Su una struttura come questa si potrebbero trarre tanti racconti di esempio per le nuove generazioni. A Calendasco, precisamente a Ponte Trebbia, un capannone di 400 metri quadri consegnato al Comune il 7 marzo 2016 e confiscato alla mafia si è trasformato, grazie al lavoro di tanti volontari in un’area nuova, intitolata a Rita Atria, vittima di mafia e testimone di giustizia: ora una parte è dedicata al ricovero di mezzi del municipio, come gli autobus, una parte invece è dedicata alla creatività, a partire dalle associazioni locali che possono trovarvi posto, alle attività ludiche, artistiche e musicali.
Oggi la festa di inaugurazione, ispirata alle “nuove resistenze”, sempre più importanti oggigiorno.
Erano presenti il presidente della Regione Bonaccini e don Luigi Ciotti e Enza Rando dell’associazione Libera, accolti calorosamente dai presenti. Ma la giornata odierna rappresenta solo la punta dell’iceberg di un lavoro partito da lontano, dalle scuole che con 200 alunni hanno lavorato sui temi, i profughi accolti nell’ostello “Tre Corone” di Calendasco che hanno curato parte dei lavori nonchè la Scuola Edile di Piacenza e un gruppo di studenti francesi provenienti dal Progetto Erasmus.
L’immobile era di proprietà della Tsa srl, ditta di noleggio gru di proprietà di Michelangelo Albamonte, condannato dalla Corte d’Appello di Palermo nel 2013 per reati di mafia. Da qui l’applicazione della confisca che ha riguardato vari beni, tra cui l’immobile di Calendasco. Nel 2017 la Regione ha finanziato il progetto di riqualificazione per un ammontare di circa 25 mila euro, di cui il 70% ha coperto le prime opere di ristrutturazione, partendo dalla bonifica dall’amianto, rifacimento del tetto, sistemi di videosorveglianza e allarme. Grazie a quei fondi sono stati avviati anche percorsi alla legalità nelle scuole medie, così come il concorso di idee attivato dal Comune per riprogettare gli spazi interni: hanno partecipato 15 geometri, architetti e ingegneri della Scuola Edile producendo 3 progetti.