«Il libro che presentiamo è un romanzo storico – importante perché contribuisce a difendere valori piacentini – che, traendo spunto dallo sgabello di Verdi conservato al Castellazzo, ricostruisce in modo compiuto quel mondo agricolo che conquistò il Maestro, inserendovi il racconto (tratto dalle testimonianze dei discendenti degli agricoltori che lavorarono nei poderi verdiani, ndr) della vita quotidiana di allora, racconto che nei piccoli particolari ha fatto ricorso alla fantasia degli autori».
Maura Quattrini e Davide Demaldè hanno spiegato il significato della loro fatica editoriale. «Il libro – hanno evidenziato gli autori – è un affresco della vita agreste piacentina a cavallo tra 800 e 900 nel vasto latifondo del Castellazzo di proprietà di Giuseppe Verdi. Lo sgabello da pianoforte, appartenuto al maestro e conservato da Marcella Savi, a cui la nonna Paolina Demaldè aveva raccomandato di conservarlo con cura, è un pretesto per parlare della vita dei campi, delle comunità che vivevano nelle cascine di Verdi: un patrimonio di riti, consuetudini, aneddoti che ci sono stati raccontati dai discendenti delle famiglie Bellingeri, Demaldè, Bonomi. Frammenti di vita quotidiana proiettati su uno sfondo storico reale, ricostruito mediante ricerche d’archivio e fotografie d’epoca». Il libro – attraverso il racconto romanzato della storia d’amore tra Silvestro Bellingeri e Regina Bonomi – diventa testimonianza dell’atmosfera che si respirava nelle terre verdiane e del legame tra il Maestro vissuto a Sant’Agata Verdi e la “gente del Castellazzo”. Perché il grande musicista era generoso (e non taccagno) e non aveva un brutto carattere: semplicemente aveva carattere.