Truffe travestite da “querele per diffamazione”. L’avvocato Sara Soresi lancia l’allarme

Si moltiplicano anche a Piacenza le segnalazioni di una nuova forma di truffa “mascherata da giustizia”, come la definisce l’avvocato Sara Soresi, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale. L’allarme arriva direttamente dal suo studio legale: negli ultimi mesi molte persone si sono rivolte a lei dopo aver ricevuto lettere di richiesta di risarcimento danni per presunte diffamazioni online nei confronti di personaggi pubblici, politici o giornalisti.

«Si tratta di lettere inviate da studi legali – spiega Soresi – nelle quali si chiedono somme anche ingenti o si invita il destinatario a “mettersi in contatto”, a seguito di commenti pubblicati su Facebook o Instagram. Ma nella maggior parte dei casi i commenti contestati non configurano affatto il reato di diffamazione».

E cita esempi concreti: «Un mio cliente aveva commentato con la faccina del pagliaccio: richiesta di 5.000 euro. Un altro aveva scritto “ridicolo”: richiesta di 10.000 euro».

Dietro queste operazioni, secondo Soresi, si nasconderebbe un vero e proprio “business della diffamazione”, o come lei lo definisce, una “monetizzazione dell’odio”: alcune società offrirebbero a personaggi pubblici un servizio che consiste nel monitorare i commenti, inviare diffide e dividere gli eventuali incassi a metà.

Un meccanismo tanto semplice quanto inquietante. «Molti commenti risalgono al 2023 o al 2024 – spiega l’avvocato – ma la legge prevede che il termine per presentare querela sia di tre mesi. Dunque, in questi casi, le minacce di azioni penali sono solo un modo per intimidire e spingere qualcuno a pagare».

Soresi invita alla cautela: «La diffamazione è un reato serio e va perseguita quando esiste davvero, ma non ogni opinione o critica integra un illecito. Non pagate subito, non fatevi intimorire, fate valutare la lettera da un avvocato. La libertà di espressione – conclude – non può e non deve diventare una fonte di guadagno per qualcuno».