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    Una partita così strampalata … che neanche la fantasia di Villaggio …

    Prendete la partita tra scapoli e ammogliati giocata in un anonimo pomeriggio sul set del film di Fantozzi in un campaccio di periferia. Due squadre messe insieme alla rinfusa pescando tra un ufficio e l’altro allo scopo di raggiungere il numero minimo di giocatori per la partita. Le capacità calcistiche sono soltanto un optional.

    Prendete quella partita e riguardate le immagini del pomeriggio al “Fratelli Paschieri”.

    Una squadra c’è ed è quella del Cuneo, l’altra è a metà ed è il Pro Piacenza. Undici giocatori professionisti contro sette ragazzi di età compresa tra i sedici ed i diciotto anni, l’ottavo – Picciarelli, classe 1980 – ha il numero dieci sulla schiena e di mestiere fa il massaggiatore. Il nome è coperto con il nastro adesivo. Che sia scapolo o ammogliato non è dato saperlo, che la realtà abbia superato la fantasia di Paolo Villaggio è un dato di fatto: l’allenatore è infatti un giocatore, Cirigliano. Diciannove anni.

    Il Cuneo segna sedici gol in quarantacinque minuti: il portiere del Pro, Lamine Sarr, ci prova pure ma ogni tiro verso la sua porta – o quasi – si trasforma in un gol. Anche la sovrimpressione a volte finisce in tilt, quasi perdesse il conto delle reti subite dai rossoneri. Mancherebbe solo la nuvoletta carica di pioggia, c’è invece l’ingresso dell’ottavo giocatore, Isufi che entra in campo nel cuore del primo tempo. Qualche voce racconta che il suo documento di identità era rimasto a casa, recapitato rocambolescamente direttamente a Cuneo. Nemmeno ai tornei della parrocchia si sfiorano simili vette di ridicolo.

    Nella ripresa i padroni di casa si limitano a segnare quattro gol per il venti a zero finale con Picciarelli che nel frattempo era uscito, vittima dei crampi.

    Come nella miglior tradizione dei calcetti del lunedì dove c’è sempre qualche caviglia a rischio e la tenuta atletica è lontana parente di quella di un calciatore.

    Non c’è il gol di Zoff di testa su calcio d’angolo ma davvero poco ci manca: Sarr si tuffa nel fango a respingere, goffamente, l’ennesimo pallone finito nell’area piccola. L’arbitro ha un moto di pietà e fischia la fine di una tragedia calcistica, che nemmeno Villaggio avrebbe saputo tracciare con così lucida follia.

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