Cinque giorni, 170 ospiti, 80 incontri che si sono tenuti in 14 location nel centro della città e un totale di 24mila presenze fisiche registrate durante le giornate della manifestazione, a cui si aggiungono le presenze digitali, con 4.5 milioni di impression sui social (di cui 2.5 milioni solo nell’ultimo mese), oltre 1,6 milioni di account raggiunti fra Facebook e Instagram, e 3000 registrazioni al sito soprattutto da Emilia-Romagna e Lombardia. Cresce nei numeri, nell’offerta di incontri e nella notorietà la seconda edizione del Festival del pensare contemporaneo. È questo il bilancio tracciato a fine serata dal sindaco di Piacenza Katia Tarasconi, preceduto dagli interventi del presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Roberto Reggi, dal presidente del Comitato Promotore Mario Magnelli e dal curatore del Festival Alessandro Fusacchia.
Al direttore filosofico Andrea Colamedici il compito di consegnare, insieme alla sindaca, il premio pensare contemporaneo al filosofo sudcoreano: «Per la sua acuta analisi della società contemporanea e la sua capacità di mettere in luce le contraddizioni e le sfide del nostro tempo, offrendo spunti di riflessione originali e profondi sul vivere nell’era digitale. Le sue opere invitano a riflettere sulla società della stanchezza e della trasparenza, in cui l’eros è in agonia e l’espulsione dell’Altro impedisce la salvezza del bello. Han accompagna a riscoprire, in un mondo sempre più frenetico, instabile e disincantato, la contemplazione, la cura e la speranza».
Come un lungo viaggio insieme emozionale e cognitivo, che ha seguito il filo rosso della meraviglia, tra stupore e spavento, le cinque giornate del festival hanno visto avvicendarsi tanti ospiti internazionali: da Samantha Cristoforetti al vicepremier sloveno Luka Mesec, dalla sociologa Judy Wajcman alla glaciologa Heïdi Sevestre, poi Mary Fitzgerald, il filosofo Joan-Carles Melich, il politologo Charles Sabel e tanti altri. Tra gli italiani che hanno riscosso il maggior successo di pubblico, per citarne solo alcuni, Lella Costa, Stefano Mancuso, Donatella Di Pietrantonio, Paolo Giordano e Loredana Lipperini. Poi momenti di intrattenimento ed emozione con gli spettacoli che hanno visto in dialogo il direttore filosofico Andrea Colamedici con gli artisti, da Dargen D’Amico ad Arisa, da Murubutu a La Rappresentante di Lista.
Alla buona riuscita del festival, oltre alla Segreteria organizzativa e la Fondazione Teatri Piacenza, hanno contribuito 70 volontari – studenti e adulti di ogni età – coordinati da 14 volontari esperti delle Unità Cinofile “I Lupi” di Piacenza, ma anche un gruppo di personale messo a disposizione dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e una compagine di circa 50 dipendenti comunali ha lavorato in prima e seconda linea per curare diversi aspetti realizzativi.
Oltre alle presenze nelle sale, l’edizione del festival 2024 è stata caratterizzata da un programma scuole di profilo nazionale che ha coinvolto oltre 400 studenti provenienti da 35 istituti scolastici di Piacenza e di altre città, 200 dei quali impegnati in cinque laboratori residenziali. Un percorso intensivo che si è concluso oggi con l’incontro fra i ragazzi e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Palazzo Gotico.
In prima linea, quest’anno, anche le redattrici e i redattori delle Redazioni scolastiche piacentine, invitati e accreditati per seguire gli incontri e supportare l’attività della Sala Stampa. Alla proposta hanno aderito 30 giovani giornalisti e redazioni: L’eco di Giulia (Liceo Colombini), Il Buco (Liceo Respighi), The Mente (Romagnosi), L’Acuto e GioiaWebRadio (Liceo Gioia), il Calimero (Istituto Casali), Obiettivo Terra (Istituto Marcora di Cortemaggiore), Carpe Diem (Liceo Mattei di Fiorenzuola), accompagnati da una decina di insegnanti.
Un Festival all’insegna dell’accessibilità, che all’ormai consolidata collaborazione con l’Ente Nazionale Sordi, per garantire l’interpretariato nella lingua dei segni negli incontri più attesi ha aggiunto, per la prima volta, il servizio “Al tuo fianco”, rivolto alle persone con disabilità motoria e visiva nel solco del percorso partecipativo del PEBA (Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche) avviato dal Comune di Piacenza.
Diverse le persone hanno usufruito del servizio della prenotazione del posto dedicata agli spettatori diversamente abili e dell’accompagnamento “Kiss&Go”, con prelievo in un punto di incontro facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici o in auto, con assistenza dei volontari del Festival per arrivare alle sale di interesse.
«Questa seconda edizione del Festival del Pensare contemporaneo ha rappresentato per Piacenza una reale occasione di crescita e di visibilità a livello nazionale – ha sottolineato la sindaca Katia Tarasconi -, Molti piacentini ma anche molte persone arrivate da ogni parte d’Italia a “vivere la meraviglia” di una città pulsante: eventi, incontri, storie, occasioni di riflessione e di approfondimento, ma anche performance e spettacolo. Nomi noti al grande pubblico che hanno attratto folle in Piazza Cavalli e nel salone monumentale di Palazzo Gotico e altri meno noti ma capaci di incuriosire e attrarre il pubblico con la competenza e il talento nell’affrontare temi magari non semplici ma cruciali per nostro tempo. Pubblico che ha riempito ognuna delle 14 location in città, anche quelle più defilate. L’entusiasmo per questa cinque giorni di eventi, diffuso e percepibile, è la dimostrazione di quanto sia reale il desiderio di conoscenza, la voglia di sapere, di informarsi, di ascoltare chi eccelle nei campi più disparati del nostro tempo. E vedere tanti giovani a ogni incontro, anche quelli negli orari più “scomodi”, è un valore aggiunto che dà speranza e ci fa capire che siamo sulla strada giusta. È alzando il livello dell’offerta che si può davvero capire se la domanda esiste o meno. E da ciò che abbiamo vissuto in questi giorni, pare chiaro che la domanda di eventi come il Festival del Pensare contemporaneo esista eccome».
«In questi giorni abbiamo avuto modo di vivere una città animata, vitale, in costante fermento. Uno straordinario successo che conferma il valore, per il nostro territorio, di investire su un evento come il Festival del pensare contemporaneo – è il commento del presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Roberto Reggi -. E il segno che la qualità attira, tanto che relatrici e relatori di altissimo livello hanno scelto con entusiasmo di partecipare al festival; che la qualità conviene, come dimostra il fatto che per questa seconda edizione è stato possibile raccogliere molte risorse economiche da sponsor privati esterni al perimetro provinciale, senza sottrarle alle altre iniziative locali. La qualità, infine, consolida e pone le condizioni per crescere. Con queste premesse e il riscontro registrato da questa seconda edizione, siamo già certi di confermare una terza edizione altrettanto appassionante e prestigiosa».
«Siamo soddisfatti del grande riscontro di pubblico registrato in questi giorni, ma più di tutto siamo entusiasti della fortissima presenza dei giovani agli incontri proposti – ha sottolineato il presidente del Comitato promotore Mario Magnelli, anche vicepresidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano -. Un dato affatto scontato e molto confortante perché progettando il Festival del pensare contemporaneo, fin dal principio, ci siamo dati l’obiettivo di dar vita a un evento in grado di collocare Piacenza entro le mappe del turismo culturale, di offrire un’occasione di approfondimento per tutti e, soprattutto, di sviluppare format e temi in grado di intercettare l’interesse delle giovani generazioni. Un obiettivo sfidante, e cruciale anche per la Fondazione. Una presenza di giovani così significativa, ci rende pertanto particolarmente orgogliosi».
Nel suo intervento, il curatore Alessandro Fusacchia ha rivolto un paticolare ringraziamento allo staff del festival, ai volontari e alla città di Piacenza: «Qualche anno fa – sono le sue parole -, stavo raccontando ad un grande scrittore (che abbiamo avuto anche ospite a questo festival), mentre camminavamo rasente a un muro, la fatica che stavo facendo per mobiliare alcune persone su un progetto nuovo, importante, molto ambizioso, a cui mi ero messo a lavorare. Gli avevo detto “eppure a ciascuno di loro sto chiedendo poco…”. E lui… “se chiedi poco, le persone ti danno poco. Devi chiedere tanto, per avere tanto”. Noi abbiamo chiesto tanto a questa città: dietro alla meraviglia che abbiamo vissuto negli ultimi giorni c’è stato uno sforzo importante, costante, c’è stata dedizione e abnegazione. Abbiamo capito che dovevamo chiedere tanto in termini di lavoro, di conciliazione di modi di lavorare diversi. Abbiamo chiesto tanto a tante persone, e la città ha risposto in modo meraviglioso