Stava passeggiando nel Parco Fluviale Regionale del Trebbia, a Puglia di Calendasco, quando ha notato un autocarro fermo sull’argine che stava scaricando rifiuti.
L’uomo, un ispettore in servizio alla Questura di Piacenza (Ufficio di Gabinetto) ha subito avvertito i colleghi e così sul posto sono confluite pattuglie dei Carabinieri Forestali e della Polizia Locale Unione Comuni Val Trebbia e Val Luretta che si trovavano in zona impegnate proprio in attività di controllo del territorio.
Dai primi accertamenti dei Carabinieri Forestali della Stazione San Lazzaro Alberoni (sotto la cui giurisdizione ricade anche la zona Foce del Trebbia) la persona che stava smaltendo i rifiuti è originario dell’ Est Europa e residente a Rottofreno.
Senza essere iscritto all’albo gestori ambientali, l’uomo, per arrotondare, utilizzava l’autocarro della ditta edile di cui è dipendente per effettuare un’attività di “sgombero cantine”.
Una violazione alle norme non da poco: la legge punisce con arresto fino ad un anno o ammenda fino a 26.000€ chi oltre ad effettuare senza alcun titolo attività di raccolta e trasporto rifiuti poi abbandona gli stessi in aree di particolare pregio naturalistico come quella del Parco del Trebbia.
Ora i carabinieri forestali stanno indagando per capire se l’uomo durante questa sua attività non estemporanea di “sgombero cantine e garage” abbia precedentemente abbandonato rifiuti in altre aree.
Proprio per evitare situazioni come questa, con smaltimenti illeciti e conseguenti danni ambientali le autorità invitano tutti a diffidare di chi, anche con pubblicità ed inserzioni Internet, propone servizi veloci a prezzi competitivi, affidandosi invece ad operatori del settore regolarmente iscritti all’ “Albo Gestori Ambientali”.
Anche perché, come ricordano i Carabinieri Forestali, questi abbandoni di rifiuti portano spesso a fenomeni di “emulazione” da parte di altri, trasformando le zone prescelte in una sorta di incontrollata discarica comune.
La repressione e la preventiva educazione ambientale si estende anche al cosiddetto “littering” ovvero la semplice (ed ancora purtroppo diffusa) abitudine di gettare, in spazi pubblici, carte, mozziconi, resti di cibo, chewingum, imballaggi, opuscoli ecc.. aumentando così la percezione di degrado ambientale e l’aumento di costi per la collettività per rimozione e pulizia.