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    Non riconoscete mai le persone che incontrate? Potreste soffrire di prosopoagnosi

    All’età di 49 anni il medico J.W. subisce un infarto cerebrale (sindrome conseguente alla chiusura di un’arteria che irrora il cervello e comporta la morte dei neuroni relativi alla porzione del cervello non adeguatamente ossigenata dal flusso sanguigno).

    Una volta uscito dalla terapia intensiva e iniziata la fase riabilitativa J.W., messo di fronte a due fotografie di volti, non è più in grado di stabilire quale delle due persone sia più vecchia e quale più giovane, quale volto sia più allegro dell’altro e, soprattutto, se le due fotografie rappresentino la stessa persona o persone diverse.

    Ma non è finita qui: J.W. non riesce a riconoscere neppure i volti della moglie e dei figli. La patologia che si è manifestata costringe J.W. a interrompere la professione medica. In conseguenza di ciò decide di ritirarsi in campagna e inizia ad allevare pecore. Durante una visita di controllo J.W. osserva quanto segue: «Non è curioso che io riesca a riconoscere perfettamente una ad una tutte le mie pecore ma non mia figlia e mia moglie?».

    I ricercatori allora si fanno inviare le foto con i nomi delle pecore e gliele mostrano mescolate alle foto di altre pecore non allevate dal dott. J.W. Ebbene J.W. riconosce ad una ad una tutte le sue pecore.

    Ma cosa è successo al dottor J.W.? A seguito dell’infarto il paziente aveva perso la capacità di riconoscere i volti, sindrome chiamata prosopoagnosia e che ha messo il dott. J.W. in buona compagnia. Di questa sindrome soffrono infatti anche personaggi come Brad Pitt, il famoso neurologo Oliver Sacks, Steve Wozniak, solo per fare alcuni nomi conosciuti al grande pubblico. Ad oggi il deficit nel riconoscimento dei volti è stimato in circa il 2,5% della popolazione

    I volti, spiegano i neuro scienziati, rappresentano stimoli molto complessi dal punto di vista cognitivo in quanto si richiede che vengano rielaborate più informazioni: differenze tra varie caratteristiche (es. naso e bocca); le relazioni spaziali (distanza tra gli occhi, distanza tra naso e bocca) e la posizione all’interno del volto esaminato in modo complessivo.

    Le difficoltà appena indicate sono note anche sulla base della nostra esperienza comune: spesso non è facile discriminare e ricordare perfettamente volti di soggetti appartenenti ad etnie diverse dalla nostra.

    Ma come mai, a seguito di una lesione, si può manifestare tale sindrome? Numerosi autori ritengono che le informazioni visive siano trattate in maniera diversa dai due emisferi cerebrali e che in coloro che hanno subito una lesione nell’emisfero sinistro il difetto di riconoscimento dei volti riguardi soprattutto il loro processamento analitico mentre nei cerebrolesi destri la lesione creerebbe problemi nell’elaborazione olistica basata sulle relazioni spaziali tra le varie componenti del viso.

    L’indagine scientifica è andata oltre e sappiamo che mentre in passato la difficoltà nel riconoscere i volti delle persone è sempre stata associata ad un danno cerebrale, oggi siamo certi che la prosopoagnosi può presentarsi anche senza una lesione cerebrale e con un differente grado di gravità della patologia. In questi casi il disturbo si manifesta durante tutto l’arco della vita anche in pazienti con normali funzioni cognitive.

    I meccanismi responsabili sarebbero da individuare nella disconnessione tra le componenti posteriori (area fusiforme facciale e area occipitale del viso) e quelle anteriori (area anteriore del lobo temporale) del sistema di elaborazione del viso.

    La domanda che a questo punto possiamo porci è se esista una cura per questo particolare problema. La risposta purtroppo è no!

    Quindi se incontrate qualcuno che non vi saluta o impiega un attimo in più nel riconoscervi, oppure lo fa solo dopo aver sentito la vostra voce non offendetevi: forse è una forma, magari lieve, di prosopoagnosia di cui lo stesso soggetto non è consapevole e magari si scusa o dicendo che è sopra pensiero o che ha qualche difficoltà nel memorizzare i volti.

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