Due bandi dalla Regione: stanziati oltre 2 milioni di euro per progetti legati allo sport

Due bandi della Regione mirati alla realizzazione di manifestazioni sportive e per il benessere psicofisico della persona: questa mattina in Municipio la presentazione, che ha visto la presenza del sindaco Barbieri, di Massimo Polledri in qualità di assessore allo Sport e di Robert Gionelli, delegato provinciale Coni. “Obiettivo di questi bandi è la riduzione della sedentarietà – ha spiegato il primo cittadino -, nonchè azioni di contrasto al doping. Si richiede inoltre maggiore attenzione al piano finanziario che eventuali soggetti interessati vogliano presentare. Le domande non saranno accettate da realtà che non svolgono attività continua da 2 anni. Vogliamo essere inclusivi, escludere le marginalità è ancor più importante del bando sportivo in sè“. Per il primo bando, riguardante la realizzazione di eventi sportivi sul territorio nel 2018, sono stati stanziati complessivamente 1 milione 750 mila euro suddivisi in 1 milione 250 milione per eventi di carattere internazionale e 500 mila per eventi nazionali). 600 mila euro sono stanziati per iniziative relative al benessere psicofisico della persona. Complessivamente sono stati stanziati 600 mila euro in più rispetto al 2017.

“I progetti che verranno presi in considerazione devono essere davvero impattanti nella vita delle persone, possono partecipare realtà molto diverse tra loro, come società, associazioni e istituzioni scolastiche. Ad ogni progetto scelto verranno versati da 1800 a 45 mila euro a seconda della rispondenza ai criteri. Questi bandi escono nel periodo estivo, in cui è più difficile trovare rispondenza, e sono aperti per poco tempo”. Infatti la scadenza per la presentazione delle domande è il 3 agosto, tra meno di un mese. “La Segreteria del Coni è a disposizione per qualsiasi tipo di supporto tecnico. Per aspetti burocratici le domande dovranno essere inviate tramite PEC”.

“Siamo convinti che l’esito sarà migliore rispetto allo scorso anno – ha chiosato Polledri -, servono progetti mirati per le scuole, in modo che i ragazzini siano più sportivi”.

I progetti devono essere inviati a questo indirizzo: segreteriapresidente@postacert.regione.emilia-romagna.it

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Assigeco Piacenza va a canestro anche in Cattolica con un workshop sulla sponsorizzazione sportiva

Ucc Assigeco Piacenza si affaccia in Università Cattolica con un workshop dal titolo “Come valorizzare la sponsorizzazione sportiva nel marketing d’azienda”, tenutosi ieri in Aula Piana dello stesso Ateneo di Via Emilia Parmense. Hanno relazionato Fabio Antoldi e Roberto Nelli della stessa Università, Giovanni Torcello della Lega Nazionale Pallacanestro, Franco Savoia di Mecal Srl e Michele Mondoni, responsabile dell’Area Marketing della squadra recentemente salvatasi in Serie A2 di basket.

Nelli nella sua relazione ha spiegato che la sponsorizzazione sportiva è un’attività relativamente nuova. “Dagli anni 90 si è sviluppata questa necessità, di fornire un’alternativa alla pubblicità di determinati prodotti o servizi. Di base funziona come apprendimento per connessione, l’atleta ha un’immagine che viene legata a uno sponsor con finalità commerciali. La relazione è sempre di scambio bilaterale, per una cosa molto specifica”. Il volume d’affari sta aumentando sempre più esponenzialmente, almeno negli Stati Uniti, dove si raggiungono cifre nell’ordine dei 23 miliardi di dollari, 65 in totale. “La sponsorizzazione ha tenuto anche nel periodo di crisi che stiamo attraversando – continua Nelli -, anche nelle imprese circa il 20% del budget è destinato al marketing. Nel contratto sono previsti alcuni costi, base, di gestione, di struttura e di sostegno, che sono poi quelli maggiormente rilevanti, ovvero si cerca di far fruttare anche le iniziative di contorno alla sponsorizzazione stessa”.

Antoldi ha voluto portare ad esempio l’esperienza di #vanolifamily, il cui obiettivo era valorizzare lo spettatore che veniva al palazzetto ad assistere alle gesta dei suoi beniamini. Sono stati sottoposti più di 800 questionari agli spettatori nei momenti morti della partita, da cui ricavare dati importanti su cui lavorare per capire le esigenze degli spettatori e soprattutto capire se il lavoro che si stava facendo dava i risultati sperati, con l’aggiunta di alcune indicazioni geografiche, per capire l’impatto di un marchio o un’iniziativa sul territorio.

Giovanni Torcello, direttore commerciale Marketing della Lega Nazionale Pallacanestro, che copre le Serie A2 E B, ha sottolineato come in Italia siamo abbastanza “reticenti ad investire”. La Lega copre circa 13 regioni per un’utenza di circa 5,5 milioni di persone. “Da quest’anno abbiamo deciso di investire su pochi sponsor, ma con ruoli rilevanti. La nostra partnership principale è con la catena di ristoranti Old Wild West, che sponsorizza campionati e Coppa Italia, per un totale di 96 squadre e 150 ristoranti. Abbiamo scelto loro anche per la vicinanza di palazzetti con i luoghi dove si poteva mangiare dopo la partita, per questo abbiamo lanciato anche la campagna QuintoQuarto, con la quale lo spettatore poteva mostrare il bifglietto della partita e avere scontistica sulla cena”.

Michele Mondoni invece ha portato la propria esperienza di squadra assieme all’azienda Mecal Srl, che lavora il metallo. Con essa è stata organizzata una giornata di team building al PalaBanca, per “creare qualcosa di molto coinvolgente ed utile per l’azienda”.

“Andiamo a canestro”, evento di team building al palazzetto

 




Il maestro di kick-boxing Davide Bottini incontra il sindaco Patrizia Barbieri

Una targa personalizzata e un caloroso augurio natalizio. Così il maestro di kick-boxing Davide Bottini ha voluto omaggiare il sindaco Patrizia Barbieri, che ha molto apprezzato il dono, durante un breve ma cordiale incontro svoltosi stamani in Municipio, nel corso del quale Bottini si è detto onorato di consegnare al primo cittadino la targa che celebra i 42 anni della Società Another Way Kick-Boxing Multicombat.




Rugby tots: il pallone ovale per insegnare ai bimbi l’autostima

Si chiama “Tamariki Ora Rugby” la nuova associazione che dallo scorso anno propone, nella nostra provincia il Rugby Tots, una attività di avvicinamento allo sport dedicata ai bambini più piccoli (a partire da due anni). In lingua maori “Tamariki Ora” vuol dire  “bimbo che cresce in salute”.

Un nome scelto sia per il suo significato sia perché il rugby è tradizionalmente legato alla Nuova Zelanda, terra da cui proviene uno dei due fondatori dell’associazione, Kelli Rolleston, rugbista con un passato anche nella selezione universitaria degli All Blacks. L’altra anima dell’iniziativa è Gianclaudio Barillà, una vita spesa intorno alla palla ovale, nel tentativo di fare amare questa disciplina sportiva ai più giovani possibile.

Barillà sta partendo la nuova stagione piacentina del rugby tots, la seconda. Ci può spiegare cosa è? Immaginiamo che non buttiate i bambini piccoli nella mischia.

No in effetti no – risponde Barilla sorridendo – svolgiamo una attività psicomotoria di base. In realtà il rugby è secondario perché a questa età è più importante appunto l’attività psicomotoria che non quella specifica della disciplina. Però del rugby usiamo i materiali. Innanzitutto la palla ovale, la mini-porta fatta ad H, le protezioni anti-infortunistiche e la terminologia, come si fa la meta, come si contano i punti. Insegniamo ai bimbi a rispettare il regolamento, a seguire gli ordini, usiamo il fischietto che  rappresenta il comando dell’arbitro. Gli insegniamo a collaborare l’un l’altro, in una fase di crescita che è per loro egocentrica. Per questo  stimoliamo il lavoro di squadra e continuiamo a ripetere “bravi, stiamo lavorando di squadra, siamo un’ottima squadra etc.”. E’ tutto incentrato sul divertimento che è alla base dell’apprendimento per i bimbi.

A chi si rivolge e  quali sono le fasce d’età?

Le famiglie con bimbi dai due ai cinque anni. In realtà sarebbe dai due a sette anni ma noi abbiamo deciso di non avere la fascia cinque/sette anni per non entrare in competizione con le società che già fanno mini-rugby (a partire dai cinque anni). Vogliamo essere una risorsa per le società rugbistiche non dei “concorrenti”.

Ma perché parla di famiglie?

Ci avvaliamo della collaborazione dei genitori che partecipano attivamente alla lezione. Il bimbo gioca con il papà e/o con la mamma soprattutto all’inizio. Via via che si abitua comincia a collaborare con gli altri bambini. Nella prima fascia due/tre anni e mezzo la presenza del genitore è assolutamente necessaria. Nella seconda fascia fino ai cinque anni diventa facoltativa e dipende molto dai bambini e dalla loro maturità. Alcuni collaborano e lavorano da soli, altri hanno ancora bisogno del supporto di mamma e papà.

Si punta molto sull’aumentare l’autostima dei bambini. Per noi non è importante che il bimbo riesca ad eseguire un particolare schema motorio. E’ importane che ci provi perché la ripetizione porterà sicuramente al successo. Gratifichiamo il tentativo non il successo dell’esercizio. Lo gratifichiamo con questo entusiasmo che le famiglie e noi allenatori ci mettiamo applaudendo il tentativo del bambino. Il bambino in questo modo si sente molto gratificato e quindi invogliato a continuare.

Chi sono gli allenatori?

Al momento io e Kelly; stiamo formando dei nuovi coach. L’anno scorso ne avevamo altri ma purtroppo si sono trasferiti fuori Piacenza. Ci siamo rimessi in gioco noi due con degli assistenti che un domani diventeranno coach.

Come si fa a diventare coach di rugby tots?

La formazione dei coach è rigida. Devono seguire anche il corso di pronto soccorso pediatrico, avere la fedina penale pulita. Ci affiancano per otto settimane, seguono lezioni teoriche su Internet e poi compiono la parte finale a Londra dove ha sede la casa madre del rugby tots e dove c’è Greg, il capo di tutti i coach, quello che per primo ha iniziato questa attività, che è mondiale e coinvolge migliaia di bambini.  Gli inglesi hanno indubbiamente una cultura sportiva molto più avanzata della nostra. Per fare un esempio le loro società di rugby tots hanno, ciascuna, 700-800 iscritti.

A Piacenza, lo scorso anno (che era anche il primo) quanti bimbi avete avuto?

Un centinaio in tutta la provincia. Abbiamo attivato corsi a Piacenza, Fiorenzuola, San Nicolò, Vigolzone e abbiamo continuato l’attività in centri estivi a Piacenza e Vigolzone.

Quest’anno abbiamo intenzione di allargare ulteriormente le attività portando il rugby tots a Gossolengo, Pontenure, Ponte dell’Olio, Borgonovo, Castel San Giovanni e Carpaneto. Chiaramente l’attivazione di nuovi corsi è legata all’utenza, a come viene accolta la proposta che noi solitamente facciamo conoscere con degli open day.   Come dicevo prima non vogliamo entrare in competizione con le squadre di rugby che già esistono nei vari paesi della provincia ma anzi essere complementari, collaborare con loro.

Siete una sorta di corso propedeutico al rugby?

Si esatto. Alcuni dei bambini che lo scorso anno hanno frequentato il nostro corso a Fiorenzuola quest’anno sono entrati nel mini rugby, under 6, del Val d’Arda. Magari succederà lo stesso, quest’anno a Gossolengo dove i bimbi più grandi potrebbero poi proseguire l’attività nel Gossolengo Rugby.

Vogliamo essere una risorsa per il territorio, per le famiglie e per le società sportive. Se anzi hanno dei coach o degli assistenti che vogliono avvicinarsi a questa disciplina per i più piccoli … sono i benvenuti. Perché è una attività che può anche offrire opportunità di lavoro a ragazzi energici ed estroversi, in grado di coinvolgere i più piccini.

Quanto dura ogni lezione?

Dipende dalle fasce di età. Dai due anni ai tre anni e mezzo un incontro dura 30 minuti. Lo scopo è quello di divertire i bambini, facendogli imparare tra l’altro anche i colori e i numeri. E’ una questione di concentrazione. Tempi più lunghi li porterebbero ad annoiarsi. Invece le sessioni con i bimbi più grandi durano 45 minuti.

Carlandrea Triscornia