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    A meno di quattro mesi dalle elezioni regionali la partita fra Bonaccini e Borgonzoni resta incerta

    In Emilia Romagna la strada verso le urne è ancora lunga (si vota il 26 gennaio 2020) e la battaglia resta tanto aperta quanto incerta almeno stando ai recenti sondaggi commissionati dalle due opposte fazioni il PD da una parte e la Lega dall’altra.

    La verità è che la gran parte degli elettori resta ancora indecisa ed in tanti diserteranno le urne. Un enorme potenziale bacino di voti su cui centro sinistra e centro destra devono far presa per mantenere o conquistare il timone di un territorio assolutamente strategico (si deve votare anche in Calabria e poi nel 2020 in Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campagna, Puglia) .

    Un primo importante test per capire che aria politica tira nel paese dopo il cambio di governo, da giallo-verde a giallo-rosso, sarà l’Umbria chiamata al voto alla fine di ottobre. I sondaggi a meno di un mese dal voto danno ancora un sostanziale equilibrio fra i due principali sfidanti Donatella Tesei, candidata alla guida di una coalizione di centrodestra (Lega-FI-FdI) e Vincenzo Bianconi, espressione di un’inedita alleanza PD-Cinque Stelle. Secondo la rilevazione commissionata da Agi e pubblicata la settimana scorsa i due candidati si assestano poco sopra il 40% e sono vicinissimi fra loro (47,2% la Tesei, 43,1% Bianconi).

    L’Emilia Romagna viene tradizionalmente indicata come una regione rossa e c’è chi crede che la riconferma di Stefano Bonaccini sia cosa scontata. Anche perché rispetto alle recenti europee che avevano visto un Matteo Salvini mattatore assoluto sono cambiate parecchie cose.

    Il leader della Lega ha innescato una crisi che non è stato in grado di controllare come avrebbe voluto e che lo ha posizionato fuori dal Viminale e lontano dalle elezioni politiche anticipate.

    Il PD, che veniva dato in stato comatoso, grazie all’alleanza di governo con il movimento di Di Maio è risorto a nuova vita ma ha dovuto subire la scissione dei renziani.

    L’essere al governo aiuterà il partito di Zingaretti anche nella tenuta del fortino bolognese di via Aldo Moro oppure la Lega riuscirà a bissare il successo delle europee che in Emilia Romagna lo vide assestarsi al primo posto con il 33,77% dei voti davanti al PD (31,25%) e seguito a lunghissima distanza dal M5S (12,89%)?

    La sentenza ovviamente è demandata alle urne e per ora le uniche indicazioni che arrivano dai sondaggi sono contraddittorie.

    I PD avrebbe commissionato un sondaggio secondo cui il governatore uscente otterrebbe il 48% dei voti ed avrebbe un consistente vantaggio sul candidato del centro-destra Lucia Borgonzoni data solo al 31%.

    Di segno totalmente opposto il sondaggio commissionato dalla Lega ad SWG che vedrebbe il centro-destra vittorioso con un 44.5% dei voti contro un centro sinistra al 38%.

    Su una sola cosa entrambi i sondaggi sembrano concordare e cioè la deludente performance dei cinque stelle data all’8,5% nel sondaggio del PD e fra l’11 e il 15% secondo SWG.

    La campagna elettorale della Borgonzoni (ex sottosegretario alla cultura) inizia comunque in salita dopo la clamorosa gaffe fatta durante l’intervista a “Un giorno da pecora” su Rai Radio 1. La candidata leghista ha infatti attribuito alla regione Emilia Romagna un fantomatico confine con il Trentino.

    Se è vero che con la globalizzazione le distanze si accorciano … restano sempre Veneto e Lombardia fra noi e la Provincia Autonoma che diede i natali ad Alcide De Gasperi.

    Visto che in questi giorni vanno di moda, nel dibattito politico, i tortellini, è come se la senatrice Borgonzoni avesse scambiato i romagnoli strozzapreti con trentini strangola preti. Nome e potenziali vittime simili …. ma tutt’un’altra pasta!

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