Sanità. Piacenza, primario arrestato per violenza sessuale e stalking sulle colleghe e le infermiere del reparto, il presidente della Regione Michele de Pascale: “Un quadro gravissimo denunciato con coraggio da una dottoressa. Avvieremo tutte le verifiche disciplinari su eventuali comportamenti collegati per garantire piena chiarezza e trasparenza”
“Ringrazio la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Piacenza e la Squadra mobile della Questura di Piacenza per l’accurato lavoro di indagine svolto, che, al netto delle valutazioni che competeranno all’autorità giudiziaria, fa emergere un quadro gravissimo all’interno dell’ospedale di Piacenza. Riconosco con la medesima gratitudine il coraggio con il quale la dottoressa ha deciso di denunciare l’accaduto rivolgendosi alla direzione aziendale dell’Ausl di Piacenza, la quale poi ha cooperato affinché la notizia entrasse immediatamente nella conoscenza della Questura e della Procura della Repubblica. Già nella giornata di ieri l’Ausl ha proceduto al licenziamento del primario coinvolto”.
Così il presidente della Regione, Michele de Pascale, commenta la notizia del primario dell’Ospedale di Piacenza agli arresti domiciliari per violenza sessuale e stalking sulle colleghe e le infermiere del reparto.
“Indipendentemente dagli esiti del procedimento penale- prosegue il presidente-, sul piano del diritto del lavoro il quadro emerso è di per sé ampiamente sufficiente a giustificare provvedimenti immediati e inequivocabili. Ho inoltre richiesto di avviare ulteriori verifiche disciplinari su eventuali comportamenti collegati meritevoli di attenzione, per garantire piena chiarezza e trasparenza sull’intera situazione”.
“Il sistema sanitario dell’Emilia-Romagna, a partire dall’Ausl di Piacenza, ha attivato negli anni diversi strumenti sia per sostenere denunce e segnalazioni che di prevenzione. Tuttavia- aggiunge de Pascale- un episodio di questa gravità ci impone di andare oltre. Dobbiamo rafforzare ogni azione volta a sostenere chi trova il coraggio di denunciare, promuovendo un clima di ancora maggiore fiducia verso le istituzioni, ma ancora di più non possiamo accettare un persistente clima culturale nel quale una persona possa anche solo pensare di attuare condotte come quelle contestate, immaginando di avere il diritto di uscirne impunito per via della sua posizione o del ruolo che ricopre all’interno della nostra società”.
“È evidente che alla base di simili condotte- conclude- ci sono certamente comportamenti individuali, ma c’è anche un clima maschilista e patriarcale che dobbiamo aggredire in radice anche dentro le nostre organizzazioni e istituzioni, affinché non si possa nemmeno ipotizzare il verificarsi di fenomeni di questo tipo”.
La nota del sindaco Katia Tarasconi sull’arresto del primario piacentino
“E’ un momento difficile per Piacenza, scossa dalla notizia dell’arresto di un medico che dovrebbe rappresentare un punto di riferimento per i malati, per i colleghi e i collaboratori, per la sanità del nostro territorio e per tutta la comunità piacentina. Il quadro che invece emerge dalle accuse su cui si basa l’arresto è sconcertante e tocca un nervo ancora troppo scoperto nel 2025. Un quadro fatto di abusi costanti, reiterati, esercitati grazie anche al ruolo e alla posizione di potere, e circondati da uno strano silenzio che lascia senza parole.
Ecco perché il Comune di Piacenza si costituirà parte civile in un eventuale processo per il caso in questione: certi atti, se accertati, è come se fossero stati compiuti contro tutte le donne di Piacenza, contro la nostra comunità nel suo insieme. E ci tengo che la stessa comunità si stringa, anche formalmente, attorno a chi ha dovuto subire abusi del genere.
Muovere accuse, provarle ed emettere una sentenza non è compito mio così come non è compito di nessuno al di fuori dell’autorità giudiziaria, sulla cui azione – come sindaca e come cittadina – ripongo la mia più totale fiducia.
Ma se tutto ciò che stiamo leggendo in queste ore dovesse rivelarsi vero, anche solo in parte, saremmo di fronte a fatti inqualificabili sotto ogni punto di vista possibile.
Dico di più: indipendentemente dagli aspetti penali, che sono di competenza della magistratura, ritengo che siamo già di fronte a condotte inaccettabili, anche in considerazione che – stando a quanto già accertato – si sono svolte in un luogo di lavoro, perdipiù in una struttura pubblica, aperta ai cittadini, ai pazienti del nostro sistema sanitario. Quel che è emerso è già molto grave, tant’è che la direzione generale dell’Ausl ha preso provvedimenti interrompendo per giusta causa il rapporto di lavoro con il medico indagato.
Ora però il mio pensiero, da donna prima ancora che da rappresentante delle istituzioni, va alle vittime che ogni giorno purtroppo subiscono atti del genere. Un pensiero che vuole essere un abbraccio sincero: non sentitevi sole, non vergognatevi, non abbiate paura; chiedete aiuto, denunciate. E’ necessario, ancora una volta, spezzare il silenzio colpevole che troppo spesso accompagna fatti di questo genere perché c’è ancora una parte di mondo che associa la violenza sessuale a un’azione esercitata con la forza bruta, la sopraffazione muscolare, la costrizione fisica, le botte. Come se, in assenza di lividi sul corpo della vittima, uno stupro non fosse in realtà uno stupro ma fosse qualcos’altro; qualcosa in cui, puntualmente, sembra quasi legittimo insinuare un dubbio subdolo: magari la vittima non è proprio una vittima, magari “ci stava”, magari è quello che voleva. Ed ecco lo stigma, il giudizio pronunciato a mezza bocca oppure ridacchiando, scherzando, schernendo.
Questa dinamica maschilista è atroce, ingiusta, pericolosa, inaccettabile. La violenza sessuale è tanto altro, è anche soggezione, sudditanza, paura. Una donna che subisce abusi di questo tipo, di qualsiasi natura essi siano, entra automaticamente in uno stato di fragilità assoluta; subentra la vergogna, il dubbio, il timore del giudizio, del fraintendimento, della condanna sociale.
E’ fondamentale trovare il coraggio di parlare, dunque, come ha fatto la dottoressa dell’ospedale di Piacenza rivolgendosi alla direzione generale dell’Ausl e dando il via all’indagine in questione.
Sono ben consapevole che la stragrande maggioranza delle donne e degli uomini della nostra comunità sono persone per bene, lontane anni luce anche solo dall’idea di mettere in pratica o dal voler giustificare certi comportamenti, e sono altrettanto consapevole di quanto sia ingiusto e fuorviante fare di tutta l’erba un fascio: i casi singoli sono da considerare come tali e, si sa, la responsabilità penale – quando c’è – è personale.
Ma il problema esiste, il tema è reale. Come sindaca dunque sento il dovere di non fermarmi alla solidarietà alle vittime ma intendo mettere in campo ogni azione possibile per far sì che non si abbassi la guardia su una piaga che, purtroppo, è ancora presente ai giorni nostri, in una realtà occidentale teoricamente evoluta come la nostra. E mi riferisco al maschilismo strisciante e diffuso che porta a sottovalutare certe condotte ai danni delle donne, anche quando non sfociano in reati ma si limitano all’approvazione, al plauso; un maschilismo che non così di rado, incredibilmente, sembra appartenere anche ad alcune donne che puntano il dito e giudicano invece che essere solidali.
Ci tengo a ringraziare la Procura della Repubblica e la Questura di Piacenza per lo spirito di servizio e l’impegno che mettono nell’affrontare un lavoro spesso difficile, pieno di risvolti e implicazioni delicate, più che mai in questo caso.
Ci tengo anche a rinnovare la mia vicinanza alle migliaia di ottimi dipendenti, professionisti e dirigenti dell’Ausl di Piacenza che oggi vedono il loro nome associato a quello di chi sembrerebbe aver contravvenuto ad ogni principio su cui deve basarsi la professione medica. Non è un caso singolo che può minare la credibilità e la serietà di un’intera struttura e delle persone che ci lavorano con dedizione e impegno”.
I capogruppo di minoranza in comune chiedono al presidente della regione e all’assessore di prendere provvedimenti sull’Ausl
Gli scriventi capigruppo di minoranza al Consiglio Comunale di Piacenza, Patrizia Barbieri (lista Barbieri Sindaco – Trespidi con Liberi), Sara Soresi (FDI), Luca Zandonella (Lega) hanno scritto al Presidente della Regione Emilia Romagna De Pascale e all’assessore alla Sanità Massimo Fabi chiedendo provvedimenti.
Nell’arco degli ultimi mesi, personale dell’AUSL di Piacenza è stato a vario titolo protagonista di gravi vicende giudiziarie.
Ricordiamo le indagini sui “regali” in cambio di certificazioni di sicurezza sul lavoro alle imprese, l’arresto della dottoressa del Pronto Soccorso che avrebbe sottratto e assunto per anni la morfina, il medico di famiglia che ha fornito dietro pagamento ricette per medicinali contenenti oppioidi, lo psichiatra accusato di peculato e truffa, e da ieri il primario che avrebbe abusato di dottoresse e infermiere del suo reparto.
Senza entrare nel merito di questioni che attengono solo alla Magistratura, e non permettendoci di emettere giudizi nei confronti di chicchessia esprimendo nel contempo la solidarietà a chi risulta vittima, non possiamo non rilevare la totale inadeguatezza della Dirigenza AUSL quantomeno sotto il profilo del controllo e della conoscenza di quanto avviene e sta avvenendo nella sanità piacentina.
Non a caso riportiamo uno stralcio di quanto si legge nei resoconti delle testate giornalistiche con riferimento all’ultimo episodio di ieri quando si cita l’aver “permesso di cristallizzare un inquietante scenario all’interno dell’Ospedale di Piacenza” o ancora: “l’ambiente ospedaliero si è dimostrato gravemente omertoso ed autoreferenziale in quanto le condotte prevaricatrici del primario erano da tempo note a gran parte del personale …”.
Alla luce di quanto sopra, e di tutti gli episodi che ormai con cadenza bimestrale vedono arresti e/o indagini riguardanti personale dell’azienda, è evidente che il Direttore Generale e i vertici AUSL non paiono avere posto la minima attenzione su ciò che da tempo li circonda, e conseguentemente pari “attenzione”, anzi disattenzione, si ritiene che possa essere tenuta anche con riguardo ai Servizi Sanitari a cui i cittadini hanno diritto.
Fatte queste doverose premesse, nella nostra qualità di capigruppo, ci saremmo aspettati le
dimissioni da parte della Dirigenza e del Direttore Sanitario. Poiché questo non è avvenuto, chiediamo al Presidente della Regione e all’Assessore alla Sanità che si attivino immediatamente perché venga adottata ogni e più opportuna iniziativa a salvaguardia della Sanità Piacentina, con ogni conseguente utile provvedimento che porti ad un doveroso cambio dei vertici dell’AUSL a garanzia e a tutela della comunità”.
Alternativa per Piacenza, Alleanza Verdi e Sinistra e Rifondazione Comunista esprimono profondo sdegno per quanto accaduto. Le lavoratrici non devono più essere ricattabili. Serve una svolta etica e politica.”
ApP, AVS e PRC esprimono sdegno, rabbia e dolore di fronte a quanto emerso ieri dalla cronaca cittadina: l’arresto di un primario dell’Ospedale di Piacenza per 32 episodi accertati di violenza sessuale, commessi – secondo le accuse – approfittando del proprio ruolo di potere su dottoresse e infermiere.
Questa vicenda non è un “caso isolato”. È il frutto marcio di un sistema in cui la gerarchia si trasforma in abuso, il potere si traveste da prestigio, e le donne continuano a essere esposte a forme di ricatto, molestie e intimidazioni. Un sistema in cui, troppo spesso, chi ha potere conosce le regole per proteggersi, mentre chi lo subisce è costretta a difendersi, giustificarsi, pagare il prezzo del coraggio. Chiediamo che la città intera, a partire dalle istituzioni e dai vertici dell’Ausl, reagisca con fermezza, trasparenza e rispetto per chi ha denunciato. Non bastano asettici e generici comunicati di collaborazione alle autorità. Ci mancherebbe altro! Chiediamo soprattutto che si apra una riflessione collettiva: quante lavoratrici vivono oggi sotto ricatto nei luoghi in cui dovrebbero essere sicure? Quanti ambienti professionali sono ancora modellati da logiche patriarcali, dove il silenzio è premiato e la denuncia punita?
Prendiamone atto, prevale ancora una visione maschilista della società, per cui tante donne non si espongono per la vergogna di confessare pubblicamente e in famiglia gli abusi subiti. È il paradosso del senso di umiliazione che, nella vittima, prevale sul dovere di denunciare la violenza. Siamo un po’ tutti responsabili se in mezzo a noi vivono persone adulte, istruite e competenti a cui è mancato il coraggio di far subito fronte comune e ribellarsi.
Insieme proponiamo:
– una più capillare pubblicizzazione dello strumento di “Segnalazione condotte illecite (whistleblowing)” già a disposizione di dipendenti, collaboratori e di chiunque svolge, ha svolto o dovrà svolgere un’attività lavorativa o professionale in favore dell’Azienda Usl di Piacenza;
– l’immediata costituzione di uno sportello indipendente per l’ascolto e la tutela delle lavoratrici del comparto sanitario;
– la revisione delle procedure di valutazione dei dirigenti, con particolare attenzione individuare indicatori più stringenti per garantire ambienti di lavoro sicuri e rispettosi. La nostra vicinanza va alle vittime di questa scioccante vicenda e ai loro affetti, oltre alla famiglia della persona arrestata, a sua volta vittima, travolta da un dramma umano difficile da immaginare. Non accetteremo che questa storia venga archiviata come l’ennesima anomalia. È ora di spezzare il silenzio, cambiare le regole per difendere davvero chi lavora, cura e denuncia”.
De Micheli (Pd): “No alle strumentalizzazioni politiche di una vicenda gravissima, solidarietà alle vittime e vicinanza ai lavoratori della sanità”
“Di fronte alla vicenda del primario arrestato dell’ospedale di Piacenza, la solidarietà alle donne che hanno subito abusi precede ogni considerazione sul merito di una vicenda che mi ha profondamente turbata. Voglio esprimere la mia vicinanza alle professioniste che hanno subito violenza e a tutte quelle che si sono ritrovate nell’intollerabile condizione di sudditanza e prevaricazione sul posto di lavoro. Dobbiamo ringraziare chi ha avuto la forza di denunciare e incoraggiare tutte le donne a farlo in qualsiasi circostanza, ogni volta che qualcuno approffita della propria posizione di potere per esercitare un abuso”. Lo affema la parlamentare piacentina del Partito Democratico Paola De Micheli.
“Spetta al lavoro dei magistrati stabilire la gravità dei reati e le responsabilità di quanto avvenuto, – prosegue – riconoscendo sempre la presunzione di innocenza, tuttavia quello che è già emerso dalle indagini svolte dalla Polizia di Stato compone un quadro gravissimo. Per questo occorre ringraziare il lavoro svolto dalla Procura della Repubblica e proseguire nell’azione per fare piena chiarezza. Non è il momento della becera strumentalizzazione politica che altri hanno già iniziato a esercitare senza alcun freno, ma di stringersi a fianco degli operatori della sanità pubblica, che ogni giorno lavorano con dedizione e impegno in un settore fondamentale per la nostra comunità. In questo senso voglio manifestare il mio apprezzamento alla collaborazione fornita dall’Ausl agli inquirenti e desidero confermare la stima e la gratitudine a tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori della sanità, a partire dalla direttrice generale Bardasi che in questa fase delicata li rappresenta”.
Lega: “Dimissioni e commissariamento della Direzione sanitaria”
Dopo l’arresto di un primario, la Lega si rivolge all’assessore regionale alla Sanità: «L’Asl sta cercando di nascondere le omissioni. Vanno tutelati i tanti lavoratori che operano in modo corretto»
La Lega chiede le dimissioni del direttore sanitario dell’Ausl, e il commissariamento di quella Direzione, e lo fa rivolgendosi all’assessorato regionale alla Sanità. Dopo l’arresto di un primario dell’ospedale posto ai domiciliari, il Carroccio chiede provvedimenti immediati per fronteggiare una situazione preoccupante a causa delle tante carenze dell’Azienda sanitaria, ma anche per tutelare le centinaia di dipendenti che lavorano in modo corretto.
«Il caso di Piacenza – afferma la Lega – che ha visto l’arresto di un primario accusato di violenza sessuale aggravata e stalking nei confronti di alcune dottoresse e infermiere sta tenendo banco su tutti i mezzi d’informazione nazionale. Non certo un bel biglietto da visita per la nostra Ausl».
Il Carroccio, in una nota della senatrice Elena Murelli e del segretario provinciale Luca Zandonella, con il Direttivo provinciale sottolinea come «l’immagine e la serietà di tanti professionisti ne risulti ingiustamente infangata. C’è un punto nell’ordinanza su cui urge una riflessione. L’indagato viene definito da polizia e procura “un uomo” potente sia per il ruolo all’interno dell’Ausl sia per le sue “conoscenze”, e tale posizione determinava nel personale sanitario una forte soggezione».
“Esprimiamo prima di tutto la vicinanza a tutte le donne che hanno subito violenza o stalking sottomesse a forte pressioni. Ora – continua il Carroccio – «i termini “conoscenze” e “potere” significano evidentemente che questi gli derivano da altri. E’, così, inevitabile guardare in alto. Ma l’intenzione della Direzione aziendale, come emerge dal comunicato di ieri, è di insabbiare qualunque ricerca di omissioni o complicità di fatto. Sembra di assistere a una catena di omertà sullo stile “niente vidi”, atteggiamento noto in ben altri contesti».
Sindacati: “Primario arrestato. Aspettiamo il corso della giustizia”
Questa la nota di Cgil Piacenza – Ivo Bussacchini, Fp Cgil Piacenza – Melissa Toscani, Coordinamento Donne Cgil Piacenza – Stefania Pisaroni.
“La notizia dell’arresto del primario ospedaliero con l’accusa di avere commesso reati di natura sessuale nei confronti di sue collaboratrici ci ha profondamente scosso.
Riteniamo che non sia nostro compito esprimere giudizi di merito su una vicenda così dolorosa, che colpisce nel profondo il lavoro, i corpi, i sentimenti e la sensibilità di tutte le persone e le famiglie coinvolte, vittime comunque di questa vicenda. Per questo riteniamo sia giusto in questo momento aspettare il corso della giustizia, evitando di alimentare il clamore e la morbosità mediatica che la notizia sta suscitando.
Allo stesso modo però non ci sottraiamo al nostro ruolo di rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori attorno ai temi della sicurezza e del benessere organizzitavo. Pretendiamo che i luoghi di lavoro siano liberi da ogni forma di abuso, discriminazione ed intimidazione di qualsiasi natura, sollecitando politiche aziendali attente e che garantiscano tutele di genere, soprattutto di valutare con grande attenzione ogni denuncia e manifestazioni di disagio soprattutto della parte femminile, la più esposta a questo genere di criticità in una società profondamente patriarcale dentro e fuori luoghi di lavoro. Crediamo che su questi temi ci sia ancora tanta strada da percorrere e siamo pronti a lavorare con l’Azienda, ad esempio, ad un miglioramento del sistema di comunicazione, perché sia – e sia percepito – pienamente tutelante nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori che, purtroppo, in diverse occasioni non si sentono di esporre criticità di alcun tipo perché temono ritorsioni”.