Il recente caso di abusi a San Benedetto Val di Sambro in provincia di Bologna ha portato al disonore delle cronache una struttura denominata “Casa Famiglia” dove gli anziani venivano vessati in ogni modo.
Anche nella provincia di Piacenza le “Case Famiglia” private sono una realtà emergente già da alcuni anni e sono infatti già anni che la Cisl chiede che vengano effettuati precisi controlli proprio affinchè siano distinte con chiarezza le strutture di assistenza di qualità da quelle che non lo sono.
A livello regionale risulta che casi di sovraffollamento e di impiego di personale non qualificato siano frequenti. Delle circa 260 case famiglia per anziani controllate nel 2017 in Emilia-Romagna (poco piu’ della meta’ del totale), ben 190 hanno evidenziato “difformità'” di diverso tipo. Talvolta si tratta di questioni da poco come la tenuta della documentazione, ma si sono riscontrati anche casi di indebita presenza di anziani “non autosufficienti di grado medio-alto” che hanno portato ad atti di diffida nei confronti dei gestori. Entro giugno 2019 la Regione Emilia Romagna promette di mettere a disposizione i dati relativi allo scorso anno.
“Il problema, spiega Aldo Baldini, Segretario generale aggiunto Cisl Pensionati Parma Piacenza è che queste strutture sono fuori dai percorsi di accreditamento. Non e’ possibile pensare che per aprire servizi così delicati sia sufficiente una comunicazione di inizio attività, come per un negozio”.
Cosa intende fare il sindacato? “In passato, ricorda Baldini, abbiamo raggiunto un accordo regionale per fare in modo che i controlli ci siano e ora chiediamo che anche i comuni facciano i controlli per evitare che “Case” come quella di San Benedetto Val di Sambro mettano radici nel nostro territorio”.
Il tema chiede di essere affrontato a livello locale. “Certamente, conferma il segretario della Federazione dei pensionati: già è stato sottoscritto un impegno dei sindacati con l’assessore al welfare del comune di Piacenza, nella persona dell’assessore Federica Sgorbati in cui le parti concordano nell’assumere come oggetto di particolare interesse la regolamentazione delle Case Famiglia per persone anziane e disabili, sulla scorta del documento regionale di indirizzi per i regolamenti locali, e nella prospettiva di una condivisione di orientamenti e indicazioni a livello provinciale”.
Si tratta quindi per il sindacato di rafforzare la collaborazione affinchè le buone prassi, sia a livello di amministrazione pubblica che di gestione delle strutture di assistenza, si diffondano in tutta la provincia, mettendo fuori gioco gli operatori che volessero essere poco coscienziosi con gli anziani da loro ospitati. Una questione di civiltà, ormai urgente.