Dalla sezione di Piacenza di Italia Nostra arrivano alcune considerazioni riguardo all’ipotizzato ampliamento della cava di Albarola (Comune di Vigolzone e Rivergaro) sul Bagnolo, praticamente di fronte a Ponte dell’Olio.
«Alle gravi problematiche già segnalate da comitati, associazioni e aziende agricole che si oppongono all’ampliamento, e confermate dal prof. Marchetti del consiglio direttivo della sezione – problematiche che vanno dalle questioni geo-morfologiche a quelle di traffico di camion sull’intero percorso da Ponte dell’Olio alla val d’Arda, dall’inquinamento causato sia dal transito dei mezzi a motore sia dalle polveri da cava, dalla perdita di un bosco sul Bagnolo alla grave usura della viabilità tra cui il ponte di Ponte dell’Olio, aggiungiamo che presso il museo archeologico di Palazzo Farnese è esposta la lastra di M. Naevius Secundus decurio Placentiae (m. 0,64×0,59×0,20), di prima età imperiale, proveniente proprio dalla zona, a ricordare anche le potenzialità storico-archeologiche del territorio – in aggiunta a quelle ambientali e paesaggistiche».
Ma vediamo quali sono le osservazioni di Giuseppe Marchetti (geomorfologo, Italia Nostra sezione di Piacenza) proprio sull’ampliamento della “Cava di Albarola”.
«Valutiamo una serie di osservazioni già poste da vari comitati, associazioni e aziende (Comitato Salvaguardia Ambientale Valnure-Legambiente-Associazione Valore Val Nure-Aziende Vitivinicole Cantina Barattieri, Baraccone, Cascinotta di Rizzolo, Corte Guarinona, Il Ghizzo Vini, Il Maiolo, Coop. Sociale Agricola onlus I Perinelli, Marengoni, La Tosa, Uccellaia), dalle quali riprendiamo il corsivo riportato nella presente nota.
La linea rossa indica la richiesta di allargamento del territorio su cui scavare. A, B, C, D, E le zone dove si scaverà̀ nei prossimi 5 anni.
“… La concessione è rilasciata dai comuni di Vigolzone e Rivergaro, quest’ultimo interessato solo per una piccola parte. I due comuni hanno emesso una ‘manifestazione di interesse’ al rinnovo trentennale della concessione alla quale si è presentata solo Buzzi Unicem. La commissione provinciale presieduta dal geologo Bongiorni ha approvato l’assegnazione a Buzzi Unicem della concessione avviando l’iter regionale che richiede la presentazione della VIA, secondo le leggi vigenti (in allegato il verbale della commissione). In quella sede è emersa l’intenzione di Buzzi Unicem di allargare l’area delle due cave e di procedere per Albarola alla demolizione del Monte Bagnolo e al quasi raddoppio della cava Canova senza che la commissione avesse nulla da obiettare.
La VIA è stata presentata in dicembre. “Avrebbe dovuto essere presentata contestualmente alla richiesta di rinnovo, ma è stata concessa una dilazione di 6 mesi con deroga a continuare l’estrazione di marna cementizia” così come richiesto da Buzzi Unicem.
Apertura di un cantiere della durata di 5 anni, prima fase, per demolire completamente il Monte Bagnolo fino alla profondità di 40 metri dove (n.d.r: al di sotto di una copertura decametrica di antichi depositi alluvionali ghiaioso-sabbiosi del torrente Nure) è presente la marna cementizia, raddoppio della cava Canova per rifornire di materiale in questa fase il trituratore presente ad Albarola”.
Come si riferisce nei dati forniti dalla stessa Buzzi Unicem, con una frequenza di 3 camion all’ora (“che vuol dire 6 all’ora, visto che scendono da Canova con materiale e salgono con terra rossa del Monte Bagnolo utilizzata per chiudere una piccola cava annessa che in base alle promesse sarà ‘sanata’).
Sempre secondo i comitati e le associazioni di cui sopra “…questo traffico si aggiungerà a quello esistente di camion da 30/40 tonnellate che incessantemente viaggiano da Albarola a Vernasca dove risiede lo stabilimento Buzzi Unicem… I dati di produzione di CO2 e di polveri che il nuovo cantiere genererà sono impressionanti: la stessa Buzzi Unicem ammette che 6.000 e più tonnellate di CO2 non saranno assorbite dalla vegetazione circostante, che diminuirà vistò che verrà abbattuto il bosco del Monte Bagnolo”.
Lo smantellamento del Monte Bagnolo (sostituito da una immane buca, sia pure gradonata) costituisce già di per sé elemento geomorfologicamente inaccettabile anche solo dal punto di vista visivo.
Sulla base di questi e altri dati, il Comitato, unitamente ai viticoltori della zona, quasi tutti riconvertiti a produzioni biologiche, ha inoltrato una pubblica petizione e un esposto all’Assessore Regionale all’Ambiente della Regione, chiedendo un intervento per mitigare questo piano devastante.
È stata anche richiesta una verifica statica del ponte sul Nure, visto l’intenso traffico di pesanti automezzi che deve sopportare (la risposta a questa verifica è quasi scontata e, se non la fosse, è sottinteso che si provvederebbe a fornire una soluzione al problema).
È certo che anche la richiesta centralina per l’analisi della qualità dell’aria non poteva non trovare, a parole, adesione da Comune di Ponte dell’Olio, che ha votato positivamente in Consiglio comunale su questa richiesta, unitamente – e non poteva essere diversamente – alla verifica dello stato di staticità del ponte.
I comitati e le associazioni sono oggi in in attesa della Conferenza dei Servizi, che non si sa quando sarà convocata e alla quale hanno richiesto ad Arpae di potere partecipare come osservatori – senza avere ricevuto ad oggi alcuna risposta, a quanto risulta. A questa Conferenza parteciperanno, in primis, i Comuni di Rivergaro e di Vigolzone e, in qualità di osservatori, quello Ponte dell’Olio, unitamente alla Regione, all’Arpae e una lista di altri enti, fra i quali la Soprintendenza che già anni fa aveva bloccato il tentativo di abbattimento della cosiddetta “quinta” che separa il cantiere di scavo di Albarola dalla provinciale..
Personalmente ritengo ci siano tutti gli elementi paesaggistico/ambientali per opporsi al progetto».