufficio Relazioni esterne della Banca di Piacenza (in via Mazzini, 20) oltre che a tutti gli sportelli dell’Istituto.




Da marzo la Salita al Pordenone

Nel marzo dell’anno prossimo la Banca di Piacenza aprirà la “Salita al Pordenone” in Santa Maria di Campagna.

Lo ha detto il Presidente esecutivo della Banca di Piacenza Sforza Fogliani alla presentazione del tradizionale libro strenna del popolare Istituto di credito parlando alla Sala Veggioletta della Banca.

L’evento (che durerà alcuni mesi) riscopre il cosiddetto “Camminamento degli artisti” perché lì gli studenti dell’Istituto d’arte Gazzola – come ricordava spesso Ferdinando Arisi, il nostro più importante storico dell’arte – si recavano per vedere gli affreschi del Pordenone da vicino e studiare in quel modo anche la prospettiva (alcuni, vi scrissero anzi anche il loro cognome, con graffiti tuttora visibili e protetti da vetri). Nella cupola di Santa Maria di Campagna è percorribile, anche da più persone, una galleria circolare, aperta sull’esterno della città, il cui panorama è così leggibile a 360 gradi.

La Salita – ha detto il presidente Sforza Fogliani – si incentra nella valorizzazione della chiesa, voluta da Clemente VII, come “crocevia di artisti”, con opere, oltre che del Pordenone, del Guercino, di Ignazio Stern, di Antonio Campi e del Sojaro (opere che a loro volta ispirarono il Genovesino). E la manifestazione dedicata al “crocevia di artisti” si inquadra in un contesto scientifico unitario, con una trilogia artistica che la Banca di Piacenza organizzerà negli anni con il rilancio del tema dei pellegrini e dei banchieri, che l’Istituto cominciò ad approfondire con un convegno internazionale tenuto decenni fa.

Il Presidente Sforza Fogliani si è anzi augurato che la nostra città – “in cordiale e proficua intesa” – possa nel 2018 offrire in contemporanea, a piacentini e forestieri, la possibilità di salire (o risalire) all’altezza di affreschi di prim’ordine di diversi artisti (Guercino, Pordenone, Sojaro). “Una contemporaneità – ha detto – che sarebbe un primato assoluto, finora ineguagliato nel nostro Paese e, forse, anche all’estero”.

Proprio al “Pordenone in Santa Maria di Campagna” la Banca ha dedicato la strenna di quest’anno, curata da Eleonora Barabaschi con immagini ad alta definizione di Marco Stucchi e progetto grafico, stampa e allestimento Tipleco. La pubblicazione reca già in prima e in ultima pagina quello che sarà il logo dell’evento primaverile incentrato su una P con il Dio padre in volo, della lanterna centrale.

L’opera è stata illustrata alla Veggioletta dai presidenti Nenna e Sforza Fogliani e da Leonardo Bragalini e, per la parte teologica, da padre Secondo Ballati del Convento dei frati minori di Piacenza, che realizzerà l’evento della Salita in collaborazione, oltre che con la Banca, col Comune di Piacenza proprietario dell’insigne basilica.

Il volume, riccamente illustrato a colori ed inframmezzato da frasi del Vasari, di Ferdinando Arisi, del Carasi, di Marco Boschini e di Luigi Lanzi contiene altresì, oltre che una ricca bibliografia, una parte dedicata alla cappella dei Magi (con l’autoritratto del Pordenone) ed un’altra con il Sant’Agostino pordenoniano. E’ pure riprodotta l’opera “Disputa di Santa Caterina” con un uomo in abiti contemporanei che indica un foglio e che potrebbe essere un ritratto dell’arch. Alessio Tramello davanti alla sua basilica.

Gli organizzatori (Banca di Piacenza con il Comune ed il Convento dei frati minori osservanti) prevedono che i visitatori siano all’incirca 70.000, considerando che il camminamento è unico e che dovrà essere utilizzato sia per la Salita che per la discesa. Non comodo, ma comunque agevole, il percorso è stato dotato (a cura della Banca di via Mazzini, così come l’intero restauro della Salita, eseguito secondo le indicazioni della Sovrintendenza dei beni architettonici) di un assito-piazzuola ove i visitatori, a circa metà del cammino, potranno sostare ricevendo informazioni, oltre che da appositi cartelloni informativi, dalle guide (in gran parte, studenti e neo laureati) anche sulla storia della basilica (che ospitò per un certo periodo, nell’attuale sagrestia, il cadavere di Pierluigi Farnese dopo il tirannicidio, recuperato ad opera dei frati dal fossato del castello visconteo), basilica sorta dove prima insisteva una chiesuola dedicata alla Madonna, nell’ambito di un grande spiazzo nel quale si svolse poco dopo il 1000 un Concilio nel corso del quale Urbano II preannunciò la prima crociata, che poi indisse a Clermont. Nell’attuale coro sarà allestita una sala multimediale, ove i visitatori saranno introdotti alla vista, dall’alto, della basilica e della città così come potranno conoscere da vicino particolari degli affreschi del Pordenone e del Sojaro in cupola. E’ previsto anche un ampio programma di manifestazioni collaterali, sia in basilica che nella Sala del duca (quella, cioè, nella quale i duchi si preparavano a scendere ad assistere alla messa, da dietro una grata apribile per la comunione). Si susseguiranno conferenze (anche di Vittorio Sgarbi), concerti di musica cinquecentesca (pure sui due organi di cui la chiesa è dotata, uno trasferito a cura della Banca dal Municipale, ove veniva utilizzato per pezzi operistici di opere liriche), eventi vari (saranno, tra gli altri, premiati i migliori selfie scattati dai giovani visitatori sulla cupola).

Nell’ambito di queste manifestazioni sarà organizzata – in occasione del Ballo dei bambini – la Fiera di primavera sul piazzale e le strade antistanti la chiesa, con annessa esposizione di quadri realizzati nell’occasione di una gara d’arte estemporanea che si svolgerà nella stessa giornata.

In collaborazione con il Comune di Cremona e di Cortemaggiore è prevista l’organizzazione di un pullman navetta che raggiungerà i due capoluoghi (provvisti, com’è noto, di opere del Pordenone) attraverso Monticelli, dove gli interessati – a seguito di accordi con la Parrocchia ed il Comune – troveranno aperta e visitabile, nel castello, la cappelletta del Bembo e l’insigne basilica, con un tesoro di opere d’arte.