Il ministro Minniti: “quella di Piacenza violenza da branco selvaggio”

Il ministro dell’Interno Marco Minniti, ha fatto visita questo pomeriggio, a Bologna ai militari dell’Arma rimasti feriti nel pomeriggio di sabato durante la manifestazione indetta contro l’apertura della sede di  CasaPound. Insieme a lui il capo della polizia Franco Gabrielli ed il comandante generale dei carabinieri Giovanni Nistri.

Il ministro ha chiarito come si stia facendo di tutto per individuare il più rapidamente possibile i responsabili delle aggressioni contro le forze dell’ordine «Non avremo tregua – ha detto –  fino a quando non avremo individuato i responsabili. Solitamente per quello hanno fatto, per questo tipo di aggressioni, “si va in galera”».

«Cosa c’entrano i principi della Costituzione si è chiesto il ministro Minniti – con l’aggressione brutale a quel carabiniere a Piacenza che era solo caduto per terra? In Italia i valori dell’antifascismo e della democrazia li difendiamo in piazza, nel comportamento quotidiano, in Parlamento; non hanno nulla a che vedere con questa violenza da branco selvaggio».

«Il messaggio che ho voluto trasmettere incontrando l’intero, la squadra che ha operato a Piacenza reparto – ha affermato titolare del Viminale  – è semplicemente questo: una vicinanza molto forte delle istituzioni del nostro Paese, dello Stato che sta vicino all’Arma dei Carabinieri, in questo caso, alle forze di polizia».

Il brigadiere- caduto a terra e colpito dai manifestanti ha riportato una frattura che sarà operata nella giornata di domani. «Il brigadiere capo – ha detto il ministro dell’Interno “è pienamente in piedi, ha potuto partecipare direttamente e personalmente all’incontro insieme ai suoi colleghi. Questo non riduce né la preoccupazione né il giudizio negativo su quello che è avvenuto, però, posso dirvi che vederlo in piedi per me ha significato poter tirare un sospiro di sollievo. E penso – ha sottolineato Minniti  – che questo sospiro di sollievo lo possano tirare tutti gli italiani che guardano l’Arma dei Carabinieri e le forze di Polizia sul territorio con rispetto, ammirazione e stima».

 




Pisati e Rancan (Lega) replicano alle accuse del PD, contro la giunta Barbieri, per i fatti di sabato

«Quando il tema è la sicurezza, il Partito Democratico non dovrebbe esprimersi ma limitarsi ad ascoltare e poi sparire dalla scena. Chi ha ridotto Piacenza e l’Italia in genere nel paradiso dei fuorilegge non può permettersi di parlare».

Così il segretario provinciale della Lega Pietro Pisani e il consigliere regionale Matteo Rancan replicano alle accuse mosse alla Giunta Barbieri dal Pd in una nota stampa, nella quale vengono citate anche le parole dei due esponenti del Carroccio successive alla manifestazione in ricordo di Abd El Salam Ahmed El Danf del 2016.

«Ribadiamo – è la replica – quanto affermato a settembre del 2016: Piacenza è dei piacentini e di chi la vive, non dei facinorosi locali e di quelli, tanti, provenienti da fuori provincia. Ricordiamo poi a chi punta il dito contro il centrodestra che sabato in prima linea con i delinquenti c’era Carlo Pallavicini, ex consigliere comunale che ha sostenuto le amministrazioni di Reggi e Dosi. Una volta per tutte è il momento di sciogliere collettivi, centri sociali ed associazioni promotori di manifestazioni che puntualmente sfociano in violenza. E chi l’altro giorno ha compiuto gesti brutali – insistono Pisani e Rancan -, mettendo a rischio la vita dei cittadini e degli agenti delle forze dell’ordine, meriterebbe un anno di detenzione per ogni giorno di prognosi dato al carabiniere ferito dalla ferocia del branco sanguinario. Piacenza infatti non può più assistere a scene rivoltanti come il lancio di sanpietrini alle forze dell’ordine».




Le reazioni di Berlusconi e Salvini agli scontri di sabato a Piacenza

Continuano le reazioni da parte di politici locali e nazionali sugli scontri avvenuti sabato pomeriggio, a Piacenza, fra i manifestanti e le forze dell’ordine. A fare particolare scalpore è stata in particolare l’aggressione nei confronti del brigadiere dei carabinieri caduto durante un ripiegamento dei suoi colleghi.

Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi – come ha reso noto durante un collegamento a Radio Lombardia -ha telefonato al comandante generale dei carabinieri “per esprimere la mia solidarietà ai militari feriti da quei criminali di estrema sinistra. Non ci può essere tolleranza verso chi usa la violenza”.

Dura la presa di posizione del segretario della Lega Matteo Salvini che a Mattino Cinque ha detto “Nel Paese che ho in testa quei dementi che hanno pestato quel carabiniere che stava facendo il suo lavoro vanno in galera”. Mentre vedeva scorrere sui monitor le immagini degli scontri il leader leghista ha aggiunto “Questa sarebbe una manifestazione di non violenti, contro i Salvini e per la pace? No, questi sono fascisti, squadristi e comunisti, che picchiano un carabiniere per terra”.

Il responsabile Giustizia di Fratelli d’Italia, l’onorevole Edmondo Cirielli, in una nota, ha chiesto “che non via sia alcuna tolleranza ma pene esemplari verso i delinquenti dei centri sociali che hanno aggredito a Piacenza un brigadiere dei carabinieri, impegnato a garantire l’ordine pubblico”. Cirielli ha anche assicurato

Che in caso di vittoria elettorale della coalizione di centro destra “provvederemo a introdurre nuove regole di ingaggio per garantire l’ordine pubblico e tutelare i militari, che ogni giorno rischiano la vita per assicurare la difesa della Patria”.

Maurizio Gasparri (FI) invece ha detto “Il centrodestra deve tornare al governo perché i fatti come quelli di Piacenza non accadano più, perché ci sia rispetto verso le forze dell’ordine e non più elogi di facciata ma mortificazioni nella sostanza con ridicoli aumenti di stipendio. Noi – ha affermato Gasparri  – siamo dalla parte del carabiniere ferito mentre era impegnato a tutelare la nostra sicurezza, siamo dalla parte del gioielliere napoletano e dei tanti cittadini che si sono visti costretti a usare un’arma per difendersi”.




Gruppo Pd: “Giunta immobile anche sulla manifestazione di sabato”

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del gruppo consigliare PD di Piacenza sul corteo e sugli scontri di ieri fra manifestanti e polizia.

“Quando nel settembre 2016 venne preannunciata una manifestazione nel centro cittadino a seguito della tragica morte di Abd Elsalam Ahmed Eldane, operaio della logistica, il sindaco chiese al Prefetto di attribuire un alto grado di rischio al corteo e di stabilire con tutti i vertici preposti alla sicurezza le modalità perché tutto potesse svolgersi regolarmente garantendo l’incolumità di ciascuno. Fu concordata ed emessa un’ordinanza sindacale (per la redazione della quale stante l’urgenza sindaco, assessore al commercio e dirigenti operarono anche in orari notturni) che di fatto blindava il centro città. Venne disposta la rimozione dei dehors e furono sospese le occupazioni di suolo pubblico. Fu chiuso il Farnese e furono controllati gli accessi al campo Daturi. Vennero modificati i percorsi degli autobus, fatti rimuovere i cassonetti lungo il percorso e le vie limitrofe, invitati i cittadini a non lasciare auto in sosta e contattate le associazioni di categoria per consigliare ai negozianti di abbassare le serrande. Sindaco e assessori, costantemente in contatto con il Comandante della Polizia municipale e la Questura, seguirono l’evento minuto per minuto dalle sedi comunali. Fortunatamente tutto si svolse senza incidenti e con disagi limitati per la popolazione, grazie anche all’attività di prevenzione messa in campo.

E’ tuttavia ancora possibile leggere, sui siti di informazione locale, le accuse di procurato allarme e le dichiarazioni, ad esempio, del consigliere regionale leghista Rancan che riteneva “vergognoso” l’invito alla prudenza rivolto dal sindaco a cittadini ed esercenti per il “timore di una guerriglia urbana”, con esplicito invito postumo a revocare l’autorizzazione a scendere in piazza, perché, “ Piacenza è dei Piacentini, a loro deve restare e non può essere consegnata nelle mani di chi intende metterla a ferro e fuoco”.  A Rancan faceva eco l’attuale candidato al Parlamento, Pisani, sostenendo che “un amministratore capace affronta la quotidianità in modo fermo e deciso senza incutere il panico nella popolazione”.

Avendo espresso come PD nell’immediatezza dei fatti una dura condanna per quanto accaduto sabato pomeriggio nel centro cittadino oltre a sincera e non di circostanza solidarietà ai militari coinvolti negli scontri, lavoratori in divisa vittime di una inaccettabile violenza mentre stavano adempiendo correttamente alle proprie funzioni, non abbiamo difficoltà a condividere e ad associarci alle parole del giorno dopo pronunciate dal sindaco di Piacenza. Così come non possiamo esimerci dal domandare quali parole ed azioni il sindaco e l’assessore con delega alla sicurezza abbiano messo in campo nei giorni precedenti ai fatti, in cui si erano già avute pericolose avvisaglie, per prevenire quanto purtroppo accaduto. La responsabilità della sicurezza dei cittadini compete a Sindaco, Prefetto e Questore ma in primo luogo al sindaco tanto più dopo il decreto del vituperato ministro Minniti che ai sindaci attribuisce un ruolo ancor più incisivo.

Forse “per non incutere il panico nella popolazione”, come sosteneva nel 2016 il consigliere Rancan, non si sono preventivamente avvertite famiglie, mamme con bambini ed anziani costretti a mettersi al riparo terrorizzati? Per quali ragioni non sono stati assunti provvedimenti a tutela della città e dei cittadini come fu fatto nel 2016? Il sindaco aveva chiesto la convocazione del Comitato per l’ordine e la sicurezza? Se si, quali misure erano state concordate? A queste ed altre domande il gruppo consiliare del PD chiamerà il sindaco a fornire risposte con una interrogazione. Questa non vuole essere in alcun modo una polemica elettorale, bensì vogliamo esprimere la nostra preoccupazione per un evidente immobilismo della giunta, che non è venuto meno neanche in questa situazione.

Nel frattempo tra risse, accoltellamenti e manifestazioni violente non si può che esprimere sconcerto per la latitanza di una Amministrazione che della sicurezza aveva fatto il proprio vessillo, che a distanza di mesi dall’insediamento non si è ancora dotata delle competenze tecniche di un Comandante di Polizia municipale che nella circostanza, in materia di sicurezza, ben avrebbe saputo leggere la situazione e potuto supplire al dilettantismo degli attuali amministratori”. 

 




Corteo contro Casa Pound: scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Tra i feriti anche un giornalista

Si è concluso nel peggiore dei modi il corteo organizzato questo pomeriggio dal collettivo Controtendenza e che ha visto protagonisti anche militanti dei centri sociali delle città limitrofe, ma anche rapprestanti dei Cobas e della sinistra istituzionale – come il consigliere comunale Luigi Rabuffi – giunti in veste privata per ricomporre la rottura consumatasi nei giorni scorsi tra Partito Democratico e la sinistra radicale.

Il punto di svolta avviene a circa metà percorso. Dopo un avvio tutto sommato pacifico, una folta componente di manifestanti si stacca dalla testa del corteo e da Stradone Farnese devia verso via San Vincenzo. Le forze dell’ordine corrono ai ripari, istituendo un posto di blocco improvvisato con cassonetti e una camionetta. Nel frattempo, da una strada laterale, arrivano i rinforzi della polizia a impedire il degenerare della situazione. C’è qualche tafferuglio ma la situazione si distende senza feriti e il corteo riprende il percorso originario. Ma solo pochi minuti dopo, una volta arrivati in piazza Sant’Antonino, la testa del corteo – circa 600 i manifestanti complessivi – prova nuovamente a forzare il blocco della polizia. La situazione diventa drammatica dopo che il fitto lancio di cubetti di porfido e fumogeni, costringe il primo cordone di agenti ad indietreggiare. Nel farlo, un carabiniere perde l’equilibrio, cadendo vittima della violenza del primo blocco di manifestanti che con bastoni, pugni e oggetti contundenti lo colpiscono ripetutamente, prima che il militare ferito riesca a rialzarsi trovando riparo. Tra i feriti si registra anche un giornalista colpito al volto proprio da un cubetto di porfido lanciato dai manifestanti.

Doveroso rimarcare l’operato di poliziotti e carabinieri coinvolti che ,pur in una situazione del tutto eccezionale,, hanno mantenuto la calma evitando il degenerare della situazione, minimizzando i disordini ed il numero dei feriti.

Le reazioni dei politici

Resta la cronaca di una giornata che fa passare in secondo piano le divergenze tra le due sinistre antifasciste, divise sia nei contenuti sia nelle modalità di svolgimento.

Eppure, a provare – prima dello scatenarsi della violenza – a ricomporre la rottura ci aveva provato lo stesso Rabuffi, dichiarando in apertura di corteo: “Ho deciso di partecipare anche questo pomeriggio perché quando si è antifascisti lo si e’ 365 giorni all’anno. Potere al Popolo ha partecipato sia stamattina che nel pomeriggio perché vuole far si’ che chi crede nella solidarietà e nel bene comune si ritrovi sotto la stessa bandiera”.

Presente al corteo anche Gianni D’amo di Città Comune, che sulla divisione tra i cortei si è così espresso: “Parlerei di antifascismo ma non di sinistre. A impressione parlerei piuttosto di un’evidente divisione generazionale e antroplogica per cui i ragazzi di venti e trent’anni hanno smesso di cercare maestri nelle vecchie generazioni. E’ drammatico, perché spesso si è orfani ma mai si dovrebbe essere figli di nessuno. Bisogna riscoprire di chi essere figli. Sono un vecchio insegnate e credo che il primo dovere assoluto sia mettere in comunicazione queste generazioni. Le sinistre risultano divise per finalità elettorali, ma ho provato strenuamente a lottare per una manifestazione unica. Eppure, che valori di fondo abbiamo che uniscano invece di dividere? Importanti dono tuttavia i numeri di questa manifestazione quotidiana e in settimana l’avevo previsto. In questo, c’è responsabilità non solo del centrosinistra ma di tutta la cultura politica del dopoguerra. Negli ultimi anni ho provato a popolarizzare Matteotti Gramsci e Fenoglio, e oggi non vedo altra strada che il recupero della cultura e dei valori di fondo che ci caratterizzano in positivo. Serve una narrazione nuova e i narratori non potranno essere certo peggiori dei figli della televisione, di Mediaset e dei leader attuali”.

Durissima la presa di posizione della Lega con due distinti comunicati che pubblichiamo a parte (clicca per leggere).

Il gruppo cosnigliare del Pd invece, pur condividendo le parole di condanna espresse dal sindaco Barbieri, critica le scelte della giunta (clicca per leggere).

Su quanto avvenuto interviene anche Liberi e Uguali con un comunicato:

“Le immagini di un carabiniere, un lavoratore, a terra e malmenato in modo violento da persone a volto coperto sono immagini che non avremmo mai voluto vedere in una manifestazione antifascista. La pratica della piazza andata in scena nel pomeriggio di oggi a Piacenza è una pratica che condanniamo. Tante persone hanno manifestato al mattino e al pomeriggio contro ogni fascismo, in modo sereno e colorato. Ma cercare lo scontro con le forze dell’ordine è parso un inutile esercizio di violenza che depaupera il messaggio costituzionale e antifascista”, così in una nota Liberi e Uguali Piacenza sul corteo antifascista del pomeriggio in città in cui si sono registrati problemi di ordine pubblico”.

Questo invece il comunicato della Cisl

La Cisl di Parma Piacenza ripudia ogni forma di violenza ed è proprio in nome di valori quali il rispetto, la non violenza, la solidarietà che pacificamente è scesa in piazza in mattinata, insieme alle tante forze democratiche che hanno dato vita ad un partecipato e civile corteo, conclusosi con la visita al Prefetto.

Il corteo del pomeriggio, a cui la Cisl non ha aderito, e a cui hanno sicuramente partecipato anche persone mosse da un sincero spirito di opposizione pacifica alle varie forme di fascismo, è però stato ammalorato da agitatori di professione che devono essere perseguiti e assicurati alla giustizia.
La Cisl di Parma Piacenza esprime piena solidarietà alle forze dell’ordine e alla prefettura che hanno fatto di tutto, a rischio della propria l’incolumità personale, per garantire a tutti il diritto di manifestare pacificamente, subendo la violenza di pochi criminali che si sono accaniti con lavoratori a cui va la totale vicinanza e la riconoscenza del sindacato.