In Italia le aree contaminate sono oltre 12 mila (dati Ispra), per un computo totale di circa 6 milioni di persone a rischio. Un numero enorme considerando i 60 milioni di abitanti in Italia.
Record per la Lombardia, che da sola conta un quarto di tutti gli insediamenti contaminati. L’Emilia Romagna ne conta circa un migliaio, stando ai dati Arpae 2018. Ma esattamente per aree contaminate, cosa si intende?
Una definizione viene data dall’Ispra: “Con il termine “sito contaminato” ci si riferisce a tutte quelle aree nelle quali, in seguito ad attività umane pregresse o in corso, è stata accertata un’alterazione delle caratteristiche qualitative delle matrici ambientali suolo, sottosuolo e acque sotterranee tale da rappresentare un rischio per la salute umana”.
Nella nostra Provincia si contano 57 siti contaminati, di cui la maggioranza nella stessa Piacenza, ma grande rilevanza hanno anche Besenzone, Cortemaggiore e Fiorenzuola d’Arda.
LE AREE CONTAMINATE NEL PIACENTINO
I RITARDI NELLE BONIFICHE, UN AFFARE PER LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
La soluzione che verrebbe spontaneo proporre sarebbe la bonifica, tuttavia si può notare come nel corso degli anni la bonifica sia stato “terreno fertile” per la criminalità organizzata: dal 2002 ad oggi 19 indagini hanno fatto emergere smaltimenti illegali di enormi quantità di rifiuti derivanti dalla bonifica. Sono state emesse 150 ordinanze di custodia cautelare, denunciate 550 persone e coinvolte 105 aziende.
Confindustria ha stimato che invece le bonifche sarebbero un affare per lo Stato: creerebbero 200 mila posti di lavoro in 5 anni “con un aumento della produzione di oltre 20 miliardi di euro, con un ritorno nelle casse dello Stato di circa 5 miliardi fra imposte dirette, indirette e contributi sociali. Vanno sbloccate le procedure, i progetti di bonifica e rilancio degli investimenti per la sostenibilità ambientale sono pronti”.
UN COSTO PER LA SANITA’ E NON SOLO
L’Istituto Superiore di Sanità monitora da anni i rischi per la salute dei cittadini che vivono in 45 dei 58 siti “di interesse nazionale” sopra menzionati. Ebbene è stato verificato che chi ha meno di 25 anni e vive in quelle zone ha il 9% in più di di contrarre tumori maligni, senza contare i rischi per le vie respiratorie e un rischio mortalità maggiore del 4-5%.
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