Incasellare le persone partendo da luoghi comuni risulta la scelta più semplice, meno faticosa. Non implica la necessità di dover conoscere davvero chi stiamo giudicando. Così, ad esempio, un rapper, diventa automaticamente un giovane arrabbiato, superficiale, tendenzialmente ignorante, consumatore di marijuana, il cui corpo fa da tela ad una serie di improbabili disegni incisi in ogni centimetro della sua pelle, dalla diversa mano di diversi tatuatori. Confusione epidermica che si mischia a stili di vita confusi.
E’ vero che molti cantanti del genere rap/trap sono esattamente così, forse proprio perché, anche loro, si adeguano a questo modo generalizzato di interpretare un ruolo; un modo d’essere di cui finiscono prigionieri.
Le luci del paco si sono spente meno di 48 ore. Sono tornati nella nostra provincia senza la vittoria finale ma con la soddisfazione di essersi meritati il premio di “Miglior Musica” ottenuto con la loro canzone.
E’ Cristian a raccontarci come è stata questa loro esperienza milanese.
Il clima era molto amichevole e ci siamo trovati bene con gli altri nove finalisti. Tutte persone squisite. Non c’era la solita aria tesa che si respira quando si partecipa ad un concorso del genere, anche se in ballo c’erano due premi importanti, la partecipazione al concerto nazionale del Primo Maggio e poi l’esibizione sul palco di Radio Italia Live.
Non siete riusciti a vincere ma siete stati fra i pochi a ricevere comunque un riconoscimento.
Siamo stati premiati per la migliore musica, per il beat, per le linee melodiche, per la canzone in generale. Non andremo sul palco del Primo Maggio ma resteremo comunque in contatto con Anas e chissà …
Il suo giudizio senza dubbio ha contato molto, ma a parte questo non abbiamo avuto contatti … per così dire ravvicinati.
Veniamo a te. Fai musica rap/trap ma hai frequentato anche il conservatorio
Ho frequentato il conservatorio a Parma per un anno poi ho deciso di non proseguire su quel percorso perché l’ho trovato un po’ chiuso, lineare impostato sulla musica classica. E’ comunque musica che ascolto. Però ho captato che non era quello il mio futuro, nonostante la mia specializzazione fosse chitarra pop. In teoria doveva essere un corso improntato sul moderno. Invece mi sono trovato a studiare materie come armonia classica che non è propriamente moderna.
Diciamo che non ti ci sei ritrovato.
Esattamente. Allo stesso tempo ho ricevuto una proposta di lavoro da un’orchestra di musica da ballo, l’orchestra (piacentina ndr) Daniele Cordani. I primi tre mesi estivi ho lavorato come service occupandomi di audio, luci e cose simili. Nel frattempo il loro chitarrista se ne stava andando. Ho imparato i pezzi e sono subentrato. In quel momento ho lascito il conservatorio.
L’orchestra è un vero e proprio lavoro?
Si, è il mio lavoro principale. Occupa la maggior parte del mio tempo e sono stipendiato fisso.
Come e quando hai imparato a suonare la chitarra?
Ho incominciato verso i nove, dieci anni. L’ho voluto io e mia made mi ha dato a sua volta una piccola spinta. Le piaceva l’ambiente.
E’ incominciato tutto in occasione della morte di Michael Jackson. Io ascolto tutta la musica, senza distinzioni. Guardando dei suoi video ho notato un chitarrista con un cilindro in testa. Diciamo che … mi ha totalmente preso. A posteriori ho scoperto che era un certo Slash chitarrista dei Guns N’ Roses. Da li è nato tutto. Ho iniziato a prendere lezioni dal mio maestro, Marcello Bianchi. Ho fatto molti anni con lui. E’ stato il mio mentore.
Quando mi ha detto che ero pronto, in quinta superiore, ho preso e sono andato al conservatorio. Mi sono trovato insieme a quaranta aspiranti allievi e mi sono detto “qui non ce la faccio, ne passano solo dieci”. Invece ci sono riuscito.
Come hai conosciuto l’altro componente del gruppo, Vasco Cassinelli?
Parto da una premessa. Prima di questo progetto ero in un gruppo che si chiamava The Strikes, con Joe Croci (semifinalista nel 2016 al talent della Rai The Voice ndr). Lui, Joe, è un po’ come il mio fratellino, siamo amici d’infanzia. Abbiamo fatto alcune cose assieme come “Collisioni Festival”. Da quando ho iniziato a lavorare in orchestra non ho più avuto tempo da dedicare al gruppo che richiede molte prove, molta dedizione. Anche gli altri hanno avuto altre cose da seguire ed il gruppo è in stand-by.
Vasco invece veniva a scuola con me alle superiori. Siamo amici da tempo. Ci trovavamo ogni tanto a casa mia. Io avevo un computer con un programma per fare produzione e ci siamo messi a fare i primi pezzettini fra amici, senza pretese. Ho incominciato a vedere la musica non solo da chitarrista ma anche come scrittore e produttore. Ho incominciato a scrivere molti testi. Già lo facevo un po,’ prima, ma non utilizzavo i pezzi (essendo The Strike un progetto in inglese). Mi piaceva comunque scrivere. La mia adolescenza è stata travagliata, come quella di molti ragazzi, e quindi ho molte storie da raccontare, che volevo raccontare.
Vasco, bene o male, era sulla stessa lunghezza d’onda ed abbiamo deciso di mettere in piedi questo nuovo progetto musicale. Il primo pezzo che abbiamo fatto parla proprio di problemi adolescenziali, del rapporto con le ragazze. E’ un pezzo che non abbiamo mai pubblicato, una prova.
Il brano del concorso (“Dimenticare” ) invece è quello del nostro debutto come gruppo Dvmage.
Non possiamo fare a meno di chiederti cosa intendi per adolescenza travagliata?
Niente di che. Potremmo dire le solite marachelle che si fanno da ragazzini, in discoteca ad esempio e poi poca voglia di studiare. Io mi sento, perennemente, una persona non felice. Ho fatto un po’ di anni in cui ero “turbato” e l’unico modo per sfogarmi era suonare o scrivere musica. Dedicarsi alla musica ti occupa molto tempo e ti evita di fare “stronzate” in giro.
Per il futuro cosa avete in mente, considerando che il lavoro in orchestra ti occupa molto tempo?
Il bello di questo progetto è che lavoriamo molto in studio, che poi alla fine è casa mia. Non abbiamo bisogno di prove o di live.
Il nostro è un sottogenere dell’hip-hop e ormai la cultura del live è andata a perdersi. E’ difficile trovare un artista emergente trap o rap che fa dei live. I live li fanno quelli che hanno già sfondato. La gavetta la fai in studio, mentre nei gruppi, nelle orchestre la fai nei locali. Io le faccio entrambe (con Dvmage e con l’orchestra).
Sei anche diventato un cantante?
Non sono e non mi reputo un cantante e nemmeno un rapper. Però, appunto, mi piace scrivere ed ad un certo punto ho detto “voglio anche interpretare quello che scrivo”. Oggi ci sono così tanti aiuti per correggere la tua voce, come auto-tune o altri effetti … che ho deciso di provare.
Avendo molte influenze rap ed indie ho mischiato le due cose. Un po’ rappo, un po’ canticchio.
Vasco anche?
Lui canta molto meglio di me! Lui è un cantante molto più di quanto non lo sia io.
Chi scrive i pezzi? Tutti tu?
No. Ognuno scrive le proprie parti. Anche se poi, a volte, capita che magari gli chieda una mano per fare una barra, perché non trovo l’ispirazione. Ovviamente mi aiuta e viceversa. La cosa bella è che abbiamo la stessa età. Lui ha avuto un’adolescenza diversa dalla mia. Alla fine la pensiamo uguale, però con sfumature diverse. Lui generalmente ha una visione più ottimista, io ho una visione più pessimista o se si parla di ragazze più cupa. Nella nostra musica mischiamo queste diversi elementi.
Lavora anche Vasco?
Studia economia in Cattolica a Piacenza e qualche volta aiuta i genitori nella loro pizzeria.
Cosa vi differenzia, musicalmente, rispetto ad altri gruppi del territorio?
Non esiste, nel piacentino, nessun progetto come il nostro. Ci sono molti ragazzi che fanno rap, alcuni molto bravi, oppure abbiamo una scena trap. Non c’è questa via di mezzo indie/trap che è quello che stiamo cercando di fare noi, soprattutto dopo la “campagna di disinformazione” che ha fatto Striscia la Notizia che ha accusato la trap ed il rap di incitare i giovani all’uso di sostanze stupefacenti. Noi vogliamo portare un messaggio diverso, far capire che il rap non è solo questo, il rap è anche “conscious”, racconta di cose vissute; non sono solo cose dette a caso o incitamento all’uso di droghe.
Per una certa mentalità se sei un rapper allora sei un drogato. Ma non è così. Come non è che se sei un rapper sei una persona superficiale. Che poi è il messaggio che Striscia ha fatto passare. E’ come se dicessero agli adulti “Sfera e Basta fa drogare tuo figlio”. Ma non è Sfera e Basta. Sei tu che devi dare a tuo figlio la capacità di interpretare i suoi testi. Noi vogliamo distaccarci da tutto questo. Presto usciranno pezzi che parlano di questa tematica. Volevamo dire la nostra.
Quando usciranno?
Entro l’estate proporremo tre nuovi brani, ognuno con influenze totalmente diverse. Uno sarà più rap, uno totalmente indie-acustico. L’ultimo lo stiamo finendo e vedremo come uscirà.
Per voi resta, al momento una passione. Siete concentrati uno sul lavoro l’altro sullo studio. Non avete intenzione, ad esempio, di partecipare ad un talent?
Attualmente lo stiamo escludendo. Dvmage è un progetto a cui crediamo molto ma teniamo i piedi ben piantati per terra. Ognuno continua con la sua attività. Non si può mollare tutto per una speranza. Intanto a questo progetto teniamo molto, continuiamo a martellare, a sbattere la testa dietro questa cosa, finché magari non va bene. Adesso la priorità è farci conoscere.