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A Piacenza nasce il Parco culturale ecclesiale “Terre di passo”

Obiettivo è valorizzare in chiave pastorale i Cammini religiosi del territorio e le ricchezze artistiche della diocesi, quasi 700 edifici di culto e 90 mila beni artistici conservati all’interno di chiese, oratori, biblioteche e musei

È nato ufficialmente a Piacenza questa mattina 26 maggio al Seminario vescovile il Parco culturale ecclesiale “Terre di passo”. Il nome deriva dalla celebre espressione di Leonardo da Vinci, contenuta nel Codice Atlantico che qualificava il nostro come un territorio di passaggio, oggi al confine di quattro regioni: Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Liguria. Un territorio tra il mare e la pianura, che si è tradotto dal Medio Evo in una Piacenza terra di pellegrini, mercanti e banchieri. La forma giuridica sarà quella di una fondazione di partecipazione. A promuoverla è la diocesi insieme ad alcuni altri enti ecclesiali: l’Opera della Cattedrale di Piacenza, l’ente Cattedrale di Bobbio, l’ente Seminario di Bedonia, individuati al fine di garantire una rappresentanza territoriale vasta.

Sono intervenuti l’architetto Manuel Ferrari, direttore dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici, il prof. Antonio Chizzoniti, professore ordinario di Diritto canonico e diritto ecclesiastico alla Facoltà di economia e giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Nicola Bellotti (società Blacklemon); con loro era presente il notaio Massimo Toscani. In rappresentanza degli enti fondatori erano presenti il dott. Giovanni Struzzola (ente Cattedrale di Piacenza), mons. Piero Bulla (ente Cattedrale di Bobbio) e mons. Lino Ferrari (Seminario di Bedonia).

L’ispirazione del giornalista Giovanni Gazzaneo

L’idea del Parco nasce all’interno del progetto pastorale “Bellezza e Speranza per tutti”, messo a punto nel 2018 dall’Ufficio per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei, a partire da una proposta del giornalista Giovanni Gazzaneo, coordinatore del mensile di Avvenire “Luoghi dell’infinito”.

I Cammini religiosi

“Il nostro obiettivo – spiega l’architetto Ferrari – è valorizzare in chiave pastorale i Cammini religiosi del territorio e le ricchezze artistiche della diocesi, quasi 700 edifici di culto e 90 mila beni artistici conservati all’interno di chiese, oratori, biblioteche e musei. Verranno messi in rete i diversi soggetti coinvolti, dalle associazioni culturali legate ai Cammini alle strutture di accoglienza”.

La fondazione rientra tra gli Enti del terzo settore iscritti al Runts, il Registro unico nazionale del terzo settore. Oltre ai soggetti ecclesiali fondatori, vi potranno aderire enti pubblici, associazioni e privati conferendo capitale o servizi. L’essere un ente del terzo settore – appunta Ferrari – permetterà di avere una fiscalità agevolata, di accreditarsi per beneficiare del 5 per mille e di partecipare a bandi per ottenere risorse e così riqualificare e promuovere il patrimonio culturale e le strutture di accoglienza.

I Musei in rete

La fondazione potrà candidarsi a essere anche il soggetto a cui verrà affidata la gestione dei Musei del circuito diocesano, a partire da Kronos in Cattedrale e dal Museo Mazzolini a Bobbio. Altri musei ecclesiastici potranno valutare se aderire alla Fondazione e beneficiare di servizi e vantaggi.

È già attivo il sito internet www.parcoculturalepiacenza.it, predisposto dalla società Blacklemon. Con il logo che si ispira alla formella del pellegrino sulla colonna del transetto destro della Cattedrale, servirà a far conoscere la proposta artistica (chiese, musei, archivi, biblioteche e antichi organi), con la possibilità di effettuare tour virtuali con foto a 360° per ammirare i dettagli artistici dei diversi edifici. Vi si potranno inoltre inserire contributi espressione della vita pastorale (le feste dei patroni, sagre religiose…).

Dal modello Guercino a oggi

“Puntiamo – prosegue l’architetto Ferrari – a riqualificare immobili, a partire dalle canoniche in disuso, per accogliere i pellegrini (ma anche mettere a norma gli ostelli esistenti). Sarà necessario individuare comunità accoglienti sul territorio che si possano occupare della gestione”.

“È fuor di dubbio – conclude Ferrari – che come conseguenza l’attività della fondazione porterà anche a una maggiore qualificazione del territorio e ad un’accoglienza dei turisti migliore. Il progetto Guercino? È stato il primo evento culturale che ha avuto la capacità di mettere insieme più soggetti (diocesi, Comune di Piacenza, Provincia e Fondazione di Piacenza e Vigevano). Ci ha trasmesso la fiducia del “si può fare, se ci crediamo”. Un sano orgoglio per la nostra bella città e provincia, dove le persone, se motivate, sanno mettere in campo un’accoglienza tradizionale e genuina. È una strada tracciata da seguire”.

Elaborato un dossier sul patrimonio culturale

“L’avvio della fondazione – spiega l’architetto Ferrari – è stato preparato da un lavoro di due anni di conoscenza dei parchi ecclesiali esistenti in Italia. La candidatura a parco ecclesiale presso la Cei è stata possibile grazie allo statuto messo a punto dagli esperti dell’Università Cattolica, vero partner del progetto, coordinati dal prof. Antonio Chizzoniti insieme al notaio Massimo Toscani. L’équipe dell’Ateneo, formata anche dalla prof.ssa Anna Gianfreda e dalla dott.ssa Giulia Mazzoni, ha elaborato un ampio dossier che ha mappato in diocesi il patrimonio culturale materiale e immateriale (le tradizioni, le processioni e gli aspetti liturgico-pastorali)”.

Grazie a un QR code si potrà entrare direttamente negli edifici

Si spera che possa anche partire, come in Piemonte, il progetto “Chiese a porte aperte”

“In cantiere – spiega l’architetto Ferrari – ci sono percorsi per formare operatori culturali con un’attenzione specifica agli aspetti della catechesi attraverso l’arte (se ne parlerà al prossimo convegno nazionale sui parchi) e l’avvio del progetto “Chiese a porte aperte”, già attivo nelle diocesi del Piemonte”.

Turisti e pellegrini, dopo aver scaricato gratuitamente l’apposita App sul proprio smartphone, possono registrarsi e prenotare la visita gratuita in una chiesa: giunti sul posto nell’orario selezionato, inquadrando il QR code si aprirà automaticamente la porta dell’edificio. Nella chiesa sono previsti un sistema di guida con una voce narrante in tre lingue, di illuminazione dei dettagli artistici e pannelli visivo-tattili multisensoriali con la descrizione della chiesa e le riproduzioni tattili di opere d’arte (in alcune chiese anche un contributo audio-video in lingua italiana dei segni). Le chiese sono dotate di telecamere che possono riconoscere eventuali gesti vandalici e attivare, se necessario, l’allarme.

Un’esperienza di narrazione automatizzata è già stata attivata nella cappella di Santa Caterina nella Collegiata di Castell’Arquato. Sarà possibile dare vita a questo servizio in chiese magari lontane dai centri abitati e ormai solitamente chiuse gran parte dell’anno. Ecco alcuni possibili esempi, secondo Ferrari: la chiesa della Perduca in val Trebbia, l’oratorio di Mignano in val d’Arda, Santa Maria nell’area del parco archeologico di Travo e Vigolo Val Nure, San Giuseppe a Cortemaggiore e molte altre ancora.

Se ci fossero arredi e suppellettili di valore da mettere in sicurezza, questi si possono radunare in sagrestia, qualora sia possibile realizzare una chiusura blindata, oppure farli convergere in centri di deposito sicuri.

Chilometri e chilometri lungo i sentieri della fede

Dalla Via Francigena al Cammino di San Colombano, dalla Via degli Abati ai Cammini di Santa Franca e di San Rocco: vanno potenziate le strutture di accoglienza

“La diocesi – spiega l’architetto Manuel Ferrari – è attraversata sul proprio territorio da diversi Cammini religiosi che il progetto del nascente Parco ecclesiale culturale vuole potenziare e far conoscere ancora di più. Tre di essi sono approvati dalla Regione Emilia Romagna e fanno parte perciò del catalogo nazionale dei Cammini istituito dal Ministero del turismo. Si tratta della Via Francigena e del Cammino di San Colombano – entrambi accreditati anche a livello europeo – e della Via degli Abati. La Via Francigena registra il passaggio nell’area piacentina di circa 3500 persone all’anno, la Via degli Abati arriva a un migliaio”.

La via Francigena

La via Francigena è la più nota fra le vie dei pellegrinaggi dal Nord Europa e conduce dalla Gran Bretagna e dall’Europa centrale, in particolare dalla Francia, a Roma. La relazione di viaggio più antica di questa via attraverso 79 tappe, conservata nella British Library di Londra, risale al 990 grazie a Sigerico, arcivescovo di Canterbury, di ritorno da Roma dopo aver ricevuto il Pallio dalle mani del papa Giovanni XV. In diocesi copre il tratto dal Guado di Sigerico sul fiume Po tra Corte Sant’Andrea e Soprarivo di Piacenza fino a Fidenza passando per Fiorenzuola e Chiaravalle della Colomba per poi dagli Appennini scendere a Roma.

Il Cammino di San Colombano

Il Cammino di San Colombano è a sua volta una via di pellegrinaggio che attraversa gran parte dell’Europa seguendo le orme dell’abate del VI-VII secolo dall’Irlanda, sua terra natale, fino a Bobbio, sede dell’abbazia da lui fondata nel 614.

La Via degli Abati

La Via degli Abati porta da Pavia a Pontremoli; nella diocesi copre il territorio da Pometo a Borgotaro. Risale al periodo della dominazione Longobarda ed era utilizzata dai monaci di Bobbio per raggiungere Roma prima che la Via Francigena di Monte Bardone (oggi passo della Cisa), rimasta a lungo sotto il controllo dei Bizantini, assumesse un ruolo predominante nelle antiche vie di commercio e pellegrinaggio.

Le strutture di accoglienza

“Lungo questi percorsi sono collocate alcune strutture recettive per i pellegrini, ma altre – precisa l’architetto Ferrari – potrebbero essere create. Sulla Via Francigena si trovano, ad esempio, l’ostello del Montale gestito dalla parrocchia di San Lazzaro, la casa per ferie Bellotta a Valconasso di Pontenure e la struttura di accoglienza dei monaci all’abbazia cistercense di Chiaravalle della Colomba. Sul percorso legato al monaco irlandese ci sono, invece, la Pieve di Verdeto in val Luretta, l’ostello San Paolo a Mezzano Scotti non lontano da Bobbio e l’istituto delle suore Giannelline nel centro della val Trebbia. Ma altre strutture sono già in cantiere come, a Piacenza, un piccolo ostello per volontà della parrocchia di Santa Teresa sul Corso Vittorio Emanuele”.

La Via dei Monasteri Regi

A questi Cammini – come appare nel sito internet del nascente Parco ecclesiale culturale “Terre di passo” – se ne aggiungono altri. È il caso della Via dei Monasteri Regi, un tracciato, attestato già nel 744, che collegava un tempo tre monasteri soggetti all’autorità imperiale longobarda: Fiorenzuola (nel luogo in cui oggi sorge la Collegiata), l’antica Abbazia di Val Tolla salendo verso Morfasso e Gravago nei pressi di Bardi, dopo aver oltrepassato l’oratorio medievale di Mignano (vicino all’omonima diga) e il passo del Pelizzone a mille metri d’altezza.

Il Cammino di San Rocco

Il Cammino di San Rocco si rifà, invece, al percorso del Santo di Montpellier nel tratto Piacenza-Voghera passando per i Comuni di Rottofreno, Calendasco, Sarmato, Castel San Giovanni e Stradella lungo la Via Romea, l’itinerario frequentato da pellegrini, viandanti, mercanti e cavalieri diretti a Roma dalla Francia meridionale o provenienti dal Sud Italia e diretti a Santiago di Compostela in Spagna. Tre santi sono legati a questo itinerario: San Rocco a Sarmato, San Contardo a Broni e San Bovo a Voghera. Il Comune di Sarmato insieme alle altre istituzioni coinvolte ne sta promuovendo la realizzazione insieme all’associazione San Rocco di Sarmato.

San Rocco è nato a Montpellier fra il 1345 e il 1350 ed è morto a Voghera fra il 1376 ed il 1379 a non più di 32 anni di età dopo un lungo viaggio verso Roma e dopo aver assistito gli appestati in diverse città.

Il Cammino di Santa Franca

Completano il quadro un percorso legato alle Pievi tra Pavia, Parma e Piacenza e il Cammino di Santa Franca, badessa benedettina nata a Vitalta di Vernasca nel 1275 e morta a Pittolo nel 1218. L’itinerario propone un cammino escursionistico che si snoda tra i Comuni di Castell’Arquato, Vernasca e Morfasso fino al santuario della Santa a Montelana.

La Cei vara il turismo della Bella Notizia

Il progetto dei Parchi ecclesiali culturali sviluppa le intuizioni del documento. “Bellezza e Speranza per tutti”: lo stupore suscitato dall’arte aiuta a incontrare Dio.

Il progetto dei Parchi ecclesiali culturali in Italia, quindi anche quello piacentino, sviluppa le intuizioni contenute nel progetto pastorale “Bellezza e Speranza per tutti” a cura dell’Ufficio per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei. Un progetto – precisa il testo – da portare avanti creando sinergie nella comunità ecclesiale e con la comunità civile (istituzioni, imprenditori e terzo settore).

L’attenzione all’ospite

I Parchi ecclesiali, in una società dei non-luoghi, cioè della spersonalizzazione, dell’anonimato e dell’isolamento degli individui, puntano a dar vita a realtà in cui “i territori diventino luoghi in cui l’ospite si senta accolto e riconosciuto, dove si tessono situazioni in cui le relazioni sappiano offrire calore, dove il patrimonio di cultura e tradizione sappia stupire e le persone abbiano qualcosa da raccontare”. L’intento dei Parchi è rendere accessibili i luoghi e favorire vacanze formato famiglia.

L’arte genera stupore

Il favorire un nuovo incontro con la bellezza dell’arte apre sempre la strada allo stupore e a una nuova esperienza della vicinanza di Dio. “Grazie allo stupore – sottolinea il documento – il vedere diventa un guardare. C’è qualcosa che interpella il soggetto costringendolo a porsi l’interrogativo fondamentale: perché mai io vivo qui e ora? È questa l’esperienza di turismo che chiameremo turismo No.Bel., cioè della Bella Notizia, ministero della comunità cristiana che si attua in un tipo particolare di relazione tra un animatore e una persona che vive un’esperienza unica di incontro con lo stupore attraverso elementi «wow», capaci cioè di suscitare questo sentimento”.

Serve creatività

Nei progetti – appunta il testo – occorrerà muoversi con creatività, intesa non come eccentricità o allontanamento dalla Tradizione della Chiesa, ma come la capacità di aprire orizzonti nuovi e di rinnovare il linguaggio con cui annunciare il Vangelo agli uomini del nostro tempo.

Nel progetto dei Parchi ecclesiali il profitto è importante, ma sarà solo un risultato, un indicatore di salute e di buon funzionamento del processo generativo, non un fine. L’iniziativa dei Parchi ecclesiali, d’intesa con il Progetto Policoro, potrà creare anche occasione di nuove iniziative d’impresa soprattutto da parte dei giovani.

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