Entro lunedì si devono pagare Imu e Tasi: un breve vademecum

Scade lunedì la prima rata dell’Imu, la tassa sulle case che incide in maniera pesantissima sulle tasche delle famiglie italiane. Confedilizia ha diffuso un breve vademecum in cui ricorda le modalità per il pagamento.

In questa Tabella le aliquote 2018 per calcolare IMU TASI E TARI (Clicca)

Le aliquote IMU fissate dal Comune di Piacenza (Clicca)

Ricordiamo che presso la sede della Confedilizia di Piacenza (Piazzetta della Prefettura, tel. 0523.327273 – fax 0523.309214. Uffici aperti tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00, lunedì, mercoledì e venerdì anche dalle 16.00 alle 18.00; e-mail: info@confediliziapiacenza.it; sito Internet: www.confediliziapiacenza.it) è attivo per gli iscritti – anche attraverso uno specifico programma di calcolo – un servizio di assistenza e consulenza per il versamento delle imposte in scadenza.

Come e quando si paga

IMU – Il versamento dell’IMU si effettua in due rate, che scadono la prima lunedì 18 giugno (essendo il 16 sabato) e la seconda lunedì 17 dicembre (essendo il 16 domenica).

Il versamento della prima rata (50%) va eseguito sulla base delle aliquote e delle detrazioni valide per il 2017; il versamento della rata a saldo dell’imposta dovuta per l’intero anno va eseguito, a conguaglio, sulla base delle delibere comunali che rispettino i due seguenti requisiti: 1. siano state adottate entro il 31 marzo; 2. siano state pubblicate sul sito delle Finanze (www.finanze.it) entro il 28 ottobre. In assenza di tali presupposti, il pagamento va effettuato applicando aliquote e detrazioni valide per il 2017.

TASI – Il versamento della TASI si effettua in due rate scadenti la prima lunedì 18 giugno (essendo il 16 sabato) e la seconda lunedì 17 dicembre (essendo il 16 domenica).

Il versamento della prima rata (50%) va eseguito sulla base delle aliquote e delle eventuali detrazioni valide per il 2017; il versamento della rata a saldo dell’imposta dovuta per l’intero anno va eseguito, a conguaglio, sulla base delle delibere comunali che rispettino i due seguenti requisiti: 1. siano state adottate entro il 31 marzo; 2. siano state pubblicate sul sito delle Finanze (www.finanze.it) entro il 28 ottobre. In assenza di tali presupposti, il pagamento va effettuato applicando aliquote ed eventuali detrazioni valide per il 2017.

Modelli di pagamento precompilati e modalità di versamento

L’art. 1, comma 689, della legge n. 147 del 2013 (legge di stabilità per il 2014), stabilisce – relativamente alla IUC (sigla che racchiude IMU, TASI e TARI), deve ritenersi, interpretando una normativa particolarmente confusa – quanto segue: “Con uno o più decreti del direttore generale del Dipartimento delle finanze del Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il direttore dell’Agenzia delle entrate e sentita l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, sono stabilite le modalità di versamento, assicurando in ogni caso la massima semplificazione degli adempimenti da parte dei soggetti interessati, e prevedendo, in particolare, l’invio di modelli di pagamento preventivamente compilati da parte degli enti impositori”.

Con riferimento alla TASI, il comma 688 della citata legge n. 147 del 2013, come modificato nel corso del 2014, dispone quanto segue: “A decorrere dall’anno 2015, i Comuni assicurano la massima semplificazione degli adempimenti dei contribuenti rendendo disponibili i modelli di pagamento preventivamente compilati su loro richiesta, ovvero procedendo autonomamente all’invio degli stessi modelli”.

Con distinti decreti, sono stati approvati i modelli di bollettini di conto corrente postale per il pagamento dell’IMU (decreto 23 novembre 2012) e della TASI (decreto 23 maggio 2014), entrambi comprensivi di istruzioni e modelli per i bollettini precompilati.

Per effettuare il versamento di IMU e TASI si può utilizzare, oltre che il bollettino postale, anche il Modello F24 (con facoltà di compensare gli importi dovuti con eventuali altri crediti d’imposta), anche precompilato da parte del Comune.

IMU: versamento con Modello F24

Codici-tributo:

– 3912 (abitazione principale e relative pertinenze – COMUNE)

– 3913 (fabbricati rurali ad uso strumentale – COMUNE)

– 3914 (terreni – COMUNE) – diversi da gruppo catastale D

– 3916 (aree fabbricabili – COMUNE)

– 3918 (IMU – altri fabbricati – COMUNE)

– 3925 (immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D – STATO)

– 3930 (immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D – INCREMENTO)

TASI: versamento con Modello F24

Codici-tributo:

– 3958 (abitazione principale e relative pertinenze)

– 3959 (fabbricati rurali ad uso strumentale)

– 3960 (aree fabbricabili)

– 3961 (altri fabbricati)

A cura di Confedilizia




Oggi il giorno del “salasso” dell’Imu/Tasi. Mille euro il costo medio

Il 18 Dicembre, per il saldo dell’IMU/TASI, si verseranno 10,2 miliardi di euro, per un conto complessivo di 20,3 miliardi di euro.

Oltre 25 milioni di proprietari di immobili, diversi dall’abitazione principale, (il 41% sono lavoratori dipendenti e pensionati) dovranno presentarsi alla cassa per l’acconto dell’IMU/TASI.

Il costo medio complessivo dell’IMU/TASI su una seconda casa ubicata in un capoluogo di provincia – spiega Guglielmo Loy, Segretario Confederale  UIL – sarà di 1.070 euro medi (535 euro da versare con la prossima rata a Dicembre), con punte di oltre  2 mila euro nelle grandi città.

Se si prendono in considerazione i costi dell’IMU/TASI sulle prime case cosiddette di lusso (abitazioni signorili, ville e castelli), sempre ubicate in un capoluogo di provincia, il costo medio è di 2.610 euro (1.305 euro con il saldo), con punte di oltre 6 mila euro.

Chi possiede una seconda pertinenza dell’abitazione principale della stessa categoria catastale (cantine, garage, posti auto, tettoie) dovrà versare l’IMU/TASI con l’aliquota delle seconde case con un costo medio annuo di 56 euro  (28 euro con il saldo), con punte di 110 euro annui.

La media dell’aliquota applicata per le seconde case tra IMU e TASI – commenta Guglielmo Loy – ammonta al 10,4 per mille e in molti Comuni (480 municipi di cui 18 Città capoluogo) è stata confermata “l’addizionale TASI” (fino a un massimo dello 0,8 per mille), introdotta per finanziare negli scorsi anni le detrazioni per le abitazioni principali, così da portare in questi Comuni l’aliquota fino all’11,4 per mille.

Questi dati emergono dal Rapporto IMU/TASI 2017 elaborato dal Servizio Politiche Territoriali della UIL.

IL COSTO DELL’IMU/TASI SECONDE CASE NELLE CITTÁ CAPOLUOGO

Secondo i risultati del rapporto, il costo maggiore in valore assoluto per una seconda casa a disposizione si registra a Roma con 2.064 euro medi; a Milano 2.040 euro medi; a Bologna 2.038 euro; a Genova 1.775 euro e a Torino 1.745 euro.

Valori più “contenuti”, invece, ad Asti con un costo medio di 580 euro; a Gorizia con 582 euro; a Catanzaro con 659 euro; a Crotone con 672 euro e a Sondrio con 674 euro.

IL COSTO DELL’IMU/TASI SECONDE PERTINENZE NELLE CITTA’ CAPOLUOGO

Per una seconda pertinenza della stessa categoria catastale a Roma si pagano mediamente 110 euro annui (81 euro per una cantina o 139 euro per un box-posto auto); a Milano 99 euro annui (76 euro per una cantina, 122 euro garage o posto auto); a Bologna 96 euro annui (68 euro per una cantina, 123 euro per un garage); a Firenze 95 euro annui (67 euro per una cantina, 122 euro per un garage) e a Napoli 95 euro annui (67 euro per una cantina, 123 euro per un garage).

LE ALIQUOTE DELL’IMU/TASI SECONDE CASE NELLE CITTÁ CAPOLUOGO

Stante il blocco delle aliquote anche per l’anno in corso, le aliquote non hanno subito rialzi, ma non hanno nemmeno subito ribassi. In nessun capoluogo si è utilizzata questa opzione a, quindi, sono state riconfermate le aliquote dello scorso anno.

18 Città hanno confermato l’addizionale della TASI sugli altri immobili, per cui in questi Comuni le aliquote superano quella massima dell’IMU (10,6 per mille). In particolare, Roma, Milano, Ascoli, Brescia, Brindisi, Modena, Potenza, Rieti, Savona, Verona hanno scelto l’aliquota dell’11,4 per mille; Macerata l’11,3 per mille; Terni e Siena l’11,2 per mille; Lecce e Massa l’11 per mille; Agrigento il 10,9 per mille e Caltanissetta il 10,7 per mille.

Altre 70 Città capoluogo applicano l’aliquota, sempre sulle seconde case, del 10,6 per mille tra cui Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo e Bari.

CONCLUSIONI

Il tema della tassazione sulla casa pone la questione se, e come, alleviare il peso per i contribuenti meno abbienti e, conseguentemente, chiedere un contributo maggiore a chi ha più disponibilità.

Tuttavia, prima di parlare di una reintroduzione di tasse sulle prime case sarebbe il caso di partire dalla revisione dei criteri che regolano i valori catastali che non significa maggiori preliev, ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo sugli immobili. Ovviamente sempre accompagnando questo processo con una lotta “senza se e senza ma” all’evasione fiscale.

Nel contempo va, però, riequilibrato il rapporto Stato/Enti Locali in tema di fiscalità, dando certezze alle istituzioni locali e ai contribuenti puntando alla riduzione della pressione fiscale.




Secondo Confedilizia “Le case da investimento sono diventate un incubo” per le troppe tasse

L’immobile non è più considerato un “bene rifugio” a tutela dei risparmi, ma è stato ridotto a un investimento da cui fuggire.

A sostenerlo è Confedilizia Piacenza secondo cui la situazione è dovuta ad una tassazione smisurata. Questo unito agli alti costi di gestione e manutenzione delle abitazioni, sta distruggendo la proprietà.

Tutto – spega la Associazione dei proprietari di casa – ha iniziato a peggiorare con l’avvento del governo Monti, le cui manovre hanno appesantito gli oneri per i proprietari e abbattuto il valore dei beni (creando altresì l’ingessatura delle economie locali che si fondano anche sull’edilizia). La percentuale di chi è proprietario di abitazione continua a scendere: ci sono persone che vendono la casa perché non ne riescono a sostenere i costi. E non stiamo parlando di grandi proprietari, ma di semplici famiglie colpite dalla tassazione sugli immobili che – come detto – è assolutamente esagerata.
Secondo i dati del ministero delle Finanze il gettito Imu complessivo per il 2016 della regione Emilia-Romagna (ammontate a un miliardo e 363 milioni di euro) incide sul totale nazionale per l’8,60%, che colloca la nostra regione tra le peggiori in Italia, seconda solo a Lombardia e Lazio.

La provincia di Piacenza ha contribuito per oltre 90 milioni di euro, di cui 33 milioni circa riferiti al solo Comune capoluogo.
Confedilizia di Piacenza ha inoltre calcolato nel 9,8 per mille la media della somma delle aliquote Imu e Tasi deliberate dai Comuni della nostra provincia per immobili locati a canone “libero”, nel 9,7 per mille la media delle aliquote deliberate per immobili locati a canone “concordato” (agevolati, transitori e universitari) e nel 10,1 per mille la media delle aliquote ordinarie per gli immobili. La differenza fra i dati è minima in quanto nella gran parte dei casi nelle delibere Imu adottate dagli stessi Comuni non è stata differenziata l’aliquota prevista per le case tenute a disposizione da quella da applicare agli immobili locati.

I soli Comuni della provincia che hanno previsto aliquote specifiche per gli immobili locati sono Piacenza (7,6 per mille per i locati con contratto libero, c.d. 4+4, e 4,0 per mille per quelli con contratto a canone “concordato”), Carpaneto (8,1 per mille per i locati con contratto libero e 6,6 per mille per quelli a canone “concordato”), Coli (6,6 sia per i locati con contratto libero che per quelli con canone “concordato”), Fiorenzuola (8,6 per i locati con contratto libero e 5,6 per i locati con canone “concordato”) e Pianello (8,6 sia per i locati a canone libero che per quelli a canone “concordato”).

Per tutti gli altri Comuni che non hanno fissato aliquote specifiche per gli immobili locati si deve fare riferimento alle aliquote fissate per le case a disposizione, che in molti casi sono elevatissime. In alcuni Comuni si arriva addirittura a dover applicare, sempre in relazione agli immobili locati, l’aliquota massima del 10,6 per mille.

I Comuni quindi prevedono solo raramente aliquote agevolate per le abitazioni locate, rendendosi corresponsabili dell’affossamento del settore della locazione, con conseguenze sociali pesantissime; pertanto è auspicabile che si cambi al più presto la tendenza e che tutti i Comuni – anche i più piccoli – inizino a praticare agevolazioni per gli immobili locati, sia a canone “libero” che, soprattutto, a canone “concordato”.
Per questi ultimi in particolare, come più volte ha sottolineato Confedilizia, è indispensabile poi che venga introdotta dall’alto la fissazione per legge di una misura massima della somma delle aliquote Imu -Tasi, che potrebbe essere individuata ad esempio nel 4 per mille.
Nell’affitto non abitativo la situazione è ancora più grave. I Comuni non prevedono mai aliquote specifiche per la locazione di locali commerciali per cui in questi casi viene sempre applicata l’aliquota ordinaria, che in media – come abbiamo visto – è pari al 10,1 per mille. In questo ambito, oggi, nel complesso, le imposte, statali e locali, arrivano ad erodere fino all’80% del canone di locazione, anche per via della irrisoria deduzione Irpef per le spese, pari al 5%. Anche qui ovviamente urgono correttivi e, oltre a quelli auspicabili dei Comuni, fondamentale sarà – se attuata – l’introduzione anche nel settore non abitativo di una tassazione sostitutiva dei redditi da locazione, la c.d. “cedolare secca”.

Confedilizia Piacenza nei giorni scorsi – anche in vista della prossima adozione dei tributi locali per il 2018 il cui termine per il momento è fissato al 31.12.2017 – ha inviato una lettera a tutti i Comuni della provincia invitandoli ad attuare una azione di riduzione e contenimento delle aliquote e delle tariffe appunto dei tributi locali sugli immobili. Nella comunicazione è stato altresì richiesto ai Comuni di porre particolare attenzione alle locazioni (abitative e non) ma anche di prevedere, soprattutto ai fini del contenimento del fenomeno migratorio, l’esonero dall’Imu e dalla Tasi – o in subordine a fissare aliquote particolarmente agevolate – per gli immobili non abitati e non allacciati ad alcuna utenza (come avviene già per la Tari, dalla quale sono esentati).

La facoltà dei Comuni di prevedere aliquote inferiori ai limiti di legge, fino all’azzeramento (modificando il regolamento vigente), è sancita dall’art. 52, comma 1, del del Decreto Legislativo n. 446 del 15 dicembre 1997.
Qualora però non si dovesse attuare la politica di riduzione e contenimento della tassazione sugli immobili auspicata da Confedilizia andremo incontro a conseguenze – per quanto possibile – ancora peggiori rispetto alla tragica situazione attuale.
I provvedimenti e le misure summenzionati – sia quelli da prendersi a livello locale che quelli a livello nazionale – rappresenterebbero quindi una boccata d’ossigeno per i proprietari di immobili in questo particolare momento in cui – come abbiamo potuto vedere – la pressione fiscale è divenuta insostenibile e in cui la casa è ormai concepita non più come un investimento ma come un incubo.