La vicenda dell’ospedale scalda l’estate politica di Castel San Giovanni

La vicenda del depotenziamento dell’ospedale di Castel San Giovanni e della “fuga di medici” dal nosocomio della Val Tidone, continua ad essere al centro della discussione politica.

Bei giorni scorsi il sindaco di Castello Lucia Fontana, con una lettera, aveva risposto alle critiche di immobilismo che le vengono mosse dal Movimento 5 Stelle e dal Movimento “Secessio plebis”.

I due movimenti, che avrebbero intenzione di fare fronte comune proprio sul tema dell’ospedale, ritengono che il sindaco non abbia fatto quanto in suo potere per difendere il presidio ospedaliero più importante della vallata.

Lucia Fontana ha replicato dicendo che i movimenti ricorrono a strampalate fake-news per cercare visibilità strumentalizzando la vicenda per fini propagandistici ed elettorali.

Il sindaco ha poi dettagliatamente spiegato come si è mossa sul delicato tema della sanità, ad esempio non votando a favore del Piano Sanitario. Un piano che non la convince ma che, purtroppo, è stato approvato da “una risicata ma sufficiente maggioranza di sindaci”.

L’impegno di Lucia Fontana e di alcuni altri suoi colleghi primi cittadini ora è quello di “chiedere modifiche ed integrazioni alla luce delle ricadute pratiche dell’applicazione del Piano che evidenzia delle distonie”.

In risposta alla lettera del sindaco di Castello arriva oggi un comunicato a firma di Angelo Boledi, segretario del Comitato Secessio Plebis.

«Com’era l’ospedale di Castel San Giovanni al momento dell’insediamento della Giunta del Sindaco Fontana nella primavera del 2014 e com’è adesso? Ce lo siamo chiesti dopo l’ennesimo attacco sui giornali del Sindaco Fontana che ci taccia di divulgare fake news assieme a tutti coloro che si sono permessi o si permettono di sollecitare la sua responsabilità politica ed istituzionale sull’argomento.

Ecco a grandi linee le nostre risposte.

Nel 2014 l’ospedale di Castel San Giovanni vantava la chirurgia colon proctologica e la chirurgia ortopedica cuore dell’attività ospedaliera, quali eccellenze che, operando in quattro sale chirurgiche di recente modernizzate con ingenti investimenti di soldi pubblici rappresentavano un’eccellenza. I rispettivi primari, con una equipe medica e paramedica di alta specializzazione attraevano pazienti anche dalla Lombardia. I reparti godevano della disponibilità di ben 50 posti letto in degenza ordinaria a disposizione per interventi specialistici di qualsiasi gravità. Grazie all’arrivo di pazienti dalla Lombardia l’ospedale era finanziariamente in attivo.

Aveva un reparto di radiologia con un primario di chiara fama che oltrepassava i confini provinciali e regionali che operava con macchinari quali tac, risonanza magnetica di ultima generazione ed utilizzati da una qualificata equipe tecnica. Le liste d’attesa erano di gran lunga inferiori alla media.

Il pronto soccorso del nostro ospedale era stato appena ristrutturato ed ammodernato e soprattutto disponeva di guardia radiologica

Tutti i reparti erano appena stati messi a norma e per questa operazione, più l’installazione dei nuovi macchinari erano stati spesi negli ultimi anni precedenti circa 12 milioni di euro

Nel 2014 c’era una chiesetta ottocentesca nell’ospedale che fu rasa al suolo il 31 ottobre del 2015.

A Castello c’era un ospedale produttivo e ben voluto per la sua efficienza e per essere a misura d’uomo come tantissimi cittadini ci hanno testimoniato in occasione della raccolta delle 16.000 firme contro il suo depotenziamento.

Oggi

La chirurgia colonproctologia è lasciata senza il primario di riferimento, il bravo facente funzioni è a sua volta in età prossima alla pensione e qualche chirurgo emergente, cresciuto nell’ equipe del povero Dott. Lucchini se ne è andato in altre realtà ospedaliere. Così come in ortopedia che non ha più gli interventi sui politraumatizzati stradali e non sappiamo se dal 10 settembre non potrà subire qualche ulteriore depotenziamento. La disponibilità di letti per degenza ordinaria è scesa da 50 del 2014 a 6+6. Che specializzazioni chirurgiche potranno rimanere in queste condizioni se non verrà drasticamente cambiato il piano di riordino sociosanitario?

In radiologia non c’è più la Dottoressa Paola Scagnelli migrata in altro ospedale e con lei abbiamo perso un’eccellente diagnosta.

Di nuovo e di positivo osserviamo il reparto di chirurgia plastica con collegamento al centro senologico di Piacenza che potrà esprimere al meglio tutte le sue valenze una volta che sarà integrato nel sistema di breast unit.

Notiamo un nuovo padiglione tirato su con circa un milione di euro di spesa ed inaugurato su un solo piano per dare 5 posti letto in più alla “medicina”.

Al di là delle chiacchiere e delle fake news questa è la realtà del nostro ospedale Signor Sindaco. 

Che indica, a nostro avviso, una certa decadenza nei quattro anni della sua amministrazione. A causa del depotenziamento che oggi è ancora in corso e che osserviamo con rammarico, dato che ve l’avevamo annunciato, previsto e denunciato più di due anni fa. Ma ci creda, senza alcuna ansia da prestazione politica! Perché nonostante “i nostri ruoli intercambiabili” col Comitato e “i nostri volti sempre gli stessi”, le nostre facce rimangono acqua e sapone e non usiamo maschere né scudi di cartapesta. Nessuna acredine, solo informazione ai cittadini di ciò che (non) avviene attorno e dentro all’ospedale.

Al di là del voto negativo in Conferenza Sociosanitaria, un paio di consigli aperti di cui le diamo atto nonostante l’esito fosse del tutto scontato e delle sue contrite dichiarazioni di preoccupazione, cosa è stato fatto in concreto a salvaguardia dell’ospedale? Un atto istituzionale, un’azione politica, un documento, …. forse ci sono sfuggiti? Nemmeno dopo che la Direzione USL nell’ultima conferenza sociosanitaria nella persona dell’Ing. Baldino ha ammesso la possibilità di rivedere il piano se i Sindaci lo chiedessero? Caro Sindaco Fontana, se i frutti del vostro “impegno sempre vigile sulla sanità” sono questi sotto i nostri occhi, meglio il palo della banda dell’ortica della vecchia canzone del Dott. Iannacci».




A Castel San Giovanni nasce il movimento politico “Secessio Plebis “

A Castel San Giovanni è nato un nuovo movimento politico locale ispirato alla “secessio plebis romana del 493 A.C.“ quando la Plebe si ribellò ad una classe politica che non la rappresentava più. Si definiscono “volontari della politica” e si presentano alla cittadinanza con un comunicato stampa firmato da Angelo Boledi, segretario del movimento, che pubblichiamo qui di seguito. Angelo Boledi – lo ricordiamo – è stato per lungo tempo esponente della Lega Nord castellana e piacentina fino a quando entrò in collisione con i vertici del partito che alla fine lasciò, insieme ad altri otto militanti.

“Anche quest’anno con la sua rigogliosa fioritura la maestosa PAULOWNIA posta sulla rotonda della S.S. 412 all’ingresso di Castel San Giovanni, ha voluto ricordarci che Castello è la PORTA DELLA VAL TIDONE. Qualcuno nell’ultima campagna elettorale, voleva la nostra cittadina anche “VETRINA DELLA VAL TIDONE” mettendolo, nero su bianco, nel programma elettorale.

E già! con la stazione ferroviaria, il casello autostradale sulla TO-PC-BS, il ponte sul PO verso la Lombardia con le attività commerciali che hanno sviluppato soprattutto la domenica un importante mercato, col suo ospedale, con il presidio dei vigili del fuoco, il Comando Stazione dei Carabinieri, la Tenenza Guardia di Finanza, Castello avrebbe tutte le qualità necessarie per fregiarsi del titolo.

Se però andiamo ad analizzare caso per caso troviamo purtroppo alcune sorprese.

La stazione ferroviaria, da tempo solo con biglietteria automatica, non ha servizio di assistenza alle persone a ridotta mobilità e le fermate prevalentemente riguardano treni locali (un tempo definiti “accelerati”). Le sale d’aspetto ed i suoi ambienti pubblici, in alcune occasioni sono servite da rifugio e bivacco di persone non identificate e con aspetto e comportamento tali da incutere preoccupazione se non paura ai passeggeri regolari, soprattutto di genere femminile.

Il casello autostradale assolve ancora, anche se quasi alla saturazione, il carico di traffico “nostrano” e della logistica ma l’obbligo in uscita di transitare tra le due rotonde per la direzione Val Tidone persiste, nonostante che quella soluzione di viabilità fosse stata accettata dalle amministrazioni precedenti provvisoriamente, in attesa dei finanziamenti per una maxi-rotonda all’uscita con derivazione diretta sui vari percorsi. Il progetto giace dimenticato nei cassetti o è stato addirittura accantonato?

Il ponte sul PO di Pieve (ma anche di Pievetta!), grazie all’incuria ed alla mancata manutenzione giace in condizioni pietose, chiuso parzialmente ed in attesa di nuove ispezioni tecniche che, a giorni, decreteranno il suo destino a breve. In attesa che con gli annunciati stanziamenti governativi venga ripristinato entro un paio di anni. Speriamo che intanto non chiuda! Mentre la responsabilità del misfatto sembra da attribuire ai Lombardi il danno rimane tutto alla Val Tidone. I nostri Amministratori però, a parziale ristoro, dovrebbero ridurre le tasse locali alle attività, soprattutto commerciali e turistiche, “toccate “dal danno.

L’ospedale di Castello è stato il punto di riferimento sanitario della Val Tidone ed anche del Pavese. Col suo pronto soccorso le sale chirurgiche, le apparecchiature diagnostiche, tutte moderne e costate di recente fior di milioni di euro, col suo personale specializzato, professionale ed umano, ha saputo da sempre assolvere le necessità di cura dei cittadini rimanendo anche col bilancio economico in attivo. Ora, nella quasi indifferenza delle istituzioni Valtidonesi viene depotenziato attraverso lo spostamento di servizi e la vacanza di posizioni di medici e primari che sono lasciati “fuggire” altrove. Si può pensare che per un Milanese o qualsiasi altro cittadino si volesse trasferire qui da noi non sarebbe importante e rassicurante la presenza di un ospedale efficiente ed a misura d’uomo? Come si fa a non prevederne l’importanza in una zona dove il lavoro (la logistica in primis) ha portato la presenza quotidiana di qualche migliaio di persone in più?

Persino coi vigili del fuoco ci sono problemi, dopo tutti gli sforzi degli Amministratori che hanno portato qui un loro presidio, è polemica di queste ultime settimane che lo stesso possa rimanere sguarnito a causa di mancanza di personale, spostato a Piacenza. Speriamo che almeno le altre due importanti componenti delle forze dell’ordine, Carabinieri e Guardia di Finanza presenti sul nostro territorio, non subiscano alcuna riduzione e vengano lasciate lavorare come sanno fare e fanno.

Chi ha spento la luce della vetrina della Val Tidone?

Noi del gazebo arancione, non vogliamo chiederci chi l’abbia spenta o mai accesa, chiediamo soltanto ai Sindaci, agli Amministratori, alle maggioranze ed alle minoranze di spogliarsi ciascuno dei propri interessi di bottega, di partito, di associazione e di liberarsi in un leale confronto fra tutti, sui veri problemi del territorio: quelli della gente, tralasciando futili passerelle mediatiche, perché solo insieme con umiltà, costanza, intelligenza ed onestà, si possono sviluppare e risolvere.

 La magnifica Valle del Tidone è già di per sé un bene prezioso con la propria gente civile, leale ed accogliente, le proprie eccellenze alimentari ed industriali, per i propri paesaggi per l’antica cultura di saggezza contadina che nulla hanno da invidiare alla blasonata Toscana.

Le Istituzioni e la politica, “facendo squadra”, puntino sui servizi da migliorare o realizzare, contemporaneamente promuovano “il fare squadra” coinvolgendo anche tutti gli attori economici, turistici e della società civile interessati, scoprendo le sinergie che certamente ci sono, ben presenti, in Val Tidone! Come la nostra cara Paulownia, “albero della principessa”, campione del mondo certificato di velocità di crescita e di rilascio di ossigeno in cambio di anidride carbonica e quindi bello quanto utile a tutta la comunità”.