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    Grazie ad un’App nemmeno in quarantena si è interrotto il legame fra tra ragazzi BES e anziani soli

    Non si è fermata, in questi mesi di lockdown, la sperimentazione di Cicar App, l’applicazione ideata dal Centro Tice di Piacenza, e resa possibile dal contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano, per consentire il dialogo tra generazioni diverse, e in particolar modo tra ragazzi con Bisogni Educativi Speciali (BES), coordinati e supportati da un operatore di Tice, e anziani over 65 che versano in condizioni di particolare solitudine o fragilità sociale.

    Se prima del Covid-19 i colloqui avvenivano in presenza, attraverso la prenotazione di ore di ‘chiacchiere’ tramite il sito www.ciciarapp.it, gli incontri non si sono interrotti neppure dopo il distanziamento sociale, e sono invece proseguiti tramite l’utilizzo degli strumenti informatici di videoconferenza: così i ragazzi si sono ‘incontrati’ virtualmente per trascorrere un’ora a dialogare con i rispettivi anziani, consentendo così agli uni di affinare le proprie abilità di interazione sociale, e agli altri di combattere la solitudine.

    Non solo: il progetto continuerà anche nei mesi estivi, ed è dunque possibile inserire nuovi utenti, che potranno partecipare gratuitamente.

    “Crediamo molto in questo progetto – commenta la Presidente di Tice, Francesca Cavallini – e abbiamo fatto l’impossibile perché continuasse anche negli ultimi due mesi trascorsi, che nel territorio piacentino in particolare non sono stati semplici per nessuno. Noi di Tice crediamo molto nell’innovazione, e nel fatto che la psicologia e il benessere mentale possano coniugarsi con l’utilizzo consapevole e attento degli strumenti tecnologici, e che anzi in questi possano trovare validi alleati. E di questo abbiamo avuto esattamente un esempio concreto: senza le possibilità fornite dal web, il progetto avrebbe necessariamente dovuto essere posto in pausa, e proprio quanto, per alcuni anziani soli che neppure erano nella condizione di spostarsi da casa, il peso della solitudine si sarebbe fatto ancor più pesante. Insomma, ci auguriamo che i nostri ‘ciceroni’ possano tornare il prima possibile a incontrare fisicamente i loro ‘vecchi’ amici, ma nel frattempo non hanno mai smesso di sentirsi”.

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