Trent’anni “da Lupo”: la famiglia Farina ha celebrato il suo ristorante a Ciriano

Nuova puntata della rubrica l’Azienda del mese nata dalla collaborazione editoriale fra QuotidianoPiacenzaOnline e Confcommercio Piacenza. Come sempre il nostro giornale cerca di farvi conoscere più da vicino realtà storiche o di particolare interesse fra quelle iscritte all’associazione di strada Bobbiese

Non avviene tutti i giorni che un agnello si trasformi in lupo, ma il divertente cambio di nome ebbe certamente luogo quando la famiglia Farina lasciò il locale aperto nel 1982 a Caratta per spostarsi a Ciriano di Carpaneto dove nel 1995 venne inaugurato il nuovo locale, denominato appunto “Ristorante il Lupo”.
Sono ormai trascorsi trent’anni da quel passaggio, un anniversario recentemente festeggiato con tanto di torta celebrativa.
L’avventura era partita con mamma Rosanna Calamari e papà Guglielmo (scomparso nel 2017) ed è ora portata avanti dalle figlie Mariachiara e Francesca, mentre il fratello Luigi, dopo alcuni anni di impegno nel ristorante ha deciso di dedicarsi all’attività di giardiniere. Nonostante gli ottant’anni compiuti la signora Rosanna continua a dirigere la cucina, affiancata da alcune valide collaboratrici. La sala invece è appannaggio delle figlie che servono ai clienti i piatti della tradizione piacentina. La pasta è fatta rigorosamente a mano, dagli anolini, ovviamente proposti in brodo, ai pisarei, dai tortelli con la coda di ricotta e spinaci ai panzerotti. Non mancano poi proposte originali come i ravioli di coppa al gutturnio ed i buonissimi tagliolini ai porcini.
Vi sono inoltre piatti speciali proposti in occasioni altrettanto particolari. Durante la Festa della Coppa ad esempio è previsto un ricco piatto unico a base di trofie, involtini di maiale, polpette e ragù.
Nelle due serate di apertura (il venerdì ed il sabato) si può gustare la torta fritta per accompagnare i salumi, così come la giardiniera e le torte salate, preparate dalla signora Rosanna e dalle sue aiutanti.
Il menù prevede a pranzo anche la picula di cavallo mentre il mercoledì è protagonista il coniglio con le olive, cucinato secondo una ricetta toscana di una zia. Fra i secondi proposti anche gli arrosti della tradizione ed un sontuoso vitello tonnato.
Specialità della casa sul fronte dei dolci sono il Montebianco con le castagne e la panna insieme al Meringone fatto con meringa, panna montata e zabaione e finito con fragole e frutti di bosco.
Anche le aiutanti di cucina hanno le loro armi segrete. Alessia dà vita ad una riuscitissima torta al cioccolato ed a una cheesecake mentre Sofia è specializzata in una torta con farina di mandorle, marmellata arance, finita con un crumble al cacao. Ai fornelli c’è anche Elena che è un po’ la cuoca senior ed un vero e proprio jolly, con la famiglia da oltre vent’anni.
«Quando il locale era gestito da papà e mamma – racconta Mariachiara – era sempre aperto. Era una locanda di paese, come si usava. La gente cominciava a venire al mattino presto per la colazione, poi c’era il pranzo e a seguire la merenda, la cena e si continuava con il dopocena. I ritmi oggi sono cambiati. Noi poi abbiamo fatto una scelta precisa per poter conciliare famiglia e lavoro. Io ho un figlio maschio di 15 anni ed una femmina di 6 anni. Mia sorella una bimba di 10 ed un bimbo di 3 anni. Per questo alla sera apriamo solo nel fine settimana, mentre a pranzo siamo aperti tutti i giorni, tranne il giovedì, con menù fisso. Sono anche cambiate le abitudini ed alla sera si esce soprattutto nei week-end. La nostra clientela è composta in larga parte di lavoratori a pranzo, durante la settimana, alla domenica abbiamo in prevalenza famiglie mentre alla sera di venerdì ancora famiglie, coppie, gruppi di amici. Inoltre facciamo tanti pranzi per cerimonie dalle cresima alle comunioni e ai battesimi, ai compleanni».
Come faceva vostra madre, all’epoca, a seguire l’attività “sempre aperta” e tre figli?
«Non so esattamente come. Eppure credo che ci abbia cresciuti bene, senza particolari traumi. Erano anche tempi diversi. Non voglio dire che eravamo meno viziati rispetto ai bambini di oggi, però certamente ce ne andavamo in giro liberi e spensierati a giocare qui nei campi di Ciriano. Non avevamo bisogno di tanto per divertirci. Abbiamo sempre abitato sopra al locale, prima a Caratta e poi qui. Quindi la mamma ci teneva comunque sott’occhio anche quando lavorava».
Una donna energica, instancabile …
«Se dovessi dare una definizione direi innanzitutto che è stata ed è una donna molto intraprendente. Quando hanno dovuto lasciare l’osteria di Caratta, dove erano in affitto, e hanno scelto di spostarsi a Ciriano di Carpaneto, comprare i muri e ristrutturare quello che era stato un locale da ballo, hanno avuto – lei e papà – molto coraggio. Si sono buttati in una nuova avventura, hanno fatto debiti che si sono ripagati nel tempo. Del resto è sempre stato nelle corde della mamma vedere tutto con gli occhi dell’ottimismo. Un’altra sua caratteristica è avere fiducia nel prossimo, mettersi nei panni degli altri, imparare da tutti, anche da uno stagista che per quanto giovane può avere qualcosa da insegnare. Allo stesso tempo, certo, è una donna di polso».