Erano le 11:36 di un anno fa quando il Ponte Morandi a Genova decise che non ce la faceva più a resistere al peso dell’incuria dell’uomo, e venne giù assieme a 43 vittime di quella tragedia che oggi ricordiamo.
Sembra passata una vita, è passato solo un anno, nel frattempo la politica ha dettato l’agenda del dibattito, tra immigrazione, Quota 100, reddito di cittadinanza etc. Nel frattempo Genova si mobilitava per ricostruire, sin da subito.
Come giornale cercammo di raccontare la donazione dei parrocchiani di San Giuseppe Operaio alla parrocchia di San Bartolomeo della Certosa, che si trova a poche centinaia di metri dal ponte stesso. Gli scout in primis diedero il proprio contributo nella gestione degli aiuti, sotto forma di cibo e vivande, chi non aveva un alloggio temporaneo si affidò a parenti e amici. Il viceparroco don Andrea Casarola raccontò come fu una fortuna “che ci siano stati solo 43 morti su quel ponte, perché è sempre molto trafficato. Erano persone comuni”. Un’altra criticità sottolineata fu quella delle case sfitte che potevano essere messe a disposizione.
Gli sfollati nella zona del Polcevera erano circa 300, e gli scout e l’AGESCI furono poi affiancati dalla Protezione Civile.
DOPO UN ANNO: “BASTA PASSERELLE POLITICHE”
Oggi è rimasta in piedi (ancora per poco) solo la Pila 2 sul lato ovest, poi del viadotto inaugurato da Saragat nel 1967 non resterà più nulla. E’ attesa la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di tutti i principali rappresentanti delle forze politiche attualmente impegnate nella crisi di governo.
La presenza politica è un argomento che ha spaccato l’opinione pubblica in città: come riportato da GenovaToday, molti parenti e genitori delle vittime sono stanche di passerelle politiche, come Roberto Battiloro, papà di Giovanni, che in quel tragico giorno di un anno fa stava guidando verso le vacanze. “Mio figlio – ha spiegato anche via social – non è morto, l’ha ucciso lo Stato e chi ha sbagliato deve pagare. Non andremo a Genova per assistere a passerelle”.
La paura è che questo dolore privato si trasformi in strumento politico: Paola Vicini, la mamma di Mirko, il 30enne dipendente Amiu travolto dai detriti nell’isola ecologica, aveva chiesto di evitare le passerelle politiche per rendere omaggio alle vittime del Morandi in silenzio e raccoglimento.
LA LIGURIA SI FERMA
Non solo Genova: molti comuni liguri si fermeranno alle 11.36 per un momento di raccoglimento, come a Rapallo, dove il sindaco della città, Carlo Bagnasco insieme all’amministrazione tutta, ha invitato la cittadinanza a ricordare le vittime all’ingresso del Comune in Piazza Delle Nazioni 4.
Il suono delle campane cittadine si unirà a quello di tante altre città. Anche i commercianti sono stati invitati a partecipare abbassando le saracinesche in concomitanza con la commemorazione.