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    Liberali piacentini: “cosa deve insegnarci la pandemia”

    L’Associazione dei liberali piacentini precisa in questa nota la propria posizione a proposito dell’attuale situazione emergenziale e dei risvolti politici locali.

    1) L’Associazione non si è finora espressa in omaggio al pensiero di chi vuole che, in periodi difficili, non si polemizzi, e ciò ha fatto rispettando peraltro un criterio che non è proprio della cultura liberale. Siamo eredi di un mondo politico (quello dello Stato liberale) che si sentiva forte a Camere aperte (non, chiuse). Il confronto (che non è la polemica, degenerazione del confronto) è sempre positivo se è proposta di diverse soluzioni perché chi ha la responsabilità di decidere decida, scegliendo fra più soluzioni. In momenti difficili il confronto dovrebbe essere potenziato e non pretermesso (così sostiene chi in esso sostanzialmente non crede perché intriso di ideologie fideistiche) come se non si dovesse disturbare il manovratore (unico). Oggi – come liberali – prendiamo posizione perché la polemica è già scoppiata.

    2) La Sindaca ha preso posizione contro la discriminazione regionale per l’hub che ha immotivatamente ignorato Piacenza. A questo, a parere nostro, si deve essenzialmente rimanere ed è su questo che la Sindaca (di cui apprezziamo, oggi, la determinazione, se la riconfermerà) deve esigere precise risposte dal Presidente della Regione. La manovra (di distrazione di massa) tentata dal Pd, è patetica: l’ospedale non c’entra, si deve discutere di hub in questo contesto emergenziale e subito, fin che c’è tempo.

    3) Nella polemica innescata dalla discriminazione anzidetta, si è inserita la ministra De Micheli. È un’altra manovra di distrazione di massa. Si è spesa in un articolo di 203 righe (nella sua versione giornalistica) di cui solo 5 righe (prima) e 6 (dopo) riguardano Piacenza, per un totale di 11 righe su più di 200. L’articolo – a parte i consueti ringraziamenti accattivanti (con baci sottintesi) a tutti – è un insieme di frasi apodittiche (abbiamo fatto “tutto il possibile”: ma se è di questo, che si discute!) o di appropriazioni personali di meriti non dimostrate né accennate.

    Le parti piacentine. Per la prima parte (ospedale militare, medici infermieri volontari) andrebbero verificate le affermazioni e allo stato non possiamo esprimerci e tantomeno accettare l’indimostrato, non possedendo elementi per giudicare. Per la seconda parte (nuovo ospedale e progetto nazionale ecc.) abbiamo già detto: fuga in avanti, per non parlare del presente.

    4) Sul piano nazionale, la pandemia darà motivo di attivarsi a chi non crede nell’iniziativa privata (che c’è anche nel pubblico, anche se non è di esso una caratteristica). L’Italia dovrà guardarsi dalla pandemia statalista che i profittatori di regime tenteranno di introdurre.

    Sul piano locale (ma anche nazionale), la pandemia deve insegnarci questo: che non abbiamo fatto a Piacenza quello che hanno fatto le nazioni che hanno sconfitto il virus Corona in un mese (Sud Corea) e cioè una campagna sistematica di tamponi (a sintomatici ed asintomatici), perché non avevamo i soldi per farla. Come, all’inizio, ci dicevano che le mascherine non servivano perché non c’erano i soldi; ora, dicono il contrario. Altrettanto la scelta fra anziani e giovani: non c’erano tutte le macchine che ci volevano, e neanche i soldi per comprarli perché mal spesi prima.

    Il discorso, passa al Comune – in questa sede – e a tutti gli organismi locali. Va rivista, prima di tutto la spesa: fare non le cose opportune, ma cose necessarie e/o indispensabili (e basta). Anche le spese già deliberate vanno riviste a questa luce: così si troveranno i soldi per abbassare le tasse, che sono la sciagura del nostro tempo. Non è concepibile spendere milioni e milioni per rotonde inutili (8/9 su 10).

    Se si riuscirà – anche in sede locale – ad uniformarci a questo criterio di “affamare la Bestia della spesa pubblica”, la pandemia potrà financo essere utile (e non solo tragica e dannosa). L’aspetto etico della spesa pubblica è una priorità assoluta, sul quale devono ritrovarsi tutti gli uomini di buona volontà. Su questo criterio selettivo, l’Associazione sarà sempre d’accordo, sostenendo chi in buonafede starà da questa parte. Potrà scapitarne (al momento, nell’immediato) il clientelismo elettorale, ma l’opinione pubblica capirà. E comunque comincerà anch’essa a convincersi del criterio (etico) di spesa che la pandemia deve insegnarci (ed ha a quasi tutti insegnato).

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