“L’assenza di una strategia precisa con cui l’ASL di Piacenza ha affrontato fin da subito l’emergenza Coronavirus ha generato una grande falla nel sistema di assistenza che ha avuto come conseguenza dati impressionanti: con un defunto ogni 354 abitanti, Piacenza è la provincia italiana che ha pagato il conto più alto in termini di vittime da Covid-19: 800 morti e circa 4000 i contagiati”.
Così Matteo Rancan, capogruppo Lega E-R ha replicato alle affermazioni dell’assessore regionale alla sanità, Raffaele Donini, chiamato a rispondere alla interrogazione del leghista sul perchè di quella strage durante il question time dell’assemblea legislativa.
Donini ha riconosciuto l’eccezionalità dell’impatto dell’epidemia da Coronavirus nel piacentino, “un tributo importante sconfortante con un aumento del 124% di morti in più tra il gennaio e l’aprile di quest’anno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (il 100% in più tra le persone con più di 75 anni)”.
Ma l’assessore ha sottolienato anche che Piacenza, così come i centri lombardi in cui l’ epidemia è comparsa per prima come Codogno, Cremona e Bergamo, “ha scontato una sorta di effetto novità: non c’è stata sottovalutazione, anche se poi la risposta delle strutture sanitarie si è via via affinata tra febbraio e marzo in parallelo con quanto meglio si definiva il panorama nazionale della diffusione epidemica”. L’assessore Donini si è detto a “disagio” di fronte a una conta solo numerica degli effetti del Coronavirus, confermando l’impegno a discussione più ampia e approfondita a valle della fase epidemica.
Per Rancan, invece, la risposta dell’assessore ha evidenziato “il fatto che Piacenza, nonostante tutte le segnalazioni arrivate da più parti anche sul tavolo di coordinamento provinciale convocato in Prefettura, sia stata lasciata sola. Ad esempio Ferrara, prima per popolazione anziana, ha avuto proporzionalmente un numero bassissimo di morti, forse il più basso”.
“Anche nel corso della visita a Piacenza del Ministro De Micheli in quei primi giorni dell’epidemia – ha ricordato Rancan – non si è voluto istituire una zona rossa sostenendo che non c’erano casi autoctoni. In realtà già allora c’era una evidente sottovalutazione della reale portata dell’epidemia. Una decisione che fa il paio con l’indicazione dell’Asl di non usare mascherine nelle strutture sanitarie per evitare di impressionare le persone. Anche i rilievi dello stesso commissario Venturi hanno manifestato – attacca Rancan – molte falle con gli annunci dei tamponi e poi degli accertamenti sierologici che si era pronti a far partire ma poi sono stati stoppati. Basti pensare all’annuncio di cinquemila tamponi al giorno quando in realtà se ne fanno 1800. Tutti segnali, questi, di una situazione grave di cui Piacenza ha pagato un prezzo troppo alto in termini di vite umane” ha aggiunto Rancan “con dati tra i peggiori a livello nazionale”.
Riferendosi poi alla visita dell’assessore Donini a Piacenza, Rancan ha detto che “è stato giusto venire ad applaudire il personale medico e i volontari davanti all’ospedale per la loro abnegazione, ma Piacenza ha bisogno di misure concrete per uscire da questa emergenza”.