Vinitaly 2025: le voci dei produttori piacentini, tra sfide globali e nuove opportunità
Verona ha ospitato anche quest’anno l’immancabile appuntamento con Vinitaly, vetrina d’eccellenza del vino italiano. Tra i numerosi produttori presenti, Quotidiano Piacenza Online ha raccolto le impressioni e le prospettive di due figure di spicco del panorama vitivinicolo piacentino: Massimo Perini, direttore commerciale delle Cantine 4 Valli e Marco Profumo, titolare della Cantina Mossi 1558 e presidente del Consorzio Tutela Vini Doc Colli Piacentini. Con entrambi abbiamo parlato delle prospettive di mercato ed affrontato il tema caldo del momento, quello dei dazi imposti da Trump.
Massimo Perini: ottimismo resiliente nel mercato globale
Incontrato presso l’importante stand all’interno del Padiglione dell’Emilia Romagna, Massimo Perini ha condiviso un bilancio positivo delle fiere già affrontate nel corso dell’anno, menzionando quelle in Francia e Germania, ma definendo quella veronese come la migliore. Per lui, la presenza del vino italiano a Vinitaly mantiene un’importanza centrale, pur riconoscendo il valore di altri eventi.
Per quanto riguarda il mercato estero Perini ha sottolineato come rappresenti circa il 50% del fatturato aziendale, con fluttuazioni tra il 45% e il 55% a seconda degli anni.
Inevitabile un commento sulle recenti turbolenze internazionali: “Se vogliamo essere proprio sinceri dobbiamo dire che prima c’è stato il Covid, poi c’è stata la crisi dell’energia, a seguire la crisi del vetro ed ancora la guerra. Aesso ci sono i dazi. Diciamo che … ci stiamo abituando”.
Nonostante le avversità, l’ottimismo rimane, seppur con alcune preoccupazioni di fondo.
Riguardo al mercato russo, Perini ha auspicato che si arrivi a una possibile risoluzione, ma la previsione rest di volumi inferiori rispetto al passato. L’intervista si è poi spostata sugli Stati Uniti e sul tema dei dazi.
“In America dobbiamo ancora capire cosa succederà esattamente perché comunque noi vendiamo vino di qualità, siamo italiani e difficilmente l’estero rinuncerà a noi. Certo bisogna capire cosa comporterà a questo aumento di prezzi a livello di prezzo scaffale finale per i consumatori americani. Saranno gli importatori e i distributori a decidere se vogliono assorbire un po’ di quello che è l’inevitabile aumento o se vogliono riversarlo completamente sui consumatori”.
Di fronte a questa incertezza, la strategia aziendale guarda anche a nuovi orizzonti: “Noi cerchiamo comunque anche altri mercati. C’è sempre qualche nuovo mercato che sta nascendo o che riprende. In questi giorni, per esempio, abbiamo abbiamo rivisto tanti cinesi che erano assenti da un po’. Stiamo guardando l’Africa che è un mondo ancora tutto da scoprire. C’è ancora tanto da fare. Penso che andrò in pensione io prima che finisca il modo del vino”.
Marco Profumo: soddisfazione per Vinitaly e focus sui nuovi mercati
Anche Marco Profumo, presidente del consorzio vini piacentini e titolare della cantina Mossi, ha espresso soddisfazione per l’edizione 2025 di Vinitaly: “Siamo molto soddisfatti; la partecipazione di Piacenza è stata buona anche grazie al consorzio che ha presentato un’enoteca dei vini della provincia insieme a Parma. C’è stato un buon pubblico, selezionato. Il padiglione Emilia-Romagna quest’anno è molto bello, molto luminoso e molto arioso migliore di quelli degli ultimi anni”.
Profumo ha condiviso l’impressione di molti operatori riguardo alla qualità dei visitatori: “Sicuramente per le cantine e per le aziende avere magari meno contatti ma più di qualità per una fiera è la cosa più importante”.
Il tema dei dazi aleggiava tra i corridoi del salone e Profumo ha offerto la sua prospettiva, sottolineando la minore esposizione di Piacenza sul mercato americano: “La nostra provincia è poco esposta sull’America come export. Avere ora un primo punto fermo con la certezza dei dazi al 20% pur non essendo ovviamente positivo e meglio rispetto al 200% a lungo minacciato. Il mercato del vino in Italia è stato fermo per due mesi a causa principalmente dell’incertezza più che delle stesse tasse. Adesso il mercato inizia comunque a muoversi un po’”.
Tuttavia, l’impatto potenziale di un rallentamento delle vendite negli Stati Uniti non è sottovalutato: “Certo i dazi spaventano, soprattutto perché se le vendite degli Stati Uniti (che sono uno dei primi partner commerciali dell’Italia per il vino) rallentano, questo porterà ad avere maggiori giacenze nelle cantine di tutta Italia e quindi una maggiore aggressività sui mercati per vendere il prodotto”.
Anche per Piacenza, la diversificazione dei mercati rappresenta una strategia chiave: “Noi col consorzio stiamo lavorando molto per portare i vini piacentini ancora di più in Europa dell’Est, in Russia, Cina,Giappone. Sono mercati su cui noi di Piacenza abbiamo già degli sbocchi naturali. Il vero problema è che se Toscana Piemonte e altre regioni vendono un po’ meno in America saranno più aggressive su questi mercati. E’ un momento di incertezza ma c’è anche una grande fiducia, una grande voglia di fare che resta la cosa più importante”.