Pubblicità

    Fallisce Mercatone Uno. I lavoratori lo scoprono attraverso Facebook

    Non c’è davvero pace per i lavoratori del Mercatone Uno. All’inizio del 2015 l’azienda aveva chiesto il concordato preventivo, nell’aprile dello stesso anno era finita in amministrazione straordinaria. L’anno scorso c’era stata l’acquisizione da parte di Shernon Holding.

    Molti avevano sperato in un rilancio ma il sogno è durato davvero pochissimo e la società aveva presentato domanda di concordato in bianco. La scadenza per la presentazione del piano di ristrutturazione era fissata il prossimo 30 maggio, in concomitanza con un incontro al ministero dello Sviluppo economico.

    Invece, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata la notizia del fallimento che sarebbe stato decretato da Tribunale fallimentare di Milano. La cosa incredibile è che i lavoratori non lo avrebbero appreso dai vertici aziendali ma attraverso Facebook, nella nottata di ieri. I dipendenti di Mercatone Uno sono più di 1.800 in Italia (quelli che erano sopravvissuti alla precedente crisi).

    I vertici della Shernon Holding sarebbero al momento irreperibili. A rischiare di restare con un pugno di mosche in mano sono anche molti clienti avevano già versato degli acconti nei giorni scorsi per migliaia di euro e si sono presentati a ritirare la merce, trovando le saracinesche abbassate, forse per sempre.

    Fra i punti vendita chiusi anche quello di Rottofreno, in provincia di Piacenza.

    Il sindaco Raffaele Veneziani, con un comunicato pubblicato sui social ha espresso la sua solidarietà ai lavoratori:

    « Intendo manifestare la mia vicinanza a tutti i dipendenti del punto vendita Mercatone Uno di Rottofreno, chiuso senza alcun preavviso per il fallimento anche dell’azienda risultata aggiudicataria della rete dei punti vendita nell’ambito della precedente procedura di concordato.
    Per quanto la chiusura sia stata per molti un fulmine a ciel sereno, auspico che il tavolo di lavoro convocato al MISE lunedi 27 maggio possa portare ad una rapida ripresa delle attività quantomeno per l’evasione degli impegni assunti verso i clienti e per garantire la continuità dell’attività, che costituisce comunque un importante valore anche della procedura fallimentare. La chiusura di tutti i punti vendita determinerebbe, infatti, la riduzione anche dei possibili valori di realizzo in sede di eventuale e futura cessione dell’azienda o di rami di essa, con ulteriore danno per i creditori. La chiusura non giova quindi a nessuno.
    Credo però che questo fallimento sancisca anche la fallimentarietà della gestione della precedente procedura concordataria, i cui Commissari Giudiziali sono evidentemente caduti in errore nella valutazione delle effettive garanzie di sostenibilità del piano presentato dalla Shernon Holding, società rivelatasi immediatamente incapace di fare fronte agli impegni assunti.
    Auspico anche che l’intera condotta dei vertici di Shernon Holding sia attentamente analizzata dalla nuova Procedura, perché credo che ci siano diversi aspetti da chiarire in questa quantomeno improvvida operazione societaria».

    Nessun commento

    LASCIA UN COMMENTO Cancella la risposta

    Per favore inserisci il tuo commento!
    Per favore inserisci il tuo nome qui

    Exit mobile version