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    Foti alla Camera: “dagli operatori sanitari una prova di altruismo e di professionalità”

    Pubblichiamo l’intervento di ieri, in Parlamento, da parte dell’onorevole piacentino Tommaso Foti (Fratelli d’Italia) sul Coronavirus.

    «Signora Presidente, colleghi, penso di essere il parlamentare che abita più vicino alla “zona rossa” della Lombardia. Essendo impedito dal poter partecipare ai lavori l’onorevole Guidesi, Piacenza, come noto, è a sette chilometri dall’inizio del confine della “zona rossa”. Ma non è solo un problema chilometrico, è ovviamente un problema di abitudini che i popoli hanno consolidato nel corso degli anni. Non dico nulla di nuovo se dico che il sabato, mattina e pomeriggio, tutta la parte dell’area interessata della “zona rossa” si riversa su Piacenza e molte volte, aggiungo, vi sono i piacentini che si riversano nell’area del Basso Lodigiano.

    Allora, io penso di poter dire, signor rappresentante del Governo, che, a fronte delle tante cose che sono state dette – magari, ci sono stati anche degli errori -, noi non possiamo non esprimere innanzitutto il plauso per gli operatori, i medici dell’ospedale di Codogno e per il personale di Piacenza, che hanno supplito, nei primi due giorni, a ciò a cui nessuno aveva pensato.

    Perché è inutile che si faccia finta di non saperlo: questo decreto-legge è un decreto-legge che dà alcune indicazioni, io mi permetto di dire anche che occorrono alcuni chiarimenti, perché per i primi due giorni, quando, cioè, non vi è stata alcuna misura adottata di “zona rossa”, ma già la questione si era diffusa, non è cambiato assolutamente nulla.

    E vedete, è una “zona rossa” di 50 mila abitanti, dei quali i comuni di Codogno e Casalpusterlengo rappresentano il 60 per cento dell’intera zona. Allora, mi pare di poter e dover dire molto serenamente che tutti quegli operatori sanitari, medici, che oggi sono stati contaminati dal virus, alcuni dei quali sono in isolamento, hanno dato una prova di altruismo e di professionalità che, da sola, merita la nostra piena condivisione. Signor rappresentante del Governo, questo decreto-legge dovrebbe, però, chiarire una cosa: se continuiamo ad andare avanti con delle “ordinanze arlecchino”, così come definite oggi da molti giornali – io preferisco usare un’espressione diversa, cioè delle ordinanze nell’ordine dell’autonomia di chi le adotta – o se si vuole, finalmente, considerare il problema in aree omogenee e attigue ed intervenire di conseguenza.

    Perché noi non possiamo avere sindaci che, giustamente, preoccupati per la salute pubblica, vietano lo svolgimento dei mercati e, a due chilometri, altri sindaci che, invece, consentono lo svolgimento dei mercati, perché mi pare che non sia una cosa nuova nel momento in cui dico che le persone si muovono in questo Paese; si muovono e, muovendosi, ovviamente, hanno il diritto di avere le stesse garanzie in tutti i luoghi ove vanno. Non solo.

    Le tante ordinanze che sono state assunte rischiano anche di creare enorme confusione e, aggiungo, allarme, quando non panico. Del resto, nessuno si riesce a spiegare una ragione logica per la quale, ad esempio, vi sia stato l’assalto ai supermercati in zone dove tanto l’ordinanza prevedeva che non sarebbe potuto uscire o entrare nessuno, se non gli automezzi per i rifornimenti delle persone. Ma questo effetto ha contaminato, poi, altri, sicché, addirittura in una città come Milano, ieri, si è potuta vedere una situazione quasi assurda di supermercati ormai svuotati di ogni genere di prima necessità, quando, invece, sarebbe stato molto più opportuno – e già lo diceva la collega Bellucci – che qualcuno si assumesse la responsabilità di evitare la speculazione dei prezzi sui presidi ospedalieri e sui prodotti che servono a disinfettarsi, che sono diventati oggi quasi un bene prezioso da trovare.

    Quante farmacie ho visto nella mia zona con scritto: “mascherine esaurite”. C’è stato l’assalto alle mascherine e, anche sotto questo profilo, non vorrei ricordare male, ma l’Italia ha un Ministero della difesa e, aggiungo, il Ministero della difesa ha delle strutture di eccellenza, tra cui quella del laboratorio chimico di Firenze. Perché nessuno pensa ad una sua utilizzazione in un momento come questo?

    Signor rappresentante del Governo, anche sulla chiusura delle scuole, io penso che si debba dire qualcosa di più e di chiaro, perché delle due, l’una: o non è vero che il virus ha un iter di sviluppo che si manifesta in quattordici giorni o nelle zone, soprattutto, adiacenti a quelle delle “zone rosse”, laddove gli studenti delle “zone rosse” frequentano gli istituti scolastici che sono situati in zone non rosse, non si vede perché la chiusura non debba essere di quindici giorni. Ma non lo dico perché voglio propagandare la chiusura delle scuole, lo dico soltanto per un problema di logica. Proprio l’assente amico, onorevole Guidesi, è la testimonianza di una parte di persone di quell’area rossa che venivano a scuola Piacenza, tanto è vero che faceva l’ITIS “Marconi” di Piacenza.

    Quindi, anche sotto questo profilo, d’accordo lasciare, in questa Italia un po’ disarticolata, forse, rispetto a un’impostazione delle emergenze, alle autonomie di decidere, ma occorrerà pure un quadro generale di intervento che stabilisce le regole del gioco.

    Le faccio presente, signor rappresentante del Governo, che soltanto domenica sera e, più probabilmente, lunedì mattina, in alcuni posti, anche della provincia di Piacenza, sono stati allestiti i moduli provvisori per il triage, cioè sono stati allestiti quei moduli provvisori davanti all’ospedale che consentono una preselezione di coloro i quali vogliono entrare al pronto soccorso ed entrano al pronto soccorso perché, prima di allora, nessuno ci aveva pensato e nessuno aveva provveduto in tal senso; sicché, il pronto soccorso di Codogno e quello dell’ospedale di Piacenza, se vedono un alto numero di persone appartenenti alla sanità locale che sono contaminate, lo sono proprio in relazione al fatto che potevano entrare tutti e di più al pronto soccorso, laddove non vi era neanche una divisione fisica delle persone: le une accanto alle altre.

    Sicché, oggi, la ricerca e l’effettuazione dei tamponi diventa esponenziale, perché, oggettivamente, diventa difficile ricostruire tutti i presenti e chi tutti i presenti possono avere incontrato dopo per le verifiche del caso. Io penso, ad esempio, che l’allestimento di moduli provvisori per il triage dovrebbe essere una di quelle disposizioni che viene data anche per tutte le regioni e per tutte le province o capoluoghi di provincia che, allo stato, non sono ancora stati coinvolti, perché è meglio prevenire, che, poi, dover combattere una battaglia che si rischia di perdere.

    E, quindi, occorre che se ne dotino gli ospedali quantomeno di tutte le regioni interessate. Dicevo prima delle ordinanze e torno a ripetere che i divieti a macchia di leopardo non servono a niente e a nessuno. Io penso che questo decreto debba essere un primo passo sotto il profilo legislativo che noi compiamo.

    Lo dico perché mi pare oltremodo chiaro che vi sia anche una sottovalutazione tra zone confinanti con le zone rosse e zone adiacenti. Ecco, sotto questo profilo voglio far presente che non è un caso se dopo l’ospedale di Codogno il più gettonato sia stato l’ospedale di Piacenza, che non è confinante con la zona rossa ma è adiacente alla provincia di Lodi, perché era l’unico presidio ospedaliero importante oltre a quello di Lodi, e anche sotto questo profilo c’è il profilo dei tanti aiuti che vengono richiesti. Ebbene, io forse sono fuori dal coro ma dico che qualsiasi aiuto e provvidenza economica serve ma serve se, in primo luogo, noi cerchiamo di mettere sotto controllo quello che è il pericolo o, comunque, l’emergenza sanitaria, perché tanto in quelle zone, anche se dovessero riaprire domani mattina i bar, la gente non ci correrà finché avrà il dubbio che l’emergenza non sia superata definitivamente. Quindi, sotto il profilo sanitario, a mio avviso, devono essere adottate tutte quelle iniziative, anche a livello centrale e anche a livello di ordinanze tipo, proprio per evitare questo mercato delle ordinanze e questa fiera delle ordinanze, laddove magari si chiudono i bar ma si lasciano aperti i ristoranti che pure danno la proiezione delle partite di calcio, che questa sera magari non subiranno il divieto dalle 18 alle 6 di domani mattina e che ospiteranno magari 200-250 persone, contrariamente alla tesi che vuole evitare di assembramenti.

    E quanto, poi, al decreto imminente per quanto riguarda gli aiuti economici, io mi permetto di dire anche che noi non possiamo essere l’unico Paese d’Europa che l’Europa mette all’indice per questo caso, forse perché i propri non ha voluto rilevarli, e al tempo stesso non pensa di mettere mano al portafoglio per aiutare la nostra crisi, perché non a caso quando ci sono stati degli eventi come il terremoto, anche il terremoto in Emilia-Romagna, l’Europa, in parte, qualcosa ha deciso di destinare ed è intervenuta.

    Su questa vicenda noi non chiediamo: pretendiamo che batta un colpo, perché non è un colpo che serve all’Italia; è un colpo che serve all’Europa».

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