Nella giornata di sabato 25 agosto 2018 è stato confermato un caso di West Nile in una paziente anziana ricoverata all’ospedale di Piacenza, in Malattie infettive.
Il virus deriva il suo nome dal distretto ugandese dove è stato isolato per la prima volta: la sua circolazione in tutto il territorio regionale è oggetto di costante monitoraggio ed è comunque in calo in Emilia Romagna. I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente quelle comuni, del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. La rete di sorveglianza è continua e coordinata a livello locale dal Settore controllo infestanti del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl di Piacenza. La situazione nella provincia di Piacenza è stata relativamente tranquilla per tutta l’estate. Sul nostro territorio la circolazione del virus è stata sempre minore rispetto ad altre zone e il lieve rialzo degli ultimi giorni ci mantiene al di sotto delle medie regionali.
Incubazione e sintomi
Nell’uomo, la malattia ha un’incubazione di pochi giorni ed i sintomi sono inapparenti nell’80% dei casi; quando si manifesta, si riscontra febbre elevata con malessere generalizzato, dolori muscolari e articolari, fino a casi di encefalite.
Queste due ultime evenienze sono fortunatamente molto rare (circa 1 su mille).
Nella maggior parte dei casi con sintomatologia, il malato si ristabilisce in circa una settimana, mentre nei casi più gravi possono residuare danni neurologici più o meno importanti. In Emilia Romagna si sono riscontrati da giugno a oggi una decina di casi di malattia umana con forma grave neuroinvasiva: a Piacenza si tratta della prima paziente accertata.
Prevenzione
Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare.
Pertanto è consigliabile proteggersi ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente:
usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
usando delle zanzariere alle finestre
svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante
cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali
tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate.
La malattia neuroinvasiva da West Nile virus si manifesta prevalentemente negli ultrasessantenni con un rischio che incrementa al progredire dell’età e nelle persone con diabete, ipertensione, malattia renale e con patologie che determinano immunodepressione; è quindi necessario porre particolare attenzione a luoghi ove questa tipologia di cittadini vive e si concentra.
Non è necessario operare una disinfestazione con prodotti per eliminare gli insetti adulti in un’area definita attorno alla residenza dei soggetti ammalati perché, a differenza di quanto succede con altre malattie virali trasmesse da zanzare (Chikungunya, Dengue o Zika), l’uomo non contribuisce a diffondere la malattia.
Nella situazione attuale è opportuno attuare comportamenti corretti sia rispetto alla protezione dalle punture sia alle misure di contrasto alla proliferazione delle zanzare. Si precisa che alla fine dell’estate le zanzare comuni (Culex) cominciano a pungere anche al crepuscolo e non solo in ore notturne.
Terapia e trattamento
Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.