Per la prima volta nella storia del Teatro Municipale di Piacenza, sarà rappresentata l’opera Serse di Georg Friedrich Händel, preziosa rarità del repertorio barocco composta nel 1738. Nell’ambito della Stagione d’Opera 2018/2019 della Fondazione Teatri di Piacenza, venerdì 12 aprile alle 20.30 e domenica 14 aprile alle 15.30 si alza il sipario su questo nuovo allestimento, che ha debuttato nei giorni scorsi al Teatro Valli di Reggio Emilia in coproduzione con i teatri di Piacenza, Modena e Ravenna.
La direzione musicale è affidata a Ottavio Dantone, alla guida della sua Accademia Bizantina, complesso ormai storico e fra i più noti a livello internazionale per l’esecuzione di musica antica con prassi originale. La regia dell’opera è firmata da Gabriele Vacis, fondatore nel 1982 del Teatro Settimo di Torino, fra i creatori del teatro di narrazione in Italia (indimenticabile il Racconto del Vajont, con Marco Paolini), le cui esperienze hanno spaziato dalla televisione all’opera lirica.
Arianna Vendittelli, nel ruolo en travesti del titolo, è un’interprete specializzata nel repertorio barocco, vincitrice nel 2017 del secondo premio al concorso Händel di Londra e in cartellone all’Internationale Händel-Festspiele di Göttingen (maggio 2018), al Festival International d’Opéra Baroque de Beaune (luglio 2018) e già ospite dell’Opéra Royal de Versailles in Giasone di Francesco Cavalli. Nel cast anche Marina De Liso (Arsamene), Delphine Galou (Amastre), Monica Piccinini (Romilda), Francesca Aspromonte (Atalanta), Luigi De Donato (Ariodate) e Biagio Pizzuti (Elviro). Scene, luci e costumi sono firmati da Roberto Tarasco.
Il soggetto dell’opera è liberamente tratto da alcuni aneddoti delle Storie di Erodoto. La vicenda si svolge presso lo stretto dei Dardanelli, durante la guerra dei Persiani contro gli Ateniesi, e ruota attorno a un doppio intreccio amoroso con al centro la bella Romilda. Di lei sono innamorati Serse e suo fratello Arsamene. “Un gioco circolare di amori adolescenziali, che mette in secondo piano le questioni politiche, sociali, militari, di cui l’imperatore Serse dovrebbe farsi carico. Invece trionfa la natura dei sentimenti e dei corpi”, spiega il regista Gabriele Vacis. La messinscena, di impianto contemporaneo, si articola su tre piani occupati dall’orchestra, sollevata dalla platea e quindi maggiormente visibile, dai cantanti in proscenio e da uno schermo in palcoscenico per le video proiezioni. Una trentina di ragazzi e ragazze creano una “scenografia vivente” creata nell’ambito di un laboratorio di preparazione e improvvisazione teatrale tenuto dallo stesso Vacis.
“Il Serse è un’opera assai innovativa nella produzione Handeliana – racconta Ottavio Dantone -. I due principali aspetti che la caratterizzano rispetto ai precedenti lavori sono l’introduzione di elementi buffi all’interno di un’opera seria e una certa snellezza nella struttura drammaturgica, che si evidenzia nell’abbondanza di arie senza da capo. L’azione si dipana attraverso numeri musicali di stupefacente bellezza e recitativi di notevole teatralità con situazioni al limite del grottesco. Queste caratteristiche rendono il Serse uno spettacolo particolarmente vicino e adatto al pubblico moderno, che viene sedotto e conquistato da un ritmo intrigante e da una musica coinvolgente, dalla prima all’ultima scena”.