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    Le parrocchie “lasceranno il posto” alle comunità pastorali

    Anche a Piacenza la Chiesa si prepara a vivere una profonda trasformazione che porterà in qualche modo al superamento del concetto di parrocchia per strutturarsi attorno alle Comunità pastorali. Una scelta necessaria legata da un lato alla crisi delle vocazioni e dall’altro ad una società sempre più laica, dove i cattolici osservanti diminuiscono di anno in anno.

    Le Unità pastorali, nate nei primi anni 2000, vedono l’aggregazione di più parrocchie, ognuna delle quali però mantiene la sua autonomia operativa.

    Se ne è discusso questa mattina (giovedì 4 aprile 2019) nel Consiglio Presbiterale Diocesano, presieduto dal Vescovo mons. Gianni Ambrosio, che si è tenuto nella Sala degli Affreschi del Palazzo Vescovile di Piacenza. La riunione odierna ha messo a fuoco le prossime tappe del percorso che coinvolgerà non solo i sacerdoti ma anche i laici.

    «Ogni riforma – ha puntualizzato il Vescovo – non nasce da decreto, ma da un’adesione convinta di tutti a un progetto condiviso».

    «L’obiettivo – ha detto mons. Ambrosio – è di mettere a punto entro la fine maggio una ipotesi abbastanza precisa di come potranno essere le Comunità pastorali. Il progetto verrà poi analizzato a livello diocesano con il Consiglio pastorale e nel convegno di giugno».

    «Puntiamo a coinvolgere tutto il popolo di Dio – ha sottolineato il Vescovo –  perché possa esprimere la propria opinione. Per la festa di Santa Giustina a fine settembre o nel mese di ottobre si potrà promuovere un’assemblea sinodale per l’avvio delle Comunità pastorali».

    «Ci incoraggia – ha detto ancora il mons. Ambrosio – l’invito del Papa nella sua recentissima esortazione “Christus vivit” a dare spazio ad una Chiesa giovane, giovane perché non perde di vista la sua sorgente, Cristo. Una Chiesa giovane anche in un tempo di cambiamento guarda con speranza al suo futuro e ha sempre il coraggio di annunciare il Vangelo».

    I vicari episcopali territoriali hanno raccontato del lavoro di riflessione in atto. È ormai chiaro – è emerso – che ogni cambiamento non potrà essere deciso semplicemente dai sacerdoti, ma deve coinvolgere i laici. Fra le diverse proposte, anche quella del vicariato cittadino che suggerisce che una Comunità pastorale non sia affidata ad un parroco ma a un’intera équipe ministeriale con il sacerdote, i diaconi e una rappresentanza di laici.

    Da non sottovalutare anche l’aspetto tecnico-amministrativo con il coinvolgimento di professionisti capaci di supportare i parroci nella gestione di edifici anche di grande importanza culturale.

    Inoltre, dai vicariati emerge la richiesta di una gradualità nell’attuazione riforma che si realizzerà nel tempo grazie a una mentalità nuova di preti e laici; non consiste infatti semplicemente nel cambiamento del nome – da unità a comunità – delle strutture pastorali. E se le attività di formazione di concentreranno con molta probabilità nel centro dei Comuni, andranno sempre valorizzate anche le realtà più piccole ricche di storia e tradizione.

    «Ciò che sarà la comunità pastorale in futuro – ha concluso il Vescovo – lo si capirà cammin facendo nel corso degli anni».

    La prossima assemblea del Consiglio presbiterale si terrà il 16 maggio.

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