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    Botti politici di Capodanno fra Presidenti (Bonaccini e Sforza)

    C’era un tempo in cui gli spazzini si chiamavano con il loro nome e non operatori ecologici, in cui nelle aule era appeso il crocefisso e nelle scuole si preparava il presepe. Tempi in cui il circo presentava spettacoli con gli animali (e nessuno protestava) ed il Capodanno non era tale se non c’era qualche botto (che a Piacenza non ha mai causato gravi infortuni).

    Il politically correct, la pressione dei social, hanno portato all’imposizione di regole che se anche propugnate da pochi finiscono per avere valenza erga omnes.

    Proprio ieri il comune di Piacenza ha vietato, con due distinte ordinanze, i fuochi artificiali sull’intero territorio comunale.

    Un provvedimento che rischia di divenire poco più di una Grida di manzoniana memoria visto che – tanto per fare un esempio – gli agenti di polizia municipale non bastano neppure per far rispettare il divieto di accesso e di sosta in piazza Cavalli durante un qualunque week-end: difficilmente riusciranno “a spegnere” le micce di razzi e razzetti acquistati da tanti piacentini (prima di sapere del divieto).

    In mancanza di spettacoli pirotecnici stradali un po’ di “rumore” arriva dalla politica ed in particolare da Twitter dove il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini e l’avvocato piacentino Corrado Sforza Fogliani (presidente di Assopopolari, del comitato esecutivo della Banca di Piacenza e del Centro studi di Confedilizia) si stanno scambiando una serie di “fragorose” botte e risposte via social.

    Il tutto era partito da un cinguettio di Sforza, il giorno di Santo Stefano,  con cui accusava Bonaccini di nascondere il simbolo del PD dalla sua campagna elettorale.

    «Bonaccini – aveva scritto Sforza – nasconde il simbolo Pd. Non è una novità, le bandiere rosse le hanno sempre tirate fuori dopo. Ma stavolta è diverso: vogliono che la gente non capisca che se il Pd perde qua… cambia la geografia politica di tutta Italia!».

    Sforza faceva riferimento alla scelta strategico-comunicativa compiuta da Bonaccini e dal suo staff che, a partire dai manifesti elettorali, ha puntato tutto su sé stesso evitando di far comparire qualunque simbolo di partito fra cui quello del suo movimento d’origine e di appartenenza il PD.

    La replica del presidente della regione è arrivata ieri pomeriggio sempre via tweet «Forse lei non conosce la legge elettorale – ha risposto Bonaccini –  ma basterebbe studiarla. Io non sono il candidato del Pd, ma di una coalizione fatta di sei liste a mio sostegno. Dopodiché nel simbolo del Pd ci sarà la scritta BONACCINI. Com’è che nel simbolo della Lega o di FdI non c’è BORGONZONI?».

    Bonaccini ha ricordato che sulla scheda elettorale comparirà il simbolo del PD accompagnato dalla scritta Bonaccini Presidente, ma è innegabile che la sua sia stata – fin qui – una campagna puntata molto sulla figura del presidente e poco o nulla su quella dei partiti della coalizione (anche in termini di passerelle di big del partito nella nostra regione). La scritta Bonaccini Presidente compare su tre dei sei loghi di liste a supporto.

    Opposta invece la strategia della coalizione di centro destra. Il nome della candidata Borgonzoni compare sul simbolo rosa della lista Rete Civica mentre nel logo della Lega resta il nome Salvini come già avvenuto ad esempio nelle recenti elezioni in Basilicata. Il leader della Lega – a differenza di Zingaretti – si sta spendendo personalmente molto nella campagna elettorale (a rischio di offuscare la sua stessa candidata) sapendo di essere lui la maggiore forza propulsiva dell’alleanza.

    Tornando intanto alla disfida via Twitter dei Presidenti questa mattina non si è fatta attendere la risposta dell’avvocato Sforza Fogliani «Presidente – ha scritto – non so chi di noi due non conosce la legge elettorale. Non mi pare proprio che questa Le imponga di nascondere il simbolo del Pd. Ma siccome non faccio di mestiere il politico (per mia fortuna) posso sbagliarmi. Mi indichi la norma, per favore, pronto a correggermi».

    Indicazione che al momento non è ancora arrivata da parte del presidente uscente della regione e per questo Sforza lo ha subito stuzzicato con un ulteriore post «Attendo da Bonaccini una risposta (che non arriva) ad un interrogativo che gli ho posto dopo una sua risposta ad un mio tweet. Qualcosa s’è inceppato nella sua poderosa macchina da guerra (ricordate Occhetto? ) messa in piedi per impedire il rinnovamento in Emilia e dell’Emilia?».

    Dunque i botti di Capodanno che non sentiremo (forse) per strada continuano invece sul web dando un po’ di verve a questa campagna elettorale molto sentita nelle stanze dei partiti (tanto a destra quanto a sinistra) e molto meno fra la gente che (almeno a Piacenza) sente la Regione come entità distante.

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