Si profila all’orizzonte la prima promozione di massa di studenti dopo quelle nate dalla contestazione del ’68, quando fu inventato il famoso il “sei politico”.
Davanti all’emergenza Coronavirus c’era poco da fare e così al ministero dell’Istruzione hanno optato per procedure semplificate anche per l’esame finale di terza media e per la maturità. Molte scuole hanno reagito con prontezza alla situazione approntando piattaforme online su cui tenere le lezioni. Abbiamo parlato, su queste pagine, del Liceo Gioia e dell’istituto Romagnosi. Anche all’Isii Marconi, grazie ad un team di professori esperti in social media ed informatica, le lezioni sono riprese quasi subito utilizzando il programma Meet per le videolezioni collettive e Classroom per l’invio dei compiti e per le esercitazioni. Mettendo in gioco la propria inventiva, alcuni docenti hanno anche a superato l’ostacolo dei laboratori e così in chimica gli studenti conducono gli esperimenti a casa, riprendendone le varie fasi ed inviando ai professori un video finale. La scuola tra l’altro ha messo a disposizione di chi ne fosse sprovvisto computer portatili o tablet. Promossi a pieni voti insomma.
Altre scuole invece si meritano una sonora bocciatura o almeno di essere rimandate a settembre, in particolare alcune medie inferiori.
Se da un lato la didattica a distanza può essere davvero difficile (ma non impossibile) con i bambini delle primarie, si fatica a capire come mai alcuni dirigenti delle medie non abbiano pianificato e coordinato azioni didattiche di istituto, lasciando che fossero i singoli insegnanti in autonomia (ed ognuno a modo suo) a gestire il tutto, con enormi difficoltà per gli alunni.
Alle svariate segnalazioni ricevute dai genitori (continuate a scriverci a redazione@piacenzaonline.info), si aggiunge quella di Michele Giardino, consigliere comunale di Piacenza (Gruppo Misto) che ha affidato ad un post su Facebook il malcontento di tanti.
«Le scuole – scrive Giardino – non riapriranno più per quest’anno. Se ne parla verosimilmente il 1 settembre. Ciò significa che la didattica a distanza dovrà diventare regola per i prossimi due mesi. E significa soprattutto che i dirigenti di quelle scuole, soprattutto medie, che hanno fino ad ora nicchiato sperando che i loro docenti si barcamenassero in autonomia, devono rimboccarsi le maniche e approntare delle vere e proprie aule virtuali online in cui sia riprodotto il grosso dell’orario settimanale delle classi presenti nei loro istituti.
Taluni presidi illuminati lo hanno già fatto da tempo, qualcun altro ha preferito ciurlare nel manico. Non si può più temporeggiare. Non devono esistere studenti di serie B costretti a pagare pegno per la pochezza organizzativa di chi dirige la loro scuola. Quello all’istruzione è un diritto costituzionale. Datevi una mossa».