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    Prinzi (Potere al Popolo): “Vogliamo la redistribuzione della ricchezza”

    Di Potere al Popolo dopo la campagna elettorale, salvo alcune comparsate televisive, non si è sentito più nulla. Nel frattempo il movimento ha cominciato a riorganizzarsi. Ieri c’è stata una prima assemblea pubblica anche a Pontenure, in cui erano presenti oltre al candidato alla Camera alle ultime elezioni Giuseppe Fasoli, anche Salvatore Prinzi, militante che proviene dall’ex OPG occupato “Je So’ Pazzo”, per dare qualche ragguaglio sul futuro del movimento stesso, in che direzione sta andando. A novembre la prima assemblea nazionale, ora? “Il messaggio di allora – sottolinea – conteneva il germe di qualcosa di differente. Non pensavamo chissà quale risultato elettorale, però non volevamo stare zitti per tutta la campagna elettorale sottolineando la deriva razzista, ma soprattutto volevamo attivare una pratica diversa dal mettersi in gioco solo durante la campagna elettorale”.

    “Il risultato è stato soddisfacente perchè ottenuto con 40 mila euro su tutto il territorio nazionale – continua -, abbiamo parlato comunque a 373 mila persone, e per noi è importante ognuna di esse. Abbiamo 15 sedi/case del popolo nuove, in totale sono circa 80 attive. Adesso abbiamo la possibilità di costruire. Una fase certamente complessa, ma da sfruttare al meglio. Dal 4 marzo ci sono state 3 assemblee nazionali a Grosseto, Napoli e Roma. Bisogna valutare oggi la partecipazione nei centri sociali, ancora un problema. Quello che vogliamo è la redistribuzione della ricchezza“.

    LA VISIONE POLITICA

    Dopo l’introduzione Prinzi va a valutare l’operato del Governo gialloverde: “Le alleanze al potere hanno saputo intercettare il malessere delle persone, il loro desiderio di riscatto. Si sono presentati come nuovi solo perchè hanno parlato un linguaggio diverso rispetto alla politica tradizionale. La destra ha rubato i temi sociali tipici della sinistra, e la sinistra si è asservita ai dettami del mercato, con una mentalità da eterni sconfitti, guardando solo il proprio piccolo orticello. Bisogna cambiare lo stile comunicativo, parlando in modo semplice ai delusi della politica“. 

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